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Nella biografia che compare sui suoi libri si legge che “Fulvio Fiori è uno dei grandi autori di aforismi nel mondo”. Sinceramente, dopo diversi anni dedicati allo studio dell’aforisma contemporaneo, non me la sento di accogliere questa tesi. Non perché conosca autori più bravi di Fulvio Fiori, ma piuttosto perché – a differenza di altri generi letterari – non esiste un censimento nè tantomeno una bibliografia a livello mondiale (ma anche livello europeo) dei principali scrittori di aforismi contemporanei. Figli di una Musa minore, molti autori sono condannati a scrivere nella macchia, pubblicando su riviste o presso editori minori, e di loro – nonostante l’indubbio valore – non si hanno quasi informazioni.

Che comunque Fulvio Fiori abbia talento aforistico non è in discussione. Da pochi giorni è uscito presso Anima Edizioni un suo nuovo libro di aforismi che raccoglie una parte una parte dei suoi testi apparsi nel 1993 (Vivere mi piace da morire, Tranchida editore) e 1994 (Riflessioni trasparenti, Tranchida editore) e una maggioranza di testi inediti. Il libro in questione, uscito in questi giorni, si intitola Umorismo Zen, aFIORIsmi per sorridere ogni giorno e contiene circa 1000 aforismi.

Nella prefazione Fulvio Fiori scrive che gli “aFIORIsmi” sono un “fortunato gioco di parole tra il mio cognome e i normali aforismi – osservando noi stessi e il mondo, attimo per attimo, lungo l’arco di una vita, simbolicamente rappresentata qui dallo scorrere di un giorno dal preludio all’alba fino al sonno della notte”. E in una conferenza che ha tenuto nel 2008 in occasione del Primo meeting del World Aphorism Organization, “The World in a phrase: philosophy and the aphorisms” (l’associazione aforistica, partita sotto ottimi auspici è, ahimè, inattiva da quattro anni), Fulvio Fiori, mettendo in relazione l’aforisma con la filosofia zen, afferma: “I pensieri sono la colonna sonora della nostra mente. Qualche volta sono ad alto volume, qualche altra più basso, ma sono sempre presenti. Al contrario, gli intervalli tra un pensiero e l’altro sono zone di silenzio. E sono l’essenza stessa della Filosofia Zen. Possiamo chiamare questi intervalli ‘il vuoto pieno’. Se li trovi, trovi te stesso, la luce, dio… il vuoto pieno è il nulla che dà senso al tutto (…) Il koan è una domanda paradossale, sorprendente, che i maestri usano per fermare la colonna sonora di pensieri che assorda la mente dei loro allievi, condizione necessaria per raggiungere l’illuminazione, un giorno, forse, chissà…”. Dopo aver riportato alcuni esempi di koan (tra cui la famosa domanda “Se questo è il suono di due mani (clap), qual è il suono di una mano sola?” Fulvio Fiori afferma “che l’aforisma è figlio del koan, o suo cugino, nipote, fratello… perché ha lo stesso obiettivo: spegnere la colonna sonora dei pensieri; e favorire nuovi modi di pensare, o di non pensare”. Certo tra l’aforisma e il koan ci sono alcune differenze: “Il koan aiuta a raggiungere ‘l’illuminazione’, un grande cambiamento nella visione della vita. L’aforisma aiuta a raggiungere una ‘piccola illuminazione’, su qualcosa di specifico, su un particolare soggetto, ma lo può fare per ogni aspetto del mondo. Il koan ha bisogno di una o due brevi frasi, l’aforisma ha bisogno di poche parole. Il koan chiede di meditare per lungo tempo per trovare la soluzione, l’aforisma non chiede niente, semplicemente di trovare quello che si vuole. Come il koan, l’aforisma è perfetto per il nostro stile di vita, sempre occupato e con poco tempo a disposizione”.

