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Massimo Troisi (San Giorgio a Cremano, 19 febbraio 1953 – Roma, 4 giugno 1994) è considerato uno dei maggiori interpreti nella storia del teatro e del cinema italiano. Di lui il suo amico Lello Arena dirà: “Un genio, più di Einstein perché è entrato nella vita delle persone comuni. Poi un amico. Un fratello. Una guida. Quando è morto mi sono detto che avrei fatto di tutto per non farlo dimenticare. Mi sto accorgendo che non serve: la gente lo ama ancora e lo amerà per sempre”.
Presento una raccolta delle frasi e battute più belle di Massimo Troisi, tratte dai suoi film e dalle sue interviste. Tra i temi correlati si veda Le frasi e battute più belle di Totò, Frasi, citazioni e battute divertenti di Roberto Benigni e I proverbi napoletani più belli e famosi.
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Le frasi e battute più belle di Massimo Troisi
Ricomincio da tre, 1981 (Massimo Troisi è Gaetano)
Marta: Quando c’è l’amore c’è tutto.
Gaetano: No, chell’ è ‘a salute!
Gaetano: chello che è stato è stato, basta! Ricomincio da tre!
Lello: Da zero!
Gaetano: Eh?
Lello: Da zero! Ricominci da zero!
Gaetano: Nossignore, ricomincio da… cioè, tre cose me so’ riuscite dint’ ‘a vita, pecché aggia perdere pure chelle, che aggia ricomincia’ da zero?! Da tre!..
Gaetano:
Che faceva San Francesco, parlava sempre agli uccelli? Sempre ‘int’ ‘e ‘rrecchie ‘e ‘sti povere bestie ca si chille vulevano essere ‘nu poco tranquille, no..Secondo me, guarda, per colpa ‘e San Francesco è nata ‘a migrazione ‘e gli uccelli.
Contadina: Voi siete napoletano?
Gaetano: Sì, ma non emigrante, eh! No, no, pecché ccà pare ca ‘o napulitano nun po’ viaggia’, po’ sulamente emigra’, perciò uno esce, nun po’ ffa’ ‘nu viaggio, ‘o napulitano invece viaggia.
Gaetano:
Come putesse fa’ pe’ essere sicuro ca ‘stu figlio è o mio?
Puoi aspettare che cresca. Se assomiglia a uno stronzo allora è figlio tuo.
Lello: Gaeta’, chi parte sa da che cosa fugge, ma non sa che cosa cerca.
Gaetano: Cioè comm’è ‘sta cosa? Chi parte…
Gaetano e Lello: Sa da che cosa fugge ma non sa che cosa cerca.
Gaetano: Azz, è bella, ‘o ssaje? L’hai fatta tu? [Gaetano annuisce compiaciuto] Pari scemo tu eh, e invece…
Signora Ida: La rovina dei giovani è cominciata con…
Robertino: Con i capelloni!
Signora Ida: I capelloni.
Robertino: La minigonna!
Signora Ida: La minigonna.
Gaetano: Il grammofono.
Signora Ida: Il grammofono no.
Gaetano: Un poco pure il grammofono.
Gianna: Comunque quel film devo dire che era tremendo, a me mi ha veramente… impaurito. Ma senti, se a te ti torturassero come a quello del film, avresti parlato?
Gaetano: Pe’ carità! A me non c’era nemmeno bisogno che mi torturavano: a me bastava che mi dicevano sulamente… per esempio…: “Guarda che se non parli… forse… ti torturiamo”, immediatamente parlavo, scrivevo, cioè se non capevano facevo ‘nu disegno…
Robertino: Ma mammina dice che io ho i complessi nella testa.
Gaetano: E foss’ ‘o Ddio! Quali complessi! Tu tieni l’orchestra intera ‘ncapa, Robbe’.
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Scusate il ritardo, 1982 (Massimo Troisi è Vincenzo)
Tonino: Vincé, io mi uccido, meglio un giorno da leone o 100 giorni da pecora?
Vincenzo: Tonì, che ne saccio io da pechere o do lione, fà 50 juorne da orsacchiotto.
Anna: Mi piace fare l’amore con te.
Vincenzo: Anche a me.
