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Le frasi più celebri di Gustavo Rol

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Gustavo Adolfo Rol (Torino, 20 giugno 1903 – Torino, 22 settembre 1994) è considerato l’ultimo grande spiritista italiano, uomo dell’im-possibile e dell’in-credibile. Per alcuni fu un prestigiatore, per altri un ipnotista, per altri un santo, per altri ancora un ciarlatano. Ancora a tanti anni di distanza dalla sua nascita e dalla sua morte, nessuno sa davvero chi fosse Rol.
Lui stesso si interrogava e lo chiedeva agli amici: «Ma, ditemi, chi sono io?».

Gustavo Rol riusciva a far vivere ai suoi ospiti (tra cui si annoverano i più grandi politici e potenti di ogni parte della terra) vere e proprie esperienze parapsicologiche, misteriose e inspiegabili. Le facoltà di Rol spaziavano in tutti i campi: vantava il possesso di doti telepatiche, chiaroveggenti e precognitive. Si dilettava nei giochi con le carte e nel prevedere frasi contenute in libri scelti “a caso”; in sua presenza si verificavano episodi di apporti, scrittura automatica, pittura spiritica, psicocinesi, fino ad arrivare alla facoltà, che gli veniva spesso attribuita, della bilocazione.

Presento una raccolta delle frasi più celebri di Gustavo Rol con un appendice di frasi, opinioni, aneddoti e giudizi su Gustavo Rol. Tra i temi correlati Frasi, citazioni e aforismi sull’aldilà e Frasi, citazioni e aforismi su Dio.

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Le frasi più celebri di Gustavo Rol

Ho scoperto una tremenda legge che lega il colore verde, la quinta musicale ed il calore. Ho perduto la gioia di vivere. La potenza mi fa paura. Non scriverò più nulla!
(Nel 1927 a 24 anni Gustavo Rol scopre i suoi poteri)

I miei esperimenti sconvolgono le leggi della natura! Anche Omero non mi commuove più. Il poeta eccitava il mio spirito con la sua scienza vastissima, così come Chopin mi accarezzava il cuore con la sua malinconia profonda. Ma tutto ciò appartiene a questo mondo, mentre io non sono più di questo mondo.

Con un piede da questa parte e l’altro poggiato sull’infinito, mi sembra quasi di essere un ponte gettato fra le due età e sotto di me scorre l’universo come fluida materia.

L’apporto consiste talvolta in creazione di materia, molto spesso, invece, intrasporto di materia: la materia viene presa in un luogo e riportata in un altro.
[Gustavo Rol descrivendo il modo in cui materializzava gli oggetti]

Chi non ha creduto in me senza conoscermi o, peggio ancora, chi mi avvicinò, col deliberato proposito di poi denigrarmi mettendomi nel fascio di tutto il paranormale di cui non si può o non si vuole ammettere l’esistenza, ha commesso un’azione delittuosa della quale dovrà rispondere ad un Dio che certamente ignora.

Ogni giorno di più, mi convinco che lo sperpero della nostra esistenza risiede nell’amore che non abbiamo donato. L’amore che doniamo è la sola ricchezza che conserveremo per l’eternità.

Ciò che si percepisce della nostra vita, non è che la minima parte della realtà. E ciò che vedono i nostri occhi non è che una frazione infinitesima di quello che la realtà è di fatto.

I sensi sono una modestissima anticipazione di tutte le infinite meraviglie riservate all’uomo.

I sensi rappresentano un mezzo di eccezionale misura onde conoscere le meravigliose possibilità che Dio offre di se stesso all’uomo. Possibilità che nello stesso tempo formano quella trappola mortale che i sensi stessi rappresentano.

Pensa di meno e ascoltati: poi fai ciò che senti, non ciò che pensi. Anche tu, come tutti, sei una grondaia: devi solo permettere all’acqua di scorrere, senza averne paura, senza più fare resistenza!
Qui non possediamo nulla, all’infuori del bene che abbiamo fatto agli altri.

Mi sono definito “la grondaia che convoglia l’acqua che cade dal tetto”. Non é quindi la grondaia che va analizzata, bensì l’acqua e le ragioni per le quali “quella Pioggia” si manifesta.

Non esiste un mio “incontro” col paranormale, termine che mi suona estraneo, in quanto io ritengo che a chiunque segua la strada da me percorsa vengano offerte le mie stesse possibilità.

