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John Keats (Londra, 31 ottobre 1795 – Roma, 23 febbraio 1821) è considerato uno dei più importanti poeti britannici del Romanticismo.
Su John Keats, così Giuseppe Tomasi di Lampedusa scrisse: “Talvolta appaiono sulla terra degli esseri che riflettono nella loro esistenza una luce più che umana. Ma per appartenere a questa ristrettissima élite il genio non basta: né Shakespeare, né Dante, né Michelangelo, né Baudelaire sono degli “angeli”. Sono forse degli Dei, angeli non sono. Bisogna, per essere annoverati fra gli angeli, morire molto giovani, o giovanissimi cessare qualunque attività artistica; bisogna, va da sé, che questa attività sia di valore supremo; bisogna insomma che la loro apparizione sia fulgida e brevissima, così da dare a noi grigi mortali la sensazione di un visitatore superumano che durante un istante ci abbia guardato, e sia dopo ritornato ai suoi cieli, lasciandoci doni di qualità divina e anche un amaro rimpianto per la fugacità della sua apparizione. Fra gli ‘angeli’ io ritrovo Raffaello e Masaccio, Mozart e Hölderlin, Rimbaud e Maurice de Guérin, Shelley, Marlowe e Keats”.
Presento una raccolta delle frasi e poesie più belle di John Keats. Tra i temi correlati si veda Le frasi e poesie più belle di Emily Dickinson, Le poesie più belle di Arthur Rimbaud e Le poesie più belle e famose di Giacomo Leopardi.
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Le frasi e poesie più belle di John Keats
“Bellezza è verità, verità bellezza”, questo solo
Sulla terra sapete, ed è quanto basta.
Beauty is truth, truth beauty, – That is all
Ye know on earth, and all Ye need to know.
(Ode su un’urna greca)
Una cosa bella è una gioia per sempre.
La sua grazia aumenta,
non finirà mai nel nulla.
A thing of beauty is a joy for ever;
Its loveliness increases; it will never
Pass into nothingness.
(Incipit di Endymione)
Spesso il piacere è un ospite passeggero; ma il dolore
Ci avvinghia crudelmente.
(Endymione)
In una notte cupa di dicembre
Troppo felice albero felice
I tuoi rami non ricordano più
La loro verde felicità.
(Poesie)
Fermati. Pensa. Solo un giorno è la vita;
Una fragile goccia di rugiada che scende
A fatica dalla cima d’un albero – il sonno
D’un povero indiano su una barca
Trascinata verso le acque mostruose di Montmorenci.
Perché piangere tristi? La vita
E’ la speranza della rosa non ancora sbocciata;
la lettura d’un mutevole racconto,
il lieve aprirsi d’un velo di fanciulla,
Un colombo che tumultua nell’aria chiara d’estate,
Un ragazzo che ride, spensierato,
Accovacciato sui rami agili dell’olmo.
(Poesie)
Lascia sempre vagare la fantasia,
È sempre altrove il piacere:
E si scioglie, solo a toccarlo, dolce,
Come le bolle quando la pioggia picchia;
Lasciala quindi vagare, lei, l’alata,
Per il pensiero che davanti ancor le si stende;
Spalanca la porta alla gabbia della mente,
E, vedrai, si lancerà volando verso il cielo.
(Poesie)
Sapesse lei come batte il mio cuore,
Con un sorriso ne lenirebbe la pena,
E sollevato ne sentirei la dolcezza,
La gioia, mescolata col dolore.
Come un toscano perduto in Lapponia,
Tra le nevi, pensa al suo dolce Arno,
Così sarà lei per me in eterno
L’aura della mia memoria.
(Poesie)
Voglio una coppa piena sino all’orlo
E dentro annegarci l’anima:
Riempitela d’una droga capace
Di bandire la Donna dalla mente.
(Poesie)
Solitudine, se vivere devo con te,
Sia almeno lontano dal mucchio confuso
Delle case buie; con me vieni in alto,
Dove la natura si svela, e la valle,
Il fiorito pendio, la piena cristallina
Del fiume appaiono in miniatura;
(Poesie)
Io grido a te pietà, pietà, amore –
sí, amore! Amore misericordioso, non supplizio di Tantalo, ma univoco
pensiero, ed immutabile e innocente,
a viso aperto e chiaro e senza macchia!
