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Sandro Montalto, nato a Biella nel 1978, attualmente vive nella provincia di Biella dove svolge il lavoro di bibliotecario.
La bibliografia che Montalto mi ha fatto avere è incredibilmente lunga se si considera che ha solo 32 anni. Sandro Montalto è Direttore Editoriale delle Edizioni Joker presso le quali cura in prima persona collane di saggistica, poesia, aforismi e teatro. Dirige le riviste “La clessidra” (rivista di cultura letteraria) e “Cortocircuito” (semestrale di cultura ludica). È redattore delle riviste letterarie «Il Segnale» e «Poetry Wave» e consulente per l’Italia della rivista internazionale «Hebenon». Svolge inoltre attività critica su molte altre riviste nazionali e internazionali, tra le quali «Poesia», «Testuale», «Atelier», «Téchne», «Clandestino», «Cultura & Libri», «Bloc notes», «Confini», «Testo», «LN», «La Battana», «Pòiesis», «Pagine», «Alla bottega», «Punto d’incontro», «Golem», «Il Cittadino» e «Poiein»; scrive inoltre su volumi collettanei e su alcuni giornali («Corriere di Como», «Il Domenicale», etc.).
Ha pubblicato le raccolte di poesia Scribacchino (Joker, Novi Ligure, 2000), Pause nel silenzio (Signum, Bollate 2006) e Esequie del tempo (Manni, Lecce 2006); i volumi di critica Compendio di eresia (Joker, Novi Ligure 2004), Beckett e Keaton: il comico e l’angoscia di esistere, (Edizioni dell’Orso, Alessandria 2006), Forme concrete della poesia contemporanea e Tradizione e ricerca nella poesia contemporanea (Joker, Novi Ligure 2008); i volumi di prose Crolli emotivi (Lietocolle, Como 2006) e Un grosso apostrofo (FUOCOfuochino, Viadana 2010); l’opera teatrale Monologhi di coppia, (Joker, Novi Ligure 2010, prefazione di Paolo Bosisio). Ha ottenuto riconoscimenti per la poesia, per il teatro e per la critica.
Ha curato molti volumi, tra i quali Umberto Eco: l’uomo che sapeva troppo (ETS, Pisa 2009) e Fallire ancora, fallire meglio. Percorsi nell’opera di Samuel Beckett (Joker, Novi Ligure 2009). E’ in uscita il volume Temperamento Sanguineti, a cura sua e di Tania Lorandi (Joker, Novi Ligure, 2011).
Come musicista, studia pianoforte, composizione, strumentazione per banda e direzione di coro. Ha composto diversi brani. Attivo nel mondo della ‘Patafisica, è membro del “Collage de ‘Pataphysique”.
In campo aforistico Sandro Montalto ha pubblicato la raccolta di aforismi L’eclissi della Chimera (Joker, Novi Ligure, 2005), è giurato e direttore tecnico del premio internazionale di aforistica “Torino in sintesi” e direttore editoriale della collana Athanor, l’unica collana in Italia dedicata al genere aforistico che al suo attivo ha una dozzina di pubblicazioni. Ha ideato alcuni libri-oggetto tra i quali Aforismario da gioco (Joker, Novi Lugure, 2010).
Togliendo il cappello dell’aforista e mettendo quello del critico letterario, ruolo che svolge altrettanto bene, Montalto così scrive nel prologo di L’eclissi della chimera: “In questo volume si troveranno frammenti di ogni tipo – autentici mondi, almeno in alcuni casi, che andranno letti dentro e tra le righe, sul rovescio e lungo il margine dei fogli. In obbedienza alla loro origine e storia indulgono a bagliori poetici, episodi moralistici, involuzioni, autoscopie, prescrizioni, dissimulazioni, sabotaggi e supponenze; inseguono ora la rotunditas, ora l’abbreviatio, la continuità nella discontinuità; unica guida la fedeltà alle proprie sensazioni e il rifiuto di ogni dogmatismo sostanziale e formale, condito con una certa ricerca sulla forma breve (consapevoli che la brevità postula sempre una ricerca condivisa) e qualche serissima risata. Il lettore dunque troverà aforismi in convivenza litigiosa eppure necessaria con frammenti, sentenze, epigrammi, motti, gnòmai, apoftegmi, citazioni, neoproverbi, adagi, microsaggi, massime, ritratti, pensieri, spasmi, poche amenità e qualche parodia (di generi detestabili quali il diario, la lettera o il pensiero ridotto a boutade)”.
