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Frasi BelleL'aforisma nelle Isole Mauritius

L’aforisma nelle Isole Mauritius: Yusuf Kadel e Umar Timol

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Chi avrebbe mai pensato che le Isole Mauritius sono una terra molto generosa verso gli aforismi?

Nelle isole Mauritius è nato e vissuto Malcolm de Chazal, considerato uno dei più grandi scrittori di aforismi, autore del libro Sens Plastique, pubblicato a Parigi nel 1948, a mio parere uno dei più libri aforistici del novecento (e purtroppo del tutto sconosciuto in Italia, nonostante alcuni suoi aforismi amputati e mal tradotti girino in rete senza alcun pudore!). Di Malcom de Chazal il critico francese Paulhan scrisse nell’introduzione “Questo singolare Malcolm de Chazal, questo ingegnere delle Isole Mauritius da cui il libro è caduto in Francia, qualche mese addietro, veramente come un osso, come una pietra venuta da un altro pianeta”.

Quelli di Chazal sono aforismi magici e surreali (“I gradi della scala del mondo si mescolano e si rimescolano, si attraversano e si infiltrano e danzano l’uno dentro l’altro, e il fiore davanti all’uomo non ha più onta di amare nè la pietra di riflettere” scrive ancora Paulhan). Ecco alcuni esempi: ”

La bocca è la stazione di partenza del riso, e l’occhio ne è il termine. Molto tempo dopo che la bocca si è chiusa, l’occhio ride ancora“.

Le cime delle montagne sono le spine dorsali del vento“.

Gli oggetti sono i fermagli sulle tasche dello spazio“.

L’eredità di Malcolm de Chazal (muore nel 1981 a Curepipe) viene da raccolta da due aforisti contemporanei, entrambi residenti nelle Isole Mauritius: Yusuf Kadel e Umar Timol.

Yusuf Kadel, poeta e drammaturgo, è nato nel 1970 a Beau-Bassin. Ha scritto sia opere teatrali come Bagdad Blues, 1995, Mort d’un Paillard, 1996, Un septembre noir, 1998 sia raccolte poetiche Moisson de cristal, 1993, Surenchairs – poésie, 1999 e Soluble dans l’œil – poésie, 2010 (selezione del premio contintentale delle giovani speranze africane). Coordina la rivista di poesia Point Barre.

La forma delle poesie di Kadel ricorda molto da vicino sia gli haiku giapponesi che i frammenti aforistici di Malcolm de Chazal (“una mistica dello sguardo interiore, tra la carne e la terra” scrive di Kadel un critico). Yusuf Kadel scrive delle poesie brevi, ritmate, cesellate, con una chiusa sovente sentenziosa. Alcune delle poesie di Kadel sembrano dei veri e propri aforismi in versi. I temi sono la carne, la morte, l’infinito, il tempo, lo spazio cosmico, gli elementi della natura, la femminilità. Yusuf Kadel è la dimostrazione di come l’aforisma tradizionale abbia riscritto e reinterpretato se stesso, prendendo direzioni diverse dall’aforisma velenoso e paradossale, rigorosamente in prosa, che abitualmente conosciamo. Come nell’aforisma di Chazal, così in quello di Kadel l’universo diventa solubile nell’occhio del poeta (da qui il titolo della ultima raccolta “Soluble dans l’oeil”), ma anche pillola effervescente gettata nel bicchiere della realtà, che ci esorta a leggere “con le mani posate sugli occhi, per vedere altrimenti”. In luogo di due oggetti, l’immagine non ne lascia che uno, in un processo di costruzione e ricostruzione continuo. L’aforisma poetico di Kadel si allontana dall’aforisma tradizionale per la sua mancanza di cinismo, velenosità e moralismo, ma se ne avvicina per la brevità della forma, il paradosso dell’immagine, la sentenziosità, un sottile humour e la capacità di capovolgere il mondo reale.

