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Frasi, citazioni e aforismi di Robert Louis Stevenson

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Robert Louis Stevenson (Edimburgo, 13 novembre 1850 – Samoa, 3 dicembre 1894) è stato uno scrittore, drammaturgo e poeta scozzese.

Autore dei celebri romanzi L’isola del tesoro e Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde, Robert Louis Stevenson è anche autore di numerosi pensieri e aforismi.

Presento una raccolta di frasi, citazioni e aforismi di Robert Louis Stevenson. Tra i temi correlati si veda Le più belle frasi di Edgar Allan Poe e Frasi, citazioni e aforismi di Mark Twain.

 

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Frasi, citazioni e aforismi di Robert Louis Stevenson

Essere ciò che siamo, diventare ciò che siamo capaci di diventare, questo è il solo fine della vita – To be what we are, and to become what we are capable of becoming, is the only end of life.

Non giudicare ciascun giorno in base al raccolto che hai ottenuto, ma dai semi che hai piantato – Don’t judge each day by the harvest you reap but by the seeds that you plant.

La vita non è una questione di avere delle buone carte, ma di giocare bene una mano scarsa – Life is not a matter of holding good cards, but of playing a poor hand well.

Il nostro compito al mondo non è di avere successo, ma di continuare a cadere serenamente – Our business in life is not to succeed, but to continue to fail in good spirits.

Non c’è dovere che sottovalutiamo di più del dovere di essere felici. Con l’essere felice, noi seminiamo benefici anonimi in tutto il mondo – There is no duty we so much underrate as the duty of being happy. By being happy we sow anonymous benefits upon the world.

Un amico è un regalo che fai a te stesso – A friend is a gift you give yourself.

Perché pensi che i cani non vadano in paradiso? Ti assicuro che ci andranno molto prima di ciascuno di noi.

Io non viaggio per andare da qualche parte, ma per andare. Io viaggio per amore del viaggio. Muoversi è la grande cosa.

Noi siamo tutti viaggiatori in questo mondo selvaggio, è il meglio che possiamo trovare nei nostri viaggi è un amico onesto.

Quando viviamo felicemente viviamo in scala crescente, una cosa porta ad un’altra in una serie infinita.

Ho tenuto sempre due libri in tasca, uno da leggere, uno da scrivere.

Le cose migliori nella vita sono le più vicine: il respiro nelle narici, la luce nei tuoi occhi, i fiori ai tuoi piedi, gli incarichi nelle tue mani, il sentiero del bene proprio davanti a te. Allora non cercare di afferrare le stelle, ma svolgi le semplici cose della vita come vengono, sicuro che le funzioni quotidiane e il pane quotidiano sono le cose più dolci della vita.

Non puoi scappare da una debolezza. Devi sconfiggerla, altrimenti soccomberai. E se così deve essere, perché non adesso? E proprio dove ti trovi?

La politica è forse l’unica professione per la quale non viene ritenuta necessaria alcuna preparazione specifica.

l coraggio di ogni giorno ha pochi testimoni. Tuttavia, il tuo non è meno nobile perché nessun tamburo batte per te e nessuna folla grida il tuo nome.

La vita è mostruosa, infinita, illogica, improvvisa e straziante; l’opera d’arte, al confronto, è nitida, finita, conchiusa in sé, razionale, corriva e slombata.

Le menti tranquille non possono essere perplesse o impaurite, ma affrontano la fortuna o la sventura al loro proprio passo personale, come un orologio durante una tempesta.

Tieni le tue paure per te stesso, ma dividi il tuo coraggio con gli altri.

Per ogni cosa ci sono due parole, una che ingrandisce e una che rimpicciolisce.

Si può donare senza amare, ma non si può amare senza donare.

Lasciate che un uomo parli abbastanza a lungo e troverà credenti.

Nulla è fatto bene finché non si smette di pensare al modo di farlo.

Non ci sono terre straniere. Solo il viaggiatore è straniero.

Per mantenere a quarant’anni le stesse opinioni che avevamo a venti significa essere stati intontiti per un sacco di anni, e qualificarsi, non come un profeta, ma come un irriducibile marmocchio, che ha preso la sua bella dose di scapaccioni e non è per niente rinsavito.

Le bugie più crudeli sono spesso dette in silenzio. Un uomo può essere rimasto seduto in una stanza per ore senza aprir bocca, e tuttavia uscire da quella stanza come un amico sleale o un vile calunniatore.

L’uomo è una creatura che non vive di solo pane, ma principalmente di slogan.

Il compromesso è l’avvocato migliore e più economico.

Sapere cosa preferisci, invece di dire umilmente “Amen” a ciò che il mondo ti dice di dover preferire, significa aver mantenuto viva la tua anima.

Ognuno può portare il suo fardello, per quanto pesante, fino al cader della notte. Ognuno può compiere il suo lavoro, per quante pesante, per un giorno. Ognuno può vivere ed essere dolce, paziente, amorevole, puro fino a che il sole tramonti. E questo è l’intero significato della vita.

