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Nella sezione Scrittori di aforismi su Twitter l’articolo di oggi è dedicato a @la_peau_douce (La peau douce). Nella breve nota biografica che mi ha inviato, l’autrice scrive di sé: “Vestale del Maestro T e del mare. Veterinaria, nuotatrice per sei mesi, residente nel palindromo In otto erano usi suonare ottoni per il resto dell’anno”.
@la_peau_douce si è iscritta a Twitter nel marzo 2012. “Per spiegare perché scrivo su Twitter rispondo con un mio vecchio tweet. ‘”Perché era marzo il mese dei pazzi quando arrivai e dovevo rimanere solo un giorno solo per ischerzo e poi ci son rimasta amen #perchétuitto”. E a proposito del suo account commenta: “La peau douce è un film di Truffaut (in Italia venne distribuito con l’orribile titolo La calda amante). Il cinema è la mia passione travolgente, quella che mi fa sudare”.
I tweet di @la_peau_douce sono appunti diaristici, frammenti di un giornale di bordo, note a margine in cui l’autrice racconta senzazioni, flussi di coscienza, memorie e fatti della vita quotidiana. Il nome “la_peau_douce” richiama sentimenti di leggerezza e dolcezza (e anche di disincanto) ed evoca una superficie sfiorata dal vento e dai colori e dal mare della Sardegna, e anche dalle carezze del padre che viene evocato in diversi ricordi di infanzia.
Ma non tutta ciò che appare in superficie è chiaro e senza imperfezioni. Evocando un’altra superficie, quella metaforica del lenzuolo, l’autrice dice di essere ” il lenzuolo perfetto di un letto disfatto”, quasi a testimoniare la bellezza e l’ordine ma anche le difficoltà e il caos della vita che la circonda. Ed è proprio questa immagine di un lenzuolo perfetto in un letto disfatto che ci fa capire come la scrittura dell’autrice si muova in una ambivalenza di ordine e caos, logica e follia, serietà (in primis il suo impegno di veterinaria) e gioco, quasi al modo di una nave che procede metodica seguendo la rotta e che all’improvviso “stramba” per seguire altre rotte e sentirsi più viva: “E chiedo scusa se sovente in questi ultimi mesi ho fatto detto scritto cose pazze ma strambare quando il vento è cattivo fa sentire vivi”.
In questo ondeggiare tra i margini, tra il buio e la luce, tra la superficie e il fondo (“In diretta dal letto: troppo buio per sorridere, troppa luce per esser tristi, troppo sughero in testa per andare a fondo, auguri a tutti”) @la_peau_douce usa sempre un tono ironico, vivace, giocoso (all’insegna del famoso “lasciatemi divertire” di Palazzeschi), spesso paradossale (“- Hai il gusto del paradosso. – No, per carità, pistacchio e cioccolato fondente”). Ma questo tono leggero è quasi sempre condito da una grande saggezza e talora da una sottile e impercettibile linea di tristezza e di filosofica accettazione come quando scrive: “Ognuno ha il suo dolore, lo tiene sempre con sé, e le tasche non sono mai bucate”.
Presento una raccolta dei migliori tweet di @la_peau_douce
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@la_peau_douce, Tweet scelti
Gli uomini son convinti che a noi piacciano certi uomini e noi siam convinte che agli uomini piacciano certe donne. Moriremo disinformati.
Sulla retta via c’è ancora il segno della mia frenata.
L’anno è maschio. Andrà via convinto che ci ha lasciato lui.
Il dolore degli altri non si commenta, lo si immagina se si ha il coraggio.
È fallita la fabbrica dei portoni che si aprono quando si chiude una porta.
Da piccoli mica ci avvisarono che quando bisogna prendere decisioni da grandi si diventa piccoli.
È il ritardo che arriva sempre prima di noi.
Quando mi dicono “fai pace col cervello” rispondo “ha cominciato lui”.
Ognuno ha il suo dolore, lo tiene sempre con sé, e le tasche non sono mai bucate.
La vigilia. La vigilia dovrebbe essere abolita per legge, la vigilia sia di cose brutte che di cose belle, non merita un posto nel tempo.
Deludere è divertente: fai una sorpresa.
In Sardegna le mamme ti abituano a uscire con biancheria in ordine, non perché potresti finire all’ospedale ma potresti finire in spiaggia.
Siamo così: o ce ne fottiamo di tutto o piangiamo calde lacrime per l’estinzione della ranocchia albina nei quartieri alti di Kuala Lumpur.
Dai due ai centodue anni manteniamo lo stesso identico tono di voce nel dire ‘non lo faccio più’.