Così nella raccolta il lettore trova un po’ di tutto (“L’eclissi della chimera mi rispecchia: onnivoro, a volte girovagante, pieno di scatti, di entusiasmi e di crolli” mi scrive Montalto in una lettera). Ci sono aforismi di una riga (la forma prevalente del libro), microsaggi di critica letteraria (sulla musica, la poesia, l’arte), riflessioni filosofiche, pagine di diario (ne è un esempio il primo aforisma del libro: “DIARIO, PRIMA PAGINA: Oggi sono nato. Questo fatto, lo so, mi porterà alla tomba”), giochi linguistici e calembour (Montalto è appassionato di ludolinguistica). Accompagnano le pagine del libro di Montalto 28 illustrazioni tratte da opere d’arte di diversi autori (da Albrecht Dürer alle tavole della Encyclopédie di Diderot e D’Alambert, da Gustave Doré a Serre, da Leonardo da Vinci a Matthias Grünewald, e altri ancora; l’inserimento di illustrazioni in un libro di aforismi è fatto non raro in questo genere: restando in ambito italiano Alberto Casiraghy e Dino Basili usano questa tecnica per alcune delle loro sillogi più belle, mentre in Silvana Baroni l’aforisma addirittura si fonde con l’immagine diventando “aforisma visivo”).
All’interno di questa varietà di forme, tra sabotaggi ludici e dissimulazioni del reale, bagliori poetici e frammenti moralistici, riflessioni nuove e antichissime (“forme sfaccettate e contradditorie come contradditorio è l’essere umano” scrive Montalto nel prologo), c’è un filo rosso (o per essere più precisi noir) che percorre la raccolta ed è il rifiuto di ogni dogmatismo sostanziale e formale, di ogni illusione e di ogni apparenza (“un uomo che si guarda attorno e tenta di mettere a nudo le parole, all’occorrenza usando la frusta se le pulci si trasformano in leoni” scrive ancora Montalto), il tutto condito con qualche serissima risata.
Del resto anche il titolo stesso del libro e la piccola postilla finale dedicata alla storia letteraria e filosofica della Chimera descrivono “l’eclissi della chimera”, ossia il momento della disillusione dopo secoli di realtà, di significati ridotti a convenzioni e non più portatori di senso. “La Chimera è ormai vittima di una eclisse che non ha più nulla di astronomicamente transitorio, è definitiva, inappellabile e figlia della sua etimologia ‘abbandonare’. La chimera splendente come il sole è diventata pallida come la luna” e ancora “Non abbiamo più necessità di urlare come il nietzschiano Zarathustra che “Dio è morto” perché il nostro spirito non sente il bisogno di tale scontro con una divinità, la quale per essere morta deve essere stata uccisa, ma anche essere stata esistente; è a noi più congeniale la tranquilla constatazione di Heidegger in un saggio su Holderlin: non solo gli Dei sono fuggiti, ma il loro splendore si è dileguato”. E alla fine della postilla Montalto scrive: “Gli animali fantastici e illusori, apocrifi ed epitaffi di se stessi, sono un vorticare multicolore il cui risultato cromatico è il bianco della pagina vuota, sulla quale ricominciare”
Prima di presentare una selezione di aforismi tratti da L’eclissi della chimera, volevo ancora soffermarmi sulla passione/vocazione aforistica di Sandro Montalto – cosa rarissima in questo mondo editoriale – e su come è nato il libro (frutto della selezione “tra circa 18.000 aforismi!”). In una lettera Montalto mi scrive: “Per me l’aforisma è indissolubilmente legato alla battuta, anche se ovviamente è una cosa diversa da essa: ciò che ricordo è che fin da bambino quando sentivo una battuta ben riuscita, o una barzelletta strepitosa, ciò che mi colpiva era un qualcosa che poi avrei capito essere l’efficacia retorica, l’icasticità, e anche la trasversalità. Crescendo ho iniziato naturalmente a discernere meglio, ma mentre iniziavo ad amare l’ipertrofica, disperata frammentarietà di autori che ancora oggi amo moltissimo come Canetti, non ho mai smesso di amare anche l’efficacia fulminante di autori come Bierce, o il Kraus migliore, o Lec (mi limito a citare i più famosi), e