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Che ci faccia uno come Marcello Marchesi nel grande mucchio degli autori fuori catalogo è una domanda che mi pongo spesso e a cui non riesco mai a dare una risposta.
Soprattutto se si pensa che una frase di Marchesi “Anche le formiche nel loro piccolo si incazzano” ha dato il titolo – per una diabolica legge del contrappasso – a un fortunatissimo bestseller, una delle raccolte di battute più vendute e ristampate degli ultimi tempi, quella appunto di Anche le formiche nel loro piccolo si incazzano di Gino & Michele e Matteo Molinari.
Praticamente non c’è un libro di Marchesi che non sia fuori catalogo. Dalle raccolte di poesie in forma epigrammatica e umoristica che l’autore scherzosamente definisce “colonnine di parole” (Essere e benessere, 1962, Il sadico del villaggio, 1964) alle memorie (Ricordi improbabili, 1972), dalla parodia dei proverbi (Cento neoproverbi, 1965) alla raccolta di calembour (Chi sarebbe 1967, Sancta Pubblicitas, 1970), dalla raccolta di pensieri e aforismi (Diario futile di un signore di mezza età 1963, Pensieri e soprappensieri, 1973, Amici nemici estranei, 1974) al romanzo (Il malloppo 1971, Sette zie 1977) e all’enciclopedia degli scherzi (Scherzi a parte, 1975) è tutto rigorosamente fuori catalogo, e ahimè alcuni libri non si trovano neppure presso gli antiquari se non in edizioni rare e a prezzi vertiginosi! .
Eppure Marcello Marchesi non solo è uno dei più brillanti umoristi del novecento, ma anche uno dei più arguti e ironici facitori di forme brevi (“Il foglio bianco mi spaventa. I pezzetti di carta, invece, il bordo dei giornali, le scatole di sigarette vuote mi ispirano, come mi ispirano i piccoli avvenimenti, le cose di poco momento, i pompons di cui è piena una giornata della vita”) dove la barzelletta surrealista si mescola con il calembour, l’epigramma con il microracconto, la notazione diaristica con l’aforisma, il neoproverbio con la parodia, la sentenza con la boutade, lo slogan con il nonsense, il dialogo con la citazione.
Forse il libro che meglio esprime questa mescolanza è Diario futile di un signore di mezza età, il cui titolo si ispira a una celebre trasmissione televisiva condotta dallo stesso Marchesi sulla Rai, “Il signore di mezza età”. Diario futile è una raccolta di forme brevi assolutamente non catalogabile e non definibile, con un continuo effetto sorpresa a ogni frammento, a ogni pagina, anche nella disposizione grafica dei caratteri (grandi, piccoli, addirittura con dei frammenti visivi). Quello che viene fuori è, come scritto molto bene nella seconda di copertina, “un libro traboccante di slogans, flashes, nonsensi, finti ricordi, amnesie autentiche, voci notturne, folgorazioni gratuite, frasi in costume da bagno, verità inutilmente profonde, parapoesie, similpensieri, malloppetti d’idee, gnocchetti di parole, per stimolare il lettore a dedicarsi un po’ di più al Futile, a quel che non serve”. Come scrive anche molto bene Gino Ruozzi in Scrittori italiani di aforismi, “In Marcello Marchesi c’è il ritratto dell’Italia televisiva del dopoguerra, contraddistinta dalle gare canore e a quiz, dalla vita politica simile a una palude, dai riti e dalla frasi fatte. Una superficie che dice molto della profondità del nostro paese”.
Ma chi è Marcello Marchesi? Marcello Marchesi (“ha le iniziali gemelle come B.B Brigitte Bardot, come C.C Claudia Cardinale, come M.M. Mariangela Melato e la Metropolitana Milanese”) nasce a Milano nel 1912 e muore a Cabras, in Sardegna, nel 1979 (“scagliato da una fortissima onda contro uno scoglio, batté violentemente la testa e morì sul colpo” scrivono i suoi biografi).