L’altro scrittore mauriziano è Umar Timol, coetaneo di Yusuf Kadel (1970) e nato anche lui nelle Isole Mauritius a Réduit, che ogni tanto lascia per brevi spostamenti in Francia. Nella biografia che mi ha inviato si legge che è autore di tre raccolte poetiche “La Parole Testament suivi de Chimie“, “Sang” et “Vagabondages” pubblicate presso Harmattan. Alcune sue poesie sono state incluse nel 1999 nell’antologia della nuova poesia mauriziana (Anthologie de la nouvelle poésie mauricienne) che include cinque giovani poeti mauriziani. Ha anche scritto dei racconti, mentre come aforista ha pubblicato nel 2004 la raccolta “Les affreurismes” (un bel titolo-calembour, non traducibile in italiano).

Gli aforismi di Umar Timol sono tradizionali, leggeri, ironici, pungenti, nella scia che va da Rochefoucauld a Oscar Wilde. Ma alcuni aforismi ricordano per lo stile quelli magici e surreali di Malcolm de Chazal. Ecco alcuni esempi “Marea: Luna che adesca il mare”, “Marée : Lune qui aguiche la mer”, “Le ciglia battono il tamburo del desiderio”, “Les cils battent les tambours du désir”, “Il sorriso di una bella donna: valanga di stelle su una mezzaluna” “Le sourire d’une belle femme : avalanche d’étoiles sur une demi-lune”. I temi di Affreurismes sono quelli di ogni raccolta aforistica, con una particolare attenzione sul rapporto uomo e donna. Così sono davvero abbondanti e anche ben congegnati gli aforismi sulla donna, l’amore, il fidanzamento, il matrimonio, il divorzio. Da segnalare l’aforisma finale della raccolta, un bel aforisma sull’aforisma: “Il faut éviter de prendre le fabricant d’aphorismes au sérieux car il a un scalpel à la place du cerveau”.

Presento qui di seguito una selezione di poesie in forma aforistica di Yusuf Kadel tratte da Surenchairs (1999) e Soluble dans l’œil (2010) e di aforismi di Umar Timol tratti da Affreurismes (2004)

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Yusuf Kadel, Poesie tratte da Surenchairs e Soluble dans l’œil

Le sang
rougit dès qu’il s’expose le sang
n’est guère fait pour l’œil !
mais notre peau n’a
pas d’oreilles

Il sangue
arrossisce appena si mostra il sangue
non è fatto per l’occhio
ma la nostra pelle non ha
delle orecchie

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Le vent
ne sait où logent ses reins le vent
a trop traîné pour être sobre
on le reçoit plus volontiers
sur le palier qu’au salon

Il vento
non sa dove alloggino le sue reni il vento
si è troppo trascinato per essere sobrio
lo si riceve più volentieri
in pianerottolo che in sala

**

La sueur
est payée d’avance la sueur
jamais ne rembourse…
la sueur tire des poches
aussi amples que les nôtres

Il sudore
è pagato in anticipo il sudore
giammai rimborsa…
il sudore disegna delle tasche
ampie come le nostre

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Le ciel
nous dit non le ciel
dénie sa légende
le ciel est bleu comme
la glace

Il cielo
ci dice no il cielo
nega la sua leggenda
il cielo è blu come
il ghiaccio

**

Le feu
par charité
jettera-t-il un
jour les dents ?

Il fuoco
per carità
getterà un
giorno i denti?

**

Le soleil
va sous voile le soleil
est pudique mais curieux au soleil rien
n’échappe – ou presque
mais ce qu’il ne voit nous ne le
voyons pas non plus

Il sole
va sotto un velo il sole
è pudico ma curioso al sole niente
sfugge – o quasi
ma ciò che non vede noi non lo
vediamo più

**

Le verre
est frêle car tracé de regards le verre
volontiers regagnerait l’sable
il fait moins sûr sous nos yeux
que sous nos pas

Il vetro
è fragile perché tracciato di sguardi il vetro
volentieri ritornerebbe nella sabbia
si sente meno sicuro sotto i nostri occhi
che sotto i nostri passi

**

Le désert
a cerné le soleil le désert
affiche le front large des vainqueurs
le désert n’a
d’épaule pour personne !

