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Luciano Spalletti (Certaldo, 7 marzo 1959) è un allenatore di calcio italiano, commissario tecnico della nazionale italiana.
L’allenatore toscano è un fine comunicatore e lo ha già dimostrato nelle importanti esperienze tra Roma, Zenit, Inter e la piazza di Napoli.
Presento una raccolta delle frasi più celebri e famose di Luciano Spalletti. Tra i temi correlati Le frasi più celebri e belle di José Mourinho e Le frasi più celebri e belle di Maurizio Sarri.
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Le frasi più celebri e famose di Luciano Spalletti
Dopo Napoli-Cagliari, stagione 2021/22] Ero scarso da giocatore e da allenatore, poi mi sono fatto il mazzo e mi è capitato di vincere contro squadre e allenatori più forti.
Si può essere uomini o donne senza essere campioni, ma è impossibile diventare campioni senza essere veri uomini o vere donne.
Per vincere le partite dobbiamo essere forti ed essere vestiti da squadra forte: non esiste una maglia per vincere partite difficili ed una per vincere partite facili.
Per capire l’anima di Diego Armando Maradona va ascoltato quando cantava forse più che vedere le sue prodezze in campo. La sua grandezza è come faceva sentire gli altri e quando li faceva diventare grandi.
[2016, allenando la Roma] Uomini forti, destini forti, uomini deboli, destini deboli. Non c’è altra strada. [2012] Avvicinare Francesco all’area di rigore è come mettere la volpe vicina al pollaio: trova sempre lo spazio per creare terrore. [Nel 2006)E’ Totti il giocatore più forte al mondo. Dargli la palla è come metterla in banca, è lui l’allenatore di questa Roma.
Se Sarri avesse continuato a lavorare in banca, ora sarebbe ministro dell’economia.
[All’Inter, su questioni di calciomercato] Siamo in difficoltà e io sento sempre che fate sempre le stesse domande… È sotto gli occhi di tutti che ci manca un difensore centrale. Anche mia mamma di 90 anni lo sa. Cosa volete che vi dica di altro?”.Chi vuol lavorare con me deve sentirsi convinto. Anzi, deve sentirsi l’Inter, non un calciatore dell’Inter. Se no è inutile parlare di senso di appartenenza. I ragazzi non devono pensare ‘Io sono Candreva o Murillo, giocatore dell’Inter’, bensì ‘Io sono l’Inter!’. Bisogna avere a mente la grande storia di questo club.
Un conto è prendere uno con cui puoi parlare e che conosce il tuo calcio. Un altro se invece arriva il ragazzino che non capisce, si aspetta di giocare sempre e ti pianta il muso se vede poco il campo.
[Dopo la partita Inter-Crotone, 2018] Ci viene a mancare il supporto di essere convinti di avere determinate qualità o di avere la forza per reagire e non accettare mai quello che ti sta succedendo. Ho sempre detto che dipendiamo da noi stessi, bisogna andare a dar forza al nostro modo di pensare. Non ci dobbiamo fidare di quello che ci dicono, ma di quello che riusciamo a fare. Le certezze si ritrovano attraverso piccoli passettini in avanti giornalieri, in cui si creano obiettivi facili. Qualche volta bisogna anche vincere nel modo di fare e di preparare una cosa. Sentirsi vittoriosi, importanti, capaci di sviluppare un percorso. [Alla vigilia di Inter-Bologna, 2017] La squadra deve sapere che non siamo ancora così collaudati da inserire il pilota automatico. La squadra deve ancora tracciare il suo percorso curva dopo curva e c’è da sterzarci dentro in ogni curva [Alla vigilia di Inter-Bologna, 2017] Se loro danno 101% e noi 99%, quel 2% lì può fare la differenza. Dovremo essere tignosi perché nel calcio non si vive di rendita. Esattamente come a scuola quando dopo un voto positivo, se non studi, prendi un’insufficienza.Io non sono nato in Toscana, sono voluto nascere in Toscana. Infatti ho le gambe storte di chi fa solo sali e scendi e non può mai andare pari, su un terreno regolare. Guardi le mani. Anzi, no. Le tocchi proprio. Sono quelle di uno che ama stare nella campagna, potare le piante, dare da mangiare agli animali.