Raccontare in poche righe la vita di Marcello Marchesi è quasi impossibile. Di lui scriverà Indro Montanelli: “Leo Longanesi che amava Marcello Marchesi rabbiosamente per lo spreco che faceva del suo talento, quando lo incontrava, gli diceva: ‘Devo fare una telefonata, mi dai un gettone di intelligenza?’ E un giorno mi ordinò un epitaffio per lui. Eccolo ‘Qui giace un nessuno – che se avesse voluto – avrebbe potuto diventare – Marcello Marchesi -. Purtroppo o per fortuna – non lo seppe mai -. Come tutti i geni – era un cretino'”.
Come molti geni poliedrici Marcello Marchesi ha fatto un po’ di tutto: l’umorista delle riviste Bertoldo e Marco Aurelio, lo sceneggiatore, il regista tetrale e cinematografico, l’attore e produttore di programmi televisivi e radiofonici, il paroliere e cantautore, il traduttore di fumetti, oltreché ovviamente lo scrittore. Condusse trasmissioni televisive come “Il signore di mezz’età” e Alta pressione” e fu lui a scoprire e lanciare Mario Riva, Mike Bongiorno, Domenico Modugno Paolo Villaggio, Sandra Mondaini e Tony Santagata. Scrisse centinaia di caroselli e slogan pubblicitari di successo come per esempio “Falqui: basta la parola”, “Il brandy che crea un’atmosfera”, “Per dindirindina che equivoco…” “Il signore sì che se ne intende”, “Non è vero che tutto fa brodo” e “Con quella bocca può dire ciò che vuole” detto dalla bella e amata attrice Virna Lisi e tanti altri…
Al cinema ebbe una fortunatissima collaborazione con Vittorio Metz e Dino Verde come sceneggiatore di una lunga serie di pellicole, lavorando anche con Totò, Macario, Tino Scotti Walter Chiari e altri ancora.
Celebri sono le sue traduzioni dei primi albi pubblicati in Italia di Asterix, personaggio dei fumetti. È lui l’ideatore della versione italiana della nota frase di Obelix «Ils sont fous ces Romains», resa con «Sono Pazzi Questi Romani», il cui acrostico è SPQR.
Marchesi è stato anche autore di canzoni: le più note sono sicuramente Bellezze in bicicletta, del 1951, portata al successo da Silvana Pampanini, e Taratapunziè, sigla di Canzonissima nel 1972, cantata da Loretta Goggi. Lo stesso Marchesi si presentò anche come cantautore (Famoso il refrain di una sua canzone “Che Niagara la vita”).
Come scrive molto bene Roberto Gervaso nella prefazione a Il Meglio del peggio, “In Italia l’umorismo è sempre stato una merce rara. Una merce che non si vende: si contrabbanda. Il nostro forte è, infatti, la comicità. Sappiamo ridere, ma non sorridere: le rare volte che sorridiamo, sorridiamo degli altri, mai di noi stessi. Se gli altri poi, quelli di cui sorridiamo, sorridono di noi, apriti cielo. L’umorismo è fatto di strizzatine d’occhio, ammiccamenti, allusioni. E’ un gioco impalpabile di parole e di idee, venato di indulgenza, intriso di scetticismo, condito di paradossi. La comicità, invece, è priva di veli, può fare a meno del chiaroscuro, non sottointende, non dissimula. Parte dal ventre, non dal cervello. E’ densa, sanguigna, diretta. Gli umoristi da noi non hanno mai avuto fortuna. Non che non ce ne siano. Ce ne sono, ma si contano sulla punta delle dita: mosche bianche in uno sciame di mosche nere, e pecore nere in un gregge di pecore bianche. Uno dei più fecondi è Marcello Marchesi. Del grande umorista ha la sagacia psicologia, l’indulgenza e la malinconia, soprattutto la malinconia. Una malinconia che nessun calembour riesce a dissipare, nessun sorriso a incrinare forse perché c’è in essa l’amarezza del tempo che passa, la nostalgia dei vent’anni, la paura stessa della morte. Patemi questi, da cui la comicità è immune”.
