Annunci
Mick Jagger (Dartford, 26 luglio 1943), leader dei Rolling Stones, è considerato una delle più grandi personalità della musica rock di tutti i tempi.
Il carismatico frontman della band, sulla scena da oltre 60 anni, ha avuto una vita di eccessi ed esagerazioni. Gli si attribuiscono 4mila donne, di certo ci sono gli otto figli – Georgia, James, Jade, Elizabeth, Lucas, Karis e Gabriel e Deveraux da cinque compagne diverse.
Su di lui Gianni G. Galassi scrive: “Mick Jagger può diventare vecchio ma non sarà mai un vecchio”.
Presento una raccolta delle frasi più belle di Mick Jagger. Tra i temi correlati Le più belle frasi di John Lennon, Le frasi più belle e famose di Michael Jackson e Le frasi più belle di Freddie Mercury.
**
Le frasi più belle di Mick Jagger
Mi dissero che sarei potuto diventare qualsiasi cosa, così sono diventato Mick Jagger.
Se Dio vuole che io diventi una donna, allora lo diventerò.
Non credo che alla gente dispiaccia se sono presuntuoso: tutte le rockstar lo sono.
Se alla gente non piace il nostro modo di suonare peggio per loro.
Non sempre puoi avere ciò che desideri. Ma se cerchi per un certo tempo. Potrai almeno scoprire, che puoi avere ciò di cui hai bisogno!
[You can’t always get what you want, but if you try sometimes, you might find, you get what you need.]
Eravamo giovani, belli e stupidi. Ora siamo soltanto stupidi.
Ho da sempre cattive abitudini, prendo il tè alle tre.
Non prendere la vita troppo sul serio e ricorda sempre: è solo una moda passeggera.
Il solo concerto che funziona, che funziona davvero, è quella dove si raggiunge la vera pazzia!
Non mi diverto molto ad essere sposato.
Non c’è davvero motivo di portare le donne in tournée, a meno che non abbiano un lavoro da svolgere. L’unica altra ragione è per scopare. Diversamente si annoiano… stanno in mezzo ai piedi e rompono le scatole.
L’anarchia è l’unico leggero barlume di speranza.
Mi considero fortunato e una delle ragioni è perché quando canto, o suono, o recito, o qualsiasi altra cosa, mi sento un bambino di undici o dodici anni. Posso anche comportarmi come un uomo di trentaquattro, ma quando canto… torno indietro nel tempo.
(Mick Jagger nel 1978)
Il rock è energia, rabbia, paura, entusiasmo, una certa spontaneità. È emozione.
Diventare papà mi fa sentire giovane, ogni volta che succede. È il regalo più bello. Per me l’età è solo uno stato mentale.
L’energia che io libero cantando non la trovo dentro di me, la ricevo. E il pubblico, il mio pubblico fa lo stesso. Riceve energia da me e me la restituisce. Non mi chiedere perché succede tutto questo. Non lo so. So che succede perché lo vivo e lo provo ogni giorno.
Volevo essere un cantante. Ma non un cantante di successo. Volevo avere un complesso in cui cantare e suonare ma non volevo fare soldi. Io sono quel che sono e ciò che succede, succede. Io lascio che la vita “mi succeda” e ne accetto le conseguenze.
Il rock’n’roll dal vivo è una strana faccenda: a volte fai il figo, altre ci scherzi, altre ancora ti comporti da autentico pagliaccio. Tutte le volte che mi cambio di costume… ecco, mi fa venire in mente il music hall.
È rarissimo che io prenda delle droghe. Non le amo affatto. La cocaina è merda: è facilissimo diventarne dipendenti. E costa cifre assurde!
Un concerto è molto simile ad un orgasmo: a volte un orgasmo è meglio di un concerto live, altre volte è il contrario!
Credo che sia una buona cosa lasciarsi andare, l’importante è riuscire poi a riprendersi!
Quando arriverò a trentatré anni smetterò. Quella è l’età in cui uno dovrebbe fare qualcos’altro. Non voglio fare la rockstar per tutta la vita. Non potrei sopportare di finire come Elvis a cantare a Las Vegas con le casalinghe e le vecchiette che arrivano con la busta della spesa.
