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Nato nel 1923 a Nancy, di formazione filosofica, Roger Munier haoccupato per lungo tempo una posizione di responsabilità in una società di metallurgia. Conducendo una esistenza doppia, scriveva al mattino prima di andare a lavorare.  

Discepolo e amico di Heidegger, è stato uno dei primi a tradurre la sua opera in francese (Lettera sull’Umanesimo è del 1953, a cui seguono altri testi).

La bibliografia di Munier è davvero vasta e comprende raccolte di poesia, romanzi, saggi letterari e filosofici. Roger Munier ha diretto presso l’editore Fayard la collezione L’espace intérieur, pubblicando testi della tradizione antica (induismo, buddhismo, taoismo, Islam, i grandi mistici occidentali) e moderna (in particolare Porchia, Juarroz). Ha anche esercitato una importante attività di traduttore (“non traduco che quello che avrei amato scrivere” disse), e tra i tanti autori tradotti si segnalano oltre a Martin Heidegger, il poeta Octavio Paz, il mistico Angelius Silesius, i filosofi Eraclito e l’argentino Antonio Porchia,  autore di Voci, uno dei più grandi testi spirituali in forma aforistica della nostra epoca).

Due frasi ci fanno capire la personalità e l’opera di Roger Munier. La prima è: “che cosa più desiderabile che di essere un illustre sconosciuto“. Questa frase può essere il ritratto di Roger Munier, autore che raramente ha occupato le pagine letterarie dei giornali francesi, nonostante la qualità e la regolarità della sua opera. La seconda frase è in epigrafe sulla home page del sito dedicato a Roger Munier (http://rogermunier.com/): “Il mondo è il velo eclatante di uno splendore che si sottrae allo sguardo” (“Le monde est le voile éclatant d’une splendeur qui se dérobe”).  Il visibile con la sua dimensione perduta è in tutta l’opera di Roger Munier l’oggetto di una traversata, in parte filosofica, in parte poetica, nel tentativo di raggiungere l’essenza del mondo, prendendo in considerazione la sua “presenza” come anche la sua “sparizione”.

In seguito alla richiesta del suo editore François-Marie Deroylle, Roger Munier comincia a pubblicare, a partire dagli anni 90 sotto il titolo di Opus incertum, dei volumi di pensieri annotati sul suo taccuino giorno dopo giorno (anzi notte dopo notte, “quante notti sveglio passate a girare e rigirare in tutti i sensi una frase che avrei voluto scrivere”). Tali frasi sorgono come la percezione subitanea dell’istante (“la perception soudaine d’instants”). Alla fine saranno cinque i volumi che fanno capo a Opus incertum:

– Opus incertum I, Deyrolles, 1995.

– La Chose et le nom : Opus incertum II 1982-1983, Fata Morgana, 2001.

– Opus incertum : 1984-1986, Gallimard, 2002.

– Le Su et l’insu : Opus incertum IV 1987-1989, Gallimard, 2005.

– Les Eaux profondes : Opus incertum V 1990-1993, Arfuyen, 2007

Opus incertum (un termine dell’architettura che che designa un modo di assemblaggio delle pietre irregolari che si incassano l’una nell’altra in modo da formare un tutto continuo) è un opera frammentaria, dallo stile aforistico (dell’aforisma Munier dirà: “L’aforisma ha come un respiro. Ha il suo ritmo, che non è quello nè della prosa nè della poesia“), esattamente alla frontiera tra il genere della poesia e della filosofia, che non disdegna il concetto ma a cui preferisce sovente la meditazione immaginativa. Ecco due esempi: “L’acqua si sposa continuamente. Non sposa, come essa fa, tutte le forme, che perchè essa sposa se stessa continuamente”. “Il fiume lui stesso va più veloce della sua acqua che lo porta” (“L’eau s’épouse continûment. N’épouse, comme elle fait, toutes les formes que parce qu’elle s’épouse elle-même continûment.” “Le fleuve lui-même va plus vite que son eau, qu’il emporte”.).

Opus incertum è fortemente influenzato da molti degli autori che Munier ha magistralmente tradotto in francese (l’ontologia heideggeriana, la gnosi mistica di Angelus Silesius, la teologia negativa, le raccolte spirituali dell’Oriente ma soprattutto l’aforisma taostico delle Voci dell’argentino Antonio Porchia, uno dei più grandi e ignorati autori del 900).

