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Giorgio Armani (Piacenza, 11 luglio 1934) è considerato uno dei più importanti esponenti della moda. Il 5 aprile 1982, il settimanale americano Time lo mette in copertina e sotto il titolo Giorgio’s Gorgeous Style, scrive: “I vestiti sono la stoffa della storia e la texture del tempo. E questo tempo, proprio ora, appartiene a Giorgio Armani”. Fra gli stilisti, solo Christian Dior, quarant’anni prima, aveva ottenuto tale onore.
Presento una raccolta delle più belle frasi di Giorgio Armani. Tra i temi correlati si veda Le frasi e citazioni più famose di Coco Chanel, Le più belle frasi e citazioni di Audrey Hepburn, Frasi, citazioni e aforismi sull’eleganza e Frasi, citazioni e aforismi sulla moda.
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Le più belle frasi di Giorgio Armani
L’eleganza non è farsi notare, ma farsi ricordare.
Lo stile è avere coraggio delle proprie scelte, e anche il coraggio di dire di no. È gusto e cultura.
La chiamo la regola di Cary Grant: vestiti in modo che, quando vedi una tua foto, non sia in grado di attribuirle una data. Cary Grant sapeva che cos’è l’eleganza e la praticava.
Eliminate il superfluo, enfatizzate la comodità e riconoscete l’eleganza del poco complicato
Dio esiste e veste in blu. Dio? Non lo vestirei né col doppiopetto, né in t-shirt e jeans: con un completo blu, confortevole e celestiale
La moda è quella che viene suggerita e che spesso è meglio evitare, lo stile invece quello che ciascuno ha e deve conservare nell’arco della sua vita.
Less is more. Evitare tutto quello che è evidente, quello che si considera lusso sfrenato, per scoprire un lusso più segreto, più riservato, meno diffuso.
Elimino le differenze tra uomo e donna. Ho dato all’uomo la scioltezza, la flessuosità, la morbidezza della donna. E alla donna il comfort, l’eleganza dell’uomo. Io destrutturo, ammorbidisco.
Nella società dell’apparire occorre apparire, ma l’essere oggi rappresenta ancora un valore fondamentalmente. Ritengo che l’apparire abbia breve durata, ma l’essere sia per la vita.
Per essere eleganti non si deve assolutamente aver l’aria di essersi vestiti a fondo, vale a dire essersi studiati molto bene, essersi coordinati; bisogna sempre avere un’aria piuttosto casuale, che non significa essere trasandati.
Valigia intelligente. La valigia è intelligente proporzionalmente alla sicurezza di sé di chi la prepara. Chiunque sappia in che panni si trova a suo agio, fa valigie perfette in cinque minuti.
I cretini non sono mai eleganti. Gli intelligenti invece, anche con due stracci addosso sono vestiti logicamente, quindi sono sempre eleganti.
Semplicemente, non ho mai amato la creatività fine a se stessa, l’esplosione di fantasia capace giusto di stupire e lasciare a bocca aperta con creazioni che poi di indossabile non hanno nulla. Anche il più alto volo di fantasia per me deve avere un senso. Deve tradursi in un capo, in un accessorio che poi una donna e un uomo saranno in grado di portare.
Gli aggettivi con i quali mi identifico, come persona e stilista, sono: preciso, pignolo, rigoroso, intransigente, leale, costante, determinato, appassionato. La mia moda nasce da un lavoro di sottrazione, dal rispetto per chi indossa l’abito, dall’idea di creare uno stile capace di resistere, pur evolvendosi nel tempo.
Lo stile consiste nel corretto bilanciamento tra sapere chi sei, che cosa va bene per te e come vuoi sviluppare il tuo carattere. I vestiti diventano l’espressione di questo equilibrio.
Il mio percorso di stile parte da poche linee vergate sulla carta e si conclude in un’immagine fatta di pochi elementi combinati in maniera sottile. Perché, ne sono convinto, la semplicità è forza. Semplice non è mai il punto di partenza, ma sempre il punto d’arrivo.
La legge del lusso non è aggiungere, ma togliere.
Non ballo più. Ho smesso di ballare a 25 anni per non sfiorare il ridicolo.
Rigore necessario. Il rigore nei sentimenti mi è necessario almeno quanto quello della forma.