Il deserto
ha individuato il sole il deserto
ostenta la fronte larga dei vincitori
il deserto non ha
una spalla per nessuno!

**

La nuit
est pleine lorsque la lune est vide la lune
s’ingère et la nuit
s’en félicite
le noir… se gorge du
blanc

La notte
è piena quando la luna è vuota la luna
inghiotte se stessa e la notte
se ne felicita
il nero… si rimpinza del
bianco

**

Le bonheur
n’a pas d’histoire le bonheur
est transparent
dans le bonheur
nul ne se voit

La felicità non ha storia la felicità
è trasparente
nella felicità
non si vede nulla

**

Le fer
nous bat
quand il est froid…

Il ferro
ci batte
quando è freddo…

**

La lumière
écorche ce qu’elle touche
nous appelons “ombres” nos enveloppes
déposées

La luce
scortica ciò che essa tocca
noi chiamiamo “ombre” i nostri involucri
messi a terra

**
La jalousie est à l’amour
Ce que la fumée est au feu

La gelosia è all’amore
Quello che il fumo è al fuoco

**

Le cœur qui suppure
Vaut
Le cœur qui soupire

Peu importe le verbe
Pourvu que le cœur y soit

Il cuore che suppura
Vale
Il cuore che sospira

Poco importa la parola
Basta che vi sia il cuore

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La bouche est le Temple
Et le baiser
la prière

La bocca è il Tempio
E il bacio
la preghiera

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Dieu ? L’homme au Futur et au Passé
L’homme ? C’est Dieu à l’imparfait

Dio? L’uomo al Futuro e al Passato
L’uomo? E’ Dio all’imperfetto

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Pour être poète
il faut apprendre à fermer les yeux
Pour être prophète
il faut savoir quand les rouvrir

Per essere poeta
bisogna imparare a chiudere gli occhi
Per essere profeta
bisogna sapere quando aprirli

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Accrochée à chaque battement de paupières
La mort nous fait de l’œil

Attaccata a ogni battito di ciglia
La morte ci fa sempre l’occhiolino

**

Umar Timol, Aforismi tratti da Affreurismes (traduzione in italiano)

La depressione è il voto di castità dei nostri sensi.

Ammettiamo tutti i gusti musicali, ma soprattutto abbiamo a cuore concerti della nostra lode.

A vent’anni una donna dona il suo corpo in spettacolo, a sessant’anni è il suo corpo che si dona in spettacolo.

Omicidio della poesia. E’ stata trovata l’arma del delitto. E’ un buon sentimento.

Ci sono due tappe nell’amore. Si comincia ad amare l’altro per quello che non è. E si finisce per detestarlo per quello che è.

L’amore assomiglia curiosamente alla fede. Salvo che le conversioni sono più frequenti.

Ogni poesia è un suicidio mancato.

La conversazione è ascoltarsi con le orecchie degli altri.

Fanatico: un essere che l’ambiguità terrorizza.

A venti anni si vuole cambiare il mondo, a trent’anni si vuole cambiare di mondo.

Marea: la luna che adesca il mare.

Delizioso, cremoso, delicato, leggero, superiore a tutto e nirvana di tutti gli istanti?
Parlare male degli altri.

Un analfabeta che decifra i geroglifici. Questa è l’uomo che cerca di capire la donna che ama.

La donna annuncia al suo amante: Il cielo è blu. E l’amante risponde: Tu sei un grande filosofo, mio angelo.

Prima: La tua voce è quella di una gazzella, melodiosa e dolce. Dopo: La tua voce è quello di una megera, rauca e stridula. Il matrimonio fa l’orecchio più raffinato.

Ciò che eccita la donna al grado massimo? La dimensione del portafoglio dell’uomo.