Tutta l’impegno di Roger Munier è di rendersi sensibile, giorno dopo giorno, istante per istante, a quello che passa là, in quello che Eckart chiama “il fondo dell’anima” e che dice, non ha un nome. Quali parole per dire ciò che è al di là dei pensieri, dei sentimenti, delle emozioni? Quali parole per dire ciò che ci è più essenziale e che sembra, per questo, dover restare per sempre sconosciuto? L’opera di Munier ha qualcosa di primordiale, che fa vibrare silenziosamente. Silenziosamente, ma eloquentemente,  secondo quanto dice Pascal Quignard, un altro aforista, per il quale “ogni opera scritta, veramente scritta, è un silenzio che parla” (“toute oeuvre écrite, vraiment écrite,  est un silence qui parle”).

Di Roger Munier presento per la prima volta in Italia una selezione di aforismi tratti dall’ultima opera pubblicata, il quinto volume di Opus incertum, intitolato “Les Eaux profondes : Opus incertum V 1990-1993, Arfuyen, 2007″, un libro “scritto per percepire quelle acque che scorrono in profondità sotto il bagliore dei nostri giorni senza che noi ne abbiamo coscienza altrimenti che fuggitivamente, per lampi” (“Écrit surtout afin de se rendre attentif à ces eaux qui coulent en profondeur sous le miroitement de nos jours sans que nous en avons conscience autrement que fugitivement, par éclairs”).  La selezione dei 30 aforismi è tratta dal primo capitolo, Anno 1990.

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Roger Munier, Les Eaux profondes, Arfuyen, 2007

Le Tout voudrait faire un tout. Ne peut faire que des parties.

Il Tutto vorrebbe fare un tutto. Non può che fare delle parti.

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Le forme est belle en mouvement, souvent plus belle. Le couleur ne parle bien que immobile.

La forma è bella in movimento, sovente più bella. Il colore non si esprime bene che nell’immobile.

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Ce que je suis m’obnubile, se dresse entre moi et moi. Est le lieu à jamais d’une impossible rencontre entre moi et moi.

Ciò che sono mi confonde, si erige tra me e me. E’ per sempre il luogo di un impossibile incontro tra me e me.

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Ce dont on écrit, on le possède mal. C’est par là qu’on écrit. Ce sera au lecteur de le posséder. L’écriture est désir, que la lecture accomplira, bouclant la boucle.

Ciò di cui si scrive, lo si possiede male. E’ per questo che si scrive. Spetterà al lettore possederlo. La scrittura è desiderio, che la lettura porterà a termine, chiudendo il cerchio.

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Le Rien n’est pas rien. Mais il n’est pas non plus quelque chose. L’inverse du “quelque chose”. De tout l’inverse.

Il Nulla non è nulla. Ma non è più qualcosa. Il contrario di “qualche cosa”. Di tutto il contrario.

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Le grand poirier tout blanc, croulant sous le blanc dans l’or du jour, est autre dans l’encadrement de la fenêtre que au dehors, dans le jardin. Dans la fenêtre, il est miracle. Dehors, poirier en fleur.

Il grande pero tutto bianco, inclinato sotto il bianco nell’oro del giorno, è altro nel riquadro della finestra che al di fuori, nel giardino. Nella finestra, è miracolo. Al di fuori, è un pero in fiore.

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Comme instrument certain, l’homme ne dispose que de la mesure. Hors d’elle, tout devant lui se dérobe.

Come strumento certo, l’uomo non dispone che della misura. Al di fuori di essa, tutto davanti a lui scivola via.

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La vraie connaissance serait fusion. Comme de passer dans la chose. Le connaître serait se connaître passé dans la chose. Mais alors on ne serait plus soi, ni la chose.

La vera conoscenza sarebbe fusione. Come il passare dentro la cosa. Il conoscere sarebbe conoscere se stessi passati dentro la cosa. Ma allora non si sarebbe più se stessi, né la cosa.

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Tour est question de contact. Exister, c’est être en contact, au contact de…
Le monde lui même est un ensemble de contacts. Tient par contact. Etre, c’est être dans, pris dans. Piegé.

Tutto è questione di contatto. Esistere, è essere in contatto, al contatto di…
Il mondo medesimo è un insieme di contatti. Tenuto per contatto. Essere, è essere nel, preso nel. Intrappolato.

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Si le monde parlait, disait son nom, ce serait un aggression peut-être.Un effroi. Si Dieu parlait…
Mieux vaut la distance amère, le mutisme, le manque.

Se il mondo parlasse, dicesse il suo nome, questo forse sarebbe un aggressione. Un affronto. Se Dio parlasse…
Meglio vale la distanza amara, il mutismo, la mancanza.

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Il y a dans ce que je vois quelque chose que je ne vois pas. Qui fait la magie de ce que je vois.