allo stesso modo ad ammirare l’efficacia, appunto, retorica di autori come Woody Allen o l’amatissimo Groucho Marx (e l’anarchia dei fratelli Marx ha avuto, ad esempio, un ruolo in alcune mie opere non aforistiche, soprattutto teatrali). Gli autori che mi hanno influenzato non si limitano ovviamente a questi: da una parte stanno aforisti meno noti che mi è capitato di leggere, dall’altra, e senz’altro preponderanti, autori non di aforismi: i miei frammenti, infatti, sono più spesso il precipitato di letture romanzesche, critiche, artistiche, musicali o scientifiche che non aforismi figli di altri aforismi. E’ dunque naturale che il mio libro L’eclissi della chimera, cresciuto con pazienza mentre lavoravo a molte altre cose, e pubblicato infatti dopo un lavorìo di oltre dieci anni alla fine dei quali ho selezionato tra circa 18.000 aforismi,mi rispecchi in tal senso. Oggi, come è ovvio e come capita quasi a tutti, rivedrei alcune cose, ma non accetterei mai i consigli che ho ricevuto mirati a renderlo più snello e accessibile. Nel 2006 ho cercato altro da recuperare in quell’enorme calderone, il resto l’ho buttato ed ho iniziato a scrivere il mio secondo volume aforistico (che uscirà tra molto tempo, penso)”.
La riflessione di Montalto sull’aforisma è presente anche all’interno di L’eclissi della chimera, con la presenza di alcuni aforismi sull’aforisma (chi legge il mio blog sa bene come io ne sia un grande raccoglitore; del resto lo scrittore Gabriel Laub nel suo Piccolo trattato sugli aforismi (Kleines Traktat über Aphorismen) scriveva che l’aforisma non si può definire che in forma aforistica mentre qualsiasi altra definizione – che provenga da saggi letterari o enciclopedie o articoli – è assolutamente limitata e inadeguata). Per Montalto “l’aforisma è come una barzelletta. Lo si uccide spiegandolo” e “Scrivere aforismi è un modo per riappacificarsi con la vita che ci vuole tutti salti e capriole, ma è anche un modo per conferire senso a quei momenti in cui il piede non poggia a terra, il passo non è concluso e tutto è fumo, incertezza” e “La suprema ingiustizia della storia che consente solo di recuperare frammenti, e la suprema voluttà dello scrivere solo frammenti” e infine “Gli aforismi possono essere utili per smascherare un pensiero superficiale: chi, vedendoli brevi, li sottovaluta a priori, non scriverebbe nulla di più interessante in centinaia di pagine”
Presento qui di seguito una Selezione di aforismi tratti da L’eclissi della chimera, Joker, Novi Ligure, 2005.
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DIARIO, PRIMA PAGINA: Oggi sono nato. Questo fatto, lo so, mi porterà alla tomba.
Nell’aldilà agli egizi un dio preposto a tale compito pesava il cuore, oggi sarebbe giusto che un eventuale dio ci pesasse il fegato.
Vietare la morte per legge: quale libidine ci sarebbe nel suicidio!
“Sii sincero”: ecco la prima limitazione alle proprie idee.
C’è chi cesella la propria morte, chi la canta, chi la dipinge, la suona o la scolpisce. Ma prima o poi una manciata di fango arriva.
Non invidio l’eventuale dio che vede passare, sfiorire, morire e consumarsi velocissime generazioni di creature che ama.
Mentre la prosa è una lettera inviata a un amico, la poesia è un fiore che si lascia su una panchina sperando che qualcuno lo raccolga, o una cartolina che si invia ad uno sconosciuto lettore, spesso imbucata senza francobollo.
Ecce homo. Sapiens?
La voce di dio resta la più forte perché è l’inarrestabile voce del silenzio.
Dopo aver meditato ho concluso che forse la maggioranza delle lodi funebri siano sincere: si loda la rara capacità di togliersi di mezzo.
Il segnale di un buon testo è la curiosità circa la pagina seguente mista al geloso ricordo di quella precedente.
I peccati si scontano in cielo, gli sbagli sulla terra.
Non dobbiamo mai dimenticare i nomi di chi ci dimentica.
Non si ride delle disgrazie altrui: si sghignazza.
Il telefono è quell’oggetto che, quando invece si vorrebbe, non fa rumore.
