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Le frasi più belle di Novak Djokovic

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Novak Djokovic (in serbo Novak Đoković, detto anche Nole), Belgrado, 22 maggio 1987, è un tennista serbo, tra i più forti della storia.

A proposito di Novak Djokovic, Gianni Clerici afferma: “Nole è in grado di colpire splendidamente palle per altri quasi perdute all’esterno delle righe laterali, e trasformarle in parabole rientranti di geniale geometricità. «Mi ricorda qualcuno» mi ha giusto confermato questa mattina Gianni Rivera. Bimane sul rovescio com’è ormai obbligatorio nell’Era post Federer, è in grado di giocare con una sola mano volée e drop micidiali, dissestando un tennis contemporaneo ormai legato alla linea di fondo”.

Presento una raccolta delle frasi più belle di Novak Djokovic. Tra i temi correlati si veda Le frasi più belle di Roger Federer, Le frasi più belle di Jannick Sinner e Frasi, citazioni e aforismi sul tennis, Le frasi più belle di Michael Jordan e Frasi, citazioni e aforismi sul successo.

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Le frasi più belle di Novak Djokovic

Voglio la stessa cosa che volevo quando avevo 7 anni. Voglio essere il n. 1.

Il vincitore è colui che crede di più nella vittoria.

Nulla è impossibile. Quando dicevo che volevo essere il numero 1 del mondo, e avevo sette o otto anni, la maggior parte delle persone rideva di me perché pareva che io avessi solo l’un per cento delle possibilità di farlo. E invece l’ho fatto.

Se non la più eccitante, questa è stata una delle migliori finali che io abbia mai giocato, contro uno dei più grandi di tutti i tempi, per il quale ho molto rispetto
(Dopo la vittoria a Winbledon contro Roger Federer nel 2019)

Quando l’ultimo punto è finito, bisogna essere umani. Dai al tuo avversario un abbraccio e digli “grande sfida”.

Tutto nella vita è una lezione.

La mia vita è un sali e scendi, come un ascensore. E quando cadi impari di più, perché l’intensità del dolore è più forte dell’emozione del trionfo. Anzi, le vittorie nascondono insidie, nel senso che ti impediscono di cambiare perché pensi di aver fatto tutto bene. Invece la vita è altro: è equilibrio.

Nella caduta ho scoperto cose di me che non immaginavo, le scopro ancora adesso. È il ciclo della mia vita, una vita mai in stagnazione.

Il pericolo è il tuo ego: le tue vittorie ti fanno sentire forte, pensi che il mondo giri intorno a te, che il mondo sei tu, che sei il più grande.

Da bambino mi sentivo creativo, e sognavo di avere qualcosa di ognuno dei grandi campioni che vedevo per poi superarlo, immaginando di poterli acquisire e rielaborare a modo mio.

Il mio successo dipende molto dall’armonia che sento nella mia vita privata. Sono maturato molto diventando prima un marito e ora un padre. Per me è essenziale essere felice nella mia vita privata.

Il mio più grande risultato è essere diventato padre.

Solo diventando genitore ho scoperto emozioni che non immaginavo. Ho visto nei bimbi una nuova parte di me.

I tempi sono cambiati. Con tutto il rispetto per il tennis di 20 anni fa, oggi questo sport è molto più fisico e comporta un grande dispendio di energie per il nostro corpo.

A 17 anni ho cominciato a imparare l’italiano da autodidatta. Quando parlo italiano è come se parlassi serbo.

Non sono arrogante, ma aver fiducia in se stessi è un bene.

Anche in passato mi concentravo soprattutto sugli Slam, per due o tre anni sono stato il n. 3, ma quando arrivavo ai turni decisivi non riuscivo mai a dare il meglio, a giocare il mio tennis di serie A. Specialmente contro Federer e Nadal: perché non avevo la loro forza mentale. Ora credo più in me, so cosa devo fare nei grandi match. Ho imparato da Rafa e Roger a mantenere la calma e tirare i colpi migliori al momento giusto. Sono stati loro a insegnarmi come batterli, come vincere gli Slam.

Quando parto favorito prima di un match, ogni mio avversario è motivato a giocare al massimo contro di me. Nella maggior parte dei miei incontri incontro i favori del pronostico, ed è una cosa cui bisogna abituarsi se si vuole rimanere al vertice.

Io oggi sono cosmopolita e pacifista. Guardo al mondo come fratelli e sorelle. Ma sono grato e orgoglioso delle mie origini serbe, che ho abbracciato, accettato e amato.

La Serbia fa parte di me. Siamo un popolo molto orgoglioso, e l’aver vissuto momenti difficili ci rende ancora più fieri di quello che siamo.

Fare degli scherzi e delle imitazioni fa parte della mia personalità, io sono anche questo.

Quei due tipi, Roger e Rafa, sono il motivo per cui gioco ancora, mi motivano a provare a fare quello che hanno fatto loro. Non so se ci riuscirò, ma è il mio scopo.