Lo spirito dell’uomo è troppo grande perché lo si possa confinare in uno spazio e in un tempo così ristretto come quello che un corpo fisico vive tra la nascita e la morte.

In un momento qualsiasi lo spirito può divenire improvvisamente sereno, come il paesaggio all’alba. E’ l’istante, questo, della grande iniziazione al sublime, dove si incontrano le grandi cose, come l’amore, la fiducia o addirittura la rinuncia.
Non temete se dirò delle cose tremende, però vi assicuro che non sono qui per essere cattivo, bensì, per aiutarvi, ammonirvi e finalmente confortarvi per ciò che avverrà in un futuro assai prossimo.

La Verità, pur di imporsi, possiede mezzi implacabili e presto o tardi li usa.

Dio è puro spirito e dunque quando si materializza non può manifestarsi se non attraverso la luce. La luce non è altro se non l’ombra di Dio.

Non vi sono limiti alle possibilità umane. Alla condizione, però, che esse non intervengano a sottrarre alla vita quel carattere di unica, insostituibile, meravigliosa anche se travagliatissima prova che é la vita stessa.

Apparentemente sono tutti disponibili a migliorare, ad elevarsi verso mete dove l’egoismo è ignorato, ma poi, in realtà, ognuno pensa a sé e si ricorda del prossimo solo se ha bisogno di lui.

Se l’errore non è perseveranza diabolica altro non può essere che diritto alla conoscenza.

La scienza potrà analizzare lo spirito nell’istante stesso in cui perverrà a identificarlo. Son certo che a tanto giungerà l’ansia dell’uomo.

Mi si rimprovera di non ripetere a richiesta gli “esperimenti” che avvengono con me, ma io non ho mai programmato simili fenomeni dei quali io stesso mi stupisco non sentendomene l’artefice. Di qui l’ansia, il dovere che ho sempre sentito di codificare quanto mi succede nel campo del meraviglioso. L’unico mio conforto, in tanta solitudine, è quello di potere utilizzare queste mie possibilità, a titolo assolutamente gratuito, per il bene del mio prossimo, ben sapendo, nell’istinto della mia coscienza, quale sia la loro ragione di essere e quale il loro valore etico e morale.

Il mio desiderio è sempre stato quello di avere la Scienza collaboratrice per la necessità che ho di conoscere l’esistenza e valutare l’assoluto al fine di saper dirigere la ricerca nel paranormale.

Si fa gran caso dei miei esperimenti e li si vuole collocare tra i fenomeni dei quali si occupano tanto insigni studiosi di metapsichica e parapsicologia. Si vorrebbe scoprire il meccanismo: che io fornissi alla scienza sufficienti elementi per vagliarli, classificarli e forse riprodurli senza la mia partecipazione. Delusi e convinti che non v’è manipolazione, si attende da me la rivelazione di formule, di procedimenti e di conoscenze che proprio non posseggo. Sono segreti, questi, che non è dato di tramandare appunto perché segreti non lo sono affatto. Si possono invece intuire, proprio come è successo a me e ad altri. Questa forma di rivelazione è profonda e altissima, tale appunto da escludere, per la sua natura, qualsiasi speculazione metafisica.

La fisica, la matematica e la teologia hanno costituito il tripode sul quale è venuta a poggiarsi la fiducia degli iniziati ma per me, che non posso più credere in queste cose, dove troverà sostegno la mia speranza? Ecco la mia tragedia. Quanta tristezza vi è nel profondo delle cose?

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Frasi, opinioni, aneddoti e giudizi su Gustavo Rol

L’uomo più sconcertante che io abbia conosciuto. Sono talmente enormi le sue possibilità, da superare anche l’altrui facoltà di stupirsene.
(Federico Fellini)

Gianni Agnelli mi diceva sempre: “Romiti, non ci vada!”. Ne era terrorizzato da quando a Venezia aveva sentito Rol raccomandare a un amico comune di non prendere l’aereo per Roma. Quell’aereo cadde, l’amico morì.
(Cesare Romiti)