In ognuno di noi, ci sono due nature in guerra: il bene e il male. La lotta dura tutta la vita e e uno dei due prima o poi vincerà. Ma nelle nostre mani c’è il potere di scegliere – ciò che desideriamo essere.

Il matrimonio è simile alla vita in questo, che è un campo di battaglia, non un letto di rose.

Ci sono due cose di cui gli uomini non dovrebbero mai stancarsi, la bontà e l’umiltà; non ne abbiamo mai troppa in questo mondo aspro di gente fredda e orgogliosa.

Chiunque abbia diligenza, carta e tempo sufficienti è in grado di scrivere un racconto breve – un racconto scadente, voglio dire; ma non tutti possono aspirare a scrivere un romanzo, sia pure scadente. È la lunghezza che ammazza

Il vino è poesia imbottigliata.

È una regola d’oro coltivare il giardino per l’olfatto, e gli occhi si prenderanno cura di se stessi.

Il piccolo divario tra i sessi è sorprendentemente ampliato coll’insegnare una serie di slogan alle ragazze e un’altra serie ai ragazzi.

Non chiedo ricchezze, né speranze, né amore, né un amico che mi comprenda; tutto quello che chiedo è il cielo sopra di me e una strada ai miei piedi.

I libri sono una bella cosa a modo loro, ma sono un ben misero surrogato della vita.

Potreste leggere Kant da soli, se voleste, ma uno scherzo, lo dovete dividere con qualcun altro.

Fintanto che amiamo siamo utili; fintanto che siamo amati dagli altri oserei dire che siamo indispensabili; e nessuno è inutile finché ha un amico.

Non è tanto per la sua bellezza che una foresta resta impressa nei cuori degli uomini, quanto per quel sottile qualcosa, quella qualità dell’aria che emana dai vecchi alberi, che così meravigliosamente cambia e rinnova uno spirito stanco.

Il turismo è l’arte della delusione.

Il desiderio è un telescopio meraviglioso.

Una fame di cose senza speranza bracca i nostri spiriti per tutta la vita.

La difficoltà della letteratura non è scrivere, ma scrivere ciò che intendi; non per influenzare il tuo lettore, ma per influenzarlo esattamente come desideri.

Mi dicono che al mondo ci sono persone non attratte dalle mappe; mi riesce difficile crederlo. I nomi, l’aspetto delle foreste, i percorsi delle strade e dei fiumi, il tracciato preistorico dell’uomo ancora chiaramente riconoscibile su per le colline e giù nelle valli, i mulini e le rovine, gli stagni e i traghetti, e magari il Monolite o il Circolo Druidico sulla landa: tutte riserve inesauribili d’interesse per chi abbia occhi per vedere e un briciolo d’immaginazione per lavorarci su. Ognuno ricorda di aver posato il capo sull’erba quando è stato bambino, e di aver sbirciato dentro quella foresta infinitesima, vedendola popolarsi di eserciti fatati.

Esiste una specie di morti viventi, di gente banale che a malapena ha coscienza di esistere se non nell’esercizio di qualche occupazione convenzionale. Portateli in campagna o imbarcateli su una nave e vedrete quanto si struggeranno di nostalgia per il lavoro o il loro studio. Non sono mossi da curiosità, non sanno abbandonarsi alle sollecitazioni del caso, non provano piacere nel mero esercizio delle loro facoltà, e, a meno che la necessità non li incalzi minacciandoli con un bastone, non muoveranno un dito. Non vale la pena di parlare con gente simile.

Sotto l’immenso volto stellato
ch’io sia sepolto, ch’io sia lasciato.
Lì si riposi chi, ormai quieto,
viveva lieto, lieto morì.
Tu solo questo scrivi per me:
quivi lui dorme ove volle, ov’è.
Così si torna dai flutti foschi,
così, la sera, a casa dai boschi.
(Epitaffio)

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Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde (The strange case of Dr Jekyll and Mr Hyde, 1886)

Il bene e il male sono così vicini da essere incatenati insieme nell’anima.

Tutti gli esseri umani, quando li incontriamo, sono una mescolanza di bene e male: solo Edward Hyde, tra le fila dell’umanità, era puro male.

O mio povero vecchio Harry Jekyll, se mai lessi la firma di Satana su un volto, è stato su quello del tuo nuovo amico.

Mi guardai: i vestiti pendevano informi sul mio corpo rattrappito, la mano che posava sul ginocchio era pelosa e nocchiuta. Ancora una volta ero diventato Edward Hyde. Un momento prima ero al sicuro, rispettato da tutti, ricco, amato… la tavola pronta nella sala da pranzo, a casa mia; e adesso non ero che una preda di caccia, un essere braccato, senza casa, conosciuto da tutti come un assassino, destinato alla forca.

