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Roger Federer (Basilea, 8 agosto 1981), soprannominato “King Roger” o “The Swiss Maestrom” per i titoli conseguiti e lo stile di gioco efficace su ogni superficie, è considerato uno dei più grandi tennisti di tutti i tempi.
Presento una raccolta delle frasi più belle di Roger Federer. Tra i temi correlati si veda Le frasi più belle di Jannik Sinner, Frasi, citazioni e aforismi sul tennis, Le frasi più belle di Michael Jordan, Le frasi più belle di Muhammad Alì e Frasi, citazioni e aforismi sul successo.
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Le frasi più belle di Roger Federer
Il mio compito è quello di giocare bene a tennis, sta a voi trovare le parole opportune.
Mi piace vedermi giocare, sentirmi giocare, mi sento felice come quando da bambino ho tirato i primi colpi belli con una racchetta e la racchetta mi pareva il prolungamento del mio corpo.
Sono un maledetto perfezionista: non mi accontento mai. Alcuni dei miei colpi vengono da sé, ma dietro ad altri c’è moltissimo lavoro.
Ho pianto molto in tutti questi anni, ma non ho mai sofferto di depressione. Mai finito in un buco, dentro un pozzo. I match che ricordo più volentieri sono quelli che stavo perdendo e sono stato capace di ribaltare.
Questa è stata sicuramente una delle migliori partite che abbia mai giocato, ho avuta una di quelle giornate in cui tutto funziona correttamente, ero imbattibile. È semplicemente irreale. Stavo giocando fuori dalla mia mente. Sono scioccato di me stesso.
(Roger Federer, Australian Open, 2007)
Chiunque creda che dopo 55 titoli vinti io non senta più emozioni, si sbaglia totalmente.
(Roger Federer, 2008)
Ho una mentalità positiva e penso che ciò mi aiuti molto nei momenti difficili.
Ho sempre saputo di avere qualcosa di speciale.
L’eleganza, per me, è cercare di essere educato in campo e nella vita, con l’avversario e con i miei figli. Eleganza è incarnare il tennis nel modo giusto ed essere considerato il ponte tra la vecchia e la nuova generazione di tennisti.
Non vado in campo per accumulare il più gran numero di vittorie possibili. Mi piace trovare soluzioni ai nuovi problemi. Rende tutto più divertente.
Nel tennis ci sono tre colpi fondamentali: battuta, dritto, rovescio. Se li hai tutti puoi stare in campo anche se quel giorno due non ti funzionano, ma se ti molla anche il terzo è il disastro.
Il diritto è tutto nel lancio di palla. È l’unico colpo che possiamo controllare, per tutti gli altri dobbiamo reagire a quello che fa l’avversario.
Amo la mia racchetta. E’ l’estensione del mio braccio, inoltre è quella che fa le magie per me.
Durante un match point a Wimbledon, puoi sentire anche uno spillo che cade quando stai per servire, non parla nessuno, è incredibile. Forse senti un colpo di tosse. E poi il pubblico esplode quando vinci il punto.
Un uomo che vince è un uomo che pensa di poterlo fare.
Ho una strategia che si chiama Fuoco e Ghiaccio.
Credo che tu debba avere un fuoco dentro, voler vincere ogni punto, dare assolutamente il tuo meglio. E ghiaccio nelle vene per me è semplicemente che sei così concentrato nei punti importanti, sei calmo e composto.
Ho una grande vetrina dei trofei a casa, ma ti dirò che c’è sempre spazio per un altro!
Non temo nessuno, ma rispetto tutti.
Ho sempre saputo di avere molto talento, sentivo di avere qualcosa di speciale, ma non sapevo che era così… folle. Ho dovuto lavorare molto duro per poter tirar fuori in partita il colpo giusto al momento giusto. Sapevo di averlo nelle mani, la domanda era se ce l’avevo anche nella testa e nelle gambe.
Il talento può essere una trappola. La possibilità di scelta può confondere. E quel che è più pericoloso è il narcisismo. Ci si compiace del colpo miracoloso, si ricevono applausi, si finisce per giocare per gli altri, per il pubblico. È rischiosissimo.
Mi sento come se stessi “vivendo il gioco” quando sono là fuori. Percepisco quando qualcuno sta per colpire la palla. So esattamente con che angolo e che effetto la colpirà. Mi sembra semplicemente di averla già vista quella palla, e questo è un enorme vantaggio.
Mi piace paragonarmi a un musicista in tournée. Vado dove il pubblico mi vuole. E, a differenza dei calciatori, ricevo solo applausi: è difficile sentire fischiare un tennista.
