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Gianluca Vialli (Cremona, 9 luglio 1964) campione della Sampdoria e della Juventus, allenatore di Chelsea e Watford e dirigente sportivo della Nazionale italiana, da 5 anni affronta un tumore al pancreas.
Presento una raccolta delle frasi più belle di Gianluca Vialli tratte dalle interviste e dal suo libro “Goals” (Mondadori, 2019). Tra i temi correlati Le più belle frasi motivazionali, 90 Frasi motivazionali per lo sport, Frasi, citazioni e aforismi sul calcio e i calciatori e Frasi, citazioni e aforismi sul cancro e il tumore.
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Le frasi più belle di Gianluca Vialli
So come si fa. Ma ogni volta che calci per fare gol, è sempre come la prima volta: hai bisogno di un bel po’ di coraggio. E, anche, di un pizzico di fortuna.
(Dal libro Goals, 98 storie + 1 per affrontare le sfide più difficili)
I want to inspire people. I want someone to look at me and say: because of you, I didn’t give up [Voglio ispirare le persone. Voglio che qualcuno mi guardi e dica: grazie a te, non ho mollato] (Dal libro Goals, 98 storie + 1 per affrontare le sfide più difficili)
L’uomo che dedica tutto se stesso al raggiungimento di un obiettivo, che sa entusiasmarsi e impegnarsi fino in fondo e che si spende per una causa giusta. L’uomo che, quando le cose vanno bene, conosce finalmente il trionfo delle grandi conquiste e che, quando le cose vanno male, cade sapendo di aver osato. Quest’uomo non avrà mai un posto accanto a quelle anime mediocri che non conoscono né la vittoria, né la sconfitta.
(Discorso tenuto ai giocatori della nazionale italiana prima della finale a Wembley contro l’Inghilterra)
Non è colui che critica a contare, né colui che indica quando gli altri inciampano o che commenta come una certa azione si sarebbe dovuta compiere meglio.
L’onore spetta all’uomo nell’arena. L’uomo il cui viso è segnato dalla polvere, dal sudore e dal sangue. L’uomo che lotta con coraggio, che sbaglia ripetutamente, sapendo che non c’è impresa degna di questo nome che sia priva di errori e mancanze.
(Discorso tenuto ai giocatori della nazionale italiana prima della finale a Wembley contro l’Inghilterra)
Spero che la mia storia possa servire a ispirare le persone che si trovano all’incrocio determinante della vita. L’importante non è vincere; è pensare in modo vincente.
(Dal libro Goals, 98 storie + 1 per affrontare le sfide più difficili)
Se molli una volta, diventa un’abitudine.
(Dal libro Goals, 98 storie + 1 per affrontare le sfide più difficili)
Il 99% della battaglia consiste nel mettersi nel giusto stato d’animo.
(Dal libro Goals, 98 storie + 1 per affrontare le sfide più difficili)
Ai colpi della vita i perdenti rispondono perché proprio io? I vincenti rispondono: mettimi alla prova.
(Dal libro Goals, 98 storie + 1 per affrontare le sfide più difficili)
Io ho paura di morire. Non so quando si spegnerà la luce che cosa ci sarà dall’altra parte. Ma in un certo senso sono anche eccitato dal poterlo scoprire
(Intervista ad Alessandro Cattelan nel docu-film Netflix “Una semplice domanda”)
Mi rendo conto che il concetto della morte serve per capire e apprezzare la vita. L’ansia di non poter portare a termine tutte le cose che voglio fare, il fatto di essere super eccitato da tutti i progetti che ho, è una cosa per cui mi sento molto fortunato.
(Intervista ad Alessandro Cattelan nel docu-film Netflix “Una semplice domanda”)
La malattia non è esclusivamente sofferenza: ci sono momenti bellissimi. La vita, non l’ho detto io, ma lo condivido in pieno, è fatta per il 20 per cento da quello che ti succede ma per l’80 per cento dal modo in cui tu reagisci a quello che accade. E la malattia ti può insegnare molto di come sei fatto, essere anche un’opportunità.
