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Antonello Venditti (Roma, 8 marzo 1949) è uno dei cantautori italiani più importanti. Con 30 milioni di copie è tra gli artisti italiani con il maggior numero di dischi venduti.
Presento una raccolta delle frasi più belle di Antonello Venditti. Tra i temi correlati si veda Le frasi più belle di Francesco De Gregori, Le frasi più belle di Lucio Dalla e Le frasi più belle di Rino Gaetano.
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Le frasi più belle di Antonello Venditti
Io mi ricordo quattro ragazzi con la chitarra
e un pianoforte sulla spalla,
come i pini di Roma la vita non li spezza,
questa notte è ancora nostra,
ma come fanno le segretarie con gli occhiali
a farsi sposare dagli avvocati.
Le bombe delle sei non fanno male,
è solo il giorno che muore, è solo il giorno che muore.
(Notte prima degli esami)
Gli esami sono vicini
e tu sei troppo lontana dalla mia stanza,
tuo padre sembra Dante e tuo fratello Ariosto,
stasera al solito posto, la luna sembra strana
sarà che non ti vedo da una settimana.
(Notte prima degli esami)
Le mie mani sul tuo seno
è fitto il tuo mistero,
e il tuo peccato è originale come i tuoi calzoni americani,
non fermare ti prego le mie mani
sulle tue cosce tese, chiuse come le chiese
quando ti vuoi confessare.
(Notte prima degli esami)
La matematica non sarà mai il mio mestiere,
e gli aerei volano in alto tra New York e Mosca,
ma questa notte è ancora nostra.
(Notte prima degli esami)
Ti ricordi quella strada
eravamo io e te
e la gente che correva
e gridava insieme a noi
tutto quello che voglio pensavo
è solamente amore
ed unità per noi
che meritiamo un’altra vita
più giusta e libera se vuoi
(Nati sotto il segno dei pesci)
18 anni son pochi
per promettersi il futuro.
(Nati sotto il segno dei pesci)
Stare insieme a te
è stata una partita
Va bene hai vinto tu
E tutto il resto è vita
Ma se penso che l’amore
è darsi tutto dal profondo
In questa nostra storia
Sono io che vado a fondo
(Ci vorrebbe un amico)
Ci vorrebbe un amico
Per poterti dimenticare
Ci vorrebbe un amico per dimenticare il male
Ci vorrebbe un amico
Qui per sempre al mio fianco
Ci vorrebbe un amico nel dolore e nel rimpianto.
(Ci vorrebbe un amico)
E se amor che nulla ho amato
Amore amore mio perdona
In questa notte fredda
Mi basta una parola.
(Ci vorrebbe un amico)
Dimmi cos’è
che ci fa sentire amici anche se non ci conosciamo
dimmi cos’è
che ci fa sentire uniti anche se siamo lontani.
dimmi cos’è cos’è
che batte forte forte forte in fondo al cuore
che ci toglie il respiro e ci parla d’amore.
(Grazie Roma)
Grazie Roma che ci fai piangere abbracciati ancora
Grazie Roma, grazie Roma che ci fai vivere e sentire ancora
una persona nuova.
(Grazie Roma)
Eravamo trentaquattro quelli della terza E
Tutti belli ed eleganti tranne me
Era l’anno dei mondiali quelli del ’66
La regina d’inghilterra era Pele
(Giulio Cesare)
Sconosciuto il mio futuro dentro me
E mio padre una montagna troppo alta da scalare
(Giulio Cesare)
Sta crescendo come il vento questa vita mia
Sta crescendo questa rabbia che mi porta via
Sta crescendo oh come me.
(Giulio Cesare)
Ricordati di me, questa sera che non hai da fare,
E tutta la città è allagata da questo temporale
E non c’è sesso e non c’è amore, ne tenerezza nel mio cuore.
(Ricordati di me)
Capita anche a te di pensare che al di là del mare
Vive una città dove gli uomini sanno già volare.
(Ricordati di me)
Sarà quel che sarà, questa vita è solo un’autostrada,
Che mi porterà alla fine di questa giornata.
(Ricordati di me)
Lo sai o non lo sai, che per me sei sempre tu la sola,
Chiama quando vuoi, basta un gesto forse una parola.
