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Frasi BelleL'aforisma in Austria

La scrittura aforistica di Franz Josef Czernin

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Chi legge il mio blog sa che l’aforisma contemporaneo è ricchissimo di forme e di contenuti che hanno totalmente “rinnovato” – talora anche “rinnegato” – quella forma mondana e aristocratica, velenosa e pungente, che nasce nella Francia del XVII secolo con La Rochefoucauld (un duca) come reazione alla Scolastica e alla Filosofia. Forma linguistica e di pensiero legata allo scetticismo, al paradosso ardito, al gioco brillante di parole, all’empirismo nichilista nel quale ogni sistema, ogni rivelazione, ogni riferimento sono diventati insopportabili.

In questo articolo vorrei citare uno scrittore austriaco, Franz Josef Czernin che pratica una scrittura aforistica assolutamente originale e lontanissima dalla scrittura pungente e velenosa che è nata nel 1665 con La Rochefoucauld. A riprova di quanto l’aforisma contemporaneo non debba essere inquadrato all’interno di un solo paradigma e sia un genere nient’affatto in declino.

Franz Josef Czernin, nato nel 1952 a Vienna, è uno dei principali scrittori austriaci. Dopo aver frequentato il liceo, studia dal 1971 al 1973 all’Indiana University (Bloomington, negli Stati Uniti). In seguito torna in Austria e dopo aver vissuto in diverse città, attualmente risiede a Steiermark. Czernin ha cominciato a pubblicare le sue prime opere nel 1980. E’ scrittore di aforismi, poeta, critico letterario (autore di numerosi saggi sulla poesia e sulla metafora) drammaturgo (insieme al Gruppo Viennese sperimenta un originale linguaggio teatrale) e traduttore (si segnala in particolare la traduzione dei Sonetti di Shakespeare). Per la sua opera ha ricevuto numerosi premi letterari, tra cui recentemente Il Premio Georg Trakl (2007).

Come poeta Franz Josef Czernin è autore di numerose raccolte che riprendono, attraverso una particolare reinterpretazione, alcune forme classiche che sono state abbandonate nella poesia moderna, la terzina, la sestina e il sonetto, con un sapiente uso di allitterazioni e rime da un lato, figure e metafore dall’altra secondo un modello che parte da Mallarmè e che si combina con il realismo delle immagini e con numerose riflessioni meta-letterarie.

Come aforista Franz Josef Czernin rinnova totalmente il genere. La prima pubblicazione aforistica è del 1985 ed è un’opera monumentale intitolata die aphorismen. eine einführung in die mechanik, otto volumi più un indice contenente migliaia di aforismi.

Nel 2005 segue un’altro libro di aforismi, das labyrinth erst erfindet den roten faden. Einführung in die Organik, più corto del precedente ma non meno complesso nei contenuti e nella forma.

Jean René-Lassalle che ha in preparazione la traduzione in francese di questo secondo volume (dovrebbe uscire nell’autunno del 2011 presso Editions Grèges, Montpellier 2011 con il titolo Le Labyrinthe d’abord invente le fil rouge) scrive che in Czernin “c’è una matematizzazione che richiama quella del Tractatus di Wittgenstein”. La scrittura aforistica di Czernin è – come scrive ancora molto bene Jean René-Lassalle – “una sorta di continuazione poetica del Tractatus (…) Alcuni aforismi di Czernin sembrano rispondere a dei punti precisi del Tractatus: “Per quelli che non credono in niente ogni grammatica non è che l’immagine di ciò per cui sono relazionati a se stessi” (FJ Czernin) richiama per esempio “I limiti del mio linguaggio rappresentano i limiti del mio mondo” e “Dio non si manifesta nel mondo” (Wittgenstein). Essendo implicito che qui non si tratta di per il poeta di combattere il filosofo ma di dialogare con lui”.

