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Frasi, citazioni e aforismi sull’ortensia

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L’ortensia è originaria dell’Asia. E’ un arboscello di piccole dimensioni, con foglie verdi, lucenti. Sulla cima di ogni ramo porta grandissimi fiori, disposti a corimbo, vivacissimi. Viene considerata la “Seconda Regina del Giardino”, invidiosa forse della sua rivale, la Rosa, ed è soprannominata la dea Venere. Il colore dei fiori delle ortensie non dipende dalla varietà della pianta ma è determinato dalla composizione del terreno, infatti esso può cambiare in base al ph acido del suolo che ospita la pianta.

Presento una raccolta di frasi, citazioni e aforismi sull’ortensia. Tra i temi correlati si veda Frasi, citazioni e aforismi sui fiori e Frasi, citazioni e aforismi sul giardino.

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Frasi, citazioni e aforismi sull’ortensia

Come sarebbe la vita dei nostri giardini senza l’ortensia? Più triste e monotona, sicuramente meno affascinante?
(Anonimo)

L’ortensia fiorita, il sole caldo, la meraviglia che si impossessa di ogni cosa, guai se ti muovi.
(Fabrizio Caramagna)

Dell’ortensia amo il turgido dei fusti, la vibrazione dei blu e dei rosa nei petali, la chioma esuberante che sembra custodire un grande silenzio.
(Fabrizio Caramagna)

Alla fine ho accettato un’ortensia azzurra. Ho sempre avuto un debole per le ortensie: sono uno dei pochi fiori che rimangono belli anche quando non sono più freschi. Anche quando perdono un po’ di colore, restano intatti.
Le ortensie sono fiori scompigliati, ma con una resistenza ammirevole.
(Hilary Belle Walker)

Le ortensie hanno questo aspetto un po’ “fané”, come se pensassero per tutto il tempo a vecchi amori e promesse disilluse
(François Gérard)

L’ortensia vicino alla mia cella è fiorita
e il suo blu, turchese intenso, attira gli sguardi:
quale è il segreto di tanto splendore?
come mi ha insegnato mia nonna,
in primavera sotterro accanto alle sue radici
ferri vecchi e chiodi arrugginiti.
(padre Enzo Bianchi)

L’ortensia è una pianta molto teatrale. Quando ha sete, per esempio, non si limita a inchinarsi un pochino come fanno le altre piante per chiedere con cortesia dell’acqua. No, lei si butta a terra in modo plateale, simula uno svenimento da damigella, affloscia drammaticamente i rami erbacei come se stesse interpretando La morte del cigno davanti a centinaia di spettatori in lacrime. Poi, una volta dissetata, eccola che ostenta quelle sue sfere fiorite come fossero fuochi d’artificio, bum bum patatrac, e tende le grosse foglie carnose verso il cielo come a invocare un applauso divino.
(Rossella Calabrò)

Quando viene l’inverno poi, la signorina ortensia perde la chioma ma, attenzione, non rimane spoglia come una qualunque pianta decidua. Eh no, ella è ignuda, ella soffre terribilmente, ella è la vittima designata dell’inverno crudele. E se ne sta lì, con i rami rigidi, offesissimi, ad aspettare che qualcuno si degni, con il primo sole, di posarle addosso una manciata di gemme. Gemme ovviamente chiassose e turgide e impertinenti e vistose come nessun’altra nel mondo vegetale.
Sciocca ortensia del mio giardino, non ti stimo, non mi piace il tuo carattere, eppure ti adoro.
(Rossella Calabrò)

Oggi ho abbracciato un’ortensia magnifica. Ci siamo fatti molte promesse e ci siamo dati appuntamento al primo chiaro di luna.
(Fabrizio Caramagna)

Ortensia rosa
Chi immaginò quel rosa? Chi seppe anche
che in questi globi era raccolto?
Come cose indorate che si adorano
smorzando adagio il rosso, quasi consumandolo.
(Rainer Maria Rilke)

I fiorellini dell’ortensia, nel cortile dell’asilo, somigliavano agli alveoli di un polmone i quali, anziché rosa, erano blu. Essi ondeggiavano debolmente nel vento, come il respiro discreto di un mondo diverso da quello a cui gli altri mi invitavano a crescere.
(Christian Bobin)