C’è in quello che vedo qualche cosa che io non vedo. Che fa la magia di quello che io vedo.

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Même si Dieu “n’existe pas”, quand nous disons “Dieu” pour prétendre que Il n’existe pas, que disons-nous?

Anche se Dio “non esiste affatto”, quando noi diciamo “Dio” per pretendere che Egli non esista, che cosa diciamo?

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Les Anges n’ont pas de moi. L’Ange qui veille sur moi, c’est moi sans moi.

Gli Angeli non hanno niente di me. L’angelo che veglia su di me, è me senza me.

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Les chose ne se refusent pas. Simplement ne se concèdent pas.

Le cose non si rifiutano. Semplicemente non ci concedono.

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Dans la soir livide, le jour n’a que le goût d’un jour qui n’est plus.

Nella sera livida, il giorno non ha che il gusto di un giorno che non è più.

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On croit montrer la chose et on ne montre que ce que on montre. On voile en montrant.

Si crede mostrare la cosa e non si mostra che ciò che si mostra. Si nasconde mostrando.

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J’éprouve une chose – et il n’est pas vrai que je l’éprouve. Je sais, je sens que je ne l’éprouve pas quand je l’éprouve. A cause du “quand”.

Io provo una cosa – e non è vero che la provo. Io so, io sento che non la provo quando io la provo. A causa del “quando”.

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Tout, ce qui est obéit. A quoi, on ne saurait dire, mais obéit. Au moins à lui même obéit.

Tutto, ciò che obbedisce. A chi, non si saprebbe dire, ma obbedisce. Almeno a lui stesso obbedisce.

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La claire lumière donne jouissance, non connaissance. Donne connaissance en jouissance. Est-ce connaissance?

La luce chiara dona gioia, non conoscenza. Dona conoscenza nella gioia. E’ forse conoscenza?

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Le Paradis est ce que dit son nom. Il y a Paradis quand toute chose dit son nom.

Il Paradiso è ciò che dice il suo nome. C’è Paradiso quando ogni cosa dice il suo nome.

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Comme je ne viens pas de moi, je ne ferai pas retour à moi.

Come io non vengo da me, io non farò ritorno a me.

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Il y a en tout un écoeurant mélange de beau et de laid, de favorable et de contraire, de répulsif et d’accueillant. On ne peut départager.
Le sage fixe la mélange, en souriant. Seul le saint departage, dans sa folie.

C’è nel tutto un’infetta mescolanza di bello e di brutto, di favorevole e di contrario, di repulsivo e di accogliente. Non si può dividere.
Il saggio fissa la mescolanza, sorridendo. Solo il santo la divide, nella sua follia.

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Tout ce que je n’ai pas été aussi m’habite. J’en suis fait, comme de ce que j’ai été

Anche tutto ciò che io non sono stato mi possiede. Ne sono fatto, come di ciò che io sono stato.

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Les choses sont indifférentes. C’est leur facon de nous parler.

Le cose sono indifferenti. E’ il loro modo di parlarci.

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L’humain n’a encore eu lieu qu’en partie dans l’homme.

L’umano non ha ancora avuto luogo che in parte nell’uomo.

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Il n’y a mort que parce qu’il y a fin. Toute chose, dans le fini, a une fin. Le soleil même finira. De toutes ces fins, Dieu est la Fin.

C’è una morte soltanto perchè c’è una fine. Ogni cosa, nel finito, ha una fine. Il sole stesso finirà. Di tutti queste fini, Dio è la Fine.

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Ce n’est pas moi qui vieillis. C’est mon corps qui, peu à peu, devient un corps sans moi, jusqu’au dernier et définitif abandon.

Non sono io che invecchio. E’ il mio corpo che, poco a poco, diventa un corpo senza me, fino all’ultimo e definitivo abbandono

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Avant la conscience, il dut y avoir, il y a encore, un se-sentir-là. L’animal est là, sans se sentir là.

Prima della coscienza, ci dovette essere, c’è ancora, un sentir-si-là. L’animale è là, senza sentirsi là.

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Je commence à devenir mon nom. Pour n’être plus un jour que mon nom.

Io comincio a diventare il mio nome. Per non essere più un giorno che il mio nome.

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Quand je cesse d’écrire, un peu vide, égaré, je me retire de quoi ?

Quando io smetto di scrivere, un po’ vuoto, perduto, io mi ritiro da cosa?

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Nous servons. Ce qui est à servir ne nous dit pas comment. Nous servons sans savoir. Sans savoir même que nous servons.

Noi serviamo. Ciò che è da servire non ci dice come. Noi serviamo senza sapere. Senza sapere affatto che noi serviamo.