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Frasi, citazioni e aforismi di Gustave Flaubert

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Gustave Flaubert (Rouen, 12 dicembre 1821 – Croisset, 8 maggio 1880), autore del celebre Madame Bovary, rappresenta una delle figure più importanti nella storia del romanzo moderno.

Presento una raccolta di frasi, citazioni e aforismi di Gustave Flaubert tratti dalle sue opere principali e dal suo epistolario. Tra i temi correlati si veda Frasi, citazioni e aforismi di Honoré de BalzacFrasi, citazioni e aforismi di Stendhal, Frasi, citazioni e aforismi di Victor Hugo e Le frasi più belle di Marcel Proust.

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Frasi, citazioni e aforismi di Gustave Flaubert

Lettere d’amore a Louise Colet

Credo che se guardassimo sempre il cielo, finiremmo per avere le ali.

Ama l’arte. Fra tutte le menzogne è ancora la meno menzognera.

Si può essere padroni di ciò che si fa, ma mai di ciò che si prova.

Ci vuole una volontà sovraumana per scrivere, e io non sono che un uomo.

L’autore nella sua opera dovrebbe essere come Dio nell’universo, presente ovunque e visibile da nessuna parte.

Lascia che ti ami a modo mio, secondo il mio essere, coi segni originali che conosci. Non forzarmi mai, farò tutto.

Avrei potuto amarti in modo più piacevole per te. Infatuarmi della tua superficie e restar là. È quello che tu hai voluto a lungo. Ebbene no. Io sono andato al fondo. Non ho ammirato quello che tu mostravi, che tutti potevano vedere, che stupiva il pubblico. Sono andato al di là e ho scoperto dei tesori. Un uomo che tu avessi sedotto e dominato non si godrebbe come me il tuo cuore in ogni suo recesso.

Tre cose occorrono per essere felici: essere imbecilli, essere egoisti e avere una buona salute; ma se vi manca la prima, tutto è perduto.

Le erezioni del pensiero sono come quelle del corpo: non seguono la nostra volontà!

Per avere del talento, dobbiamo essere convinti di possederne.

Non sono i grandi dolori che fanno la sofferenza né le grandi gioie che fanno la felicità, ma è il tessuto fine e impercettibile di mille circostanze banali, di mille particolari sottili che compongono tutta la vita di calma radiosa o agitazione infelice.

La poesia è una scienza esatta, come la geometria.

Il seno di una madre è un santuario impenetrabile e misterioso.

La donna è un prodotto dell’uomo. Dio ha creato la femmina, e l’uomo ha fatto la donna; essa è il risultato della civiltà, un’opera artificiosa.

Il futuro ci tormenta, il passato ci trattiene, è per questo che il presente ci sfugge.

La felicità è un mito inventato dal Diavolo per farci disperare.

Bisogna mettere il cuore nell’arte, lo spirito nel commercio del mondo, il corpo dove si trova meglio, il portafoglio nella propria tasca e la speranza da nessuna parte.

Il genio ci è donato da Dio, ma il talento riguarda noi.

Ho l’infermità di essere nato con una lingua speciale, del quale io solo possiedo la chiave.

Ci sono persone che hanno il cuore tenero e lo spirito duro.

Bisogna che la frasi si agitino in un libro come le foglie in una foresta, tutte dissimili nella loro somiglianza.

La felicità non è cercare la felicità, ma evitare la noia.

Quale ammirevole invenzione del Diavolo i rapporti sociali!

Esistono cammini senza viaggiatori. Ma vi sono ancor più viaggiatori che non hanno i loro sentieri.

La contemplazione di una donna nuda mi fa pensare a uno scheletro.

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Lettere e altri scritti

Non leggete, come fanno i bambini, per divertirvi, o, come gli ambiziosi, per istruirvi. No, leggete per vivere.

La parte migliore della vita si trascorre a dire “È troppo presto”, e poi a dire “È troppo tardi” – Le meilleur de la vie se passe à dire il est trop tôt, puis il est trop tard.

Non bisogna chiedere arance ai meli, sole alla Francia, amore alle donne, felicità alla vita..

Il cuore è una ricchezza che non si vende, non si acquista, ma si dona – Un cœur est une richesse qui ne se vend pas, qui ne s’achète pas, mais qui se donne.

Se si è coinvolti nella vita, la si vede poco chiaramente; la vista è oscurata dalla sofferenza, o dal godimento. L’artista, secondo me, è una mostruosità, qualcosa al di fuori della natura. (da Lettera alla madre

L’uomo è nulla. Il lavoro è tutto

Tutti i dolori vengono da un eccesso di pensiero ozioso.

