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Frasi, citazioni e aforismi sul terremoto

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Presento una raccolta di frasi, citazioni e aforismi sul terremoto. Tra i temi correlati si veda Frasi, citazioni e aforismi sulla natura, Frasi, citazioni e aforismi sul dolore e Frasi, citazioni e aforismi sulla guerra.

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Frasi, citazioni e aforismi sul terremoto

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Ai terremoti non v’è rimedio alcuno. Se il cielo ci minaccia con le folgori, pure si trova scampo nelle caverne. Ma contro i terremoti non vale la fuga, non giovano nascondigli.
(Francesco Petrarca)

Un terremoto può scatenare una forza distruttiva che lascia silenzio e vuoto. Le parole si spengono e lasciano spazio ad immagini di distruzione e paura.
(Stephen Littleword)

La terra ha tremato ancora, sento quel fremito che vibra ancora nelle ossa, e l’angoscia di sentire che c’è qualcosa di più grande di noi: la natura ha potere di distruggere e creare.
(Stephen Littleword)

Se dicessero che nel profondo della terra, chilometri sotto i nostri piedi c’è una bestia enorme che quando si sveglia produce un boato cupo, “infernale” e il mondo trema e crolla intorno a noi, avremmo un’idea leggendaria del terremoto, piuttosto emotiva ma non lontana dal vero. La natura natura, come il regno animale – che non concepisce “colpe” ma come noi è chiamato a continue prove di resistenza – è spesso imprevedibile.
(Carlo Grande)

Il terremoto smuove le placche, spezza l’equilibrio, lacera case e esistenze, crea una frattura dentro il nostro sistema di certezze, blocca gli orologi sull’ora della paura.
(Fabrizio Caramagna)

Niente come il sinistro dondolio del lampadario, durante un terremoto, ci ricorda che siamo fragili e inermi.
(Fabrizio Caramagna)

Ci vuole un terremoto per ricordarci che camminiamo sulla crosta di un pianeta incompiuto.
(Charles Kuralt)

Tra le cose che un terremoto toglie, le parole
(Fabrizio Caramagna)

Quando la terra trema, lascia in dote qualche secondo di rumore e tanti anni di silenzio.
(CannovaV, Twitter)

Basta una lieve scossa di terremoto per farei sentire quanto sia importante e miracolosa la saldezza del suolo, questo misconosciuto.
(Fausto Gianfranceschi)

Il medesimo giorno vi fu un’altra scossa di terremoto con un fracasso spaventevole. Candido spaventato, confuso, smarrito, tutto insanguinato, tutto affannato dicea fra sé: “Se questo mondo è l’ottimo dei possibili che mai son gli altri?”.
(Voltaire)

Le persone non vengono uccise tanto dai terremoti, quanto dagli edifici crollati.
(Shigeru Ban)

Quando balla madre terra ballano tutti.
(Proverbio)

Nel terremoto morivano infatti ricchi e poveri, istruiti e analfabeti, autorità e sudditi. Nel terremoto la natura realizza quello che la legge a parole promette e nei fatti non mantene: l’uguaglianza.
(Ignazio Silone)

Ci sono dei terremoti che avvengono solo per noi.
Stiamo sotto le macerie e non lo sa nessuno. Dobbiamo scavare da soli, scavare sotto. Scrivere è un’azione di questo tipo.
(Franco Arminio)

I Lacedemoni furono avvertiti da Anassimandro, lo studioso della natura, a lasciare la città e le case, vegliando in armi sui campi, perché era imminente un terremoto, dopo il quale evento la città rimase del tutto distrutta e venne giù dal monte Taigeto una massa rocciosa della grandezza della poppa di una nave.
(Marco Tullio Cicerone)

Oggi sono come tutti i friulani un uomo sbalordito, perché sente ancora nelle ossa, nel tremolio dei muscoli, nel ritmo del cuore, come l’eco prolungata e spaventata della furia geologica che l’ha scossa per un minuto interminabile.
(Carlo Sgorlon, sul terremoto in Friuli)

