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Le frasi e poesie più belle di Rainer Maria Rilke

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Rainer Maria Rilke (Praga, 4 dicembre 1875 – Les Planches, 29 dicembre 1926), è considerato uno dei più importanti poeti di lingua tedesca del XX secolo. Autore di opere sia in prosa che in poesia, è famoso soprattutto per le Elegie duinesi (iniziate durante un soggiorno a Duino), i Sonetti a Orfeo e I quaderni di Malte Laurids Brigge.

Presento una raccolta delle frasi e poesie più belle di Rainer Maria Rilke. Tra i temi correlati si veda Le frasi più belle di Thomas Mann, Le frasi e poesie più belle di Marina Cvaeteva e Frasi, citazioni e aforismi di Friedrich Nietzsche.

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Le frasi e poesie più belle di Rainer Maria Rilke

L’amore consiste in questo, che due solitudini si proteggono a vicenda, si toccano, si salutano – Darin besteht die Liebe: Dass sich zwei Einsame beschützen und berühren und miteinander reden.

Ci sono molte persone nel mondo, ma tuttavia ci sono più volti, perché ognuno ne ha diversi. – Es gibt eine Menge Menschen, aber noch viel mehr Gesichter, denn jeder hat mehrere.

Un essere umano che ama un altro; questo è forse il più difficile tra tutti i compiti, quello definitivo, l’ultimo esame e prova, il lavoro per il quale tutti gli altri lavori altro non sono che propedeutici.

In nessun dove, amata, ci sarà mai mondo se non in noi.

L’amore è l’occasione unica di maturare, di prendere forma, di diventare in se stessi un mondo.

Il futuro entra in noi per trasformarsi in noi molto prima di essere accaduto.

Nasciamo, per così dire, provvisoriamente, da qualche parte; soltanto a poco a poco andiamo componendo in noi il luogo della nostra origine, per nascervi dopo, e ogni giorno più definitivamente.

E tutto tacque. Eppure in quel tacere
s’avanzò nuovo inizio, cenno e mutamento.

Essere amati, è passare. Amare, è durare – Geliebtwerden ist vergehen, Lieben ist dauern.

Essere amati significa ardere e consumarsi.
Amare è illuminare con olio inesauribile.
Geliebtsein heißt aufbrennen.
Lieben ist: Leuchten mit unerschöpflichem Öle.

La solitudine è come la pioggia.
Si alza dal mare verso sera;
dalle pianure lontane, distanti,
sale verso il cielo a cui da sempre appartiene.
E proprio dal cielo ricade sulla città.

D’aprirci in fiore e d’appassire insieme
noi facciamo esperienza.

Ci sono momenti in cui una rosa è più importante di un pezzo di pane – Es gibt Augenblicke, in denen eine Rose wichtiger ist als ein Stück Brot.

I dolori sono ignoti, l’amore non si impara,
l’ingiunzione che ci chiama ad entrare nella morte rimane oscura.
Solo il canto sulla terra consacra e celebra.

Perché il bello è solo
l’inizio del tremendo, che sopportiamo appena,
e il bello lo ammiriamo così perché incurante
disdegna di distruggerci. Ogni angelo è tremendo.

Se pur gridassi,chi m’udrebbe dalle gerarchie degli angeli?

Non c’è prigione più dura che il timore di ferire la persona amata – Es gibt kein ärgeres Gefängnis als die Furcht.

Desidero soltanto le tue mani tra le mie e quiete e silenzio e in me profonda pace.

E’ la cosa più positiva della vita che ciascuno abbia tanto dentro di sé: il proprio destino, il proprio avvenire, il proprio spazio, il proprio mondo intero.

Le opere d’arte sono sempre il frutto dell’essere stati in pericolo, dell’essersi spinti, in un’esperienza, fino al limite estremo oltre il quale nessuno può andare.

Più indicibili di tutto sono le opere d’arte, misteriose esistenze, la cui vita, accanto alla nostra che svanisce, perdura.

Necessaria è una cosa sola: solitudine, grande solitudine interiore. Volgere lo sguardo dentro sé e per ore non incontrare nessuno; questo bisogna saper ottenere.

Chi crea deve essere un mondo per sé e in sé trovare tutto, e nella natura sua compagna.

Come le api raccolgono il miele, così noi estraiamo da tutto la linfa più dolce per edificare Lui.

Innumerabile esistere
mi scaturisce in cuore.

E’ nelle cose più profonde e importanti che siamo indicibilmente soli.

E se il mondo ti avrà dimenticato,
di’ alla terra immobile: Io scorro.
All’acqua rapida ripeti: Io sono.

Noi ci tocchiamo.
Con che cosa?
Con dei battiti d’ali.
Con le stesse lontananze
ci tocchiamo.