Leggendo gli aforismi di Czernin si ha l’impressione di un arabesco, una continua variazione, attraverso il cambiamento di poche parole, di alcuni temi ben definiti: la riflessione sul linguaggio, la poesia e l’aforisma, il rapporto tra parola e oggetto, tra parola e coscienza di sé, tra rappresentazione e rappresentato, tra il senso e la verità. Per fare un esempio, in das labyrinth erst erfindet den roten faden le riflessioni sulla poesia e sull’aforisma si ripetono, quasi allo stesso modo, quasi con le stesse parole, quasi come se fossero tenute insieme da un invisibile filo rosso (il roten faden del titolo). Così negli aforismi sull’aforisma presenti in das labyrinth erst erfindet den roten faden Czernin affronta il problema del rapporto tra aforisma e verità, attraverso decine e decine di sfaccettature di uno stesso prisma. Cito solo sei esempi:

“aforisma: affermare qualcosa, in modo da poterlo considerare per vero, e considerare qualcosa per vero, in modo da poterlo affermare.” (“aphorismus: etwas behaupten, damit man es für wahr halten kann, und etwas für wahr halten, damit man es behaupten kann”).

“aforisma: anche nel modo in cui affermi qualcosa, ti permette di provare se l’affermazione è vera o falsa”. (“aphorismus: auch wie du etwas behauptest, lässt dich erfahren, ob die behauptung wahr oder falsch ist”).

“aforisma: l’esperienza consiste anche in questo, individuare le circostanze in cui questa affermazione è vera così come quelle in cui è falsa”. (“aphorismus: das experiment besteht auch darin, die umstände ausfindig zu machen, unter denen diese behauptung wahr, wie auch jene, unter denen sie falsch ist”).

“aforisma: come se una affermazione volesse diventare essa stessa la verità, promettendola”. (“aphorismus: als wollte eine behauptung selbst die wahrheit werden, die sie verspricht”).

“aforisma: più la dichiarazione sembra fantastica, più hai bisogno di forza per scoprire le circostanze in cui è vera”. (“aphorismus: je phantastischer eine aussage scheint, desto mehr kraft brauchst du, um die umstände zu entdecken, unter denen sie wahr ist”).

“aforisma: una affermazione di una verità possibile è un gioco che può essere vinto solo se metto in questo gioco anche la sua eventuale falsità”. (“aphorismus: eine behauptung setzt eine mögliche wahrheit auf ein spiel, das nur dann gewonnen werden kann, wenn ich selbst ihr mögliches falschsein auf das spiel setze”).

Di fronte a questi aforismi, il cui senso è reversibile, permutabile, ri-coniugabile, sembra di trovarsi di fronte a una operazione di scrittura casuale dentro la quale però esiste qualcosa di assolutamente non casuale.

Il nostro scrittore di aforismi Mauro Parrini afferma che “Scrivere aforismi è come giocare a dadi: si gettano le parole, ma raramente si vince”. Si potrebbe dire che Czernin, nelle sue centinaia di combinazioni aforistiche, getti continuamente i dadi della parola cercando di vincere il senso del mondo.

Un’altra particolarità della scrittura di Czernin è che l’aforisma comincia sempre con la minuscola, quasi a sottolineare la perdita dell’autorialità e l’impossibilità di una scrittura piena e di una piena decifrazione. Ma la scrittura di Czernin è anche la scena di una drammaturgia dove c’è un dialogo continuo, quasi ossessivo, con alcuni autori (Wittgenstein, ma anche Swedenborg, Mallarmé, Borges, Karl Valentin, Novalis, Kafka, Lichtenberg e altri ancora. Su molti di questi autori Czernin ha anche scritto degli articoli di critica letteraria). Ecco tre esempi:

“wittgenstein: perchè si crede così facilmente, che qualcosa di determinato accada, quando le parole si riferiscono agli oggetti? (“wittgenstein: warum glaubt man so leicht, dass etwas bestimmtes geschieht, wenn worte sich auf gegenstände beziehen?”)