Anna: E allora perché non me lo dici mai?
Vincenzo: Che significa? Se lo faccio, ca lo facciamo accussì, vuol dire che mi piace, no?
Anna: Eh no.
Vincenzo: Come no? No. È mai visto ca mi so’ dato ‘na martellata sulla mano o mi so’ tagliato un orecchio? No. Sai perché? Perché non mi piace. È normale, Senza che uno ha da’ dicere tutt’e cose. Certe cose vanno da sé. Se uno capisce capisce.
Vincenzo:
Il legno può trasudare mica può ridere. Si è mai visto un albero o una sedia che per improvviso cambiamento di temperatura “Ahahah”.
(parlando del miracolo della Madonna che piange)
Vincenzo:
Piacere… Io ero u tierz de la classe… sa quando si dice so u prim de la classe.
Vincenzo:
E’ ‘o massimo da’ solitudine uno che tiene ‘a macchinetta do’ caffé per una persona
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Non ci resta che piangere, 1985 (Massimo Troisi è Mario)
Frate: Ricordati che devi morire.
Mario: Come?
Frate: Ricordati che devi morire.
Mario: Va bene…
Frate: Ricordati che devi morire.
Mario: Sì, sì, no, mò me lo segno proprio.
Saverio: Dobbiamo far capire di essere due scienziati, dobbiamo dire cose intelligenti… Capito? Andiamo…
Mario: [non appena i due incrociano Leonardo] Ma 9 per 9 farà 81?
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Le vie del Signore sono finite, 1987 (Massimo Troisi è Camillo)
Camillo: Tu mi ami ancora?
Vittoria: Tu mi ami ancora?
Camillo: Nun cagnà discorso, t’aggio fatto ‘na domanda!
Camillo:
Io non leggo mai, non leggo libri, cose… pecché che comincio a leggere mo’ che so’ grande? che i libri so’ milioni, milioni, non li raggiungo mai, capito? pecché io so’ uno a leggere, là so’ milioni a scrivere, cioè un milione di persone e io uno mentre ne leggo uno… ma che me ‘mporta a me?
Anita: infatti da quando c’è Mussolini i treni sono in orario. Tutto in ordine.
Camillo: Per far arrivare i treni in orario, se vogliamo, [Mussolini] mica c’era bisogno di nominarlo capo del governo, bastava farlo capostazione.
Camillo:
Uno sta a inventare una medicina contro la caduta dei capelli e contro il dolore in un paese dove uno senza capelli dice che la via della salvezza è il dolore.
Orlando: La donna mi piacerebbe bionda, con gli occhi celesti, con le mani affusolate, lunghe, sensibile, intelligente, che capisca anche senza parlare…ma niente di più.
Camillo: Azz..niente di più Orla’…meno male…ce vonno sette otto femmine assieme
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Pensavo fosse amore, invece era un calesse, 1991 (Massimo Troisi è Tommaso)
Tommaso:
Io guarda, io non è che so’ contrario al matrimonio eh, che non so’ venuto… Solo, non lo so, io credo che in particolare un uomo e una donna siano le persone meno adatte a sposarsi tra di loro, troppo diversi.
Tommaso:
Ma perché siete tutti così sinceri con me, che cosa vi ho fatto di male, io?… Chi vi ha chiesto niente? Queste non sono cose che si dicono in faccia. Queste sono cose che vanno dette alle spalle dell’interessato. Sono sempre state dette alle spalle.
Tommaso:
Non bisogna amare per amore, ma per schifo. Perché l’amore finisce, ed è una delusione. Anche lo schifo finisce, però è una soddisfazione.
Tommaso: Fammi salire un attimo, ci spieghiamo….
Cecilia: No…. è che stavo dormendo… non voglio che mi vedi così, sono brutta.
Tommaso: Sei brutta… tanto mi devi lasciare, mica ti devi fidanzare… meglio no? Se sei brutta.
[Tommaso mentre viene lasciato da Cecilia al citofono]
Tommaso: Ah avete deciso insieme di comprare casa…Come mai? Che avete problemi?
Cecilia: Problemi? No perché?