Un’opera è realmente compiuta quando espelle il suo creatore.
Gli elogi meritati vorremmo meritarli di più.
“Dopo di me il diluvio!”. Non certo di lacrime.
Le virtù ci danno il piacere di possederle. I vizi ci danno il piacere di esercitarli.
Se fossimo felici delle nostre disgrazie, forse gli altri ci invidierebbero anche quelle.
In realtà l’uomo accetta di dover morire, perché non dice “non voglio morire mai”, ma “voglio vivere ancora”, il che significa “voglio morire un po’ più in là”. Sa che la morte non è la cosa migliore, ma sa anche che l’immortalità sarebbe ben peggio. Questo è un involontario atto di pietà che l’uomo compie verso se stesso, e che la morte compie verso la vita.
Morire per un’idea può anche essere un gesto nobile. Ma in genere la gente non muore per un’idea ma per un’allucinazione.
Il labirinto è un groviglio di labirinti, non di vie: è la comprensione di questo che dà la consapevolezza e la disperazione. Ma è anche l’unica cosa che ci può orientare verso alcune delle rare finestre.
Un insieme di animali che l’uomo ritiene stupidi e primitivi crea talvolta un sistema genialmente ed efficientemente organizzato: non così accade con gli uomini, che si ritengono singolarmente geniali e sanno produrre solo caos.
Un proverbio armeno dice: “Dai un cavallo a chi dice la verità: ne avrà bisogno per fuggire”. Ma danne uno anche a chi mente: ne avrà bisogno per le sue parate.
Ancor più dell’entità delle proprie sofferenze, conta l’ordine con cui si manifestano.
Alla fine della vita bisognerebbe rivolgersi al mondo intero e parafrasare una splendida battuta di Groucho Marx: “Grazie, ho trascorso una magnifica serata. Ma non era questa”.
Il fatto che le grandi verità divengano prima banalità e poi luoghi comuni è segno inequivocabile del deterioramento.
Se rimanessimo soli sulla terra, conferiremmo un’anima alle cose, così da poterle accusare.
E’ un problema ottico: o metti a fuoco le sbarre o metti a fuoco il paesaggio che sta dietro. Ma bisogna ricordare che mentre gli occhi fuggono verso l’orizzonte il tatto agisce, le mani sono aggrappate alle inferriate.
I giornalisti non sanno neanche dopo che hai raccontato loro tutta la vicenda.
“La donna d’altri” ha l’immensa virtù, il valore certo di essere stata desiderata da qualcun altro.
Come vivrebbe un uomo in grado di sentire distintamente il battito del cuore in tutti quelli che gli stanno vicino?
Propongo a tutti i legislatori del mondo di introdurre, qualora si confiuguri il reato di Nascita, l’aggravante dei Futili motivi.
Sarebbe bello avere ciascuno una propria miniatura vivente in tasca, e durante i litigi delegare a queste creaturine il compito di duellare, offendersi e scannarsi.
Molti filosofi contemporanei sono come domestiche colte da un raptus di follia: irrompono fuori orario nell’appartamento dell’uomo, gettano dalla finestra mobili, oggetti di valore, tappeti e persino tapezzeria, ed infine anche gli abitanti. Poi, contemplando il vuoto dello sterile appartamento, si compiacciono di aver fatto un po’ di chiarezza, sia là dentro sia in strada.
Le idee sono ben poco senza la scintilla che le ha partorite e lo scenario che le ha ospitate.
“Vivere è meraviglioso” ci dicono, ed ecco giunta l’ora di un’altra puntura di morfina: forse è vero allora che la vita è un sogno. Ma non dimentichiamo mai quelle che paiono essere state alcune tra le ultime parole di Kafka: “Dottore, se lei non mi uccide è un assassino!”
Ah, poter incontrare uno dei vermi che si ciberà del mio cadavere. E digerirlo.
Forse ha ragione chi dice che la musica è simile a Dio, dal momento che essa è senza significato.
Stupenda questione quella del solletico: per Spinoza fenomeno capace di impegnare il corpo nella sua interezza, laddove per Cartesio era lo starnuto ad assorbire tutte le funzioni dell’anima, è l’atto gratuito per eccellenza, e già per Platone pienezza di un piacere che non è negazione di nessun dolore. Sarà per questo che non ci si può fare il solletico da soli?