(Mick Jagger nel 1972)
Preferisco morire piuttosto che ritrovarmi a cantare Satisfaction a 65 anni.
Ai Rolling Stones dò al massimo altri due anni.
(Mick Jagger, cantante e leader dei Rolling Stones, nel 1964)
Madonna, un bicchiere di talento in un mare di ambizione.
George Michael? Solo un parrucchiere con velleità da canterino.
La nuova moda nel mondo musicale sembra essere quella di parlare delle parti più private della vita. Un’altra cosa che va forte è pentirsi dei propri eccessi e sparare a zero sulle droghe che tante volte ti hanno risollevato il morale.
Non ci ho mai tenuto veramente a venire considerato il leader del gruppo. Ma in qualche modo fui io a diventare automaticamente il centro dell’attenzione, forse perché avevo le caratteristiche più facilmente riconoscibili. E a Brian Jones questo non andò giù, avrebbe voluto essere lui il leader riconosciuto, ci teneva molto, molto più del sottoscritto
(Mick Jagger nel 1976)
La gente e i fan hanno questa ossessione: vogliono che tu sia quello del 1969, e lo vogliono perché altrimenti perdono la loro giovinezza. È abbastanza egoista, ma comprensibile.
Ho iniziato a fare musica perché volevo guadagnarmi il pane. Mi sono guardato intorno e sembrava l’unico modo per guadagnarmi proprio il tipo di pane che volevo!
Non prendere il tuo mestiere troppo sul serio. Non prendere la vita troppo sul serio.
Mi farei una lebbrosa se pensassi che questo ponesse fine alla guerra nel Vietnam.
Ci pensavo l’altro giorno: non ero proprio tagliato per fare la vita dello sballato. Mangiare, bere, prendere droghe e fare sesso. Una vera noia. Si drogavano tutti in continuazione, non era poi una cosa così speciale.
Prendere droga ogni tanto va bene, ma se la prendi in continuazione finisci per non produrre più cose buone, non quanto potresti. Può sembrare una cosa da puritani, ma lo dico per esperienza.
Mio padre era furioso con me, totalmente. Sono sicuro che non sarebbe stato così arrabbiato se mi fossi offerto come volontario nell’esercito. Tutto, tranne il musicista: non poteva accettarlo. Alla fine sono d’accordo con lui, non era una carriera così tanto praticabile!
Nessuno mi venga a dire, ad esempio, che ho rovinato Brian Jones. O, meno che mai, Marianne Faithfull. Marianne, c’è mancato poco che fosse lei ad uccidere me! Non so come ho fatto a uscire vivo da quella storia. Marianne Faithfull e Anita Pallenberg! Aiuto!
Non ho inibizioni: ho visto Elvis e Gene Vincent e ho pensato: “Beh, questo lo posso fare”. E mi è piaciuto farlo. Mettersi in gioco, anche solamente davanti a 20 persone. Alla gente piace!
È stato Keith a insegnarmi a suonare la chitarra. Altre due persone, Ronnie Wood ed Eric Clapton, mi hanno dato una mano in un paio di occasioni. Avevo imparato circa tre accordi quando avevo dodici anni ma poi avevo lasciato perdere. Non pensavo di avere il talento per potere suonare. C’era già tanta gente che suonava, e allora mi sono messo a fare il cantante. In seguito, quando ho voluto riprovarci, Keith mi ha incoraggiato molto. Mi ha insegnato un mucchio di cose. Come solista non valgo granché, però alla ritmica me la cavo… Ma resto più un ballerino che un chitarrista.
I nostri fans non amano le ballate. Non vogliono sentirle. Non da noi, per lo meno. Appena attacchiamo qualcosa di lento, loro vanno a cercare i panini.
Il rock’n roll e la vita sul palco sono due cose che danno assuefazione. Bisogna stare molto attenti però, perché non sono cose che vuoi o che puoi fare sempre. È come quando sei giovane, e pensi che se non fai sesso tutte le volte che puoi, perdi occasioni. Poi, quando cresci ti rendi conto che ogni cosa ha i suoi tempi, ed è lo stesso con le performance live: sono grandiose, ma fidati, non lo vuoi fare tutte le sere.
Credo che dovremmo incoraggiare i bambini a cantare e suonare strumenti musicali fin dalla tenera età.