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Le frasi più belle di Raffaele Morelli

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Raffaele Morelli (Milano, 5 novembre 1948), psichiatra e psicoterapeuta, è fondatore e Presidente dell’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica e Direttore responsabile delle riviste Riza Psicosomatica, Dimagrire e MenteCorpo.

Presento una raccolta delle frasi più belle di Raffaele Morelli. Tra i temi correlati Le frasi più belle di Paolo Crepet, Le frasi più belle di Vittorino Andreoli e Le frasi più belle di Osho.

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Le frasi più belle di Raffaele Morelli

C’è poca fiaba nella tua vita, e troppi doveri, troppi pensieri, troppa realtà.

Ognuno di noi si ammala perché ha perduto il suo talento, perché ha perduto la chiave della sua unicità.

Noi siamo attaccati a degli episodi della nostra vita e ciò ci limita. Ma se viviamo senza storia, siamo eterni.

Ognuno di noi è un fiore diverso e quello che va bene adesso vale solo adesso.

L’anima dà il meglio di sé quando la mente non la disturba con il suo continuo pensare.

I pensieri sono acqua versata sul fuoco dell’energia. Quando ci capita di passare mesi e mesi immersi in un’atmosfera mentale fatta di desideri inappagati, aspettative deluse, doveri che non sentiamo nostri, la vita si spegne.

Devo ricordarmi sempre di non avere aspettative, di non pensare a come sarà domani, di non pretendere che le cose funzionino come ho in mente io.

Vivere è agli antipodi dell’interrogarsi… vivere è prendere atto di ciò che accade.

La fatica misura solo la nostra resistenza. La fatica non produce niente.

Noi cominciamo a esistere per davvero quando smettiamo di credere di essere il personaggio che abbiamo in mente.

Viviamo per qualcosa che non esiste: quel “domani” non c’è, e quando arriverà, anche allora non lo degneremo di uno sguardo.

Se la tua vita ricalca quella degli altri, è una vita sprecata.

A che ti serve stare con qualcuno se devi ogni giorno recitare la dolcezza?… Non c’è travestimento che possa nascondere a lungo l’amore dov’è. Né fingerlo dov’è.

Alcune sognano il principe azzurro e rischiano fatalmente di innamorarsi di abili millantatori dalle riconosciute virtù teatrali.

Si lavora a ritmi serratissimi, senza mai un momento di stacco. E, una volta a casa, bisogna sbrigare le mille incombenze e responsabilità della gestione familiare. Il risultato è uno stato di stress costante: si “accumula” sempre più, fino ad esplodere per un nonnulla.

Lo sguardo deve posarsi sull’interno perché l’interno, quando è felice, trova le soluzioni.

Essere se stessi significa accogliere in ogni istante qualsiasi stato d’animo giunga dal nostro interno, senza combatterlo, senza sentire il dovere bigotto di mandarlo via per assecondare un ideale malato di perfezione e di felicità.

La vita non va rimandata a domani. Bisogna viverla adesso. Senza modelli esterni che ci inducano a colpevolizzarci, senza rancori e senza rimpianti. Se viviamo nel presente possiamo essere felici perché il nostro Essere è più grande di qualsiasi dolore.

Quando arriva un amore, arriva perché l’anima l’ha chiamato. Il motivo? L’anima l’ha chiamato perché ha bisogno delle sostanze e del nutrimento di quell’amore.

La gioia è la comprensione del fatto che quando tutto è perduto hai perso solo un giocattolo.

In un mondo di gente tutta uguale, il talento è la nostra diversità.

Tutte le volte che si cerca di stare meglio si sta peggio. Non bisogna stare né meglio né peggio, occorre stare con se stessi.

Non è vero che nella tua vita non succede nulla… è che guardi dalla parte sbagliata.

Tra gli sforzi vani va messo al primo posto quello di cambiare gli altri.

Non mandare via il dolore. Quando tentiamo di mandare via un dolore, lo rendiamo più forte.