Quando urla, come la voce, il cuore diventa rauco

[Sulla democrazia] Demostupidità – Democrasserie.

L’artista deve fare in modo che la posterità creda ch’egli non abbia vissuto.

Marie non era forse né più bella né più appassionata di un’altra; temo di non amare in lei che una creazione del mio spirito e dell’amore che mi aveva fatto sognare. (da Novembre)

Io sto morendo, ma quella puttana di Emma Bovary vivrà in eterno.

Perché voler essere qualcosa quando si può essere qualcuno?

Fate attenzione alla tristezza. È un vizio.

La felicità è una menzogna, la cui ricerca è causa di tutti i malanni della vita. Ma ci sono calme serene che la imitano e forse la superano.

I momenti più gloriosi della tua vita non sono i cosiddetti giorni del successo, ma piuttosto quei giorni quando dalla depressione e dallo sconforto senti sorgere in te una sfida alla vita, e la promessa di realizzazioni future.

La mente umana è paragonabile ad una farfalla che assume il colore delle foglie sulle quali si posa… si diventa ciò che si contempla.

Non c’è niente di serio in questo basso mondo che il ridere.

In fin dei conti il lavoro è ancora il mezzo migliore di far passare la vita.

Un tempo si credeva che lo zucchero si estraesse solo dalla canna da zucchero, ora se ne estrae quasi da ogni cosa; lo stesso per la poesia, estraiamola da dove vogliamo, perché è dappertutto.

L’orgoglio è una bestia feroce che vive nelle caverne e nei deserti; la vanità invece è un pappagallo che salta di ramo in ramo e chiacchiera in piena luce.

Un uomo si è perso qualcosa se non si è mai svegliato in un letto sconosciuto di fronte a un volto che non vedrà mai più, e se non ha mai lasciato un bordello all’alba con la tentazione di buttarsi nel fiume per il puro disgusto che prova per la vita.

La donna è un animale volgare di cui l’uomo si è fatto un ideale troppo bello.

Sii ben ordinato nella tua vita, e ordinario come un borghese, in modo da poter essere violento e originale nel tuo lavoro.

Uno fa il critico se non può fare l’artista, proprio come un uomo diventa una spia quando non riesce a essere un soldato.

La vita è così orribile che la si può sopportare soltanto fuggendola. E lo si fa vivendo nell’arte.

Il vero problema dello scrivere non è tanto di sapere ciò che dobbiamo mettere nella pagina, ma ciò che da questa dobbiamo togliere.

Un’anima si giudica dall’ampiezza dei suoi desideri, allo stesso modo in cui si giudica in anticipo una cattedrale dall’altezza delle sue torri.

Non ci sono mai stati dei grand’uomini vivi. È la posterità che li crea.

Vi sono solo tre cose al mondo che sono oggetto della mia venerazione – il mare, l’Amleto e il Don Giovanni.

L’arte dello scrivere è l’arte dello scoprire ciò in cui credi.

Ritengo una delle fortune della mia vita il fatto di non scrivere per i giornali. Le mie tasche ci rimettono, ma la mia coscienza è soddisfatta.

Mi ricordo di aver avuto dei battiti al cuore, di aver sentito un piacere violento contemplando un muro dell’Acropoli, un muro assolutamente nudo… Mi domando se un libro, indipendentemente da ciò che dice, non possa produrre il medesimo effetto. Nella precisione degli accostamenti, nella rarità degli elementi, nel levigato della superficie, nell’armonia dell’ insieme, non c’ è una virtù intrinseca, una specie di forza divina, qualche cosa d’ eterno come un principio?

La frenesia di arrivare a una conclusione è la forma più funesta e sterile delle manie.

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Dizionario dei luoghi comuni, postumo 1911

