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Frasi BelleL'aforisma in Italia

Giuseppe Pontiggia, Le sabbie immobili

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Dino Basili scrive ironicamente in I violini di Chagall, “A volte il romanzo è costituito da quattro arcate più o meno ardite, che collegano cinque aforismi”.

Si potrebbe però aggiungere che esistono dei romanzi che, nelle loro arcate vertiginose, collegano tra di loro centinaia e centinaia di aforismi. Uno di questi è sicuramente il romanzo La grande sera di Giuseppe Pontiggia a proposito del quale, in un mio precedente ho usato il termine di “aforisma narrativo”. Uno dei più bei romanzi della letteratura italiana (Premio Strega 1989), che analizza il tema della nevrosi all’interno della società moderna e della relativa fuga, si trasforma in una delle più straordinarie e inesplorate raccolte di aforismi, ricca come è di paradossi, sentenze e definizioni (non è lo stesso Pontiggia che nell’introduzione al suo romanzo ci fornisce un indizio a tal riguardo parlando di “aforisticità insistita“?).

Un altro grande romanzo aforistico di Pontiggia è L’arte della fuga (1968), “costituito – come scrive bene Gino Ruozzi – da decine di minuscole sezioni talvolta composte da una sola frase o da una sola parola”. L’uso dell’aforisma all’interno della narrazione riemerge anche in molti altri romanzi di Pontiggia, a partire dal primo La morte in banca fino (1959) a Il raggio d’ombra (1983), Il giocatore invisibile (1978), Nati due volte (2000), seppure non in modo così insistito come in La grande sera.

Ma la scrittura aforistica di Pontiggia (“uno stile netto, sagace, divertente, che aderisce alle cose e alle persone disegnandone con pochi ed efficaci segni il ritratto” scrive ancora Ruozzi che gli ha dedicato ampio spazio nell’antologia Scrittori italiani di aforismi nonché un bellissimo libro intitolato Giuseppe Pontiggia, contemporaneo del futuro) si ritrova anche nei saggi critici. In particolare ricordiamo di Pontiggia Il giardino delle Esperidi (1984), L’isola volante (1996), – ma si veda anche la splendida prefazione a Scrittori italiani di aforismi, primo volume, dove viene coniato da Pontiggia questo splendido aforisma: “Definire che cosa sia l’aforisma è una definizione al quadrato, un aforisma impossibile” – , Prima persona (2002, quasi duecento testi, prevalentemente lunghi, in una intersezione tra racconto e saggio, memoria e diario che raccolgono i suoi album comparsi sul Sole 24 ore) e infine Le sabbie immobili, un divertentissimo libro, costituito da saggi brevi alternati a aforismi.

In questo articolo vorrei proprio parlare di Le sabbie immobili (pubblicato nel 1991, premio Satira politica a Forte dei Marmi nel 1992). In Le sabbie immobili l’aforisma è all’interno di un testo più grande (e quindi va estrapolato), in altri capitoli invece è isolato, in piccoli blocchi separati da spazi bianchi secondo lo schema classico della raccolta aforistica. Ad esempio nel capitolo Microcomico, a sua volta formato da tanti micro-capitoli.

In Le sabbie immobili l’aforisma diventa definizione di una sitazione o di una persona, a partire dalla preziosa e rivelatrice ambiguità di una parola (“Epocale. Mutamento epocale. Ce n’è ogni giorno” oppure “Recitare. Come recita la guida, la legge, la didascalia. In un paese di attori, anche l’orario ferroviario recita”). Quella che Pontiggia descrive è una società con le sue manie, i suoi tic, le sue nevrosi, soprattutto le sue maschere e le sue ipocrisie. Come scrive ancora Ruozzi: “Pontiggia parla con i toni e il registro che gli sono propri: comici, equilibrati, leggeri, spietati. La sobrietà pungente della lingua e il sapiente dosaggio tra la fitta angoscia e l’incoscienza in cui sembrano vivere parecchi protagonisti di questo teatrino sociale rendono ancora più sconsolato il paesaggio di Le sabbie immobili“. A proposito di Le sabbie immobili Maria Corti scrive anche che Pontiggia è un raffinato cui le inesattezze e grossolanità danno pari senso di fastidio degli errori; l’operetta può alla lontana ricordare il Dictionnaire des idées recues di Flaubert”)