Aspettare crea malessere. Nella vita non ci dobbiamo aspettare niente. Se state aspettandovi qualcosa, questo crea malessere.

Tra gli sforzi vani va messo al primo posto quello di cambiare gli altri.

Perché temi il giudizio degli altri? Perché tu giudichi molto te stesso.

La morte non è un evento estremo e conclusivo, è un elemento della vita con il quale noi tutti coabitiamo.

Non si critica un uovo perché non è un pollo.

I pensieri sono pesanti come il fango: solo lo sguardo interiore libero è capace di portarci in un’altra dimensione di noi stessi. Una dimensione in cui le cose avvengono senza che neppure ce ne accorgiamo. Si sta con se stessi, senza alcun giudizio. Diventi vuoto, diventi nulla e sei come una pianta che germoglia. Sbocci come il fiore, il tuo fiore, e arrivano le parole dell’indicibile.

Non dobbiamo risolvere i problemi, ma affidarli al silenzio e al vuoto.

Se vogliamo trovare la via della vera felicità, che non è una via difficile né faticosa, dobbiamo prima di tutto fare il contrario di ciò cui siamo abituati: dobbiamo svuotarci.

Se chiediamo a ciascuno di noi qual è la cosa che più desidera, otteniamo quasi sempre risposte scontate. Si vogliono realizzare risultati concreti, una carriera soddisfacente oppure più soldi, la casa dei sogni, un matrimonio d’amore, la salute. Ma forse oggi, dopo tanti anni di speculazione psicologica, è ancor più di moda il desiderio di “essere se stessi.

Oggi lo dicono anche le ultime ricerche sul cervello che dobbiamo uscire dai binari troppo stretti del quotidiano. Il vero antidoto è dare spazio alle novità, intraprendere nuovi progetti: far diventare la propria vita di tutti i giorni un’avventura.

Non c’è nessun oggetto che mi fa esistere. Nessuno scopo è più importante del mio Sé.

Osserva la paura e la paura va via.

Tutto ciò che si conquista lottando può dare solo infelicità.

Fiducia in se stessi significa essere saldi sulle radici, senza cercare all’esterno continue conferme del proprio valore. Rimproverarsi perché non siamo come il mondo ci vuole crea invece una spaccatura che fa crollare la fiducia. Un albero si sviluppa dal suo seme. Se è un abete diventa abete, non quercia. Cresce in un bosco in mezzo ad altri alberi, in parte si adatta al terreno e al clima, ma ciò che è dipende sempre dal seme. Non passa il tempo a dirsi:” Il mio vicino è cresciuto meglio, guarda che bell’albero!”

La pace, la beatitudine, la gioia, non dipendono dalla realizzazione di obiettivi, ma solo da un atteggiamento mentale.

Se noi rimandiamo la felicità a quando avremo risolto i nostri problemi o realizzato i nostri obiettivi, il meglio che ci può capitare è che rinunciamo a vivere.

Ci sono dolori naturali: un abbandono, una crisi familiare, un’offesa. Bruciano, ma col tempo li superi e ti rendono più saggio. E ci sono dolori artificiali: paludi di pensieri ossessivi, rimpianti, modelli ideali, sforzi senza fine e senza successo. Arrivano perché stai bloccando sul nascere le tue potenzialità.

Il tempo non esiste per l’anima che, come i sogni, vive di immagini senza tempo.

Se passiamo il tempo a “spiegare” l’onda che è appena arrivata, non ci accorgiamo della nuova che sta già per incalzarci. Se non stiamo immersi nel presente, ci ritroveremo sempre a cavalcioni dell’onda sbagliata o di quella che ormai non c’è più o di quella che non arriverà mai, come succede a quelli di noi che pensano sempre al futuro.

A volte intimamente vorremmo stare da soli, almeno in certi periodi. Il nostro inconscio sa di cosa ha bisogno. Eppure continuiamo a cercare la coppia, ossessivamente, automaticamente, proprio perché tecnicamente non abbiamo imparato a stare da soli, fin da piccoli.