Esibire il denaro è volgare. Anche quando mi sono ritrovato benestante, ho agito con cautela. Ho sempre ritenuto volgare l’esibizione del denaro
Chi fa la moda è un artista legato strettamente a doppio filo all’industria.
La volgarità è la malattia della finta modernità.
L’eccentricità è un pensiero che dà nuovo significato alla normalità, un modo per sviarla. Ma deve essere istintiva, o si percepisce una fatica che trasmette solo un senso di pesantezza. Penso che il mio gusto per l’eccentrico si andato in parallelo con quello per il rigore.
Crescere non vuol dire altro che adattare il mondo perfetto delle idee a quello imperfetto della realtà.
Il creativo sicuro è un cretino.
Bisogna accorgersi che sotto all’abito c’è un corpo che pulsa, che sotto questi vestiti c’è un uomo che non è più a disagio se ha scoperto una piega, un’imperfezione. I miei capi non richiedono prove e misurazioni. Si infilano e basta.
Un buon sedere è un buon sedere, ma per chi crea vestiti il nudo è autodistruzione.
Ho dimostrato negli anni che sexy non è il corpo esposto allo sguardo di tutti, ma è suggerire, velare e rivelare, lasciando intuire senza mai esibire.
Il modo in cui lavoro alle mie creazioni non dipende da qualcosa che ho sviluppato con consapevolezza. Semplicemente, faccio quello che mi viene più spontaneo.
Un uomo omosessuale è uomo al 100%. Non si deve vestire da omosessuale. […] Quando l’omosessualità è esibita all’estremo come per dire “ah, sai sono omosessuale” è qualcosa che non ha niente a che fare con me. Un uomo deve essere un uomo.
La bontà mi sembra una qualità un po’ modesta. L’ambizione è una grande qualità.
Creare un abito da sera memorabile, la borsa che tutte vorrebbero, un blazer confortevole come un cardigan, ma anche una semplice T-shirt bianca o il paio di jeans capace di catturare lo spirito del momento: tutte queste sarebbero azioni vuote se non arrivassero al pubblico nel modo giusto. Bisogna comunicare per farlo: creare un immaginario, suggestionare.
La comodità. Dormo con addosso una t-shirt bianca.
Lo stile di Milano lo sintetizzerei con tre D: discrezione, disciplina, dovere. In un mondo che tende alla cialtroneria, all’anarchia dei comportamenti e alla furberia, ben venga il calvinismo milanese!
Cosa avere in valigia. Il mio bagaglio? Una sacca con tre camicie azzurre, due golf blu, due pantaloni, quattro paia di mutande bianche
Essere famoso è quasi un impegno morale, per non smentirti, per mantenere la fiducia di chi ha creduto in te, per non perdere il tuo stile inconfondibile, con la convinzione che nella vita essere veramente famosi vuol dire esserlo sempre.
La moda per me è un mestiere, fatto di fantasia e concreteza, di intuito e rigore, di slancio e controllo. Non ha nulla di divino o sensazionale, ma ha un impatto incredibile sulla vita quotidiana. Nella mia visione di inventore pragmatico, non nasce dal canto delle muse, da uno stordimento poetico, da un raptus creativo. Fare moda vuol dire eleborare un’idea coerente di bello e condividerla con il tuo pubblico, tenendo conto delle diverse realtà della vita contemporanea.
Bisogna cominciare presto, prestissimo. A 15 anni se uno ha la moda dentro già se ne accorge.
Alla famiglia si torna sempre. Anzi, l’unica cosa che ha un senso è la famiglia. Quando pensi che puoi lasciarla e andare in giro per il mondo a fare la tua vita, alla fine c’è un momento in cui la famiglia ti serve e rientrare nei tuoi affetti, ricordare incazzature e momenti felici vissuti insieme ti serve a ricostruire chi sei, da dove vieni. Nei momenti di duro lavoro, di preoccupazione, chiamavo sempre mia madre e le chiedevo di andare a cena da lei
La prima reazione (all’inserimento nella lista dei 100 uomini del secolo secondo Time) è stata la timidezza, visti i compagni di strada (da Pirandello ai Beatles), poi la soddisfazione ha prevalso su tutto. La notizia mi è arrivata a New York e mai la città mi è sembrata tanto bella. Sono davvero contento anche se questa cosa susciterà interrogativi e immancabili invidie, ma è giusto così: tutto è opinabile e ognuno può pensare ciò che vuole.
Eleganza è intelligenza e misura.