L’afiorisma di Fulvio Fiori offre, come scrive ancora lo stesso autore, “una esperienza istante per istante, sorridente, alla ricerca della illuminazione”. Illuminazione che in qualche modo – “attraverso la fulminea brevità di un lampo” – costituisce un rovesciamento di noi stessi e delle nostre errate percezioni del mondo. Nei diversi capitoli del libro Umorismo Zen, aFIORIsmi per sorridere ogni giorno – “che scorrono in modo diverso seguendo il moto del Sole e della Luna, in un cammino di evoluzione linguistica e umoristica che passa sugli stessi punti salendo a spirale verso consapevolezze nuove, potenzialmente più alte, alla ricerca della luce” – l’autore cerca quindi illuminare il lettore troppo adagiato sulle apparenti e logore forme della realtà e del pensiero, trasmettendogli il messaggio che ogni aspetto delle cose è relativo (“Relatività: la parole giudice deriva sia da giudizio che da Giuda” recita un aforisma, e un altro afferma “E se la giusta direzione del fiume fosse quella indicata dai salmoni?”). Questo processo linguistico di illuminazione e sorpresa e relativizzazione si effettua attraverso la forma del paradosso e dell’antitesi e soprattutto tramite il gioco di parole. Nel primo caso spesso l’autore gioca sulla contrapposizione di due parole o concetti antitetici e opposti (“Nello spazio la luce viaggia al buio”, “La civiltà dell’industria diventa la barbarie della natura”,”Nell’impossibilità di non essere qualcun altro, un giorno mi toccherà essere me stesso”, “pur di arrivare in cima è dispoto a toccare il fondo”). Nel secondo caso, sulla scia di Marcello Marchesi, anche lui esperto di testi pubblicitari, Fulvio Fiori ci sorprende con calembour (a partire dalla parola stessa “afiorismi” contenuta nel titolo), variazioni di proverbi (“La noia porta sbadiglio”), nonsense (“L’alfabeto Morse. Poi chiese scusa”), definizioni (“Attore: sono me stesso solo quando sono qualcun altro”), notiziari immaginari (“Fermato il responsabile degli incendi dolosi: un fiammifero che si era dato all’alcool”), slogan (“Il maiale vive da porco e muore da salame”), dialoghi e caratteri attraverso un uso molto vario di diversi modelli stilistici (si trova persino la gregueria di Gomez de la Serna. Ecco un esempio: “Le nuvole sono palloncini gonfiati ad acqua. Il fulmine è lo spillo che le buca. Ed ecco fatto un gavettone al mondo”).

Il cosiddetto “afiorisma” diventa una via del disinganno, una liberazione dell’uomo dalle sue maschere e stereotipi (“Il momento ideale per pensare è nella pause tra un pensiero e l’altro” scrive Fulvio Fiori), un processo mentale giocoso e umoristico in cui il male può scaturire dal bene, l’apparenza dalla realtà e viceversa. Come scrivevo prima, in Umorismo Zen sono presenti diversi modelli stilistici (tutti tendono alla brevità e alla ironia, ma non tutti sono aforismi, e per questo concordo sulla definizione di “afiorismi”). Presento qui di seguito una selezione di trenta forme brevi aventi una forma più vicina all’aforisma:

Fulvio Fiori, Umorismo Zen, aFIORIsmi per sorridere ogni giorno

IL COMPLESSATO
La mia inferiorità è superiore alla tua

PREVARICAZIONE.
La mia metà decide il doppio di me.

ANTIPATICO
Il mio torto è che ho ragione

ORGASMO
Se vuoi venire devi lasciarti andare

TASSE TASSE
L’invasione degli evasori

Lo cacciarono dalla compagnia: faceva la comparsa da protagonista

A un’età piuttosto avanzata le aspirazioni dell’uomo si riducono a due: inspirazione ed espirazione.

E se la giusta direzione dei fiumi fosse quella indicata dai salmoni?

La cosa migliore per vivere bene è avere un passato stupendo e non ricordarlo mai.