Tommaso: Se uno sta bene insieme non capisco perché deve andare a prendere… Uno dice viviamo insieme quando vuol dire che le cose non vanno… infatti poi quando peggiorano dice perché non ci sposiamo? Se proprio incominciate che non ce la fate più a… dice facciamo un figlio. Quando è alla fine vi odiate, ma siete vecchi, dice che ci lasciamo adesso che siamo vecchi? È quello il percorso.
Amedeo: Tommaso non ci si uccide per amore, basta saper aspettare.
Tommaso: E allora io non mi uccido per amore, mi uccido per impazienza.
Tommaso:
Lasciatemi soffrire tranquillo. Chi vi chiede niente a voi? Vi ho chiesto qualcosa? No. Voglio solo soffrire bene. Mi distraete. Non mi riesco a concentra’. Con voi qua non riesco… Soffro male, soffro poco, non mi diverto. Non c’è quella bella sofferenza…
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Il postino, 1994 (Massimo Troisi è Mario)
Mario: Don Pablo, vi devo parlare, è importante… mi sono innamorato!
Pablo Neruda: Ah meno male, non è grave c’è rimedio.
Mario: No no! Che rimedio, io voglio stare malato…
Mario:
La poesia non è di chi la scrive, ma di chi… gli serve.
Mario: Pure a me mi piacerebbe fare il poeta.
Pablo Neruda: No, è più originale continuare a fare il postino. Almeno cammini molto e non ingrassi mai. Noi poeti siamo tutti obesi.
Pablo Neruda: La metafora…come dirti…è quando parli di una cosa paragonandola a un’altra…per esempio quando dici “Il cielo piange” che cosa vuol dire?
Mario: Che…che sta piovendo?
Pablo Neruda: Sì, bravo. Questa è una metafora.
Mario: Allora è semplice…ebbè perché ci ha questo nome così complicato?
Pablo Neruda: Gli uomini non hanno niente a che vedere con la semplicità o la complessità delle cose.
Telegrafista: Sei analfabeta?
Mario: No…so leggere e scrivere…senza correre però…
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Il viaggio di Capitan Fracassa, 1990 (Massimo Troisi è Pulcinella)
Pulcinella:
Diamo sempre la colpa alla fame. Lamenti, vigliaccherie, delitti… di chi è la colpa? Della fame. Sarebbe vero se chi non c’ha fame si comportasse bene, ma non mi sembra.
Pulcinella:
Per vostra norma e regola io non sono mai stato innamorato di niente e di nessuno se si esclude la pizza di pane coi fichi dentro. (Pulcinella)
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Altre frasi di Massimo Troisi
Penso, sogno in napoletano, quando parlo italiano mi sembra di essere falso.
Comme aggio accumminciato a fare l’attore? Ecco… io ero ‘nu guaglione… ero andato a vedere un grande film. Si trattava di “Roma città aperta”, chillo grande lavoro di Rossellini. Me n’ero uscito da ‘o cinema con tutte quelle immagini dint’ ‘a capa e tutte quante le emozioni dentro.
Mi sono fermato ‘nu mumento e m’aggio ditto… «Massimo, da grande tu devi fa’ ‘o geometra»
Adesso vengono i giornalisti e mi chiedono: «Troisi, tu che ne pensi di Dio?», «Troisi, come si possono risolvere i problemi di Napoli?», «Troisi, come si può esprimere la creatività giovanile?». Ma che è? Pare che invece ca ‘nu film agg’ fatto i dieci comandamenti.
Sono nato in una casa con 17 persone. Ecco perché ho questo senso della comunità assai spiccato. Ecco perché quando ci sono meno di 15 persone mi colgono violenti attacchi di solitudine.
Si è più registi prima di andare a dormire, quando si va in bagno, parlando con la propria moglie, piuttosto che sul set.
Se mi accostano a Totò e a Eduardo a me sta benissimo: sono loro che si offendono.
La sofferenza in amore è un vuoto a perdere: nessuno ci può guadagnare, tranne i cantautori che ci fanno le canzoni.
Potrai avere tutte le ricchezza materiali di questo mondo, ma se non hai amore nel cuore resterai sempre povero.
A Napoli c’è gente che con l’acquedotto invece di bere ci mangia.
