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Le frasi più belle di Valérie Perrin

Le frasi più belle di Valérie Perrin

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Valérie Perrin (Remiremont, 19 gennaio 1967) è una scrittrice, fotografa e sceneggiatrice francese, autrice del romanzo bestseller Cambiare l’acqua ai fiori, pubblicato e tradotto in Italia da E/O.

Presento una raccolta delle frasi più belle di Valérie Perrin. Tra i temi correlati Frasi, citazioni e aforismi di Margaret Atwood e Le Frasi più belle di Marguerite Yourcenar.

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Le frasi più belle di Valérie Perrin

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Cambiare l’acqua ai fiori, 2018

Non sono sicuro di averti dentro di me, né di essere dentro di te, e neppure di possederti. Credo invece che siamo entrambi dentro un altro essere che abbiamo creato e che si chiama “noi”.

“Cosa vuole fare adesso?” – “Cosa si può fare dopo una giornata del genere?” – “L’amore. Vorrei toglierle di dosso il beige e fargliene vedere di tutti i colori”.

Ogni giorno la bellezza del mondo mi inebria. Certo, c’è la morte, i dispiaceri, il brutto tempo, il giorno dei morti, ma la vita riprende sempre il sopravvento, arriva sempre un mattino in cui c’è una bella luce e l’erba rispunta dalla terra riarsa.

Una volta chiuso il cancello il tempo è mio, ne sono l’unica proprietaria. È un lusso essere proprietari del proprio tempo, lo ritengo uno dei più grandi lussi che l’essere umano possa concedersi.

Il libro della vita è il libro supremo che non possiamo chiudere e riaprire a piacimento, vorremmo tornare alla pagina in cui si ama, ma abbiamo già sotto le dita la pagina in cui si muore.

Sì, Violette, il passato è il veleno del presente. Rivangare vuol dire un po’ morire.

L’edera soffoca gli alberi, Violette, non dimenticare mai di tagliarla, mai. Appena i pensieri ti portano verso le tenebre prendi la cesoia e taglia via la tristezza.

Se la vita è solo un passaggio, almeno su questo passaggio seminiamo fiori

Appena ha aperto bocca ho sentito la solitudine staccarsi da me come una pelle morta. La sua voce mi ha fatto l’effetto di una schiarita, come se mi avesse acceso un lampione sopra la testa, come quando una giornata si presenta uggiosa, poi il cielo plumbeo si schiude e il sole penetra non si sa da dove per illuminare certi punti del paesaggio.

L’ho sentito. Almeno non in quella vita. Sa, ci sono varie vite in una vita.

La morte non fa pause, non conosce vacanze né giorni festivi né appuntamenti dal dentista. Se ne infischia delle ore morte, dei periodi di grandi partenze, dell’autostrada del Sole, delle trentacinque ore settimanali, delle ferie pagate, delle feste di fine anno, della felicità, della giovinezza, della spensieratezza e del tempo che fa. La morte è sempre presente, ovunque. Non ci si pensa mai davvero, sennò si diventa pazzi. È come un cane che si aggira in continuazione fra le nostre gambe, ma di cui notiamo la presenza solo quando ci morde o, peggio, quando morde un nostro caro.

Succede sempre così con la morte: più è antica e meno presa ha sui vivi. Il tempo distrugge la vita. Il tempo distrugge la morte.

Solo gli egoisti tremano per la propria morte, gli altri tremano per quelli che lasciano.

Andando a dormire penso che mi dispiacerebbe morire mentre sono a metà di un romanzo che mi appassiona.

La cattiveria è come il letame : anche dopo che è stato rimosso, l’odore nell’aria rimane a lungo.

Ho voglia di aprire le finestre e gridare ai passanti: «Riconciliatevi! Chiedetevi scusa! Fate la pace con chi amate, prima che sia troppo tardi!».

Mi chiamo Violette Toussaint. Facevo la guardiana di passaggio a livello, ora faccio la guardiana di cimitero. Assaporo la vita, la bevo a piccoli sorsi, come un tè al gelsomino con un po’ di miele. E la sera, quando il cancello del cimitero è chiuso e la chiave appesa alla porta del bagno, sono in paradiso. Non il paradiso dei miei vicini, no. Il paradiso dei vivi.

Il mio presente è un dono del cielo. Me lo dico ogni mattina, appena apro gli occhi. Sono stata molto infelice, addirittura annientata, inesistente, svuotata. Sono stata come i miei vicini, ma in peggio. Le mie funzioni vitali continuavano, ma senza di me dentro, senza la mia anima che, a quanto pare, a prescindere da che uno sia grasso o magro, alto o basso, giovane o vecchio, pesa ventuno grammi. Ma, siccome l’infelicità non mi è mai piaciuta, ho deciso che non sarebbe durata.