(Ricordati di me)
Autostrada deserta
Al confine del mare
Sento il cuore più forte di questo motore.
(Alta marea)
Lo so, lo sai
La mente vola
Fuori dal tempo
E si ritrova sola
Senza più corpo
Nè prigioniera.
(Alta marea)
Nasce l’aurora
Tu sei dentro di me
Come l’alta marea
Che scompare e riappare portandoti via
Sei il mistero profondo
La passione l’idea
Sei l’immensa paura che tu non sia mia.
(Alta marea)
Questa sera non chiamarmi
No stasera devo uscire con lui
Lo sai non è possibile
Io lo vorrei,
Ma poi mi viene voglia di piangere
Certi amori non finiscono
Fanno dei giri immensi
E poi ritornano
Amori indivisibili,
Indissolubili,
Inseparabili.
(Amici mai)
Ma amici mai
Per chi si cerca come noi
Non è possibile
Odiarsi mai.
(Amici mai)
Amore è come un grande salto,
è come una tempesta di vento,
Amore è un grande temporale
che non è vero che non fa male.
(In qualche parte di mondo)
Se tu mi fossi ancora accanto
questa vita non sarebbe di cemento,
e se sfiorassi la mia pelle
potrei fermarmi e guardare le stelle,
ma adesso tu non sei qui con me,
tu non sei accanto a me,
e tutto il resto non conta,
adesso tu non sei qui con me,
tu non sei accanto a me
nel dolore e nel pianto.
(In qualche parte di mondo)
Amore,
Dimmelo tu cos’è,
Quello che ancor ci manca,
Quello che ancora non c’è,
E che ti prende alle spalle
E non ti fa tornare indietro.
(Dimmelo tu cos’è)
Cercare un’altra donna,
Un’altra donna
Che non sia troppo vuota,
Per ritornare di sera
E non sentirsi ancora soli,
Ancora più soli.
(Dimmelo tu cos’è)
In questa notte di agosto
Ogni stella al suo posto lassù,
In questa notte di strada
Quella che manca sei tu.
(Dimmelo tu cos’è)
Perché lei è solo la mia vita
lei è solo tutto il mondo
lei è solo una gran parte di me
lei è solo una bambiana
lei è solo troppo bella
lei è solo troppo anche per te
lei è solo un po’ confusa
e ti prego non portarla
via da me…
Giulia oh Giulia….
(Giulia)
Sara, mentre dormivi l’ho sentito respirare,
Sara, mentre dormivi ti batteva forte il cuore,
Sara, tu non sei più sola, il tuo amore gli basterà,
il tuo bambino, se ci credi nascerà.
(Sara)
E quando pensi che sia finita,
è proprio allora che comincia la salita.
Che fantastica storia è la vita!
(Che fantastica storia è la vita)
Ogni volta che parlo di te
Tu fai parte o non parte di me
Ogni volta che piango per te
Faccio parte o non parte di noi
Ma mille nuovi amori cercherò
Per non amarti più
(Ogni volta)
Eh, in questo mondo di ladri
C’è ancora un gruppo di amici
Che non si arrendono mai.
(In questo mondo di ladri)
L’amore è un attimo fuggente
guardami e non fermarti mai.
(Raggio di luna)
Non so più chi sei quello che sarai
io voglio solo che tu resti con me
perché l’amore che dai così normale
(Scatole vuote)
Passano cent’anni nel mio cuore
Come uno sparo dentro me questo schermo azzurro è ancora il cielo
e sullo schermo ci sei tu
(Mai nessun video mai)
Compagno di scuola, compagno di niente
ti sei salvato dal fumo delle barricate?
Compagno di scuola, compagno per niente
ti sei salvato o sei entrato in banca pure tu?
(Compagno di scuola)
Ma le domande non hanno mai avuto
una risposta chiara.
E la Divina Commedia, sempre più commedia
al punto che ancora oggi io non so
se Dante era un uomo libero, un fallito o un servo di partito.
Ma Paolo e Francesca, quelli io me li ricordo bene
perché, ditemi, chi non si è mai innamorato
di quella del primo banco,
la più carina, la più cretina.
