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Nella sezione Scrittori di aforismi su Twitter l’articolo di oggi è dedicato a @mesmeri (Martina). Nella breve nota biografica che mi ha inviato, l’autrice scrive di sé: “Non sono niente di più né di meno di tante altre persone, anche se mi piace pensare di essere depositaria universale di certe emozioni. Faccio l’architetto ‘a ostacol’, ho un compagno e un bambino di due anni che è il destinatario di quasi tutti i miei pensieri d’amore. Sono iscritta a twitter dal 2009 ma non ho fatto in tempo a capirne il funzionamento che una disavventura mi ha tolta dal mondo per un po’. Ho iniziato a scrivere nel febbraio del 2012, nella mia seconda vita”.
“Scrivo su twitter perché scrivere è il leitmotiv della mia vita: conservo diari dell’adolescenza zeppi di pensieri, pezzi di carta, lettere. E molti li ho buttati. Paradossalmente metto a disposizione di moltissime persone pensieri che mi vergogno a dire a voce. Ho scritto su ogni supporto e prima di condensare tutto in 140 caratteri ho scritto di cinema, di libri e di sciocchezze (e ogni tanto lo faccio anche per lavoro). A differenza di molti che sfogano il proprio malessere nella scrittura, io se sto male non scrivo affatto”.
Nei suoi tweet @mesmeri non scrive perle di saggezza (“Il mio percorso verso la saggezza è ancora lunghissimo”) e, se le scrive, “le infila in collane che non metterà mai”. Perché @mesmeri sta dalla parte “di chi non giudica con parole taglienti, di chi coltiva i propri dubbi, di chi si permette il lusso di essere fragile”, è una donna che ama ridere delle sue sciocchezze, della sua fragilità (“un cuore di burro”) e persino della sua volubilità (“Dell’essere femmina adoro la volubilità anzi la odio e ne rido e ci piango”) e la storia della sua vita è la storia “di chi si chiede se sia il caso di fare quella cazzata, mentre già la sta facendo”.
Però non tutto è come appare e come sembra. Dietro questa scrittura apparentemente “volubile” e “leggera”, dietro questo “diario minimo”, si nasconde un animo che ha conosciuto la vita (“Ho raccolto i pezzi di una me stessa frantumata, ricuciti con fatica, innaffiati con le lacrime. La mia seconda vita è il mio regalo per me”) e che ci descrive in modo quasi spietato le sue tante verità, anche quelle più dolorose. E se in modo leggero @mesmeri scrive “Agli esami di coscienza si può portare un argomento a piacere?”, poi in realtà il lettore capisce che questo esame di coscienza l’autrice se lo fa più volte interrogandosi su se stessa e sugli altri. Perché nella vita, piena di contraddizioni e di domande, resta sempre un senso di vuoto “dove non facciamo altro che travisare gli stessi ventuno grammi da cuore a cervello e viceversa” chiedendoci ogni volta quale sia il senso delle nostre azioni. E a volte ci si chiede se esista “una via di emergenza per uscire da noi stessi”.
Presento una selezione di tweet di @mesmeri. Tra le tante mamme di Twitter, anche @mesmeri racconta le gioie e l’impegno dell’avere un figlio e lo fa con delicatezza e con profonda nobiltà d’animo. Tra i diversi tweet cito: “Un figlio ti cambia anche il ritmo del cuore” e “MAMMA. Fenomeno astronomico per cui un pianeta ruota attorno a un piccolo sole, secondo cui però il sole è lei. Raro esempio di reciprocità” e anche “Dovremmo essere spontanei come i bambini che, quando vogliono una carezza, ti prendono la mano e se la mettono sul viso”.
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@mesmeri, Tweet scelti
Sono in grado di litigare venti volte in modi diversi con la stessa persona, senza che quella persona nemmeno lo sappia.
Resta sempre un senso di vuoto perché non facciamo altro che travasare gli stessi ventuno grammi da cuore a cervello e viceversa.