Mi tengo dritta, è una mia particolarità. Non mi sono mai piegata, neanche nei periodi di maggior dolore. Spesso mi chiedono se abbia fatto danza classica. Rispondo di no, che è stata la quotidianità a darmi una disciplina, a farmi allenare ogni giorno alla sbarra e sulle punte

Domani alle quattro c’è una sepoltura. Il cimitero avrà un nuovo residente, un uomo di cinquantacinque anni morto per aver fumato troppo. Almeno è quanto dicono i medici. Non dicono mai che un uomo di cinquantacinque anni può morire per non essere stato amato, per non essere stato sentito, per aver ricevuto troppi conti da pagare, per aver fatto troppi debiti con le banche, per aver visto i figli crescere e poi andarsene senza neanche salutare, per una vita di rimproveri e musi lunghi in cui la sigarettina o la cannetta per sciogliere il nodo allo stomaco ci stavano proprio bene. Nessuno dice mai che si può morire per averne avuto troppo spesso le palle piene.

E’ importante mettere la foto sulla tomba, altrimenti è solo un nome, la morte si porta via anche i volti.

Quando qualcuno è andato, è andato. Tranne che nella mente di chi rimane, e la mente di un unico uomo è ben più grande dell’universo

La vita è come una staffetta, Violette. Passi il testimone a qualcuno che lo prende e a sua volta lo passa a qualcun altro. Io l’ho passato a te e tu un giorno lo ripasserai.

Perché si va verso certi libri come si va verso certe persone? Perché siamo attratti da determinate copertine come lo siamo da uno sguardo, da una voce che ci sembra conosciuta, già sentita, una voce che ci distoglie dal nostro percorso, ci fa alzare gli occhi, attira la nostra attenzione e cambierà forse il corso della nostra esistenza?

Riposa in pace. Forse sei già rinata altrove, in un’altra città, all’altro capo del mondo.
C’è la tua nuova famiglia intorno a te, stanno festeggiando la tua nascita, ti guardano, ti baciano, ti ricoprono di regali e dicono che assomigli a tua madre, mentre qui ti stiamo piangendo.
E tu dormi, ti stai preparando per una nuova vita in cui c’è ancora tutto da fare, mentre qui sei morta. Qua sei un ricordo, là il futuro.

Amore è conoscere qualcuno che ti dà notizie di te.

“Che sono le lacrimanze?”
“È una parola che ho inventato io e che riunisce malinconia, sensi di colpa, rimorsi, passi avanti e passi indietro. Tutte le cose che ci avvelenano la vita, insomma, quelle che ci impediscono di evolvere”.

Imparate a dare assenza a chi non ha capito l’importanza della vostra presenza.

Credo che in dieci giorni non ci siamo mai messi le scarpe. Ecco, ho capito che le vacanze erano esattamente quello: non mettersi più le scarpe.

Andavo in camera di Leo a guardarla dormire. Era la cosa che mi piaceva di più. Alcuni hanno la vista sul mare, io avevo mia figlia.

“E lei? Qual è la cosa che le piace di più?” – “Lei, Irène. Sì, credo che lei sia la cosa che amo di più. E’ strano incontrare la donna della propria vita il giorno del funerale della propria moglie. Magari è morta perché ci incontrassimo”.

Mi ha domandato se volevo infilare qualcosa nella bara di Léo, un oggetto o un vestito. “Me” ho risposto.

Quanto vale una vita che pesa quasi sette anni?

Eppure la terra desertica di cui ero fatta era molto più povera di quella dell’orto del cimitero, ero una pietraia. Ma un filo d’erba può crescere ovunque. Si, una radice può attecchire anche nel catrame, basta una microfessura per far penetrare la vita all’interno dell’impossibile. Un po’ di pioggia, un po’ di sole.

È questa la giovinezza? È possibile conoscere la giovinezza a quasi 50 anni?
L’ho forse conservata senza saperlo, visto che non l’ho mai vissuta? Oppure non mi ha mai lasciato? O si è decisa ad apparire oggi, in una famiglia che non è la mia, con un uomo che non è il mio?

Un giorno mi ha detto che le piaceva vendere fiori anche se erano destinati ad abbellire tombe, che una rosa è una rosa, e che sia destinata ad un matrimonio oa un funerale non aveva nessuna importanza, che sulle vetrine dei fiorai c’è scritto “Matrimoni e funerali” e che l’uno era imprescindibile dall’altro.

Caro padre, la gente deve pur peccare, sennò il suo confessionale sarebbe vuoto. Il peccato è il vostro fondo di investimento, se la gente non avessi niente da rimproverarsi non ci sarebbe più nessuno sulle panche della Chiesa.

Quand’ero giovane ho voluto fare come tutti, mi sono sposato. È una bella cretinata fare come tutti, un’idea stupida. Le buone maniere, le apparenze ei preconcetti sono roba che uccide.

Sapeva che la moglie poteva sparire dall’oggi al domani, l’aveva sempre saputo. Troppo bella, troppo silenziosa, troppo misteriosa.