A quasi otto anni dalla scomparsa di questo grande scrittore (nato a Como nel 1934 e morto a Milano nel 2003) presento qui di seguito una breve scelta di aforismi tratti da Le sabbie Immobili. Giuseppe Pontiggia è contro l’abuso delle raccolte/antologie di aforismi e citazioni. Egli scrive che per il rispetto dell’originale sintassi aforistica “ogni aforisma andrebbe idealmente collegato al suo contesto, anche nel caso di una raccolta curata dall’autore”. Presento qui di seguito alcuni aforismi tratti da un unico capitolo di Le sabbie immobili, Microcomico.

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Giuseppe Pontiggia, Le sabbie immobili, (Il Mulino 1991 e poi Oscar Mondadori, 2007)

VINCENTI Basta guardarli.

RILEGGERE Si usa per i classici che si leggono per la prima volta.

EPOCALE Mutamento epocale. Ce n’è ogni giorno.

AMORE-ODIO Onnipresente. Si ama-odia la madre, il padre, il figlio, la suocera, il cane, la città, il lavoro. Catullo “Odi et amo”. Prima l’odio, poi (ma era una crocifissione), l’amore. Oggi non si ama e non si odia più. Si ama-odia.

QUI LO DICO E QUI LO NEGO. C’è tutta l’Italia.

RECITARE Come recita la guida, la legge, la didascalia. In un paese di attori, anche l’orario ferroviario recita.

ONORARIO Il compenso dei professionisti di lusso. Alle origini si limitava all’onore del loro operato. Oggi è diventato una sovratassa.

CARISMA Parola che lo sta perdendo per averlo distribuito a troppi.

CULTURA Facile da definire. Tutto quello che non pensiamo sia cultura è cultura.

ONESTAMENTE Più che un avverbio è una perorazione, un appello. Fa pensare immediatamente al suo contrario, come le donne che invocavano il pudore quando stavano per perderlo.

SINCERAMENTE Lo stesso che onestamente. Sono sinceramente contento per te, credimi. Come credergli?

CONFERENZE STAMPA Sempre sovraffollate. Tenerle in locali sempre più piccoli per rendere il medesimo pubblico sempre più grande. Trentadue persone in un teatro si vedono a fatica. In una libreria rigurgitano sulla strada.

CRISI DI IDENTITA’ Esibita come carta d’identità da cantautori, casalinghe in diretta, scrittori in deliquio.

PRATICAMENTE Avverbio prediletto per ridurre l’ignoto al noto. Popolare tra gli studenti. Praticamente il misticismo di Caterina da Siena. Praticamente ciò che non sarà mai pratico è pratico.

ESATTO! Usato generalmente per ciò che non può esserlo. Definisce indefinibilmente i limiti di una persona, come una volta il borsello quelli di un uomo.

TRAVERSALE Ci si inciampa di continuo. Il partito degli italiani.

RECARSI Sinonimo “distinto” di andare. Amato dai burocrati e da chi ha imparato alle elementari che si va al gabinetto, ma ci si reca dal preside.

CONTENITORE Usato per trasmissioni radiofoniche e televisive che mescolano generi e personaggi diversi. Ricorda le pareti lisce, bianche, uguali dei containers e uno spazio vuoto. E’ un vocabolo perfetto.

CONNECTION Connessione affaristico-criminale che in politica, nonostante ogni prova, è indimostrabile. Paese di accusatori e di vittime, mai di colpevoli.

ECONOMIA SOMMERSA Fondata sul doppio lavoro e sul lavoro nero, è l’economia che ha permesso all’Italia di emergere in anni in cui l’economia emersa affondava.

CONSUMATORI Ha sostituito acquirenti, lettori, spettatori, eccetera. Evoca l’ingestione. I consumatori di musica girano con l’auricolare. Forse il termine ulteriore sarà evacuatori.

SOLDATI Operatori di pace.