La conquista non è mica portarsi a letto una donna, ma avere il permesso di spettinarla e sbavarle il trucco senza che lei protesti.
La barba funziona solo se sei già bello.
E soprattutto se sei un uomo.
È così femminile vedersi bella poi brutta poi magra poi tremendamente grassa poi bella poi orribile e tutto nello stesso pomeriggio.
Nel mio dizionario, Negramaro è un vino. Modà invece è un errore ortografico.
Dovremmo essere spontanei come i bambini che, quando vogliono una carezza, ti prendono la mano e se la mettono sul viso.
A quelli che “la felicità mi fa paura”.
Vivete un grande dolore, poi ne riparliamo.
“Come fai a ricordare tutto?”
“Ascolto”
Come quando credi di avere il coltello dalla parte del manico, e non vedi che la mano ti sta sanguinando.
“Desidera?” “L’insolito, grazie.”
MAMMA. Fenomeno astronomico per cui un pianeta ruota attorno a un piccolo sole, secondo cui però il sole è lei. Raro esempio di reciprocità.
Agli esami di coscienza si può portare un argomento a piacere?
La trasgressione non è scopare con trenta persone diverse, ma farlo da anni con la stessa persona continuando a divertirsi.
La virtù sta nel mezzo ma agli estremi c’è una vista bellissima.
Ho voglia di conoscerti, torniamo sconosciuti.
Quando mi dico di non pensarci, è che l’ho già immaginato in almeno dieci modi diversi.
Ho tutto sotto controllo ma non so di chi.
Anna Karenina aspettava da settimane notizie di Vronskij, noi ci struggiamo se non abbiamo risposta in cinque minuti. I romanzi non durano più.
Un figlio ti cambia anche il ritmo del cuore.
Un figlio ha la straordinaria capacità di farti incazzare a bestia, commuoverti, farti ridere e mancarti da morire.
In sole tre ore.
Se ho sperato, è stato solo per legittima difesa.
Donne che dicono “mio figlio ha 30 mesi” e tu non capisci se parlino di un bambino, di un prosciutto o di una forma di parmigiano.
Dovrebbe essere stabilito per legge il diritto a un giorno al mese fuori dal mondo.
Sappiamo far male a noi stessi in modi tanto raffinati e fantasiosi che non ci lasciamo nemmeno i segni sulla pelle.
Parole che ti ammazzano ed era pure fuoco amico.
Inducimi in tentazione, che poi ci penso io alla questione del male e a tutto il resto.
Avete presente?
Passerà.
Passo al lato oscuro perché sfina.
Siamo gli artificieri del nostro destino.
Infilo inutili perle di saggezza in collane che non metterò mai.
L’intelligenza è un’arma di distinzione dalla massa.
Uso borse molto grandi perché mi porto sempre dietro un sacco di sensi di colpa.
È un’ingiustizia essere privi di uscite di emergenza da noi stessi.
Che seccatura quelli che ti fanno perdere tempo, distogliendoti dalle tue preziose perdite di tempo personali.
Porti tuo figlio al nido al lunedì mattina e immagini come dev’essersi sentito Abramo quando Dio gli ha chiesto il sacrificio di Isacco.
Mi faccio i libri mentali perché sono sempre meglio dei film.
Metto quasi sempre una stellina prima di retuittare, perché amo i preliminari.
Le volte in cui parli per un’ora con qualcuno, e alla fine ti accorgi di averlo solo guardato.
Mi hanno svelato un segreto: si può essere felici della felicità altrui.
Quei giorni in cui anche l’aria sembra piena di spigoli che ti sbattono addosso.
Mi piace pensare che, fra i treni che passano una volta sola, ci siano anche dei regionali affollati che, in fondo, si possono perdere.
Se non ti bastano le mie ragioni, ho anche molti difetti, e silenzi, e sorrisi, ed espressioni, e stanchezze sgualcite. E ti regalerò tutto.
Forse delle persone bisogna solo trovare le chiavi. Il problema è che poi sono le cose che perdi più spesso.
