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Il giovane Holden (nell’originale in lingua inglese “The Catcher in the Rye”) è un romanzo del 1951 scritto da J. D. Salinger (nato a New York il 1 gennaio 1919 e morto a Cornish il 27 gennaio 2010).
Considerato uno dei libri più belli della letteratura contemporanea, Il giovane Holden ha influenzato l’immaginario collettivo di molti giovani che vedono nel protagonista Holden Caulfield (con la sua aria scocciata, insofferente alle ipocrisie e al conformismo) uno specchio di se stessi.
Una curiosa vicenda lega la copertina del libro: nell’edizione originale è completamente bianca. Questa cosa è voluta dall’autore stesso, affinché il libro venisse scelto per il contenuto, e non per la copertina. Anche la copertina dell’edizione italiana Einaudi lo è.
Presento una raccolta delle frasi più belle de Il giovane Holden. Tra i temi correlati si veda Le frasi più belle di Charles Bukowski e Le frasi più belle di Jack Kerouac.
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Le frasi più belle de Il giovane Holden
Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira.
Non faccio che dire “piacere d’averla conosciuta” a gente che non ho affatto piacere d’aver conosciuto. Ma se volete sopravvivere, bisogna che diciate certe cose.
Eccezionali. Ecco una parola che detesto con tutta l’anima. È fasulla. Roba che vomiterei ogni volta che la sento.
Una scuola, più costa e più farabutti ci sono – senza scherzi.
Non raccontate mai niente a nessuno. Se lo fate, finisce che sentite la mancanza di tutti.
Voglio dire che ho lasciato scuole e posti senza nemmeno sapere che li stavo lasciando. È una cosa che odio. Che l’addio sia triste o brutto non me ne importa niente, ma quando lascio un posto mi piace saperlo, che lo sto lasciando. Se no, ti senti ancora peggio.
Non c’è bisogno di essere un cattivo diavolo per deprimere la gente, puoi riuscirci anche se sei una bravissima persona. Per deprimere la gente basta che ti metti a dare un sacco di consigli fasulli.
Quasi tutte le volte che qualcuno mi fa un regalo finisce che mi rende triste.
Accidenti – disse – ce ne sono di cose belle al mondo. E quando dico belle intendo belle. Siamo degli idioti a svicolare sempre dalle cose. Sempre, sempre, sempre lì ad annotare tutti gli accidenti che capitano al nostro piccolo schifoso io.
– La vita è una partita, figliolo. La vita è una partita che si gioca secondo le regole.
– Sì, professore. Lo so. Questo lo so.
– Partita un accidente. Una partita. È una partita se stai dalla parte dove ci sono i grossi calibri, tante grazie – e chi lo nega. Ma se stai dall’altra parte, dove di grossi calibri non ce n’è nemmeno mezzo, allora che accidenti di partita è? Niente. Non si gioca.
Se una ragazza quando arriva è carina, chi se ne infischia che è in ritardo? Nessuno.
Questo è il guaio con le ragazze. Ogni volta che fanno una cosa carina, anche se a guardarle non valgono niente o se sono un po’ stupide, finisce che quasi te ne innamori, e allora non sai piú dove diavolo ti trovi. Le ragazze. Cristo santo. Hanno il potere di farti ammattire. Ce l’hanno proprio.
Sono quasi sicuro che mi gridò “Buona fortuna!” Spero di no. Accidenti, spero proprio di no. Io non griderei mai “Buona fortuna!” a nessuno. È tremendo, se uno ci pensa.
Certe cose dovrebbero restare come sono. Dovreste poterle mettere in una di quelle grandi bacheche di vetro e lasciarcele. So che è impossibile ma è un gran peccato lo stesso.
Un odore come se fuori piovesse, anche se non pioveva, e tu fossi nell’unico posto comodo, asciutto e caldo del mondo.
Avevo sedici anni, allora, e adesso ne ho diciassette, e certe volte mi comporto come se ne avessi tredici. È proprio da ridere, perché sono alto un metro e ottantanove e ho i capelli grigi. Sul serio.
Spero con tutta l’anima che quando morirò qualcuno avrà tanto buonsenso da scaraventarmi nel fiume o qualcosa del genere. Qualunque cosa, piuttosto che ficcarmi in un dannato cimitero. La gente che la domenica viene a mettervi un mazzo di fiori sulla pancia e tutte quelle cretinate. Chi li vuole i fiori, quando sei morto? Nessuno.
La gente pensa sempre che le cose siano del tutto vere.
Vi sembrerà una cosa da niente, lo capisco, ma era fantastica quando la tenevate per mano.
La maggior parte delle ragazze, provate a tenerle per la mano, e quella maledetta mano o muore nella vostra, o loro credono di dover continuare a dimenarla tutto il tempo, come se avessero paura di annoiarvi o che so io.