Ho dovuto imparare che il destino e il fardello della nostra vita, sono legati per sempre sulle spalle di ogni uomo, e a tentare di disfarsene, si ottiene soltanto che ci ritornino addosso, come un peso più estraneo e più terribile.

Le mie due nature avevano in comune soltanto la memoria, ma tutte le loro altre facoltà erano divise in modo ineguale. Jekyll, che era un composto, ora con smisurata apprensione, ora con voluttà progettava e spartiva i piaceri e le avventure di Hyde; Hyde, invece, si disinteressava di Jekyll o, al massimo, lo ricordava come il bandito della montagna ricorda la caverna dove può nascondersi dagli inseguitori. Jekyll provava qualcosa di più dell’interesse d’un padre; Hyde qualcosa di più dell’indifferenza d’un figlio. Scegliere di essere Jekyll significava rinunciare a quei piaceri che avevo goduto segretamente per tanto tempo, e che da ultimo avevano cominciato a soddisfarmi in pieno. Scegliere di essere Hyde significava morire a mille interessi e aspirazioni e diventare di colpo, e per sempre, un reietto, significava perdere ogni amico.

È dunque da attribuirsi più all’esigente natura delle mie aspirazioni che a una mia speciale degradazione, il motivo per cui si separarono in me, con un solco più profondo, le regioni del bene e del male che dividono e compongono ad un tempo la duplice natura dell’uomo. Per quanto io fossi preda di un profondo dualismo, le due nature in me coesistevano in perfetta buona fede, ed ero ugualmente me stesso sia quando, sciolto ogni freno, ero immerso nella vergogna, sia quando mi affaticavo a lavorare per il progresso della scienza o per dare sollievo al dolore e alla sofferenza.

La tentazione di fare ciò che è proibito proprio perché è proibito è la più grande delle tentazioni.

E ora concludiamo. Volete essere saggio? Volete un buon consiglio? Permettete che io prenda questo bicchiere in mano, e me ne vada dalla vostra casa senza ulteriori parole? Oppure la curiosità domina in voi? Pensateci, prima di rispondere, perché sarà fatto quello che deciderete voi. Se deciderete di lasciarmi andare, resterete come prima, né più ricco né più saggio, a meno che la coscienza di un servigio reso ad un uomo in un momento di disperazione mortale non possa essere considerata come una specie di ricchezza spirituale. Oppure se preferite sapere, tutto un nuovo mondo di cognizioni, nuove vie verso la fama ed il potere vi saranno aperte davanti, qui, in questa stanza, in questo stesso attimo; la vostra vita sarà abbagliata da un prodigio tale da scuotere l’incredulità di Satana.

Il lato perverso della mia natura, era meno sviluppato del lato buono di cui m’ero spogliato; e con questo si spiega il fatto che Edward Hyde era tanto più basso e giovane di Henry Jekyll. Come la bontà splendeva nell’aspetto dell’uno, così la depravazione era scritta sul volto dell’altro. Il male (che credo sia la parte mortale dell’uomo) lasciava su quel corpo un’impronta di deformità e di decadenza. Eppure, guardando quella brutta immagine allo specchio, non provavo alcuna ripugnanza, ma un moto di soddisfazione. Anche questo ero io.

Fare una domanda è come mettere in moto una pietra. Te ne stai seduto tranquillo sulla cima di una collina, e la pietra comincia a rotolare mettendone in moto delle altre; e all’improvviso un qualche individuo innocuo (l’ultima persona al mondo cui avresti pensato) si prende un colpo in testa mentre sta lavorando nell’orto, e la famiglia è costretta a cambiar nome.

Se sono il primo dei peccatori, io sono anche il primo a soffrire. Non pensavo che questo mondo fosse in grado di contenere sofferenze e terrori tanto innominabili.

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L’isola del tesoro (Treasure island, 1883)

In principio era il buio. È nel buio della notte, magari una notte di tempesta, in una casa isolata nella brughiera, che si sprigionano i sogni. Qui c’è freddo, pioggia, miseria, solitudine. Si sognano un sole e un azzurro lontani, la ricchezza, l’avventura.

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Elogio dell’ozio (An Apology for Idlers, 1877)

L’attività frenetica, a scuola o in università, in chiesa o al mercato, è sintomo di scarsa voglia di vivere. La capacità di stare in ozio implica una disponibilità e un desiderio universale, e un forte senso d’identità personale.

Chi ha molto osservato il puerile piacere della gente nel coltivare le proprie manie, guarderà alle proprie con indulgenza e ironia. Non lo si sentirà mai tra i dogmatici.

Mentre altri si riempiono la memoria di una quantità di parole inutili, che dimenticheranno prima di una settimana, l’ozioso può imparare qualche cosa di veramente utile: suonare il violino, riconoscere un buon sigaro, parlare con garbo e naturalezza a tutti i tipi di uomini.

Se un ragazzo non è in grado di imparare qualcosa dalla strada, non è in grado di imparare nulla.