La storia della mia vita è chiedermi se sia il caso di fare quella cazzata, mentre già la sto facendo.
Abbi pazienza, devo farmi deludere da un paio di aspettative e arrivo.
Il mio buongiorno ha i capelli che profumano di latte e biscotti.
Fosse tutto semplice come complicarsi la vita.
Nel tempo impari che puoi fare a meno di quasi tutto e che non hai voglia di rinunciare a quasi niente.
Riesco ad avere torto anche nei dialoghi che faccio con me stessa allo specchio.
Vorrei che quel prima o poi di cui tutti parliamo fosse adesso.
Pensa che quella scena in cui stavamo così bene l’ho girata almeno dieci volte nella mia testa.
E nella realtà non è nemmeno avvenuta.
mi piace iniziare a prepararmi con largo anticipo in modo da avere il tempo per arrivare in ritardo con comodo.
Amori a scadenza.
Affetti a tempo determinato.
Amicizie a progetto.
Antipatie a giorni alterni.
Niente dura più di due respiri.
Ho indossato il primo broncio che ho trovato ma non s’intona coi vestiti.
Ci sono guarigioni più dolorose delle malattie.
Non amo i gioielli.
Mi interessano poco le ricorrenze.
Pago la cena al ristorante.
Faccio shopping in dieci minuti.
Oddio, sono un uomo.
Mi chiedo quanta postproduzione ci sia nei ricordi.
Nella prossima vita voglio essere disegnata da Milo Manara.
In fondo, diventando madre cambia una sola cosa: conosci l’esatto momento in cui smetti di essere la persona più importante della tua vita.
“A 22 mesi tuo figlio non parla, hai pensato di farlo vedere?”
“A 40 anno ancora non ti fai i cazzi tuoi, hai pensato di farti vedere tu?”
non hai bisogno di mimose se hai accanto qualcuno che ha passato due anni a curarti le ferite.
Invidio la semplicità dei categorici, che hanno già un’idea su di te mentre tu ancora cerchi di ricordare come hanno detto che si chiamano.
Protesterò col regista della mia vita perché è ingiusto non poter ripetere le scene in cui recito male.
Certi sono parole.
Altri sono Persone.
Impedire a qualcuno di essere se stesso è il miglior modo di perderlo.
Mi sono distratta un attimo e un sacco di Vorrei sono scaduti in Avrei Voluto.
Certe persone esistono per ricordarmi cosa non vorrò mai essere.
Riesco a passare sopra a tante cose che un giorno mi scoprirò capace di camminare sulle acque.
Oggi sarebbe da ginocchia verdi di erba tagliata, da sabbia nel costume e panino col burro e la marmellata.
Sarebbe da avere dieci anni.
“Desidera?”
“Un altrove. Tiepido, ventoso, con una spruzzata di oceano, grazie.”
Essere indimenticabili è impossibile.
Essere indispensabili è rarissimo.
Essere unici è illusione.
Cercherò almeno di essere elegante.
Un caffè macchiato nuvole.
alle spalle si dicono le cose peggiori ma si fanno anche gli abbracci più belli.
Dell’essere femmina adoro la volubilità anzi la odio e ne rido e ci piango.
Che saresti stato quello giusto l’ho capito dal meraviglioso modo che avevamo di ignorarci davanti a tutti.
E anche oggi il pediatra commenterà il mio ennesimo taglio di capelli con il solito “questo bambino viene sempre con una mamma diversa”.
Poi ci sono quelle persone di cui ti pesa l’assenza e ti irrita la presenza. Ossimori umani.
Un abbraccio in cui non passi un filo d’aria, nient’altro.
Ferma nelle mie decisioni come i piumini dei denti di leone soffiati via dalla brezza di aprile.
Ho raccolto i pezzi di una me stessa frantumata, ricuciti con fatica, innaffiati con le lacrime. La mia seconda vita è il mio regalo per me.
Curioso che molto di quello che scrivo qui sia dedicato a un uomo che non sa leggere.