Pubblicare molti libri è il miglior modo per essere devastato dai sensi di colpa nei confronti degli altri che non siano quello “preferito” (che ora è questo, ora quello).
Prendersi la soddisfazione di prendersi una soddisfazione è questione di ingordigia.
L’egocentrico. se potesse, si introdurrebbe in se stesso per potersi partorire. Ma quale collosa placenta lo invischierebbe per sempre!
Ci sono uomini che non entrano mai: escono soltanto. In tutti i sensi: dalla battuta più triviale alla constatazione metafisica ciò è vero per questi esiliati dalla topografia di sé.
Facciamo parte dell’apparato di note di un romanzo che forse non sarà mai completato.
Il dolore matura e non si accontenta dei gemiti: necessita di una lingua.
Non è vero lettore colui il quale almeno una volta nella vita non ha provato una certa angoscia e vertigine nel pensare ai milioni di volumi conservati nelle più grandi biblioteche del mondo, alla loro silenziosa preghiera di essere letti e alla matematica certezza di non poterne leggere nella vita nemmeno una percentuale apprezzabile. Non è un vero lettore chi almeno una volta leggendo un libro anche ottimo non ha accusato il dolore di una omissione, il sapere che leggere un libro significa non leggerne un altro. Non è un vero lettore chi legge senza avere una matita in mano.
Exegi monumentum: ho letto invece di scrivere.
Siamo tutti in cima a piedistalli interrati.
*
Gli aforismi di Montalto riescono a coniugare il bel esprit del pensatore che “fa la barba” al mondo usando il suo rasoio di Occam, con lo spirito dinamitardo di Nietzsche, ed i fascinosi fiori neri e malaticci che Cioran lascia sul sepolcro delle nostre convinzionh.
Disincanto ma anche divertita e divertente introspezione “montaltiana” negli ambiti più diversi : l'”io” e “l’Altro” monitorati con bella souplesse , ossia con partecipazione e distacco in uno con ironia e autoironia . E’ facile entrare in empatia con questi testi , che dribblano brillantemente gli orpelli filosofici , la sentenziosità e la cultura del dolore ( e dintorni ) ineffabilmente frequentati dagli “aforismatici ” contemporanei .
leopoldo attolico –
Conosco Sandro da tempo, ma quest’aspetto mi era sfuggito. Un collega, amico e musicista di rare e preziose doti. Appassionato e pungente quando occorre, se la sua grandezza intellettuale venisse apprezzata e le sua vulcaniche idee messe in pratica anche la città in cui operiamo solitamente spinti dalle nostre passioni ne avrebbe sicuramente una ricchezza in più. Una città che si sta spegnendo come una candela e che non vuole utilizzare i propri talenti per proposte culturali e progetti che sicuramente sarebbero una vetrina per avvicinare e far conoscere il nostro territorio sotto un’altro aspetto che non sia quello delle pecore e suoi derivati. Gli artisti restano ne sono certo, intanto seduti sulla riva del fiume pazientemente attendiamo il passaggio dei pagliacci che non sono quelli di Ruggiero Leoncavallo. Cordialità e ancora complimenti a Montalto.
Massimo Folli
Davvero sorprendenti, nel senso che ogni frase ti sorprende nell’atto di meditarvi. E’, assai spesso, un “extollere lumen”… Dello stesso autore, consiglio anche teatro, poesia e saggistica!
Sono grato alle persone che hanno voluto lasciare questi bei commenti, anche perché so che non sono dispensatrici di complimenti per abitudine. Sono lieto che anche dalla bella selezione di Caramagna risalti la serena serietà dei miei intenti, e l’eclettismo che per me è vitale. Quanto al resto, caro Massimo, spero di meritare le tue parole, e, come sai, condivido le tue amarezze, che peraltro condividiamo con migliaia di altri musicisti volenterosi e appassionati.
Ritengo che per l’eclettico e straordinario Sandro l’aforisma sia il modo a lui più consono per restare con i pensieri in terra (cfr. i suoi “piedestalli”), il solo modo affinché essi abbiano la possibilità di crescere. Si, certo, per lui sono spesso un “precipitato” di altre letture, ma sono stati anche il seme di successive scritture e lo saranno di prossime produzioni saggistiche, teatrali, narrative, poetiche e di chissà cos’altro, in fatto di generi, inventerà la sua inesauribile fantasia.