Essere se stessi è facile: siate il contrario di quello che non siete!

Aiuto un maniaco asessuale!

“Il marito di mia moglie e l’amante di mia moglie vivaddio coincidono!”

“Amore, non ti chiedo di addolcirmi la cicuta, ma almeno non amareggiarmi lo zucchero!”

Attenzione, a volte la stupidità più profonda si nasconde sotto quella più superficiale!

Relatività: la parole giudice deriva sia da giudizio che da Giuda.

Una cosa stupida detta da un uomo intelligente ci fa dubitare di lui, una intelligente detta da uno stupido ci fa dubitare di noi (e viceversa).

Poverino, taceva sempre e sproposito…

Avete mai chiesto a una bugia che cosa ne pensa della verità.

Cosa direbbe l’Universo se l’Infinito chiedesse più Spazio?

Un giorno l’Eternità invitò Passato Presente e Futuro a passare un po’ di tempo con Lei. Il Passato arrivò in ritardo, il Futuro in anticipo e il Presente in perfetto orario. L’Eternità invece ancora non si vede. Sapete com’è, lei può prendersi tutto il Tempo che vuole.

In realtà il pensiero non esiste: è solo una creazione della nostra mente.

Le persone eccezionali sono poche, quelle normali nessuna.

In fondo però, non mi piace discutere con me, perché comunque vada a finire ho ragione io.

Un uomo morì all’inizio della sua lunghissima vita. Ebbe un solo slancio vitale: quando esalò il suo ultimo respiro.

Indossò per anni un abito mentale di tre taglie più piccolo del suo. Poi se ne fece confezionare uno su misura. Subito gli amici cominciarono a dire che gli stava largo…

Era molto spiritoso, in punto di morte disse: “Tra poco sarò un morto appena nato”.

Il suo più grande sogno era di esaudire i desideri degli altri. Purtroppo non fu mai esaudito.

Nella vita, quanto costa non avere un prezzo?

Il momento ideale per pensare è nella pause tra un pensiero e l’altro

Paura improvvisa: forse il giorno che riuscirò a tirare fuori tutto quello che ho dentro, non se ne accorgerà nessuno…

Come mai le cose che mi mancano di più sono quelle che ho già?

Nell’impossibilità di non essere qualcun altro, un giorno mi toccherà essere me stesso!

“Dio c’è!” se te lo dice la tua fede è una promessa, se te lo dice la religione è una minaccia.

Attenzione: la TV è così stupida che fa sembrare tutti intelligenti.

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Nota biografica 

Fulvio Fiori è attore, regista, tiene corsi di teatro, scrittura, comunicazione, speaker e direttore di doppiaggio, insegnante di arti marziali, esperto di visualizzazioni guidate, terapista reiki 3 livello. Nel 1999 vince il Premio Teatro Totale per la drammaturgia, nel 2003 il Premio Massimo Troisi per la migliore scrittura comica. E’ autore di Vivere mi piace da morire (Tranchida Editore, 1993 in classifica tra i libri più venduti per alcune settimane), Riflessioni trasparenti (1994, Tranchida editore), Lattuga l’isola dei ragazzi, 2001 consigliato dal telefono azzurro tra i migliori libri per l’infanzia, Il giorno che sono nato c’era sciopero delle cicogne (Guida editori, 2004), The art of pagot (Edizioni BD, 2009), Tutta colpa dell’innocenza (storie di cuore che aprono la mente, Tranchida editore, 2010).


I suoi aforismi sono stati tradotti e pubblicati sull’antologia dell’aforisma mondiale Geary’s guide to the world great aphorists, Bloomsbury, 2007 (Nota di Aforisticamente. Nell’antologia purtroppo mancano nomi autorevoli dell’aforisma italiano moderno come Ennio Flaiano, Leo Longanesi, Alda Merini, Gesualdo Bufalino e altri ancora). E’ autore di 17 commedie teatrali tutte rappresentate a Milano, Napoli, Roma, Torino, Pavia.