ACCADEMIA FRANCESE. Denigrarla, ma cercare di farne parte, se si può.
AGENTI DI BORSA. Tutti ladri.
ALABASTRO. Usato per descrivere le parti più belle del corpo femminile.
ASSESSORI COMUNALI. Inveire contro di loro a proposito della pavimentazione delle strade. “A che pensano i nostri assessori?
ATEO. Un popolo di atei non potrebbe sopravvivere.
BILANCIA. Mai in equilibrio.
BIONDE. Più calde delle brune (vedi BRUNE).
BRUNE. Più calde delle bionde (vedi BIONDE).
CALVIZIE. Sempre precoce, è provocata dagli eccessi di gioventù o dalla concezione di grandi idee.
CANDORE. Sempre adorabile. O se ne è pieni, o non se ne ha per niente.
CANTANTI. Il tenore ha sempre una voce «incantevole» e «tenera», il baritono un organo «simpatico» e «ben timbrato», il basso un’emissione «potente».
CONGRATULAZIONI. Sempre sincere, calorose, vivissime etc.
CONTO. Sempre troppo salato.
DENARO. Causa di tutti i mali.
DIO. L’ha detto Voltaire stesso: “Se Dio non esistesse, bisognerebbe inventarlo
ECCEZIONE: dite che “conferma la regola” ma non azzardatevi a spiegare come.
EGOISMO: lamentarsi di quello degli altri e non accorgersi del proprio.
EPOCA (la nostra). Inveire contro. Lamentarsi perché manca di poesia. Chiamarla “epoca di transizione, di decadenza”.
ESTATE. Un’estate è sempre «eccezionale», calda o fredda, secca o umida che sia.
FONDAMENTO. Tutte le notizie ne sono prive.
GLORIA. Non è che un po’ di fumo.
IMBECILLI. Tutti quelli che non la pensano come noi.
INCAPACITA’. Più si è incapaci, più bisogna essere ambiziosi.
INCIDENTE. Sempre “deplorevole” o “increscioso”; come se si dovesse mai ritenere una sventura cosa divertente.
INVERNO. Sempre eccezionale (si veda ESTATE)
IPOTESI. Spesso “pericolosa”, sempre “ardita”.
ITALIANI. Tutti musicisti, traditori.
LIBERO SCAMBIO. Causa dei problemi nel commercio.
MACELLAI. Terribili in tempo di rivoluzione.
MARE. Non ha fondo. Immagine dell’infinito. Fa venire grandi pensieri. In riva al mare bisogna sempre avere un cannocchiale. Quando lo si guarda, dire sempre: «Quanta acqua!».
MATERASSO. Più è duro, più è igienico.
METAFISICA. Conferisce un’aria superiore.
NERVOSO. Vien detto ogni volta che non si capisce niente di una malattia; la spiegazione soddisfa l’interlocutore.
NOBILTA’. Disprezzarla e invidiarla.
OPERAIO. Sempre onesto, quando non fa sommosse.
ORIZZONTE. Trovare sempre belli quelli della natura e cupi quelli della politica.
OSTILITA’. Le ostilità sono come le ostriche: vengono aperte. “Le ostilità sono aperte!”: sembra non resti più che mettersi a tavola.
OTTIMISTA. Equivalente di imbecille.
PATIBOLO. Quando ci si sale, darsi da fare per pronunciare qualche parola eloquente prima di morire.
PIANOFORTE. Indispensabile in un salone.
PRATICA. Superiore alla teoria.
PROPRIETÀ. Una delle basi della società. Più sacra della religione.
QUADRATURA DEL CERCHIO. Non si sa cosa sia, ma bisogna alzare le spalle quando se ne parla.
RELIGIONE. Fa parte delle basi della società. È necessaria per il popolo, ma non troppo. “La religione dei nostri padri” va detto con fervore.
RIMA. Non va mai d’accordo con la ragione.
SCIENZA. Un po’ di scienza allontana dalla religione e molta riconduce ad essa.
STAMPA. Scoperta meravigliosa. Ha fatto più male che bene.
TEMPO. eterno argomento di conversazione. Causa universale delle malattie. Lagnarsene sempre.
TERRA. dire ‘i quattro angoli della terra’, dato che è rotonda.
UOVO. Punto di partenza per una dissertazione filosofica sulla genesi degli esseri.
UMIDITA’. Causa di tutte le malattie

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L’educazione sentimentale, 1869

Non c’è nulla di così umiliante come vedere gli sciocchi riuscire nelle imprese in cui noi siamo falliti.

Gli affetti profondi somigliano alle donne oneste; hanno paura di essere scoperti, e passano nella vita con gli occhi bassi.

Benché quelle teorie, nuove come il giuoco dell’oca, fossero state abbastanza discusse da quarant’anni a questa parte, ce n’era da riempire intere biblioteche, tuttavia spaventavano i borghesi, come una gragnuola d’aeroliti; e la gente se ne indignò, in forza dell’odio che ogni idea nuova suscita sempre, e semplicemente perché è un’idea

Vi è un momento nelle separazioni in cui la persona cara ha cessato di essere con noi.