Le illusioni rendono tossici gli amori, li portano a farci male, sono il più grande nemico dell’anima, sono demoni.

Bisogna imparare a dire di no, a diventare più egoisti, senza sensi di colpa.

Le relazioni sbagliate che non tagli, le decisioni che non prendi, le porte che tardi ad aprire o a chiudere diventano disagi della mente e del corpo…Seguire la propria natura può farci sentire diversi dagli altri ma è l’unica via per vivere bene

Ci sono persone che quando hanno avuto storie sentimentali, si sono del tutto adattate alla personalità e ai bisogni del partner (altro che autonomia!), ne sono diventati l’assistente, lo zerbino, il contenitore.

Ci sono persone che ti conoscono da una vita e non sanno niente di te, e altre a cui basta uno sguardo per leggerti nel cuore.

Essere single è la possibilità di essere al centro senza essere egocentrici.

Che cos’è il talento? Te stesso senza la mente.

La vita è mistero, bisogna diffidare dì quei sapienti (e di quei genitori!) che vogliono spiegare tutto. Ciò che spiegano è il loro modo di vedere le cose. Ci sono altri modi. A furia di spiegare tutta la vita, diventa vuota, senza senso.

Noi siamo solo le api dell’invisibile. Noi raccogliamo appassionatamente il miele del visibile per riporlo nel grande aureo alveare dell’invisibile.

Certo, nei peccati possiamo perderci, possiamo esserne travolti, ma sono l’unica voce dell’inconscio che ci porta via dal pericolo più tremendo che possa toccare a un essere umano: quello della normalità, o peggio dell’aridità.

Se stiamo vivendo un momento di sfiducia nel rapporto, andiamo nell’angolo più buio e silenzioso della casa e sediamoci comodamente. Respiriamo profondamente fino a percepire il disagio. Accogliamolo dentro di noi e guardiamolo sfumare piano, finché nella mente si crea un vuoto. Restiamo lì, nel buio e nel silenzio, per qualche minuto. Questo esercizio produce in pochi minuti una sensazione dì benessere che restituisce tranquillità e fiducia.

Quando dobbiamo affrontare un problema, la cosa migliore è guardarlo dal di dentro e non pensarci più. Sarà l’intelligenza di miliardi di cellule a trovare la risposta; e questa non sarà mai nessuna delle risposte che avremmo potuto pensare, perché il pensiero appartiene a energie del cervello superficiali e secondarie.

I single che stanno davvero bene sono relativamente pochi, ed è un peccato perché la “singolitudine” è una condizione che, se vissuta in modo giusto e naturale, senza troppi orpelli mentali, giudizi e pregiudizi, può essere un periodo fondamentale, breve o anche “a vita”, di soddisfazione e di trasformazione.

Il vero single non è contro, non si oppone a nessuno status, non fa guerra allo stare in coppia. Il single è in pieno viaggio dentro di sé, e, se davvero vuole vivere e succhiare tutto il midollo della vita, deve essere pronto a perdere la sua stessa condizione di single quando accadesse di incontrare una relazione.

Una buona dose di umorismo al giorno ci aiuta a vedere la vita da un’angolazione diversa. Ridere è il migliore antidepressivo perché strappa la nostra coscienza dall’usuale direzione in cui si è incanalata, aprendoci ad altri mondi.

Il nostro corpo sa sempre cosa fare, parla, racconta, dice tutto, anche quello che, con le parole, non vogliamo e non siamo in grado di dire. Anche quello che non vogliamo sentire, anche le cose che non sappiamo pronunciare, o i pensieri che neppure osiamo formulare dentro di noi.

L’erotismo fa vivere più a lungo perché incrementa la produzione di dopamina, il neurotrasmettitore che a sua volta stimola l’ossitocina. Questo ormone, detto ormone dei legami affettivi, aumenta nel plasma durante l’orgasmo e ha un effetto benefico e rilassante, per cui combatte bene lo stress e i suoi effetti negativi per la salute.