“borges: che l’inferno rappresentato, se non è il paradiso, non è quanto meno solamente l’inferno, è la sola speranza”. (“borges: dass die dargestellte hölle, wenn auch kein himmel, so doch nicht allein die hölle ist, ist die einzige hoffnung”).

“karl valentin: se fossi io stesso il mio cervello, non avrei più da pensare a me”. (“karl valentin: wäre ich selbst mein gehirn, dann müsste ich nicht mehr denken”).

Presento qui di seguito una selezione di venticinque aforismi tratta dalla prima parte di das labyrinth erst erfindet den roten faden. Per la traduzione dal tedesco all’italiano ho fatto riferimento sia al testo originale in tedesco sia, nei casi dubbi, alla traduzione in francese di Jean René-Lassalle di prossima presso Editions Grèges, Montpellier 2011. Tra l’altro Lassalle mi scrive che non esistono traduzioni degli aforismi di Czernin in altre lingue, a parte il francese).

Franz Josef Czernin, das labyrinth erst erfindet den roten faden, 2005

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in meiner lust am wort verspricht sich welcher gegenstand? in meiner lust an diesem gegenstand verspricht sich welches wort?

nel mio amore per la parola quale oggetto si inganna in ciò che dice? nel mio amore per questo oggetto quale parola si inganna in ciò che dice?

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circulus: welche behauptungen nehme ich ernst? die, die mich selbst auf ihr spiel setzen. welche behauptungen setzen mich selbst auf ihr spiel? die, die ich ernst nehme.

circolo: quali affermazioni io prendo sul serio? quelle che mettono me stesso nel loro gioco. quali afffermazioni mettono me stesso nel loro gioco? quelle che io prendo sul serio.

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wittgenstein: warum glaubt man so leicht, dass etwas bestimmtes geschieht, wenn worte sich auf gegenstände beziehen?

wittgenstein: perché si crede così facilmente che qualcosa di determinato accada, quando le parole si riferiscono agli oggetti?

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der körper selbst ist ausdruck der lust auf seine bezeichnung.

il corpo stesso è espressione del desiderio della sua designazione.

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aphorismus: etwas behaupten, damit man es für wahr halten kann, und etwas für wahr halten, damit man es behaupten kann.

aforisma: affermare qualcosa, in modo da poterlo considerare per vero, e considerare qualcosa per vero, in modo da poterlo affermare.

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adam: was für ein augenblick, da der begriff des menschen und ein mensch voneinander geschieden werden!

adamo: quale istante quando il concetto dell’umano e un essere umano si sono separati l’uno dall’altro!

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selbst-bewusstsein: es muss mich also zweimal geben, damit es mich einmal gibt.

coscienza di sé: bisogna dunque che io sia me stesso due volte, perché io sia una volta.

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hypostase: warum will in der poesie alles als körper in raum und zeit erfahren werden? – begriffe und zahlen ebenso wie laster und tugenden?

ipostasi: perché nella poesia tutto vuole essere percepito come corpo nel tempo e nello spazio? – i concetti e i numeri, come i vizi e le virtù?

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grammatik: worte versprechen die welt, doch geben sie nur ihren sinn.

grammatica: le parole promettono il mondo, ma danno soltanto il loro senso.

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was ein gedicht ergibt, ist immer das, was es nicht ist.

che cosa è una poesia, è sempre ciò che non è stato

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poesie: immerzu verwandelt sich eine wolke von zuständen in den sinn eines wortes, und der sinn eines wortes in eine wolke von zuständen.

poesia: continuamente, una nuvola di stati si trasforma nel senso di una parola e il senso di una parola in una nuvola di stati.

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gesellschaft: du gibst deinem körper fremde worte und deinen worten fremde körper.

società: tu doni al tuo corpo delle parole straniere e alle tue parole un corpo straniero.

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einander mitteilen: einen gemeinsamen körper herstellen oder zerstören?

comunicare gli uni con gli altri: costruire un corpo comune o distruggerlo?