I cuori delle donne sono come quei mobiletti a segreto, pieni di cassetti racchiusi gli uni negli altri; ci si affanna, ci si rompono le unghie, e in fondo ci si trova qualche fiore secco, dei granelli di polvere – o il vuoto!

Per certi uomini l’azione è tanto più impedita quanto più forte è il desiderio.

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Madame Bovary, 1856

L’amore, pensava, doveva manifestarsi di colpo, esplosione di lampi e fulmini, uragano dei cieli che si abbatte sulla vita, la sconvolge, strappa via ogni resistenza come uno sciame di foglie e risucchia nell’abisso l’intiero cuore.

Nessuno, mai, riesce a dare l’esatta misura di ciò che pensa, di ciò che soffre, della necessità che lo incalza, e la parola umana è spesso come un pentolino di latta su cui andiamo battendo melodie da far ballare gli orsi mentre vorremmo intenerire le stelle.

Eh, no! perché declamare contro le passioni? Non sono forse la sola cosa bella che ci sia sulla terra, la fonte dell’eroismo, dell’entusiasmo, della poesia, della musica, delle arti, di tutto infine?

Un infinito di passioni può essere contenuto in un minuto come una folla in un piccolo spazio.

Nel profondo del suo cuore, aspettava che accadesse qualcosa. Come i marinai naufraghi, rivolgeva uno sguardo disperato alla solitudine della sua vita, nella speranza di scorgere una vela bianca tra le lontane nebbie all’orizzonte… Ma non accadeva nulla; Dio voleva così! Il futuro era un corridoio oscuro e la porta in fondo era sbarrata.

Aspira all’amore come aspira all’acqua una carpa su un tavolo da cucina.

Secondo lei, taluni luoghi sulla terra possedevano la peculiarità di produrre la felicità, quasi essa fosse stata una pianta alla quale è necessario un particolare terreno, una pianta che cresce male in qualunque altro luogo.

Prima o poi è possibile, prima o poi, all’improvviso e quando ormai si disperava. Allora orizzonti si schiudono e pare che una voce gridi :”Eccola”. Si è spinti a confidarle la nostra vita a quella certa persona, a darle tutto, a sacrificarle tutto. Non c’è bisogno di alcuna spiegazione, ci s’intende. Ci si era già confusamente visti nei sogni – e la guardava. – Eccolo insomma quel tesoro tanto a lungo cercato, eccolo a portata di mano, rifulgente, scintillante. Pure si dubita ancora, non si ha il coraggio di credere, si è abbagliati, al pari di chi esce dalle tenebre alla luce.

Le borghesi ammiravano in lei il senso dell’economia, i clienti la cortesia, i poveri la carità. Ma Emma era piena di bramosia, di rabbia, di odio. Quell’abito dalle pieghe diritte nascondeva un cuore sconvolto e le labbra pudiche tacevano le tempeste. Era innamorata di Léon e cercava la solitudine per poter a suo agio dilettarsi con l’immagine di lui. Vederlo di persona significava turbare la voluttà di tale meditazione. Il suono dei suoi passi faceva palpitare il cuore: poi, la sua presenza faceva svanire ogni emozione e in seguito in lei restava soltanto un immenso sbigottimento che si trasformava in tristezza.

Vi fu un silenzio. Si guardarono: i loro pensieri, confusi della medesima angoscia, sembravano stringersi in un abbraccio forte e palpitante.

A poco a poco le fiamme si placarono, forse perché il combustibile si andava esaurendo, oppure per un accumulo eccessivo dello stesso. L’assenza dell’oggetto amato fece sì che l’amore si estinguesse, un po’ alla volta; il rimpianto fu soffocato dall’abitudine e quella luce d’incendio che imporporava il suo pallido cielo si coprì sempre più d’ombra e gradatamente scomparve…

Non vi ripugna questa congiura del mondo? C’è un solo sentimento che esso non condanni? Gli istinti più nobili, le simpatie più pure sono perseguitati, calunniati, e se si trovano due povere anime, tutto è organizzato perché non possano incontrarsi. Eppure esse tenteranno, sbatteranno le ali, si lanceranno richiami. Facciano pure!
Presto o tardi, fra sei mesi o dieci anni potranno riunirsi, amarsi, perché lo esige la fatalità, perché sono nate l’una per l’altra

Quanto agli eccessi, se n’era sempre astenuto, un po’ per pusillanimità, un po’ per delicatezza.

Entrò nella cucina della locanda con la gola stretta, le gote pallide e quella determinazione dei codardi che nulla può fermare.