Il terremoto ribolle da due giorni, è dicembre d’uragani e mare avvelenato
(Salvatore Quasimodo sul terremoto del dicembre 1908 a Messina e Reggio Calabria)

Il nostro cuore non è fatto di pietra. La pietra a un certo punto può andare in frantumi, sbriciolarsi, perdere ogni forma. Ma il cuore non può andare in frantumi. E questa cosa senza forma che ci portiamo dentro, buona o cattiva che sia, possiamo trasmetterla gli uni agli altri senza limiti.
(Haruli Murakami)

Italiane e italiani, sono tornato ieri sera dalle zone devastate dalla tremenda catastrofe sismica. Ho assistito a degli spettacoli che mai dimenticherò. Interi paesi rasi al suolo, la disperazione poi dei sopravvissuti vivrà nel mio animo. Sono arrivato in quei paesi subito dopo la notizia che mi è giunta a Roma della catastrofe, sono partito ieri sera.
Ebbene, a distanza di 48 ore, non erano ancora giunti in quei paesi gli aiuti necessari. E’ vero, io sono stato avvicinato dagli abitanti delle zone terremotate che mi hanno manifestato la loro disperazione e il loro dolore, ma anche la loro rabbia. Non è vero, come ha scritto qualcuno che si sono scagliati contro di me, anzi, io sono stato circondato da affetto e comprensione umana. Ma questo non conta. Quello che ho potuto constatare è che non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci. Ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi. E i superstiti presi di rabbia mi dicevano: “Ma noi non abbiamo gli attrezzi necessari per poter salvare questi nostri congiunti, liberarli dalle macerie”.
(Sandro Pertini, discorso alla nazione dopo il terremoto in Irpinia del 1980)

Perché un appello voglio rivolgere a voi, italiane e italiani, senza retorica, un appello che sorge dal mio cuore, di un uomo che ha assistito a tante tragedie, a degli spettacoli, che mai dimenticherà, di dolore e di disperazione in quei paesi. A tutte le italiane e gli italiani: qui non c’entra la politica, qui c’entra la solidarietà umana, tutte le italiane e gli italiani devono mobilitarsi per andare in aiuto a questi fratelli colpiti da questa nuova sciagura.
Perché, credetemi, il modo migliore di ricordare i morti è quello di pensare ai vivi
(Sandro Pertini, discorso alla nazione dopo il terremoto in Irpinia del 1980)

Una volta che sei stato dentro un terremoto, anche se sopravvivi senza un graffio, sai che esso, come un colpo al cuore, rimane in seno alla terra, nella sua orribile potenzialità, sempre pronto a tornare e colpire di nuovo, con una forza ancora più devastante.
(Salman Rushdie)

La terra, simbolo stesso di solidità, può muoversi sotto i nostri piedi come una sottile pellicola su un liquido.
(Charles Darwin)

I terremoti bastano da soli a distruggere la prosperità di un paese.
(Charles Darwin)

Estraggo un foglio nella risma nascosto,
scrivo e non riesco forse perché il sisma m’ha scosso
Ogni vita che salvi, ogni pietra che poggi, fa pensare a domani ma puoi farlo solo oggi.
(Artisti uniti per l’Abruzzo)

Una frazione di secondo prima della fine
e la tua mamma, la tua patria da ricostruire,
comu le scole, le case e specialmente lu core
e puru nu postu cu facimu l’amore.
(Artisti uniti per l’Abruzzo)

Norcia, Tolentino, Recanati, Camerino… Colpiti al centro della nostra Italia, “al cuore” si dice. Roma stessa trema… In certi momenti, è stato scritto, sentir tremare il suolo significa sperimentare l’infondatezza ultima della “solida” base su cui viviamo (“Grund” in tedesco) e gettare un’occhiata sull’abisso. L’”Abgrund”.
Unico scampo, diceva la regola Benedettina “Inclina aurem cordis tuis”, “inclina l’orecchio del tuo cuore”. Ascolta emotivamente. Regola da applicare in primis alla prevenzione, perché il terremoto non è prevedibile ma i danni sì e se hai un’anima ultra-pragmatica e di cemento armato, pensi solo a case, gallerie e cavalcavia come a un business. Crollano le mura, ma solidarietà e responsabilità non svaniscono.
(Carlo Grande)