Lascia ch’io t’abbia tutta, tutta mia!
Quella forma leggiadra, quella dolce
droga d’amore minima, il tuo bacio –
mani ed occhi divini, il caldo e bianco
lucente seno dalle mille gioie;
te stessa, la tua anima, ti supplico
per pietà, dammi tutto, non escluso
un atomo di un atomo, o morrò…
(Poesie)
Dolci le melodie sono ad udire,
Ma queste, che non odo, son più dolci.
(Ode su un’urna greca)
Qui giace uno il cui nome fu scritto nell’acqua – Here lies one whose name was written in water.
(Epitaffio sulla tomba di John Keats)
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Lettere 1814- 1821
Vorrei che fossimo farfalle e che vivessimo tre soli giorni d’estate – tre giorni così, con te, sarebbero più colmi di delizie di quante ne potrebbero contenere cinquanta anni di vita ordinaria.
Se la poesia non nasce con la stessa naturalezza delle foglie sugli alberi, è meglio che non nasca neppure.
La poesia dovrebbe essere grande ma discreta; qualcosa che ti penetra dentro senza farti trasalire, senza colpirti in se stessa, ma col suo messaggio.
Come sono belli i fiori nascosti! Come se ne sciuperebbe la bellezza se si spingessero dalla strada gridando: “Ammiratemi: sono una violetta! Adoratemi: sono una primula!”
Chiamerò il mondo una scuola che ha lo scopo di insegnare a leggere ai bambini. Il Cuore il libro che si usa in quella scuola, e definirò l’Anima un bambino che impara a leggere.
Datemi libri, frutta, vino francese, un buon clima e un po’ di musica fuori dalla porta, suonata da qualcuno che non conosco.
Quando sono in una stanza fra la gente, se per caso non sono assorto nei miei più intimi pensieri, allora non riesco a essere più me stesso, ma la personalità di ciascuno dei presenti comincia a soffocarmi fino addirittura ad annientarmi.
C’è molta gente superficiale che prende le cose alla lettera. Ma la vita di un uomo che abbia in sé qualche valore è una continua Allegoria. Solo pochi occhi possono capire il mistero della sua vita.
Mi arrampicherò tra le nuvole ed esisterò.
Il mio amore mi ha reso egoista. Non posso esistere senza di te. Scorderei tutto pur di vederti ancora. La mia vita sembra fermarsi qui, non vedo oltre. Mi hai assorbito. In questo preciso momento ho la sensazione di essermi dissolto – sarei profondamente infelice senza la speranza di vederti presto. Sarei spaventato di dovermi allontanare da te.
Mi sono meravigliato che gli uomini possano morire martiri per la loro Religione – Ho avuto un brivido. Ora non rabbrividisco più. Potrei essere un martire per la mia religione – la mia religione è l’amore – potrei morire per questo. Potrei morire per te. Il mio credo è l’amore e tu sei il mio unico dogma.
Scrivi le parole più tenere e baciale, che io possa almeno posare le mie labbra dove furono le tue. Quanto a me, io non so come esprimere la mia adorazione per tanta bellezza: voglio una parola più luminosa di luminosa, più bella di bella.
Bacerò il tuo nome e il mio, lì dove si sono posate le tue labbra – labbra! Perché mai un prigioniero come me dovrebbe parlare di baci, e labbra?
Non vedo più avanti. Mi hai assorbito. In questo momento ho la sensazione come di dissolvermi. Sarei estremamente triste senza la speranza di rivederti presto. Avrei paura a staccarmi da te. Mi hai rapito via l’anima, con un potere cui non posso resistere. Eppure potei resistere finché non ti vidi e anche dopo averti veduta, mi sforzai spesso di ragionare contro le ragioni del mio amore, ora non ne sono più capace. Sei una pena troppo grande. Il mio amore è egoista.
Non sono certo di nulla tranne che della santità degli affetti del Cuore, e della verità dell’Immaginazione – I am certain of nothing but the holiness of the Heart’s affections and the truth of the Imagination.
I problemi del mondo non possono essere risolti dagli scettici o dai cinici i cui orizzonti sono limitati dalle realtà ovvie. Abbiamo bisogno di uomini che possano sognare cose che non sono mai esistite.
Quel che l’immaginazione percepisce come bellezza deve essere vero – sia o no esistito prima – Whatever the imagination seizes as Beauty must be truth -whether it existed before or not.