Roberto Bertoldo
Certamente un autore sincero è ben rappresentato da qualunque dei suoi libri, per differenti e varii nel carattere che essi siano. ” L’eclissi della chimera ” non è dunque meno Montalto di quanto lo siano per esempio le raccolte di poesie: è però l’opera che meglio compendia, insieme forse al ” Compendio d’eresia ” (essendo Sandro Montalto l’argomento, mi si passi il meschino rimando verbale), lo spirito di questo scrittore poliedrico eppure unitamente teso all’unico fine cui ogni vero scrittore si porta, ovvero quello bene enunciato proprio in uno degli aforismi citati a conclusione dell’egregia recensione che stiamo commentando: ” Un ‘opera è realmente compiuta quando espelle il suo creatore “.
Andrea Laiolo
Ogni scrittore sincero è ben rappresentato da qualunque dei suoi libri, per quanto differenti e varii di carattere essi siano. ” L’eclissi della chimera ” non è dunque più Montalto di quanto lo siano ad esempio le raccolte di poesie o i pezzi per il teatro; ciò non di manco tale libro certamente compendia, insieme forse a ” Compendio d’eresia ” (essendo l’argomento Sandro Montalto, mi si approvi il rimando verbale), meglio degli altri suoi uno scrittore come lui poliedrico, eppure unitamente teso al fine di ogni vero scrittore, ossia quello bene enunciato da uno degli aforismi citati nella egregia recensione che stiamo commentando: ” Un ‘opera è realmente compiuta quando espelle il suo creatore “.
Sandro Montalto è sorprendente in ogni suo lavoro. Qui, trovo condensati con estrema brillantezza almeno due caratteri evidenti della sua scrittura: e cioè la capacità di trasformare la lingua in uno straordinario, continuo “laboratorio” che mira a meditare criticamente sullo stesso potere (e sulle profonde ambiguità) della parola, e il desiderio di creare una sorta di lieve e folle “coincidenza degli opposti”, nella quale si mescolano e si sovrappongono il tragico e il comico, il logico e il surreale, l’umano e il mostruoso; una tensione bivalente, ricca e vivissima, che si ritrova spesso nella sua stessa notevole produzione poetica, ora raccolta in un eccellente libro antologico, “Il segno del labirinto”, edito da La Vita Felice.
Carissimi, che dire? Questo momento di partecipazione ai miei aforismi – che sento parte importante del mio lavoro (anche se mi hanno espulso, come sottolinea Andrea) – mi riempie di gioia, siccome come sapete non ho quasi mai presentato pubblicamente i miei libri, né fatto letture. Vedo che tutti voi avete capito l’importanza del libro per me, ossia un laboratorio che spero in sé compiuto e che riflette i nuclei di altre opere, soprattutto poetiche e teatrali (credo che qualsiasi scrittura dovrebbe essere, come dice Mario, in qualche modo un atteggiamento critico nei confronti della lingua che la fa – e la disfa). Grazie di cuore a tutti. Sandro Montalto
Ringrazio tutti quanti per i preziosi commenti sulla scrittura aforistica di Sandro Montalto. Leggo questi numerosi commenti anche come un segno di viva attenzione nei confronti del genere aforistico, genere non “marginale” nella storia della letteratura, ma da troppo tempo – ahimè – eccessivamente “marginalizzato”.
La cultura di oggi ha bisogno di personaggi come Sandro Montalto, capaci di coniugare la creatività, il fare poetico, la fucina dell’aforisma, con l’impegno del lavoro culturale, quello che assembla giorno per giorno idee e talenti, modelli di pensiero e trasgressioni. E’ solo tra queste coordinate che si potrà innervare, in futuro, una letteratura in grado di tornare a svolgere il ruolo essenziale per il pensiero e la storia che ha sempre avuto prima di questa catastrofe di omologazione, mercato e media.
Sua Sommità, Sandro Montalto che avevamo già nominato alla VENTESIMA DIPLOMAZIONE (17 luglio 2010) come “Caloristico Lastricatore delle Penne Modali” è al “Collage de ‘Pataphysique: Reggente di ’Patafisica Applicata, Blablabla & Mateologia. Ho detto tutto e ho detto niente!
Sandro è prezioso.
Serenissima T.S. Lorandi, Provveditrice Rogatrice Generale del CD’P