Le ciglia battono i tamburi del desiderio.

I borghesi hanno inventato la piccola borghesia per schiavizzare i poveri.

Il matrimonio è come il giardinaggio. È il miglior giardiniere colui che sa che l’erba raramente è più verde altrove.

Il fidanzato si immagina cavaliere per liberare la principessa. Lo sposo si scopre un valletto al servizio della regina.

I giovani esprimono la loro rivolta conformandosi in modo rigoroso alla moda.

La morte è la beatitudine dei depressi.

Il sesso è una melodia che termina con una cacofonia.

Il timido è cieco dalla bocca.

Il sorriso di una bella donna: una valanga di stelle su una mezza luna.

Il poeta mauriziano e il suo pubblico: una bistecca in un menù vegetariano.

L’arte e i mauriziani: la carovana passa e i cani dormono.

Primo amore: il prologo che amerebbe essere un epilogo.

Il matrimonio e la routine si assomigliano come due gocce di cianuro.

Flirtare o l’arte del sottointeso al suo parossismo.

Il matrimonio segna l’ineluttabile divorzio dall’amore.

I bambini che piangono: una melodia che sorge dai denti di una sega.

L’etica e i politici o i vestiti e i nudisti.

Gli errori di gioventù sono i malumori della vecchiaia.

In ogni uomo c’è un cadavere che attende di vedere la luce del giorno.

Il poeta e il matrimonio. Impossibile mettergli la corda al collo perché vive con la testa tra le nuvole.

La bocca ha il bernoccolo della vanità.

Bisogna evitare di prendere il fabbricante di aforismi sul serio, perché ha uno scalpello al posto del cervello.

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Umar Timol, Aforismi tratti da Affreurismes (Versione originale)

La dépression est le voeu de chasteté de nos sens.

Nous avouons tous des préférences musicales mais nous chérissons surtout les concerts de nos louanges.

A vingt ans une femme donne son corps en spectacle, à soixante ans c’est son corps qui se donne en spectacle.

Meurtre du poème. On a retrouvé l’arme du crime. C’est un bon sentiment.

Il y a deux étapes à l’amour. On commence par aimer l’autre pour ce qu’il n’est.

pas. Et on finit par le détester pour ce qu’il est.

L’amour ressemble curieusement à la foi. Sauf que les conversions sont plus fréquentes.

Tout poème est un suicide raté.

La conversation c’est s’écouter avec les oreilles des autres.

Fanatique: être que l’ambiguïté terrorise.

A vingt ans on veut changer le monde, à trente ans on veut changer de monde.

Marée : Lune qui aguiche la mer.

Délicieux, onctueux, subtil, léger, supérieur à tout et nirvana de tous les instants ? Dire du mal des autres.

Un illettré qui déchiffre des hiéroglyphes. Tel est l’homme qui tente de comprendre la femme qu’il aime.

La femme annonce à son amoureux : Le ciel est bleu. Et l’amoureux répond : Tu es un grand philosophe mon ange.

Avant : Ta voix est celle d’une gazelle, mélodieuse et douce. Après : Ta voix est celle d’une mégère, éraillée et grinçante. Le mariage rend l’oreille plus fine.

Ce qui excite, au plus haut point, la femme ? La taille du portefeuille de l’homme.

Les cils battent les tambours du désir.

Les bourgeois ont inventé les petits bourgeois pour asservir les pauvres.

Le mariage est semblable au jardinage. Est le meilleur jardinier celui qui sait que l’herbe est rarement plus verte ailleurs.

Le fiancé s’imagine chevalier à la rescousse de la princesse. Le marié se découvre valet au service de la reine.

Les jeunes expriment leur révolte en se conformant de façon rigoureuse à la mode.

La mort est la béatitude des dépressifs.

Le sexe est une mélodie qui se termine en cacophonie.

Le timide est aveugle de la bouche.

Le sourire d’une belle femme : avalanche d’étoiles sur une demi-lune.