(Intervista ad Alessandro Cattelan nel docu-film Netflix “Una semplice domanda”)
Non ti dico che arrivo fino ad essere grato nei confronti del cancro, però non la considero una battaglia. La considero una fase della mia vita, un compagno di viaggio, che spero prima o poi si stanchi e mi dica ‘Ok, ti ho temprato. Ti ho permesso di fare un percorso, adesso sei pronto, ti lascio tranquillo’.
(Intervista ad Alessandro Cattelan nel docu-film Netflix “Una semplice domanda”)
Se muori all’improvviso di notte, tante cose rimangono incompiute. Oggi so che ho il dovere di di comportarmi in un certo modo nei confronti delle persone, di mia moglie, delle mie figlie perché non so quanto vivrò.
(Intervista ad Alessandro Cattelan nel docu-film Netflix “Una semplice domanda”)
Io sono convinto che i nostri figli seguano il nostro esempio più che le nostre parole. Quindi credo di avere meno tempo, adesso che so che non morirò di vecchiaia. Spero di vivere il più a lungo possibile però mi sento molto più fragile di prima e quindi ogni mio comportamento mi porta a fare questo ragionamento: è la cosa giusta che sto mostrando alle mie figlie? Ed in questo senso cerco di essere un esempio positivo.
(Intervista ad Alessandro Cattelan nel docu-film Netflix “Una semplice domanda”)
Cerco di insegnare loro (alle mie figlie) che la felicità dipende dalla prospettiva attraverso la quale tu guardi la vita. Cerco di spiegare loro che non ti devi dare delle arie. Che devi ascoltare di più e parlare di meno. Che devi cercare di migliorarti ogni giorno. Devi ridere spesso. Che devi aiutare gli altri. Quindi… secondo me questo è po’ il segreto della felicità. E soprattutto cerco di fare in modo che loro abbiano l’opportunità di trovare la loro vocazione
(Intervista ad Alessandro Cattelan nel docu-film Netflix “Una semplice domanda”)
Ho bisogno di dialogare con la paura. La paura vera, quella che ti fa chiudere in bagno e piangere; paura di non riuscire a dire le parole che servono. Ne parlo con Cunningham: «Dottore lei crede che io possa guarire pensando in modo positivo che io guarirò». Lui, uomo di scienza mi risponde di sì. È tutto quello che mi serve.
(Dal libro Goals, 98 storie + 1 per affrontare le sfide più difficili)
Un grande allenatore deve essere lui stesso leader, ma deve creare altri leader che in campo riproducano idee, valori, carattere.
Quando ho iniziato a fare l’allenatore, ho capito che gli scacchi mi sarebbero potuti essere utili. Perché hai bisogno di una strategia, devi sempre cercare di essere una mossa avanti all’avversario. Ti serve ragionare sul gioco delle mosse e contromosse, tentare di portare l’avversario fuori strada.
Il golf è più difficile del calcio perché la pallina sta ferma: così la guardi, cominci a pensare a tutto quello che ti hanno insegnato e finisci quasi sempre per sbagliare.
La squadra che ammiro di più è il Manchester United. Non mi perdo una partita. Anche se ce ne fossero tre al giorno, me le guarderei. Hanno vinto tutto, ma hanno ancora desiderio di vincere: cosa che ammiro molto.
E’ un sollievo essere a Londra. Qui il calcio ha un dimensione ancora umana.
Pirlo è un direttore d’orchestra, detta i tempi, fa giocare la squadra ma negli ultimi 30 metri mette degli assist… Avessi avuto io un centrocampista così avrei fatto il doppio dei gol.
Marcello Lippi è stato il mio messia, il mio modello sotto tutti i punti di vista.
Ho vinto due campionati italiani, di cui quello con la Sampdoria credo sia stato il più bello.