Ho pensato che non era la casa a essere troppo piccola per accogliere un altro bambino, ma il nostro amore.

I miei vicini non temono niente. Non hanno preoccupazioni, non si innamorano, non si mangiano le unghie, non credono al caso, non fanno promesse né rumore, non hanno l’assistenza sanitaria, non piangono, non cercano le chiavi né gli occhiali né il telecomando né i figli né la felicità.

Parlavamo di cose banali senza mai litigare. I nostri rapporti erano cordiali, inesistenti, muti ma mai violenti. Anche se a ben vedere le coppie che non urlano, non si arrabbiano mai, si trattano con indifferenza spesso vivono nelle più grandi violenza che ci sia.

Sono le parole che non hanno detto a far pesare tanto i morti nelle bare.

Esistono donne che non somigliano a nessun altra.
Sono qualcuno,non la fotocopia di qualcuno.

Mettere la mano nei capelli di un bambino è come camminare sulle foglie secche della foresta quando comincia la primavera.

In primavera tutto sembra possibile,la luce e le promesse.
Sì sente che il braccio di ferro tra estate e inverno è già vinto,che i dadi sono truccati,che l’inverno è battuto in partenza anche se piove.

In fondo noi necrofori siamo dentro la vita forse ancora più di chi fa un altro mestiere, perché a noi si rivolgono quelli che rimangono, quelli che restano in vita… Papà, pace all’anima sua, diceva sempre: “Figli miei, noi siamo ostetrici della morte, la facciamo partorire. Quindi godetevi la vita e guadagnatevela”.

Se ti piace un cantante,a forza di cantarne le canzoni,acquisisci quasi un legame di parentela.

Ogni tomba è una pattumiera. Si sotterrano i resti, le anime sono altrove.

Ho assistito a funerali senza lacrime. Ho assistito perfino a funerali felici. Alcune morti fanno contenti tutti.

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Il quaderno dell’amore perduto, 2015

Quando perdi la persona che più amavi al mondo la perde di nuovo ogni giorno.

In fin dei conti, i cani sono come una bella giornata di sole, ti cambiano l’umore.

Quel giorno, mi sono resa conto che è sufficiente toccarli, gli anziani, è sufficiente prendere loro la mano perché inizino a raccontare. Come quando si scava un buco nella sabbia asciutta, in riva al mare, e l’acqua risale in superficie.

“Vuoi che ti parli di Lucien?”
“Sì.”
“Vieni qui. Incolla l’orecchio alla mia bocca.”
Mi ero chinata su di lei. E avevo sentito ciò che si sente dentro una conchiglia: quello che si ha voglia di sentire.

Ciascuno di noi è il Michelangelo di qualcun altro. Il problema è che bisogna trovarsi.

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Tre, 2021

Passiamo accanto a storie e persone che avrebbero potuto cambiare la vita senza vederle a causa di un malinteso, di una copertina, di un riassunto sbagliato, di un atteggiamento prevenuto. Per fortuna certe volte la vita insiste.

Il mio corpo è morto da anni. Una pelle che non viene toccata muore.
Un corpo che non viene guardato vive nell’inverno. Strati di freddo si sovrappongono, come nevi eterni.

«Hai figli?».
“NO. Tu?».
«Neppure. Chissà come si chiamano un uomo e una donna che non hanno avuto figli».
«Orfanici? O sennò perduti, contrari, solinghi, senzaparto, senzaprole, fortunelli, egoisti, steriloidi, senzamani, senzapancia, senzasbornia, senzarogne, senzaeredi, allegroni, vitalizi, eterni adolescenti, bambini persempre, senzaorme, senzagioia, senzacorredini, senzaculla, senza vita dopo la vita, senza un cane al tuo funerale…».

“Quando la vita prende, restituisce”. Solo che certe volte la vita si impalla, ridistribuisce le carte in maniera sbagliata. Certe volte la vita mente e ci frega.

Adrien non era bello, ma la bellezza non c’entra con l’amore, vengono accomunati per semplicità, ma è come mettere insieme un gancio e un chiodo solo perché ci si può attaccare qualcosa.

L’amore non esiste, esistono solo le dimostrazioni d’amore.

Cambiare vita significa traslocare e far brillare il presente come una moneta d’oro.

Un bambino che piange troppo, un vicino violento, un’anziana sola che conosciamo di vista , un animale maltrattato…e invece di agire, invece di intrometterci, facciamo le valigie per smettere di vedere e di sentire

Quando la testa gli dice che è l’ora di alzarsi qualcosa dentro di lui si rifiuta, il corpo glielo impedisce.
Vorrebbe ripiombare in un sonno immediato, sfuggire alla mattina, sfuggire alla giornata, continuare a sognare. Svegliarsi significa rientrare in sé, e lui non ne ha la forza.

Bisognerebbe chiedere scusa a quelli di fronte ai quali non si piange mai.

Non ci si avvicina alle persone perché sono maschi o femmine, ma per quello che emanano.