Ogni borghese, nell’ardore della giovinezza, fosse pure per un giorno, per un attimo, s’è creduto capace di immense passioni e di straordinarie gesta. Il più incapace dei libertini ha sognato delle sultane, ogni notaio porta in sé i ruderi d’un poeta.

Credo in un Essere Supremo, in un Creatore, quale che sia, non ha importanza, il quale ci ha messi quaggiù per adempiere i nostri doveri di cittadini e di padri di famiglia; ma non ho bisogno di andare in una chiesa a baciare piatti d’argento e a ingrassare di tasca mia un branco di buffoni che mangiano meglio di me. Lo si può onorare benissimo in un bosco, in un campo, o addirittura contemplando la volta celeste come gli antichi. Il mio Dio è lo stesso di Socrate, di Franklin, di Voltaire e di Béranger.

Ci risiamo sempre i doveri. Parole del genere mi escono dalle orecchie. È un’accozzaglia di vecchi cretini dal panciotto di flanella e di bigotte con scaldino e rosario in mano, tutti accaniti a rifischiarci: “Il dovere, il dovere!” Eh, perbacco! Il dovere è sentire ciò che è grande, privilegiare ciò che è bello e non inchinarsi a tutte le convenzioni della società con le ignomie che ci impone.

Del resto, la parola è un laminatoio che affila sempre i sentimenti

Il denigrare quelli che amiamo ci allontana sempre un poco da loro. Non bisogna toccare gli idoli: la polvere d’oro che li ricopre potrebbe restarci attaccata alle dita.

L’assenza dell’oggetto amato fece sì che l’amore si estinguesse, un po’ alla volta.

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Bouvard e Pécuchet, postumo

L’arte, in certe circostanze, scuote gli animi mediocri, e interi mondi possono essere rivelati loro dai suoi interpreti più grossolani.

La folla immancabilmente segue l’andazzo. Sono sempre i pochi che aprono la strada al progresso.

Lo spiritismo ha per dogma l’immancabile progressivo migliorarsi dell’umanità. Un giorno, la terra diverrà il cielo.

Se l’individuo non può sapere niente, perché tutti insieme ne saprebbero di più?

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Memorie di un pazzo, 1838

Se ho provato momenti di entusiasmo, li devo all’arte; eppure, quanta vanità in essa! voler raffigurare l’uomo in un blocco di pietra o l’anima attraverso le parole, i sentimenti con dei suoni e la natura su una tela verniciata.

Se c’è sulla terra e fra tutti i nulla qualcosa da adorare, se esiste qualcosa di santo, di puro, di sublime, qualcosa che assecondi questo smisurato desiderio dell’infinito e del vago che chiamano anima, questa è l’arte.

Vorrei il bello nell’infinito, invece vi trovo soltanto il dubbio

Da bambino, amavo ciò che si vede; da adolescente, ciò che si sente; da uomo, non amo più nulla.

La follia è il dubbio della ragione, e forse la ragione stessa lo prova.

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Salambò, 1862

Oh, se tu sapessi quanto penso a te, in mezzo ai combattimenti! Talvolta, il ricordo di un gesto, di una piega della tua veste, mi coglie all’improvviso e mi stringe come un laccio! Vedo i tuoi occhi nelle fiamme delle falariche e sulla doratura degli scudi! Sento la tua voce nel fragore dei cimbali. Mi giro, ma tu non ci sei! E allora mi rituffo nella battaglia!

Nella sua anima si era fatto silenzio – un silenzio in cui il mondo intero si inabissava per l’urgere di un unico pensiero.

Il dolore si placa con il sangue, e poiché non puoi appagare il tuo amore, ingozza il tuo odio; esso ti sosterrà!

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Attraverso i campi e lungo i greti, 1866

Il fascino della storia, come quello del mare, risiede in ciò che cancella: l’onda che sopraggiunge fa sparire dalla sabbia la traccia della precedente.

Esiste della gente fortunata, fornita di doti eccezionali, di sensibilità e di immaginazione, che è sempre all’altezza delle circostanze, che piange sempre ai funerali, ride sempre ai matrimoni.

Cos’è, in fondo, il cattivo gusto? È invariabilmente il gusto dell’epoca che ci ha preceduto.

Quale idea non è immensa quando la si esplora, correndo, fino alle estreme conseguenze e quale cuore non sembra incommensurabile quando ci si lascia cadere lo scandaglio?

L’ascetismo non è una forma superiore di epicureismo, e il digiuno non è una sublime forma di ghiottoneria?