Io non mi piaccio mai. Sono talmente autocritico, che non mi suicido per non lasciare un biglietto che mi sembrerebbe ridicolo.
Il successo è solo una cassa amplificatrice… se uno è imbecille prima di ave’ successo diventa imbecillissimo, se uno è umano diventa umanissimo.
Amore è una parola troppo grossa, bisognerebbe frazionare, magari per intensità e durata, e distinguere. Un amore di due giorni è una cosa, uno di due anni un’altra. Magari dovremmo smettere di chiamarlo amore e invece, chissà, dire io ti «minollo»…
La ricchezza dei poveri è rappresentata dai loro figli, quella dei ricchi dai loro genitori.
C’è chi sostiene che parecchi giovani registi siano grandi osservatori della realtà quotidiana. Che per fare spettacolo, per raccontare belle storie, dense di significato, basti guardarsi attorno. Io non ci credo perché, se così fosse, i vigili urbani sarebbero tutti Ingmar Bergman.
Chi ha detto che non è serio amare due donne nello stesso momento, o perder tempo per fare la formazione della propria squadra?
Ci sta l’amore-sprint e l’amore-maratona. Il primo è emozionante tutte le volte che si parte e si arriva, E il secondo è una noia mortale, ma porta con sé figli e nipoti. Un tempo si facevano maratone tremende.
Da ragazzo i miei continui e disinteressati slanci di altruismo mi diedero la fama di buono. Da grande quella di fesso.
Il titolo del film è molto importante perché molte volte è quello che fa andare al cinema la gente. Se non si riesce a trovarlo tocca poi fare un bel film, che è molto più lungo e faticoso.
Io pigro? Forse prima… Adesso sto andando verso l’inerzia… Ho paura di arrivare alla paralisi!
Le cose si fanno il giorno dopo o non si fanno affatto.
L’amore? Chi ‘o ssape cos’è? È sesso, paura della solitudine, egoismo, tenerezza, trasporto… Quella benedetta parola non basta più a definire un sentimento così complesso. Forse dovremmo imparare ad accontentarci di un surrogato.
L’amore è l’elemento che trasforma di più e in più breve tempo la nostra vita, eppure siamo assai poco disposti a parlarne.
L’amore è tutto quello che sta prima e quello che sta dopo. Magari bisognerebbe tenere più in considerazione il durante.
La cosa difficile nel cinema impegnato non è tanto fare i film, quanto saper ribattere ai critici. Dei film non se ne fotte nessuno, è il dibattito fra intellettuali che conta.
La mia donna ideale è la donna di un altro. No, pecché io so’ pigro, sono uno che non mi va di uscire, allora se ci ho una donna che non può uscire, ci ha il marito geloso, se sta a’ casa, nun po’ ghi’ a cena, nun po’ ghi’ al teatro, non può… quindi più che la donna ideale ci ho il marito ideale della donna ideale! Uno geloso.
Si perdono tante cose nella nostra vita. Se perdi per negligenza un orologio di famiglia, un oggetto caro, stai male. Ma perdere un amore significa che l’altra ha scelto di essere persa. E quindi perdi la fiducia in te stesso. Lei può fare a meno di me, pensi. E io no.
Un film è come se metti una lente d’ingrandimento sul mondo e vedi solo una parte.
Sto’ aspettando ‘e sbaglia’ ‘o secondo film … no è perché tutti quanti dicono ‘o sicondo film è difficile, statte accorto ca ‘o sbaglie, cose, allora io me levo ‘o pensiero ‘o sbaglio e faccio subito ‘o terzo film.
Tutti dicono: ah! l’odore della polvere delle tavole del teatro… ma anche sul set ci sono, a volte, delle puzze, degli odori di olio delle macchine da presa che non riesci a dimenticare.
Purtroppo non ho mai conosciuto Peppino De Filippo e lui è sicuramente di quelle persone che ti rammarichi di non aver conosciuto. (…) Lui, secondo me, è come ‘o sillabario. Quando io l’immagino, l’immagino puro, immagino cioè una comicità allo stato puro
L’amore? In fondo c’e’ un’offerta esagerata… lo puoi trovare a ritrovare in ogni momento… solo la salute, se ti lascia, non la ritrovi negli occhi della cassiera del bar sotto casa