(Compagno di scuola)
Voi, che vivete tranquilli nella vostra coscienza di uomini giusti, che sfruttate la vita per i vostri sporchi giochetti, allora, allora ammazzateci tutti!
(Canzone per Seveso)
Tu, ora dove sei?
Se vivi un’altra storia, con chi stai?
Chi ti prenderà?
chi ti stringerà?
Chi ti griderà sei unica?
Che danno è amore.
(Unica)
Annamo via, tenémose pe mmano,
c’è ssolo questo de vero pe cchi spera,
che fforze un giorno chi mmagna troppo adesso
possa sputà le ossa che ssò ssante.
(Sora Rosa)
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Varie
La verità è che la libertà che non ho avuto dalla mia famiglia, a un certo punto me la sono presa e non l’ho lasciata più.
(Intervista al Corriere della sera, 2016)
L’idea di essere un “bravo cantante” mi faceva inorridire. Io volevo solo uscisse la mia voce interiore.
(Intervista al Corriere della sera, 2016)
Mi ero laureato in Giurisprudenza, con una specializzazione in Filosofia del diritto. E continuavo a frequentare l’ambiente dell’università. Credevo che un giorno sarei stato avvocato, magistrato… se fosse andata proprio bene notaio. Di certo l’idea di diventare famoso non mi interessava assolutamente, mi volevo soltanto esprimere
(Intervista al Corriere della sera, 2016)
(Intervista al Corriere della sera, 2016)
La mia politica è quella che esce dalla mia anima. Non sono mai stato organico a nulla. Mi sento di sinistra ma l’ho sempre criticata tanto. Non riuscendomi a inquadrare tendo alla libertà di pensiero.
(Intervista al Corriere della sera, 2016)
La cosa straordinaria è che, io che sono sempre stato identificato come un pianista, ma se anche un mio pezzo parte invece con due chitarre, tu puoi già dire che è mio. Questo vuol dire che al di là degli strumenti che utilizzo c’è un segno dell’autore.
(Intervista al Sussidiario)
Non lo so neanche io dove batte il mio cuore. Il mondo esterno si è ancora più frammentato, bisogna ritrovare il proprio cuore il che vuole dire l’ideale. E’ sempre più difficile: la delusione, l’illusione sono dietro l’angolo soprattutto per la mia generazione che ha vissuto e ancora vive grandi ideali. Io ad esempio non ci rinuncio a quegli ideali.
(Intervista al Sussidiario)
Oggi la politica è difficile anche definirla così, quando l’abbiamo vissuta noi anche fino a poco tempo fa era una cosa alta, voleva dire mettersi a disposizione degli altri. Oggi è una cosa brutta. La politica ha perso il cuore.
(Intervista al Sussidiario)
Penso di avere un bellissimo rapporto con mio figlio, un rapporto telepatico. Credo di avergli dato un’educazione sentimentale. L’ho cresciuto più ascoltando che giudicando
(Intervista al Corriere della sera, 2016)
Il romano si sente il capo del mondo. E quanno more va in paradiso. All’inferno, al massimo, fa un sopralluogo.
(Intervista a Vanity Fair)
A volte penso di vendere tutto e andarmene… Da tutto. Ho un catamarano, ci si sta benissimo.
(Intervista a Vanity Fair)
Si chiama gioventù quella cosa che quando la vivi è un inferno e quando la ricordi è un paradiso.
(Dal libro L’importante è che tu sia infelice)
Era un martedì quando staccai il primo passo dentro al Folkstudio di via Garibaldi e trovai un tale Francesco De Gregori che alternava composizioni sue a traduzioni di brani di Leonard Cohen e Bob Dylan. Mi presentarono Giancarlo Cesaroni, ovvero l’uomo-censura, grande boss, diviso fra sigaro, Ballantine’s e corse dei cavalli. A fare i provini c’era la fila, decideva lui a insindacabile giudizio. In un angolo addossato al muro, malmesso e di schiena al pubblico, c’era un pianoforte che veniva usato solo in caso di jazz. Quasi non esisteva come strumento nell’immaginario collettivo. Gli suonai “Sora Rosa”, “Roma capoccia” e “Viva Mao” e il capo sentenziò: “Puoi venire domenica”.
(dal libro L’importante che tu sia infelice)