Non sto giocando per dimostrare qualcosa ai giornalisti. Sto giocando per me stesso, per i miei fan, per rendere felici le persone.
Una volta trovata la pace, quel luogo di pace e tranquillità, armonia e sicurezza, allora inizi a giocare al meglio.
Sono contento, equilibrato, realista. Non dimentichiamoci che sono svizzero, quindi poco propenso a viaggiare con la mente verso pianeti lontani. Se devo stilare una classifica della felicità, metto tre momenti, in ordine temporale: la prima vittoria a Wimbledon, il matrimonio con Mirka e la nascita delle mie figlie, gemelle, una sensazione meravigliosa e bizzarra.
I tempi cambiano. Mi piace avere delle distrazioni, togliere un po’ la testa dal tennis. Ma alla fine so perché mi alzo tutte le mattine e perché vado a letto la sera: è per giocare a tennis. Non mi sono mai lasciato influenzare dalla gente che ho incontrato sulla mia strada. La grande priorità rimane il tennis.
Con il passare degli anni, accarezzo sempre più l’idea di giocare contro le generazioni future giocando con la storia.
Accetto il ruolo di superstar internazionale. Mi piace essere un idolo dei giovani perché amo rappresentare lo sport in modo corretto e quando vedo colleghi che si comportano male in campo – anch’io l’ho fatto – mi dispiace perché vorrei che il tennis desse solo esempi positivi.
Io so che in campo posso fare tante cose diverse, so che posso continuamente cambiare tattica ed effetti, so che posso chiamare a rete il regolarista e fargli giocare il rovescio a una mano nella terra di nessuno, so che posso attaccare e restare sul fondo. Il problema è quando farlo, dosare ogni atto, e non disperdere energie psico-fisiche. Il problema è anche l’esperienza, che impari solo sul campo
Quando non hai il tempo di fermarti a riflettere è un problema. Giocavo, vincevo e andavo da un torneo all’altro. Anche le mie vacanze erano fatte di corsa. Le sconfitte invece mi lasciano del tempo, ed è abbastanza gradevole avere una vita più normale.
Da piccolo la gente diceva di me che avevo talento, ma che non c’ero con la testa, che non mi allenavo. Ero arrivato ad un bivio, dovevo scegliere se prendere la strada del talento o quella del lavoro. Ho scelto la seconda. Ora quando inizio uno Slam sono preparato, so che colpi devo giocare. Nei momenti decisivi è l’istinto che prende il sopravvento, ma non è un caso se alla fine vinco io.
Gli spettatori vedono bene i giocatori, le loro espressioni, sentono tutti i piccoli rumori, c’è questa dimensione del combattimento uno contro uno come nel pugilato, ma a distanza. Poi c’è, come nella boxe, la stretta di mano, come nel pugilato, un modo rispettoso per dire: “Bella partita, ho apprezzato che mi abbia fatto giocare bene. Grazie a te ho potuto esprimermi al meglio”.
Per anni, la gente è rimasta meravigliata quando mi trovavo a perdere un set. Sembrava quasi, per i giornalisti, che non avessi più il diritto di perdere una partita. Raggiungevo la finale? Non andava bene. La semifinale? Non ne parliamo nemmeno. Un quarto di finale? Era come se avessi perso al primo turno. Era tutto diventato davvero estremo
Vorrei che le bambine si tenessero il più a lungo possibile l’adolescenza. Senza fretta. Invece di correre dietro alla tecnologia. E che praticassero sport, ma perché fa bene, senza aspettative particolari. Imparando a perdere, prima di vincere.
Combattere i tuoi demoni è dura. Quando ero più giovane ho dovuto sconfiggerne parecchi. Avevo paura dell’ignoto e mi facevo continue domande come “Quanta fiducia hai in te stesso?“, “Stai facendo le cose giuste?“. Gestire troppe domande senza risposta non è semplice, soprattutto se ti porti dietro la stanchezza, la pressione, i viaggi. Credo però che se lavori duro, e sei intelligente abbastanza da saperti programmare e scegliere le pause, i risultati verranno.
Dopo anni di tennis, il mio, sostanzialmente, è un lavoro di mantenimento ad alto livello: c’è ben poco, a questo punto, da inventarsi. Ma progressi, minimi, ci sono. E mi piace lavorarci sopra.
Mi piace pensare che se non fossi riuscito nella carriera di tennista avrei potuto fare il calciatore.