Non dimentichiamo che prima di tutto ci si innamora del mistero e che l’altro ci affascina proprio perché è, in parte, sconosciuto. Facciamo così anche noi: non sveliamo totalmente i nostri segreti, non mettiamo subito tutte le nostre carte in tavola. La seduzione si gioca anche sul non detto, sul velato, sul volutamente sfumato.

Ritorniamo alla giocosità. Ridiventare bambini in coppia è il modo migliore per eliminare tutti gli schemi di comportamento e le aspettative che ci hanno condizionato durante altre relazioni.

Liberarsi dai sensi di colpa innescati sistematicamente da un genitore è una grande prova, che, non superata da piccoli, ci rovinerà la vita da grandi.

Non è compito dei genitori capire chi sono e qual’è il progetto cui sono destinati i figli. Sta a loro diventare ciò che sono. L’importante è non ostacolarli troppo, non paralizzare la loro creatività, non uccidere il loro entusiasmo, non fargli perdere la fiducia in se stessi e nelle proprie possibilità. Insomma, non disturbare la loro crescita.

Quasi sempre è il nostro Io a rovinare gli amori che la vita ci porta. Spesso ci capita la persona giusta e facciamo di tutto per allontanarla, magari per poi rimpiangerla o inseguirla per il resto della vita. Avevamo accanto l’anima gemella, scelta dalla nostra radice, e il nostro modo di vedere il mondo l’ha allontanata!

Poiché Eros vive nel Senza Tempo, detesta le domande: chiedersi se è la donna o l’uomo ideale, se è la persona giusta per noi, se ci sposeremo, se si separerà per venire a vivere con noi, significa uccidere le leggi dell’amore.

In ogni orgasmo è nascosta la scintilla della nostra evoluzione personale e collettiva. Questa scintilla è la cura dei nostri mali, possiede l’energia per portarci dove dobbiamo andare.

La saggezza è il navigare indenni in mezzo alle sirene, riconoscere le illusioni per quello che sono.

“Paura: devo vincerla! Nervosismo: devo controllarmi! Desideri sconvenienti: devo evitarli! Voglio oziare ma dovrei giocare con i figli. Dovrei essere gentile coi miei parenti ma voglio solo andarmene. Voglio rilassarmi, ma penso continuamente ai miei problemi!”. È difficile vivere bene se queste sono le premesse.

Ogni abbandono provoca un dolore acuto, che col tempo naturalmente sfuma. Ma qualcuno invece non si dà pace e il lamento dura per anni, tra rimorsi e rimpianti. Non è segno di un amore “troppo grande”, ma di un pensiero troppo ostinato che non vuole mollare la presa.

Non c’è niente da cercare, nulla da trovare. Si tratta di utilizzare fino in fondo le forze che abbiamo a disposizione, che abitano il nostro essere. Molti dei nostri disturbi nascono dal fatto che siamo prigionieri del giudizio degli altri, della paura di fare brutta figura, di essere derisi, calunniati. E, alla fine, si tratta sempre di orgoglio.

“Vorrei essere solare, ma invece ecco la malinconia. Vorrei essere positiva, ma invece a volte mi prende lo sconforto e non so perché. Perché la tristezza mi trova sempre?” C’è una sola domanda che devi farti: la tristezza mi sta allontanando da me stessa, o invece mi sta portando più vicino al mio nucleo? Se ti sta avvicinando a ciò che sei, sarebbe un grave errore volerla scacciare.

Spesso impersoniamo un personaggio forte, che recitiamo per gli altri. Vogliamo essere leader, comandare, dominare. Ma così facendo non ci prendiamo cura della nostra fragilità.

Di fronte a Eros ci tocca essere soli. Noi crediamo di incontrare amanti, in realtà stiamo facendo l’amore con il dio stesso. È lui che per questa notte ha scelto questa persona. È lui che esce dal senza tempo, dall’eterno, per riempire di fiori l’anima, che è tutto ciò che abbiamo.