Le ortensie le conosciamo con il nome femminile di Ortensia che le designa da quando il naturalista francese Philibert Commerson, secondo la vulgata maior, volle dedicarle a M.lle Hortense de Nassau, figlia del principe Karl Heinrich, libertino e appassionato botanico, con lui al seguito di Louis Antoine de Boungainville nella famosa spedizione giramondo del 1766-1769.
(Angela Borghesi)

Solitamente le associamo ai grandi globi bianchi oppure sfumati di rosa o azzurro (secondo la qualità del terreno che le ospita: alcalino per il rosa-rosso, acido per l’azzurro-blu) che, nel peggiore dei casi, proseguono la loro esistenza in essiccati, polverosi bouquets dal gusto rétro.
(Angela Borghesi)

L’ortensia richiede un terriccio acido, fresco e ricco di sostanze nutritive come la torba. Predilige le posizioni fresche e ombreggiate, riparate dalle forti calure estive che fanno appassire presto
(Luigi Carcone)

D’autunno i fiori delle ortensie, se tagliati e messi in casa, e in vaso, possono rimanere belli e colorati e con il tempo… secchi. Durano tutto l’inverno.
(Paolo Pejrone)

Lo scricchiolio dell’autunno abbinato all’ultimo splendore dell’ortensia.
(Fabrizio Caramagna)

Le ortensie che ho raccolto ieri, e che spero mi terranno compagnia a lungo, sono quest’anno particolarmente belle e i colpi di freddo degli ultimi giorni le hanno rese brillanti e rosate; alcune infiorescenze, poi, sono diventate da bianche a color ciliegia e sono enormi ed elegantissime: messe in vaso e lì lasciate, si imbalsamano facilmente e felicemente.
(Paolo Pejrone)

E’ già mattino:
ancora un po’ d’azzurro
tinge le ultime ortensie
(Anonimo)

Lascerò la mattina
(la mattina, non l’alba)
coi passeri cha hanno calda
anche se grezza la voce.
Lascerò la persiana
verde sopra l’ortensia:
il geranio, la chenzia
e la distesa campana
del vasto popolare eloquio
che suona in perpetuo giuoco.
(Giorgio Caproni)

L’ortenzie, ovvero Le ortensie, è una notissima poesia di Salvatore Di Giacomo. Ed è uno dei vertici della poesia lirica della seconda metà dell’ Ottocento. E’ una lirica autunnale, dell’autunno della vita, dello sfiorire dei sentimenti, del deperire delle cose. Perché – chiede il poeta al “tu” cui egli si rivolge – continuate ad innaffiare le ortensie che coltivate in questo vaso? Non datele più acqua. Non vedete che esse si sono seccate? E tutto ciò è malinconico: questa pianta è morta. E il vento se ne porta via le foglie ad una ad una. Essa è morta insieme con noi. Noi siamo morti: non ci pensiamo più, non ci parliamo, non ci vediamo più, non ci scriviamo…E questa si può chiamare vita? E noi viviamo ancora?
(Corrado Ruggiero)

Ll’ortenzie
STortenzie ca tenite ’int’a sta testa
che Il adacquate a fa’ ? Nun l’adacquate :
I Jevatennelle a fora ’a sta fenesta,
Inun o bedite ca se so’ seccate
stortenzie ca tenite ‘int’ a sta testa ?…
È na malincunia; sta pianta è morta;
se ne cadeno ’e sciure a ffronne a ffronne,
e o viento, bella mia, piglia e ss’ ’e porta,
e chi sa che ne fa… se ll annasconne…
E’ na malincunia : sta pianta è morta !
Morta nziemme cu nuie. Muorte nuie simmo :
nun ce penzammo cchiù, nun ce parlammo,
nun ce vedimmo cchiù, nun ce scrivemmo…
E se po’ chiamma vita ? E nuie campammo ?
Meglio, meglio accussì : rauorte nuie simmo.
(Salvatore Di Giacomo)

Ortensia blu
Così come l’ultimo verde nelle tavolozze dei colori
queste foglie sono vecchie, appiattite e ruvide,
dietro le ombrella dei fiori che non possiedono
un loro blu, ma lo riflettono solo da lontano.
Lo riflettono opaco ed impreciso,
come se volessero di nuovo perderlo,
e come nell’antica carta da lettere blu
in loro c’è il giallo, il viola e il grigio;
scolorito come un grembiule da bambino
non più portato, a cui non accade più niente:
come si percepisce la brevità di una piccola vita.
Ma all’improvviso il blu sembra rinnovarsi
in una delle ombrelle e si vede un blu
commuovente contento dinnanzi al verde.
(Rainer Maria Rilke)