E spesso atterra
le nostre eternità breve tremoto.
(Giacomo Lubrano, dopo il terremoto accaduto a Napoli nel 1688)

Tra le tende dopo il terremoto
i bambini giocano a palla avvelenata,
al mondo, ai quattro cantoni,
a guardie e ladri, la vita rimbalza
elastica, non vuole
altro che vivere.
(Gianni Rodari)

Non si vede più nessuno piangere il secondo giorno dopo il terremoto. La fine di quello che c’era è una cosa accaduta in un tempo già lontano. È cominciata un’altra cosa. Non si sa ancora che cosa sarà
(Gianni Rodari, sulla ricostruzione del Friuli avvenuta subito dopo il terremoto)

Dormivo dentro il ventre della mamma
quando un boato annullò la promessa.
Nessuno si giustifichi o mi spieghi.
Non c’è lingua comune tra me e i vivi,
e tutto sommato non ne vale la pena.
(Maria Luisa Spaziani, ai vivi e ai morti del Friuli)

A terremoto avvenuto, si scopre sempre qualche sismografo che l’aveva previsto.
(Renzo Sertoli Salis)

I discorsi delle istituzioni dopo i terremoti, le alluvioni, gli incendi.
Un’altra catastrofe.
(Fabrizio Caramagna)

La maggior parte delle cose, anche i movimenti più grandi della terra, hanno origine da qualcosa di piccolo. Un terremoto che distrugge una città può cominciare con un tremito, un sospiro. La musica comincia con una vibrazione. L’alluvione che sommerse Portland vent’anni fa dopo quasi due mesi di pioggia ininterrotta, cominciò con un rivolo d’acqua, non più largo di un dito, che lambiva le banchine.
(Laurence Olivier)

Gli effetti di un terremoto sull’ambiente costruito seguono invariabilmente un modus operandi drastico, mirato e determinato che lascia poco al caso e all’immaginazione. Le prime costruzioni colpite sono le più deboli, malfatte e malfondate, segnate da abusi edilizi, incongruenze costruttive, errori progettuali, esecutivi e manutentivi.
(Corrado Latina)

Non deve ripetersi quello che è avvenuto nel Belice. Io ricordo che sono andato in visita in Sicilia. Ed a Palermo venne il parroco di Santa Ninfa con i suoi concittadini a lamentare questo: che a distanza di 13 anni nel Belice non sono state ancora costruite le case promesse. I terremotati vivono ancora in baracche: eppure allora fu stanziato il denaro necessario. Le somme necessarie furono stanziate. Mi chiedo: dove è andato a finire questo denaro? Chi è che ha speculato su questa disgrazia del Belice? E se vi è qualcuno che ha speculato, io chiedo: costui è in carcere, come dovrebbe essere in carcere? Perché l’infamia maggiore, per me, è quella di speculare sulle disgrazie altrui.
(Sandro Pertini, discorso alla nazione dopo il terremoto in Irpinia del 1980)

Tutti dovettero avere una grande superbia, un grande orgoglio, un alto senso si sé, di sé come individui e di sé come comunità, se subito dopo il terremoto vollero e seppero ricostruire miracolosamente quelle città, con quelle topografie, con quelle architetture barocche: scenografiche, ardite, abbaglianti concretizzazioni di sogni, realizzazioni di fantastiche utopie.
(Vincenzo Consolo)

Sembrano nei loro incredibili movimenti, nelle loro aeree, apparenti fragilità, una suprema provocazione, una sfida ad ogni futuro sommovimento della terra, ad ogni ulteriore terremoto; e sembrano insieme, le facciate di quelle chiese, di quei conventi, di quei palazzi pubblici e privati, nei loro movimenti, nel loro ondeggiare e traballare “a guisa di mare”, nel loro gonfiarsi e vibrare come vele al vento, la rappresentazione, la pietrificazione, l’immagine, apotropaica o scaramantica, del terremoto stesso: la distruzione volta in costruzione, la paura in coraggio, l’oscuro in luce, l’orrore in bellezza, l’irrazionale in fantasia creatrice, l’anarchia incontrollabile della natura nella leibniziana, illuministica anarchia creatrice; il caos in logos, infine. Che è sempre il cammino della civiltà e della storia.
(Vincenzo Consolo)