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was schmerzen hat, ist das, was dich von dir trennt.

ciò che è dolore, è ciò che ti separa da te.

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gold: mit jedem wort verspricht die sprache den wert, den die dinge nur dann hätten, wenn keine sprache über sie nötig wäre.

oro: a ogni parola il linguaggio promette il valore che le cose avrebbero solamente se nessun linguaggio intorno ad esse fosse necessario.

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über das wasser im glas: zeigt, wie du glaubst, nur dir selbst etwas von dem, was du glaubst; – oder zeigt, wie du glaubst, nur den anderen etwas von dem, was du glaubst?

sull’acqua nel bicchiere: come credi che mostri solo a te stesso un po’ di quello che tu credi; – o credi che mostri solamente agli altri un po’ di quello che tu credi?

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welche merkmale des schmerzes oder der qual, die es darstellt, muss das gedicht selbst darstellen, und welche merkmale des schmerzes oder der qual darf es nicht darstellen, damit wir erfahren, dass der dargestellte schmerz, die dargestellte qual der eigentliche schmerz, die eigentliche qual seien?

Quali aspetti del dolore o del tormento che la poesia rappresenta, deve essa medesima rappresentare, e quali aspetti del dolore e del tormento non deve essa rappresentare affinché noi sentiamo che il dolore rappresentato e il tormento rappresentato possono essere un vero dolore e un vero tormento.

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borges: dass die dargestellte hölle, wenn auch kein himmel, so doch nicht allein die hölle ist, ist die einzige hoffnung.

borges: che l’inferno rappresentato, se non è il paradiso, non è quanto meno solamente l’inferno, è l’unica speranza.

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nur das gedicht selbst kann die lust des gegenstandes auf seinen sinn befriedigen!

solo la poesia stessa può appagare il desiderio dell’oggetto per il suo senso!

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der name ist der unerkannte teil seines gegenstandes, der gegenstand ist der unerkannte teil seines namens.

il nome è la parte non conosciuta del suo oggetto, l’oggetto è la parte non conosciuta del suo nome.

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imaginäres museum: die dinge sehen sich selbst mit deinen neuen augen, während du dich in ihren alten augen siehst.

museo immaginario: le cose si vedono esse stesse attraverso i tuoi occhi nuovi, mentre tu ti vedi nei loro occhi antichi.

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würde er dargestellt, und nicht nur bezeichnet, dann hätte dieser schmerz selbst etwas zu sagen.

se fosse rappresentato, e non solo designato, allora anche questo dolore avrebbe qualcosa da dire.

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logik: die form, die verhindert, dass wir das denken, was uns schmerz oder lust denken lassen würden.

logica: la forma che ci impedisce di pensare ciò che il dolore o il piacere ci farebbe pensare.

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wie, wenn die möglichkeit zu lügen der beweis dafür ist, dass nicht alle menschen sterblich sind?

e, se la possibilità di mentire fosse quindi la prova che non tutti gli uomini sono mortali?

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welcher zweig stellt seinen baum dar und welcher baum jeden seiner zweige?

quale ramo rappresenta il suo albero e quale albero ciascuno dei suoi rami?

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wald: man kann sich das, was geschieht, wenn sich worte auf gegenstände beziehen, gar nicht dunkel genug vorstellen.

foresta: mai quello che accade, quando le parole si riferiscono a degli oggetti, è abbastanza buio da poterlo immaginare.

2 Comments

  • Luca Ormelli ha detto:

    Per quanto mi riguarda l’aforisma è trattatistica in miniatura; non perché in confronto all’estensione di quella esso sia costretto in una forma ridotta ma perché, e a differenza di quella, è squisito artigianato del pensiero, oreficeria vocabolaria. Un saluto.

  • Drew Byrne. ha detto:

    To translate an aphorism into Italian from the original German (or, occasionally, from a previous French translation) and then, finally, into English, is a very bold thing to do… perhaps it is time to consider exchanging one’s automatic dictorgrammic-translator for a very human dictophonic-dictator?