Le poète mauricien et son public : Du steak au menu de végétariens.

L’art et les mauriciens : La caravane passe et les chiens dorment.

Le premier amour : prologue qui aimerait être épilogue.

Le mariage et la routine se ressemblent comme deux gouttes de cyanure.

Flirter ou l’art du sous-entendu à son paroxysme.

Le mariage signale l’inéluctable divorce de l’amour.

Bébés qui pleurent : mélodie en dents de scie.

L’éthique et les politiciens ou les vêtements et les nudistes.

Les erreurs de jeunesse sont les malheurs de la vieillesse.

En tout homme il y a un cadavre qui attend de voir le jour.

Le poète et le mariage. Impossible de lui mettre la corde au cou car il vit la tête dans les nuages.

La bouche a la bosse de la vanité.

Il faut éviter de prendre le fabricant d’aphorismes au sérieux car il a un scalpel à la place du cerveau.

4 Comments

  • M. ha detto:

    La felicità non ha storia la felicità
    è trasparente
    nella felicità
    non si vede nulla
    Mi piacciono molto i risultati “metaforici” (virgoletto: lo intendo in senso esteso, posnovecentesco) del primo, e quello citato in partcolare per la direzione in cui vada letto: 1) se ulteriore paradosso: la felicità è trasparente e non si vede e tttavia i precedenti così visivi (quelli più “corporali”) sembrano un modo di chiamarla in campo o di avvicinarvisi, la felicità; 2) per l’equivalenza che pone tra l’essere visti e avere una storia: questo è un aspetto che già mi sembra sconfini un po’ dal “tipico” dell’aforisma, anche visivo: che allo svoglimento e alla fnzione del tempo sembra in qualche modo rinunciare…
    Un paio di impressioni che volevo condividere (anche per capire se sano solo mie)

  • L’aforisma poetico (con le sue “metafore ammaliatrici” se posso usare anch’io un virgolettato) non è una forma chiusa, perfetta, autosufficiente come la massima. Non chiude e definisce, ma al contrario “indefinisce”, apre il senso, dis-aforizza… Secondo me questo aforisma di Kadel può essere letto in tutte e due le direzioni da lei indicate, ma non solo, perchè è davvero “denso” nella sua “trasparenza”
    Concordo sul fatto che l’aforisma tradizionale abbia quasi sempre rinunciato allo svolgimento e alla funzione del tempo, tema che è davvero poco trattato.

  • M. ha detto:

    Sì, anche se forse resta problematico alla base il fatto che la metafora come faceva notare Barthes è una figura della definizione: quello cui forse rinuncia il genere aprendosi alla modernità è la definizione concettuale, ma resta da vedere se non sia possibile un altro tipo di definizione, magari nell’immagine o nella figura (almeno è la mia sensazione – e direzione di lettura)
    Il problema del tempo invece mi sembra interessante in un senso proprio strutturale: non solo trattato come tema, ma proprio escluso dallo svolgimento dell’aforisma (anche se ne è una componente in quelle sue forme più filosofiche, o che comunque mettono in mostra un ragionamento nel suo procedere più o meno sillogistico, concatenato), sarà per la presenza degli spazi bianchi o per la sua concentrazione formale estrema

  • Il francese Pascal Quignard, che è ha fatto delle lucidi riflessioni sul frammento e sull’aforisma, scrive che “lo spazio bianco è la più alta forma di punteggiatura”, una specie di punteggiatura al quadrato, qualcosa che rompe continuamente il ritmo. Potrebbe essere questa una delle spiegazioni per cui il tempo viene escluso dallo svolgimento dell’aforisma.
    L’osservazione che l’aforisma rinunci alla definizione concettuale, aprendosi a una altra definizione, quella dell’immagine e della figura, è davvero molto acuta.
    E’ una direzione di lettura su cui provo a riflettere, perché a mio parere è gravida di spunti.
    Grazie ancora per le sue osservazioni