Riporto qui di seguito alcuni frammenti aforistici e calembour – assolutamente geniali – tratti da Diario futile di un signore di mezza età (1963), Pensieri e soprapensieri (1973), Amici nemici estranei (74-75) e Sancta Pubblicitas (1970) , tutti libri da tempo fuori catalogo (gli ultimi tre introvabili anche dagli antiquari. E’ possibile però leggere Sancta Pubblicitas in Scrittori italiani di aforismi curato da Gino Ruozzi). Recentemente, per volere di Massimo Marchesi, figlio ed erede di Marcello Marchesi, è nata la Associazione Culturale Marcello Marchesi. Gli altri fondatori sono sua moglie Francesca De Santi e l’amica, grande studiosa della vita e delle opere di Marchesi, Mariarosa Bastianelli.
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Diario futile di un signore di mezza età, (1963)
Sono un signore di mezza età. L’altra mezza non si sa. Il numero degli anni non ha importanza. Matusalemme a quattrocento anni era un signore di mezza età. Vede? La gioventù, prima o poi, finisce. La mezza età non finisce mai.
Ogni nuovo libro danneggia quelli usciti. Che rimorso, rubare un solo lettore ai classici.
S. ha ancora la gota calda per lo schiaffo di P. e la fa sentire a tutti.
Sperduti nella Brianza, io e Z. vaghiamo in macchina fra quei paesetti all’antica che si danno ancora del voi: Usmate, Carnate, Vimercate. Chiediamo per la strada per M. Gli uomini danno come punti di riferimento la statale, la provinciale, il distributore di benzina. Le donne: la chiesa, il cimitero, il monumento dei Caduti.
“E’ un cretino, ma ogni tanto ha un lampo”
“Di genio?”
“No, riceve un telegramma lampo in cui gli confermano che è un cretino”.
Ministero: est modulus in rebus.
Viene in ufficio una madre un po’ mesta con una bambinetta compostina e distratta. La madre desidera che faccia del cinema comunque.
Ha disposizione,” chiedo “inclinazione?”
Come no. Da piccola stava sempre tutto il giorno nuda davanti allo specchio.
“AH, io il giornale lo leggo a modo mio” dice il vecchietto “La prima pagina la salto, il resto non mi interessa. Io leggo solo gli annunci funebri e gli spettacoli. Se è morto qualcuno che conosco vado al funerale, se non è morto nessuno vado al cinema”.
“La pubblicità è necessaria” dice F.M., pontefice dell’advertising. “La gallina, quando ha fatto l’uovo, canta; l’anatra no. Nei negozi tutti chiedono uova di gallina, ma nessuno chiede uova di anatra. Chiaro?”
La signora Colgate va a cambiarsi l’alito e torna subito.
Burocrazia: bolli, sempre bolli, fortissimamente bolli.
“Avete una cattiva stampa, cavaliere”
“Sì, per la verità la carta stampata mi ha trattato sempre male, ma in compenso la carta moneta…”
Le calze da uomo muoiono per consunzione. Quelle da donna per un incidente.
Il commendatore, con il suo capino di condor allegro graziosamente inclinato verso la spalla, trattiene all’orecchio il ricevitore del telefono con l’aiuto di un sostegno di gomma, e con le mani libere, mentre parla con Parigi, può, grazie a un pantografo che aziona venticinque stilografiche, firmare contemporaneamente venticinque assegni a vuoto.
Saint Tropez, santo mondano, promette ai suoi fedeli l’Eden Rock, e chiude un occhio come per dire: “Vi perdono tutti purché facciate concorrenza a San Remo, a San Sebastiano, a Saint Vincent e a tutti i santi degli altri casinò”.