Oh se solo potessi avere una vita di sensazioni invece di una vita di pensieri!
La fantasia è senz’altro inferiore alla realtà concreta, ma è meglio del ricordo.
Le parole più belle son spesso quelle non dette, quelle che naufragano nei silenzi.
Gli assiomi della filosofia non sono assiomi finché non li abbiamo provati sulla nostra pelle: leggiamo belle cose, ma non possiamo sentirle fino in fondo finché non abbiamo ripercorso gli stessi passi dell’autore.
Al mondo non c’è nulla di stabile, il tumulto è la vostra sola musica.
Ci si dovrebbe sopportare un po’ tutti: non c’è nessuno che non sia vulnerabile, che anzi non possa essere colto e fatto a pezzi nel suo lato debole.
Niente può mai diventare reale, senza essere vagliato dall’esperienza. Persino un proverbio: che proverbio è, prima che la vita te l’abbia mostrato?
Non ho mai avuto paura del fallimento, perché preferirei fallire che non essere tra i migliori.
Non ho il più piccolo senso di umiltà verso il pubblico – o verso chiunque altro – eccetto l’essere eterno, il principio della bellezza – e la memoria dei grandi uomini.
Recentemente ho cambiato pelle. Ma niente nuove piume e nuove ali. Queste sono sparite, al loro posto spero di avere un paio di pazienti gambe terrestri. Sono cambiato, ma non da crisalide in farfalla, bensì al contrario.
Questo mondo viene di solito chiamato, dai superstiziosi e dagli ignoranti, “una valle di lacrime”, da cui saremo redenti grazie a qualche arbitrario intervento di Dio, e portati in cielo. Che concetto ristretto e rigido! Piuttosto, se vi va, chiamiamolo “la valle che forma l’anima”. Allora, sì, sarà possibile comprendere a che cosa serve il mondo.
Amico mio, sarebbe inutile che io cercassi di scrivere cose più ragionevoli. Non ho altro di cui parlare se non di me stesso. E di cosa potrei parlare se non di ciò che sento? Se per qualche ragione questo mio stato di eccitazione dovesse dispiacerti, ti prego di ricordare che è questa la condizione che ci vuole per la poesia, e della poesia solo m’importa. La poesia è ciò per cui vivo.
Cara Fanny, che ne sarà di noi se io dovessi partire per dove non c’è ritorno?
Io non lo so se questa nostra catena d’oro si frantumerà in mille pezzi che diverranno nello spazio comete incandescenti. La mia anima salirà lassù, oltre i perimetri del cielo, e la catena che ci lega non sarà lunga abbastanza. La forza che mi trascinerà sarà troppo forte e la catena si spezzerà.
Ho la continua sensazione che la mia vita reale sia finita, e che stia vivendo un’esistenza postuma.
Non c’è peccato più grave, dopo i sette peccati mortali, di credersi un grande poeta, o uno di quei privilegiati che dedicano tutta la vita a inseguire la gloria.
Pensa che a Fanny non ho nemmeno più scritto. Non sono mai stato bravo d’altronde a prendere congedo. Spero solo che le sia giunta la mia ultima poesia. Se così non fosse, assicurati che arrivi a casa di sua madre e che lei possa leggerla. Ora ti saluto amico mio.
Nessuno arriva ad essere incoronato dall’immortalità se teme di andare dove lo conducono voci sconosciute.
Penso che se morissi ora cosa ne sarebbe di me? Non ho lasciato nessuna opera significativa, nulla di mortale alle mie spalle, niente che possa rendere i miei amici fieri della mia memoria. Solo di una cosa sono lieto, di aver amato in tutto ciò che c’è nel mondo la bellezza.
Forse ne avessi avuto il tempo, avrei scritto qualcosa degno di essere ricordato, così non è stato ma non importa perché in te ho potuto amare la forma più splendida e perfetta che abbia mai avuto la bellezza.
Questa tomba contiene i resti mortali di un GIOVANE POETA INGLESE che, sul letto di morte, nell’amarezza del suo cuore, di fronte al potere maligno dei suoi nemici, volle che fossero incise queste parole sulla sua lapide: “Qui giace un uomo il cui nome fu scritto nell’acqua”.
(Epitaffio pensato e voluto da John Keats, sulla sua tomba nel cimitero protestante di Roma)