Le foto stampate si crepavano e avevano angoli morsicati e ditate tante ditate, come noi.
la pioggia in campagna rende tutti uguali e gli animali ti guardano con la faccia da pioggia e tu li guardi con la faccia da pioggia, ciao
I libri che dovevamo regalare per Natale e all’ultimo istante abbiamo tenuto per noi non ci hanno detto manco grazie.
Non si chiede l’età a una. S’ignora.
Ho appena rotto uno specchio. Avrò un settennato di sfiga ma mi dimetto prima.
Se avessimo la stessa risata di quando ridiamo da soli tutti si innamorerebbero di noi.
Lavorare con gli animali è sporcarsi le mani e gli occhi con le loro vite e le vite di chi vive con loro e ci si sente puliti, poi.
Dice che devi sbatterci il muso per capirle le cose, ma io mica ho voglia di essere un carlino.
Oggi è un giorno così, che devo dire una cosa: io non l’accetto la malattia, è la malattia che deve accettare me, sana.
L’Italia ha un sovrappopolamento di facce di quelli che dicono ci metto la faccia.
se abbracci stritola, altrimenti non prenderti il disturbo
Il giorno che imparerò il nome dei trucchi potrò avere una vita sociale completa con le altre femmine.
Siamo piccoli esseri alla mercé del miscelatore della doccia.
Non c’è disgraziato peggiore di colui che cerca di farsi piacere a tutti i costi il jazz.
Ti facevo più intelligente. Ma non ti sei fatto fare.
Le domeniche pomeriggio furono create per leggere i giornalini, solo in seguito sopravvenne l’imbarbarimento civile e culturale.
Avere memoria è cosa ben diversa dal ricordare.
Le impronte dei bicchieri sui mobili delle case al mare sono occhi che ne hanno visto di tutti i dolori.
Forse la follia è soltanto un dispiacere che abbia smesso di evolversi.
Emil Cioran
(definizione che vale altresì per l’amore)
Fottersene® è il farmaco più efficace (il generico va benissimo).
E chiedo scusa se sovente in questi ultimi mesi ho fatto detto scritto cose pazze ma strambare quando il vento è cattivo fa sentire vivi.
Quelli che lasciano il bordo della pizza secondo me non ti toccano il sedere mentre ti baciano
Solo due cose mi fanno piangere. Pensare a mio papà. Esser entrata nella vita degli altri quando non c’entravo nulla con la vita degli altri
Il vino rosso è ricco di polifenoli. Io sono povera di polifenoli. Un matrimonio d’interesse.
I migliori della nostra generazione sono di un’altra generazione.
Le persone belle spuntano all’improvviso nei momenti brutti, come i funghi in città di Marcovaldo, ma sono commestibili.
Ho paura solo dei ragni e di quelli che “Ti vorrei regalare un sorriso”.
Gli amici bisogna sceglierli o intelligentissimi o tontissimi, le vie di mezzo sono noiosissime.
La mano sulla fronte come per sentire una piccola febbre finta, che regalo bello.
Siamo così perché abbiamo ingoiato troppe tic tac senza succhiarle.
il sarcasmo è un lusso che si può permettere solo chi ha dormito bene
Quando le braccia erano troppo sottili per leggere i libri di Asterix a letto.
I vecchi sono di tutti e quando vanno via diciamo ma sì, tanto era vecchio. Tanto, era.
I buoni sentimenti su un letto di rucola
Quando dicono ‘mi piace la tua testa’ bisogna rispondere con un grugnito, forte
Gli uomini che ci tengono lontane è perché son diventati presbiti, vogliono vederci meglio, non vi è altra spiegazione.
Quando mi hai detto: “Sei il lenzuolo perfetto di un letto disfatto”.
Quando finisci bei libri rimani così, per un po’, con la faccia stupida, e due dita incastrate tra l’ultima pagina e la terza di copertina.
Un regalo è una telefonata che non ci si deve dir niente ma proprio niente. Quel ‘giusto per sentirti’, magnifico cimelio di una vita fa.
certi maschi così pesanti che sudi solo a pensarli, altri così leggeri che vorresti zavorrarli per cent’anni
In diretta dal letto: troppo buio per sorridere, troppa luce per esser tristi, troppo sughero in testa per andare a fondo, auguri a tutti.
Se tu, viaggiatore sconosciuto, dovessi passare da queste parti, non lasciare sul mio letto un fiore ma una tazza di caffellatte senza prece
Dare più baci e meno ragione
Quelle persone rare che entrano nella nostra testa come ospiti ma dopo tre giorni non puzzano.
Quelli che dicono che s’imbarazzano per i complimenti son falsi come una moneta da trecento lire.
Gli insonni veri e genuini collezionano lampadine bruciate dell’abat-jour sin dall’infanzia.