Era una gallina selvaggia. Vagava per i campi, dormiva sugli alberi, mangiava le sue uova e invece di “coccodè” gridava “liberté”.
W. non poteva aspettare. Si è fatto l’elicottero. Adesso arriva prima e aspetta gli altri.
Al ristorante un inglese nel tavolo vicino parla come un lavandino in cui abbiano versato il siero della verità.
“London broadcasting corporation”
Prosit. Ha digerito.
Piange di fronte, ride di profilo: è un signora che si conosce bene.
“Figli?”
“No è il mio unico cruccio. E lei”
“Sì, è il mio unico cruccio.”
Balera
Ragazze buone
ragazze belle
con l’odore
di minestrone
sotto le ascelle.
Non lava, non frulla, non lucida, non stira, non aspira, non refrigera, non riscalda, non depura, non umidifica, e pure è l’elettrodomestico più diffuso. I palazzi hanno i capelli dritti. Sono le antenne del più inutile degli elettrodomestici: il televisore.
Dopo Lolita. “Mio marito è di una fedeltà a prova di bimba”.
Vacanze sul lago. Un po’ prima che il commendatore lanci la lenza, il cameriere serve l’aperitivo ai pesci.
Elio ha viaggiato il viaggiabile a piedi, in auto, in areo, in treno. Ha viaggiato sempre sul serio, mai con la fantasia. Si può quindi affermare, con sicurezza, che non è mai partito.
Piacerebbe a Dalì. Sul comodino l’occhio di vetro fissa la sveglia senza battere ciglio, e le dentiere dei due vecchi sposi che si odiano si sorridono fino all’alba.
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Pensieri e soprapensieri (1973)
Anche le formiche, nel loro piccolo, si incazzano.
Il disastro è organizzato, i soccorsi no.
Dio, dammi un assegno della tua presenza.
Gli astronauti russi non vogliono andare su Venere. Temono di ritornare con una malattia del luogo.
Si parla sempre di sesso e mai della sessa.
Non c’è mai uno sciopero dei postini contro le lettere anonime.
Se Giordano Bruno avesse avuto un microfono si sarebbe salvato dal rogo?
Si era talmente applicato agli studi sessuali che vinse una borsa di strupro.
Sono un democratico. Non ho mai avuto difficoltà a usare il bagno di servizio.
Un popolo con una così grande varietà di aperitivi come il nostro non può morire di fame.
I teschi ridono sempre. E’ il solletico dei vermi.
Collezionando le sconfitte degli altri ho quasi messo insieme la mia vittoria.
Il Duomo di Milano gocciola verso l’alto.
Quanti polli sono morti per noi!
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Amici nemici estranei (74-75)
Nunc est bibendum
De gustibus non est disputandum
Fatta la legge fatto il referendum.
Se ti assenti per quindici giorni succede un casino. Se muori non succede niente.
La stitichezza è femminilità.
Un editore annuncia una nuova collezione di favole e di capolavori rivisitati in chiave moderna. La favola di Cappuccetto grosso, Le avventure di Finocchio, L’orgasmo con gli stivali, Alice nel paese delle gozzoviglie, La bella addormentata nel coito, Alì Baba e i quaranta guardoni.
A teatro. Visto Persone naturali e strafottenti di Patroni Griffi. Ricordo una sola battuta: “Sono felice. Scusa questa parola liberty ma non ne trovo altre”. Sono uscito un po’ depresso.
Molti credono di essere di sinistra e invece sono soltanto mancini.
Gli attori dei caroselli hanno l’escalamativo al posto del naso.
Incontro Luciano Emmer mentre gira alcuni Caroselli. Come mai? “Caro mio bisogna fare di necessità T.V.”
Gli estremi si toccano. Gli estremisti si picchiano.
Stamattina ho visto un sottosegretario che andava a sottolavorare al ministero.