Le anime affini passano attraverso tutte le tempeste.

Quando tu mi chiedesti del futuro ed io rimasi perplesso, vegliando per una notte su quell’angoscia, nel ritrovarti la mattina seppi che tu sei la sempre nuova, la sempre giovane, la meta eterna e che per me esiste un adempimento comprensivo di tutto, andare incontro a Te.

Come potrei trattenerla in me,
la mia anima, che la tua non sfiori;
come levarla, oltre te, ad altre cose?
Ah, potessi nasconderla in un angolo
perduto della tenebra, un estraneo
rifugio silenzioso che non seguiti
a vibrare se vibri il tuo profondo.

Ma tutto quello che ci tocca, te
e me, insieme ci prende come un arco
che da due corde un suono solo rende.
Su qual strumento siamo tesi, e quale
violinista ci tiene la mano?
O dolce canto.

Non cercare le risposte che non possono esserti date
poiché non saresti capace di convivere con esse.

Giro attorno a Dio, all’antica torre,
giro da millenni;
e ancora non so se sono un falco, una tempesta
o un grande canto

In verità cantare è altro respiro.
È un soffio in nulla. Un calmo alito. Un vento.

Forse tutti i draghi della nostra vita sono principesse che stanno solo aspettando di vederci belli e coraggiosi.
Forse tutto l’orrore non è altro che l’inerme che ci chiede aiuto.

Le opere d’arte sono di un’indicibile solitudine. Solo l’amore le può abbracciare.

Una volta accettata la consapevolezza che anche fra gli esseri più vicini continuano a esistere distanze infinite, si può evolvere una meravigliosa vita, fianco a fianco, se quegli esseri riescono ad amare questa distanza fra loro, che rende possibile a ciascuno dei due di vedere l’altro, nella sua interezza, stagliato contro il cielo.

Importante è ricordare ma più importante è dimenticare.

Il solo viaggio è quello interiore.

Noi viviamo per dire sempre addio.

Il tuo non esserci
è già caldo di te, ed è più vero,
più del tuo mancarmi.

Noi passiamo e ho l’impressione che, distratti e occupati quali siamo, a questo nostro passare, poniamo poca attenzione.

È possibile che ci sia gente che dice «Dio» e pensa a qualcosa che apparterrebbe a tutti?

Che cosa è mai la gloria se non la somma dei malintesi raccolti intorno a un grande nome?

Il grande rinnovamento del mondo consisterà forse in questo, che l’uomo e la donna, liberati da tutti i falsi sentimenti e riluttanze, si cercheranno l’un l’altro non come opposti, ma come fratelli e sorelle, come vicini, e giungeranno a stare insieme come esseri umani.

C’è un miracolo che accade ogni volta a coloro che amano davvero: più ne danno, più ne possiedono.

Le nostre paure più profonde sono come dei draghi a guardia del nostro tesoro più segreto.

Quando i miei pensieri sono ansiosi, inquieti e cattivi, vado in riva al mare, e il mare li annega e li manda via con i suoi grandi suoni larghi, li purifica con il suo rumore, e impone un ritmo su tutto ciò che in me è disorientato e confuso.

Un buon matrimonio è quello in cui ciascuno dei due nomina l’altro custode della sua solitudine.

Una volta si sapeva (o si sospettava, forse) di avere in sé la morte come il frutto ha il nocciolo. I bambini ne avevano una piccola in sé e gli adulti una grossa. Le donne l’avevano nel grembo e gli uomini nel petto. La si aveva e questo dava a ciascuno una speciale dignità e un silenzioso orgoglio.

Ci sono giorni in cui tutto intorno a noi è lucente, leggero, appena accennato nell’aria chiara e pur nitido. Le cose più vicine hanno già il tono della lontananza, sono sottratte a noi, mostrate a noi ma non offerte; e ciò che ha rapporto con gli spazi lontani – il fiume, i ponti, le lunghe strade e le piazze che si prodigano -, tutto ciò ha preso dietro di sé quegli spazi, vi sta sopra dipinto come sulla seta.

Ti supplico di avere pazienza con ogni cosa irrisolta nel tuo cuore e cercare di amare le domande stesse come se fossero stanze chiuse o libri scritti in un linguaggio completamente sconosciuto.

Non attender che Dio su
te discenda
e che ti dica: sono
Sentilo tu, nel soffio
ond’ei ti ha colmo
da che respiri e sei
Quando, non sai perché,
ti avvampa il cuore,
è lui che in te si esprime.

E anche voi foste in qualche prigione, le cui mura non lasciassero giungere ai tuoi sensi alcun rumore del mondo – non avreste allora ancora la vostra infanzia, quel bene prezioso, regale, quel forziere che sono le vostre memorie.