Il litigio va accettato e non considerato la spia di un malessere tra i partner.

Una buona intesa tra i partner si basa sull’intimità affettiva, non su lunghe discussioni razionali. Semmai meglio il litigio.

Maturare vuol dire occuparsi di più del nostro mondo interiore, diventare più introversi, più profondi, scoprire potenzialità e interessi che quando eravamo giovani non potevamo coltivare, perché troppo presi dagli affanni della vita, dal lavoro, dai figli, dagli attaccamenti, dalle perdite di tempo, dai luoghi comuni.

La vita non è fatta per essere tenuta sotto controllo. La cosa più importante è l’oblio, dimenticare, incontrare il vuoto. Non ritrovarsi è un buon punto da cui ripartire. Io non voglio ricordare, definirmi, impormi una strada. Le crisi preparano un percorso che non conosco. Gli smarrimenti ci permettono di dimenticare le vecchie e false definizioni, di sbarazzarci di quello che credevamo di essere: infatti erano proprie queste identità fittizie a farci soffrire perché ci imprigionavano.

La mente che rimpiange è una zavorra per l’anima e per il metabolismo. Ancor di più lo è l’eccesso di pensieri. Chi ingrassa pensa troppo.

Noi vogliamo essere felici secondo i nostri schemi e questo è l’errore. Ma i “nostri schemi” sono quelli che la società ci insegna.

“Panta rei” è il celebre aforisma attribuito a Eraclito, secondo cui tutto scorre nella vita e in ciò che è vivo, come in un fiume, l’acqua scorre incessante. L’acqua è infatti da sempre simbolo di mutamento, di vita, di rinascita, di fertilità e purificazione: ma deve scorrere! Al contrario, la palude rimanda a significati affini alla stagnazione: ci ricorda quando siamo bloccati nella rassegnazione, quando crediamo che il mondo remi contro e ci impedisca di essere felici. Allora la mente gira in tondo sempre sulle stesse frasi (“va tutto storto, non ce la posso fare, ormai è tardi per me…”)

Crediamo di essere speciali per traumi che ci sono capitati e così ne facciamo una ragione di vita, pronti a raccontarli al primo venuto. Una madre che ci ha abbandonato, un padre tiranno, un lavoro insoddisfacente, un matrimonio infelice finiscono per catturare il nostro sguardo e farci credere di essere condannati a un destino ingrato. Niente di più falso! Mentre pensiamo alle delusioni che hanno segnato la nostra vita, perdiamo di vista che un processo creativo continua instancabilmente a produrre la nostra unicità. Se penso di essere “quello che è stato ferito”, la mia interiorità viene riempita dal passato e dal ricordo, che prendono così il sopravvento su tutte le risorse dell’inconscio che, invece, sarebbero capaci di veri prodigi terapeutici.

Se una relazione d’amore è finita o se il partner non ci ama più, non dobbiamo trattenerlo; se un’amicizia ,ha fatto il suo corso e le strade si separano, non può essere forzata; e se per un figlio è giunto il momento di staccarsi dalla famiglia per andare in autonomia verso la vita, bisogna lasciargli la possibilità di farlo. Una massima di buon senso che si affaccia molto spesso nelle relazioni affettive ma che, quasi sempre, non viene rispettata. “Lasciar andare quel che va lasciato andare” è una delle regole meno seguite.

La nostra vita psica è molto legata al giudizio degli altri e si dimentica una cosa importante: “Che se io dipendo dal giudizio,io non so mai che cosa mi appartiene veramente,non so mai il mio vero valore”.

“Le definizioni che ci bloccano”. Il guaio principale è che cresciamo in un ambiente che tende alla definizione perpetua. alla catalogazione, alla classificazione. Si comincia dai genitori: “E’ un bambino così dolce, una peste, un terremoto…”. Si prosegue a scuola: “E’ un alunno timido, estroverso, indisciplinato…” Si continua con gli amici: “E’ un tipo solare, è uno a posto, è inaffidabile, è una brava persona ma…”