Guardare una partita è una sofferenza maggiore rispetto al giocarla in prima persona. Quando sono io ad avere la racchetta in mano mi sento meno vulnerabile. Ecco perché tante persone hanno paura di prendere l’aereo: perché non puoi fare nulla una volta in volo.
Non è facile rimanere al top per tanto tempo e tutti abbiamo alti e bassi. Però io continuo ad amare quello che faccio, quando mi sveglio al mattino non mi chiedo mai come sarebbe la mia quotidianità senza il tennis.
Le vittorie ti dicono sempre la verità. Certificano se sei bravo o no. Sono orgoglioso di essere stato il migliore al mondo in qualche cosa, in un mestiere.
Diventare numero uno e vincere tutti i tornei che ho vinto è stato più folle di qualsiasi sogno che potessi avere riguardo la mia carriera. Non avrei mai pensato di avere tutto questo successo.
Più che un gran tennista, ammetto che mi piacerebbe essere ricordato come un bravo tipo, uno che nel suo sport ha dato tutto, a prescindere dai tornei che ha vinto.
Penso che si possa vivere anche senza Roger Federer. Il tennis è più grande del tennista.
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Frasi e citazioni su Roger Federer
La particolarità di Federer è che è Mozart e i Metallica allo stesso tempo, e l’armonia è sopraffina.
(David Foster Wallace)
Credo che nessuno posso giocare a tennis alla perfezione. A meno che non si chiami Roger Federer.
(Novak Djokovic)
Veder giocare Federer è come ascoltare un pianista mentre suona Mozart in un concerto.
(Martina Navratilova)
Se gioca bene, devo giocare in modo straordinario. In caso contrario diventa impossibile, soprattutto se gioca in fiducia. Quando gioca al 100% è di un’altra categoria. Diventa impossibile fermarlo.
(Rafael Nadal)
Roger esegue dei colpi che molte persone non potrebbero neanche solo pensare di eseguire.
(Andy Roddick)
Federer è il giocatore con il maggior talento che abbia mai visto nella mia vita. Chiunque vorrebbe diventare un giocatore di tennis, dovrebbe prendere spunto da lui. Ho vinto tre titoli a Wimbledon, ma vorrei giocare come lui.
(John McEnroe)
Mi piacerebbe un giorno entrare nella sua pelle per sapere cosa si prova a giocare in quel modo
(Mats Wilander)
Ha tanto di quel talento contenuto nel suo corpo che è quasi difficile da credere. Direi che è quasi ingiusto che la stessa persona possa fare tutto come lui, servire, tirare diritto, rovescio, volée. E muoversi come sfiorasse solo il terreno, che è la caratteristica dei fenomeni.
(Rod Laver)
Da giovane Roger spaccava le racchette, ora spacca la geometria, disegnando traiettorie che mettono in un angolino palline e rivali di turno.
(Roberto Perrone)
I suoi movimenti fluidi, eleganti, che producono un’impressione di facilità, lasciano altresì credere di tendere ad altro che alla disputa del punto.
(Hans Ulrich Gumbrecht)
La spiegazione metafisica; è che Roger Federer è uno di quei dagli atleti preternaturali che sembrano dispensati, almeno in parte, da certe leggi della fisica. Di questa categoria fanno parte Michael Jordan, che non solo saltava ad altezze disumane ma riusciva anche a rimanervi sospeso per una due battute in più di quanto consenta la gravità, e Muhammad Alì, che letteralmente fluttuava sul ring e nel lasso di tempo necessario ad assestare un jab riusciva a piazzarne il triplo.
(David Foster Wallace)
Quasi tutti gli appassionati di tennis che seguono il circuito maschile in televisione, da qualche anno questa parte hanno avuto modo di sperimentare quelli che si potrebbero definire Momenti Federer. Sono gli attimi in cui, mentre guardi il giovane svizzero in azione, ti cade la mascella, strabuzzi gli occhi ed emetti suoni che fanno accorrere la tua consorte dalla stanza accanto per controllare che tutto sia a posto.
(David Foster Wallace)
Nadal è nato sulla terra, quella è la sua carta da visita, ha in più allenamento, match e preparazione specifica, Federer è Vivaldi, le quattro stagioni, è competitivo al massimo, dappertutto.
(Pierre Paganini)
Federer gioca e c’è qualcosa che si stacca dal campo, come dal ring si staccava la leggerezza di Alì, dal palco la verità della Callas e dalla linea dell’orizzonte tutte le albe che ci hanno fatto fermare per un attimo.
(Alessandro Baricco)