Io imparo a vedere. Non so perché tutto penetra in me più profondo e non rimane là dove, prima, sempre aveva fine e svaniva. Ho un luogo interno che non conoscevo. Ora tutto va a finire là. Non so che cosa vi accada.

Lascia che tutto ti accada, bellezza e terrore. Vai avanti così, nessun sentimento è definitivo.

Le opere d’arte sono di una solitudine infinita, e nulla può raggiungerle meno della critica.

Giorno d’autunno.
Signore: è tempo. Grande era l’arsura.
Deponi l’ombra sulle meridiane,
libera il vento sopra la pianura.
Fa’ che sia colmo ancora il frutto estremo;
concedi ancora un giorno di tepore,
che il frutto giunga a maturare, e spremi
nel grave vino l’ultimo sapore.

Chi è solo a lungo solo dovrà stare,
leggere nelle veglie, e lunghi fogli
scrivere, e incerto sulle vie tornare
dove nell’aria fluttuano le foglie.

E’ tornata primavera. La terra è come un bimbo che sa poesie.

E amo questa notte. No,non questa notte, ma il suo preludio, questa sola e lunga riga della notte, che io non leggerò.

Solo le cose durano, mentre noi siamo aria che passa.

Lei ama le rose? Per me è come se sulla terra fiorissero tutte per lei e grazie a lei ed è semplicemente una sua benevola concessione se la primavera può conservarle e crederle sue.

E lei lo sosteneva tutto intero,
ciò che vola, che fugge, che è lontano,
l’immenso, il non appreso ancora, calma
come la portatrice d’acqua regge
la brocca colma.

Non mi sono ancora abituato affatto a stare in questo mondo, che mi sembra buono. Cosa sarebbe di me in un altro? Resterei tanto volentieri tra i significati che mi sono divenuti cari, e se qualcosa deve mutare, vorrei almeno poter vivere tra i cani, che hanno un mondo parente del nostro e le medesime cose.

Se le preghiere di un cane fossero ascoltate cadrebbero ossi dal cielo.

Ed ogni notte pesante la terra
cade dagli astri nella solitudine.

Oh, ma come si sta bene tra uomini che leggono! Perché non sono sempre così?

Tutto quel ch’è frenetico
sarà presto passato.
Dalla calma tutto esce:
oscurità e chiarore,
volume e fiore.

Non posso immaginare nel sapere che una sola beatitudine, questa: diventare colui che inizia. Uno che scrive la prima parola dietro un punto di sospensione lungo interi secoli.

Poiché i ricordi di per se stessi ancora non sono. Solo quando divengono in noi sangue, sguardo e gesto, senza nome e non più scindibili da noi, solo allora può darsi che in una rarissima ora sorga nel loro centro e ne esca la prima parola di un verso.

Bisognerebbe aspettare e raccogliere senso e dolcezza per tutta una vita e meglio una lunga vita, e poi, proprio alla fine, forse si riuscirebbe poi a scrivere dieci righe che fossero buone. Poiché i versi non sono, come crede la gente, sentimenti (che si hanno già presto), sono esperienze.

Nessun vento è favorevole per chi non sa dove andare, ma per noi che sappiamo anche la brezza sarà preziosa.

E in verità l’esperienza artistica è così incredibilmente vicina alla sessuale, alla sua doglia, alla sua gioia, che i due processi sono propriamente solo diverse forme d’una sola brama e beatitudine.

E non cambiare. Non distogliere il tuo amore dalle cose visibili. Continua ad amare ciò che è buono, semplice e ordinario; animali e cose e fiori, e mantieni l’equilibrio appropriato.

Se la vostra vita quotidiana vi sembra povera, non l’accusate; accusate voi stesso, che non siete assai poeta da evocarne la ricchezza; ché per un creatore non esiste povertà né luoghi poveri e indifferenti.

Al mattino guardo fuori dalla finestra. Vedo l’uccello che cerca il verme, vedo il gatto che cerca l’uccello, vedo il cane che cerca il gatto. Tutto questo mi fa capire meglio le notizie del giornale.

Cerchi che si tendono sempre più ampi
sopra le cose è la mia vita.
Forse non chiuderò l’ultimo,
ma voglio tentare.

Verrà il giorno in cui la mia mano sarà lontana da me, e quando le ordinerò di scrivere, scriverà parole che non volevo.

Mio Dio, dona a ognuno la sua morte, una morte nata dalla sua vita!

Oh vita, vita, poter uscire.
(Ultime parole di Rainer Maria Rilke prima di morire)

Rosa, contraddizione pura!
Voglia
d’essere il sonno di nessuno
sotto sì tante
palpebre
(Epitaffio sopra la tomba di Rainer Maria Rilke)