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Sancta Pubblicitas, (1970)
GIANNI AGNELLI
Fiat Dux.
SEDERE BASSO
Errata còccige.
SANDRA MILO
Svanitas svanitatum.
VIALE DI NOTTE
Hic sunt lenones.
EDUCAZIONE SESSUALE
Fabula rasa.
RITORNO DAL SUPERMARKET
Pelata refero.
DIETA
Cave panem.
SPECULAZIONE EDILIZIA
Area jacta est.
CHE NE D.C.?
Omnia vicit Rumor.
LE TASSE DEI RICCHI
Una pocum.
MERCIMONIO
Do ut sex.
MIKE BUONGIORNO
Quizsquilia.
STITICO
Post “fatta” resurgo.
SALVATO DALL’EREDITA’
Rogito ergo sum.
IL FILOSOFO DEVE EVITARLO
Cogitus interruptus.
CONDOMINIO
Homo condomini lupus.
“Kamasultra” non dovrebbe essere fuori catalogo: su IBS lo danno disponibile entro due giorni lavorativi (ed. Nuovi Equilibri, 2002).
Sì, è vero. Kamasultra è ancora in catalogo. Ho corretto l’articolo.
Grazie per la segnalazione.
Fabrizio
ho due pubblicazioni autografate di Marcello Marchesi , che probabilmente mai sono state edite,
” osso sacro”
“Mezza eta”
sono due libri probabilmente bozze di pubblicazione
E’ un vero peccato che i libri di un così intelligente e divertente scrittore, ed umorista non si trovino…vengono pubblicate tante corbellerie,perchè non ristampare cose cosi belle ed ancora attuali ? Credo che i primi scritti abbiano la mia età
Gentile Monica Lodi, bisognerebbe chiederlo agli editor delle varie case editrici affannosamente in cerca dell’ennesimo romanzo best-sellers di cui non si sentirà più parlare dopo neanche tre mesi…
Se le interessa, le segnalo la nascita della Associazione Culturale Marcello Marchesi che si propone di riportare l’attenzione su questo autore ingiustamente dimenticato.
http://www.marcellomarchesi.it/associazione-culturale/
Cortese signore la ringrazio per la sua risposta e concordo pienamente con la sua opinione,forse Marchesi è volutamente dimenticato,come altri scrittori lungimiranti. La ringrazio per l’informazione
in merito alla associazione .Mi auguro di avere altri contatti con lei,la saluto cordialmente.
Mi ricordano molto le fulminazioni di Woody Allen, godibilmente semplici e, proprio per questo, geniali.
Postato su: http://lexmat.blogspot.it/2013/11/libri-di-aforismi-da-ristampare-omaggio.html
La ringrazio per il suo lavoro.
LexMat
lexmat.blogspot.it
Qualche mese fa, venendo incontro ai desideri di molti lettori appassionati di Marcello Marchesi, la Bompiani ha ristampato “Il malloppo” e ha pubblicato “Il dottor Divago” che raccoglie quasi tutta la produzione umoristica di Marcello Marchesi.
La ringrazio per la “gustosa” segnalazione.
Era proprio quello che avrei voluto sapere e che speravo.
Domani mi precipiterò subito in libreria.
Un sagace aforisma ogni tanto, migliora la vita, come d’incanto.
LexMat
marchesi e vaime scrissero negli anni 70 un divertente libro di aforismi del tipo, il verme solitario fa da cane guida all’intestino cieco ecc..chissà chi lo ricorda
Gent.li Sigg.
Sapreste dirmi dove trovare una parodia della vispa Teresa fatta da Marcello Marchesi letta molti anni orsono su una rivista poiché pare che nessuno la conosca, possibile ? Grazie
Francesco A
Provi a chiedere alla Associazione Culturale Marcello Marchesi. Qui c’è il link
http://www.marcellomarchesi.it/associazione-culturale/