Gustavo Rol, quintessenza di tutto: lo conobbi che aveva superato i settanta ma era ancora bellissimo, spiritoso e realizzava cose incredibili con estrema facilità. Fu oggetto delle affermazioni ingenerose di Piero Angela, il quale invece visse in prima persona con lui un’esperienza senza tema di smentita sulla lettura dei libri a distanza. Io stessa ho sperimentato con Rol un fenomeno strepitoso.
(Paola Giovetti)

Eravamo a metà degli anni ’70. Stufo delle continue coliche, mio padre aveva finalmente optato per l’operazione, anche perché gli esami radiologici avevano escluso che il calcolo, viste le dimensioni, potesse essere espulso. Mi trovavo con lui nella camera della clinica quando entrarono Remo Lugli, suo collega al giornale, e Gustavo Rol, da lui conosciuto in occasione di qualche serata un po’ speciale, durante la quale papà aveva comunque manifestato un certo scetticismo. Rol era di passaggio, in quanto stava facendo uno dei soliti giri per malati: allora si diceva che le sue visite dessero risultati migliori della morfina, e che quando se ne andava non occorresse più ricorrere alle pastiglie.
Rol aveva avvicinato la mano alla schiena di mio padre senza toccarla in alcun modo, provocandogli soltanto una strana vibrazione e una vampata di calore. Prima di congedarsi, lo ricordo come fosse adesso, gli disse: “Secondo me non è il caso di farsi operare”. Per scrupolo Neirotti chiese di essere sottoposto ad un altro esame radiografico prima dell’intervento fissato per l’indomani. Il calcolo era completamente scomparso, come se fosse stato bombardato dalle onde d’urto del litotritore. I medici, sbalorditi, lo hanno subito rispedito a casa, e lui in seguito non ha mai più avuto problemi di quel genere.
(Marco Neirotti a proposito di Tino Neirotti, vicedirettore della Stampa]

Un giorno mi trovavo sul balcone insieme a un fabbro che stava eseguendo dei lavori. Quando il dottore ci raggiunse per vedere come stavano andando le cose, scherzando dissi all’operaio: “Lo sa che il padrone di casa sarebbe in grado di fare passare la cassetta dei ferri attraverso la parete?”. Il fabbro mi guardò con un’espressione strabiliata e incredula. A quel punto, divertito per la sfida che gli avevo lanciato, Rol si fece consegnare la mazzetta dall’uomo, e la lanciò senza troppa forza contro il muro più vicino: ebbene, questa scomparve del tutto. La trovammo in un’altra stanza, ai piedi del busto napoleonico.
(Arturo Berganti, per anni a servizio in casa Rol, descrivendo sdoppiamenti e materializzazioni)

Gustavo Rol non era soltanto un elegante, colto, educatissimo gentiluomo torinese; era un uomo buono, generoso, disinteressato. Neanche tra i detrattori più accaniti qualcuno ha potuto accusarlo di aver tratto profitto economico dai suoi “numeri”, se tali erano. Più che prendere, ha spesso dato ai bisognosi che assisteva.
(Vittorio Messori)

Una volta di fronte a me e ad altri testimoni, Gustavo, che allora aveva già 80 anni ed era ancora fisicamente enorme, si presentò vestito con un paio di bretelle. Con i pollici allargò le bretelle davanti al petto e cominciò a dire: “Perché io…. Perché io… perché io….”, e poi crebbe in altezza e diventò un gigante, alto fino quasi al soffitto. “Sembro o no l’omino della Michelin? ci chiese. E noi giù a ridere. Infine diventò all’improvviso piccolo piccolo, come le zampe del tavolino.
(Giuditta Dembech)

L’illusionismo consiste in tecniche ripetibili. Onestamente ho visto Rol compiere azioni che vanno oltre tutto ciò. Il famoso vaso lanciato attraverso una stanza e che improvvisamente si smaterializza, scomparendo invece di infrangersi contro il muro. Io conosco molto bene il mio mestiere, ma questo effetto non saprei riprodurlo.
(Elio De Grandi, noto come l’illusionista Alexander)

Dopo la terza sera i tre hanno detto che non sarebbero più tornati, perché non trovando una spiegazione logica a quanto capitava, non potevano permettersi di sovvertire tutte le leggi della fisica.
(Il medico chirurgo Luigi Giordano a proposito del fisico Tullio Regge. Membro del Cicap, Tullio Regge si presentò insieme a due assistenti in tre occasioni diverse)