Davanti a me è Messina. Ogni volta che la guardo non posso impedirmi di pensare a quel terribile terremoto che la ingoiò nel 1908. Ora la città è nuovamente tutta in piedi è brilla al sole.
(Leonida Rèpaci)

In una catastrofe che nessuna mente umana avrebbe potuto concepire, nemmeno nei sogni di una macabra fantasia, che nessuna parola saprà mai riprodurre, che nessuna penna saprà mai descrivere, noi abbiamo tutto perduto…
(Natale e Pietro Cutrupi sul terremoto di Reggio Calabria)

Si ritiene che il Colosso di Rodi sia crollato durante un terremoto. Questa non è tutta la verità. Il Colosso di Rodi rovinò per tutte le frasi che i turisti insieme ai loro nomi vi incidevano alla base e che, nei secoli, aumentando sempre di numero e di volgarità, ne minarono la resistenza. Il terremoto fece soltanto quel poco che restava da fare
(Ennio Flaiano)

La sismologia non sa dire quando, ma sa dire dove avverranno terremoti rovinosi, e sa pure graduare la sismicità delle diverse province italiane, quindi saprebbe indicare al governo dove sarebbero necessari regolamenti edilizi più e dove meno rigorosi, senza aspettare che prima il terremoto distrugga quei paesi che si vogliono salvare.
(Giuseppe Mercalli)

Alcuni osservatori coltissimi sostengono che le impertinenti ambizioni della modernità sono cominciate con lo choc causato dal terremoto a Lisbona: una natura cieca, priva di ogni razionalità, indifferente alle distinzioni tra virtù e peccato tra merito e colpa, colpisce a casaccio. Occorre quindi arginare la forza degli elementi, costringere la natura ad adoperare le categorie del bene e del male. E con l’ausilio della ragione e della tecnica l’umanità darà un ordine morale a un caos amorale.
(Zygmunt Bauman)

Sembra che gli uomini provino più sensi di colpa per i terremoti che per le guerre che essi stessi fomentano.
(Elias Canetti)

Il sisma che ha ferito l’Italia evidenzia forza e debolezza del carattere nazionale. La forza è nello slancio dei volontari e nella professionalità dei soccorritori impegnati a sollevare ogni pietra dietro la quale può esserci una vita, nella solidarietà fra abitanti della terra ferita, nel rispetto per le vittime sconosciute e nella corsa a donare ai sopravvissuti. La debolezza è invece nella rassegnazione ad abitare in centri urbani vulnerabili ai terremoti, nella fatalità con cui si accetta la furia della Natura, nella passività con cui ci si trasferisce in alloggi precari sapendo che dureranno a lungo, nel sentimento di impotenza davanti ad un edificio che crolla in aree remote, difficili da raggiungere, spesso prive di servizi basilari. Bisogna costruire sulla forza della nostra nazione con la stessa determinazione con cui dobbiamo aggredirne le debolezze
(Maurizio Alberto Molinari su La Stampa, 25 agosto 2016, dopo il terremoto nel Centro Italia)

Passato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare il sepolcro. Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite. Ma l’angelo disse alle donne: “Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto”
(Vangelo secondo Matteo)

L’amore è una follia temporanea, si scaturisce come un terremoto e poi si placa
(Sant’Agostino)

L’amore è un terremoto.
La carne trema. La mente vibra. Il cuore si incendia.
(Fabrizio Caramagna)

Come il terremoto la terra, così lo sdegno scuote l’uomo.
(Proverbio)

2 Comments

  • Pina Marra ha detto:

    La frase di Quasimodo è riferita al terremoto del 1908, non del 2008

  • fabriziocaramagna ha detto:

    Sì, grazie per la precisazione. E’ stato un evidente refuso grafico. Abbiamo subito provveduto a correggere la data.