Nei fidanzati più che la figura paterna vado cercando la figura materna: cucina genuina e indulgenza quando torno tardi e ho bevuto troppo.
I miei sani propositi si sono ammalati da piccoli.
Se ricominciassimo a dare baci sulle tempie (tipo ho un bacio puntato sulla tempia), forse chissà.
Eravamo destinati a grandi cose, ma le grandi cose visualizzavano e non rispondevano su wathsapp.
La consapevolezza, che brutta malattia.
Quei giorni, sai, che se nascondi i tuoi sentimenti è ipotizzabile il reato di occultamento di cadavere.
No, la presa di coscienza no, ho le mani bagnate
C’è chi ti sistema un ciuffo di capelli dietro l’orecchio con una parola ed è lontano lontano migliaia di chilometri lontano.
Cose in bianco e nero che le ricordi a colori, che fregatura colossale.
Troppe emozioni tutte in nessuna volta.
Il mio gusto di gelato preferito è croccantino al rum senza croccantino e senza gelato.
Vivere in provincia è riposante perché sono gli altri che decidono chi sei tu.
La migliore via di fuga me la intitoleranno.
Siamo dei pessimi animali da compagnia per i nostri cani e gatti.
Amici son quelli che ti chiedono al telefono: “Hai da leggere?”. E solo dopo: “Come stai?”
Gli umani non hanno la coda perché scodinzolerebbero troppo.
Di quelle sere che metti il tiramisù in forno
Quelle persone che ti entrano in testa passando dagli occhi e dalle orecchie e dal naso. Di nascosto, mica chiedono il permesso.
Dalle stelle alle stalle lontano
Sulla mia tomba scrivete:
‘Giocò sempre d’anticipo in ritardo’
(grazie)
Il fondo del barile, una volta raschiato, è comodissimo.
La sensazione di esser tornata non so da dove ma son tornata con la felicità che mi fa il solletico ovunque
Il vento dominante su tw è il vanto
Saprei riconoscere da un miglio quelli che hanno le sveglie proiettanti l’ora sul soffitto.
Non mi vedi? Son qui. Nella botola del suggeritore che bevo vino.
Il segreto per farsi voler bene è esser felici quando si è tristi ed esser tristi quando si è felici.
La mia vita è un romanzetto a finte forti.
– Hai il gusto del paradosso.
– No, per carità, pistacchio e cioccolato fondente.
I libri ricevuti in regalo fanno tanto gli sbruffoni ma hanno da fare la gavetta sul comodino, che si credono.
– Cosa ti piace?
– Esser triste ma come i vecchi e i bambini che poi si dimenticano di esser stati tristi fino alla prossima tristezza.
Come si faccia a limonare con gente che ha gusti cinematografici divergenti, come si faccia, come.
Le case al mare sono sorde ai ricordi perché hanno le orecchie piene di sale, perciò si sta tanto bene.
Mi manca mio padre che prima di sedersi a tavola avvicinava sempre il mio piatto al suo piatto, di un millimetro ma lo spostava.
Chi sono io per dirmi di alzarmi dal letto?
Non fate l’amore con chi dice plot in luogo di trama, no.
– Soffri per amore?
– Figurarsi, son cresciuta sui ciottoli del centro storico d’Alghero.
Nei fidanzati più che la figura paterna vado cercando la figura materna: cucina genuina e indulgenza quando torno tardi e ho bevuto troppo.
Altro
Avere il coltello dalla parte del manco.
Quando mi dicono che son cretina io penso di esser fatta di una creta piccina e ringrazio sempre.
Se si potesse ritornare piccoli che se di notte avevi sete urlavi ho sete o se avevi paura ho paura e arrivava l’acqua e andava la paura.
Quando mi dicono hai una marcia in più io penso alla mela, davvero.
Quante spremute di neuroni a cercar scuse barocche quando basterebbe dire non ho tempo per te.
Il segno zodiacale non conta nulla. Conta il film che i tuoi videro la sera del concepimento.
Ad ogni azione corrisponde una relazione uguale e contraria.
Quando dicono ‘la Sardegna sembra i Caraibi’ replico ‘è il contrario’.
I fidanzati servono per rubar loro tshirt da usare per dormire ma solo dopo che li abbiamo lasciati.
– Ma io ti amo. Dove ci porterà tutto questo dolore?
– Non sono di qui, scusi.
Approssimazione per affetto.
La voce è l’organo copulatore per eccellenza.
Il sorriso di sguincio dovrebbe essere anatomicamente annoverato tra le parti intime.
Gente che dice mi sento in colpa come se dicesse mi sento in forma.
Se fai l’amore con uno scrittore dopo ti domanderà se ti è piaciuto, il libro (il penultimo, non l’ultimo).
Esco in omissione speciale.