Jane era un’altra cosa.
Certe volte mi comporto come se fossi molto più vecchio di quanto sono – sul serio – ma la gente non c’è caso che se ne accorga. La gente non si accorge mai di niente.
È buffo. Basta che diciate qualcosa che nessuno capisce e fate fare agli altri tutto quello che volete.
Un sacco di gente, soprattutto questo psicanalista che c’è qui, continuano a chiedermi se quando tornerò a scuola a settembre mi metterò a studiare. È una domanda così stupida, secondo me. Voglio dire, come fate a sapere quello che farete, finché non lo fate? La risposta è che non lo sapete. Credo di sì, ma come faccio a saperlo?
Guardate la maggior parte della gente, impazziscono per le macchine… e se si comprano una macchina nuova già cominciano a pensare di “darla dentro” per una ancor più nuova. A me non piacciono neanche le macchine vecchie. Non mi interessano. Preferirei un dannato cavallo. Un cavallo per lo meno è umano.
Ecco una cosa che mi fa perdere le staffe. Quando la gente dice le cose due volte, dopo che uno gli ha dato ragione la prima volta.
Si capisce subito quando i ragazzini ce l’hanno con voi. Non ridono, niente da fare.
Il sesso è una cosa che francamente non capisco troppo. Non sapete mai dove diavolo siete.
Devo persino andare al gabinetto, quando una cosa mi fa stare in pensiero. Solo che non ci vado. Sono troppo in pensiero per andarci. Non voglio smettere di stare in pensiero per andarci.
Lui non sopportava di sentirsi chiamare stronzo. Tutti gli stronzi non sopportano di sentirsi dare dello stronzo
È buffo. Non raccontate mai niente a nessuno. Se lo fate, finisce che sentite la mancanza di tutti.
Prendete uno molto bello,o uno che si crede proprio un fenomeno. Beh…sta sempre a chiedervi di fargli un grosso favore. Siccome si amano follemente,credono che li amiate follemente anche voi,e che moriate dalla voglia di fargli un favore.
Si riconosce un uomo stolto dal fatto che è pronto a morire per una causa. Si riconosce un uomo saggio dal fatto che è pronto a vivere umilmente per una causa.
Era carina, mentre fumava. Aspirava e tutto quanto, ma non divorava il fumo come fanno quasi tutte le donne della sua età.
A chi precipita non è permesso di accorgersi né di sentirsi quando tocca il fondo. Continua soltanto a precipitare giù. Questa bella combinazione è destinata agli uomini che, in un momento o nell’altro della loro vita, hanno cercato qualcosa che il loro ambiente non poteva dargli. O che loro pensavano che il loro ambiente non potesse dargli. Sicché hanno smesso di cercare. Hanno smesso prima ancora di avere veramente cominciato.
Io sono il più fenomenale bugiardo che abbiate mai incontrato in vita vostra. È spaventoso. Perfino se vado all’edicola a comprare un giornale, e qualcuno mi domanda che cosa faccio, come niente dico che sto andando all’opera.
Ti succede mai di averne fin sopra ai capelli? Voglio dire, ti succede mai d’aver paura che tutto vada a finire in modo schifo se non fai qualcosa?
Ho detto di no, che non ci sarebbero posti meravigliosi dove andare dopo che avrò fatto l’università e tutto quanto. Sturati le orecchie. Sarebbe tutta un’altra cosa. Dovremmo scendere in ascensore con le valige e tutto. Dovremmo telefonare alla gente e salutarla e mandare cartoline dagli alberghi e via discorrendo. E io avrei un impiego, farei un sacco di soldi, andrei in ufficio col tassì e con l’autobus della Madison Avenue e leggerei i giornali e giocherei a bridge tutto il tempo e andrei al cinema a vedere un sacco di cortometraggi e di prossimamente e di cinegiornali.
I cinegiornali. Cristo onnipotente. C’è sempre qualche idiotissima corsa di cavalli, qualche gran dama che spacca una bottiglia su una nave e uno scimpanzé in pantaloni su una dannata bicicletta.
Io credo che uno di questi giorni ti toccherà scoprire dove vuoi andare. E allora devi metterti subito in marcia. Ma immediatamente. Non puoi permetterti di perdere un minuto.
Io abito a New York, e pensavo al laghetto di Central Park, vicino a Central Park South. Chi sa se quando arrivavo a casa l’avrei trovato gelato, mi domandavo, e se era gelato, dove andavano le anitre? Chi sa dove andavano le anitre quando il laghetto era tutto gelato e col ghiaccio sopra. Chi sa se qualcuno andava a prenderle con un camion per portarle allo zoo o vattelapesca dove. O se volavano via.