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Antonio Scurati, frasi e citazioni sul fascismo

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Antonio Scurati (Napoli, 1969) è scrittore, saggista e giornalista italiano, docente di letterature comparate e di scrittura creativa all’Università IULM di Milano. Nel 2019 vince il Premio Strega per M. Il figlio del secolo, un opera su Mussolini e il fascismo.

Presento una raccolta di frasi e citazioni di Antonio Scurati sul fascismo, con il testo completo del monologo sul 25 aprile censurato in Rai. Tra i temi correlati Frasi, citazioni e aforismi contro il fascismo e Frasi sul 25 aprile.

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Il testo completo del monologo di Antonio Scurati sul 25 aprile censurato dalla Rai

“Lo attesero sottocasa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all’ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro.

Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania.
In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l’omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944.

Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati.
Queste due concomitanti ricorrenze luttuose – primavera del ’24, primavera del ’44 – proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica – non soltanto alla fine o occasionalmente – un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista. Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia?

Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così. Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via.
Dopo aver evitato l’argomento in campagna elettorale, la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola “antifascismo” in occasione del 25 aprile 2023).

Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana.”
Antonio Scurati

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Antonio Scurati, frasi e pensieri sul fascismo

Quando esco di casa ora ho paura, mi hanno disegnato un bersaglio sulla faccia.
(Antonio Scurati, dopo la censura del monologo sul 25 aprile)

È duro, faticoso, doloroso. Sono un privato cittadino che legge e scrive libri e, all’improvviso, per aver fatto lo scrittore, mi ritrovo al centro di una polemica politico-ideologica accanita, spietata e fatta di attacchi personali, denigratori, che mi dipingono come un profittatore, quasi come un estorsore.
(Antonio Scurati, dopo la censura del monologo sul 25 aprile)

Leggo sue affermazioni che mi riguardano. Lei stessa riconosce di non sapere “quale sia la verità” sulla cancellazione del mio intervento in Rai. Ebbene, la informo che quanto lei incautamente afferma, pur ignorando per sua stessa ammissione la verità, è falso sia per ciò che concerne il compenso sia per quel che riguarda l’entità dell’impegno.
Non credo di meritare questa ulteriore aggressione diffamatoria. Io non ho polemizzato con nessuno, né prima né dopo. Sono stato trascinato per i capelli in questa vicenda. Io ho solo accolto l’invito di un programma della televisione pubblica a scrivere un monologo a un prezzo consensualmente pattuito con la stessa azienda dall’agenzia che mi rappresenta e perfettamente in linea con quello degli scrittori che mi hanno preceduto. La decisione di cancellare il mio intervento è evidentemente dovuta a “motivazioni editoriali”, come dichiarato esplicitamente in un documento aziendale ora pubblico. Il mio pensiero su fascismo e postfascismo, ben radicato nei fatti, doveva essere silenziato. Continua a esserlo ora che si sposta il discorso sulla questione evidentemente pretestuosa del compenso. Pur di riuscire a confondere le acque, e a nascondere la vera questione sollevata dal mio testo, un capo di Governo, usando tutto il suo straripante potere, non esita ad attaccare personalmente e duramente con dichiarazioni denigratorie un privato cittadino e scrittore suo connazionale tradotto e letto in tutto il mondo.
Questa, gentile Presidente, è una violenza. Non fisica, certo, ma pur sempre una violenza. È questo il prezzo che si deve pagare oggi nella sua Italia per aver espresso il proprio pensiero?
(Risposta di Antonio Scurati a Giorgia Meloni dopo la censura del monologo sul 25 aprile)

Meloni è esattamente nel solco di Mussolini, più che sul fronte del fascismo su quello del populismo. L’opportunismo funambolico, la prontezza a rinnegare, ad abiurare, fu una delle caratteristiche più efficaci del Duce nella sua scalata al potere.
(La Repubblica, agosto 2022)

Dobbiamo ricordare che esattamente cento anni fa in Piazza San Sepolcro a Milano, di fronte a una platea di pochi, deliranti partecipanti, un politico sbandato alla ricerca di una strada fondò i Fasci di combattimento. Dobbiamo conoscere la storia di quella piccola accozzaglia di reduci, facinorosi, delinquenti, sindacalisti incendiari e gazzettieri disperati, professionisti della violenza e artisti, i quali – guidati da un leader pronto a ogni tradimento, a ogni nefandezza, pronto a scommettere sul peggio e a vincere la scommessa, pur partendo da un numero infimo e da una devastante sconfitta elettorale – nell’arco di soli tre anni conquistarono il potere.
(Il fascismo è ancora vivo dentro di noi, La Repubblica, 2019)

Dedico la vittoria ai nostri nonni e ai nostri padri, che furono prima sedotti e poi oppressi dal fascismo, soprattutto quelli che tra loro trovarono il coraggio di combatterlo armi alla mano. Vorrei dedicare il premio anche ai nostri figli, con l’auspicio che non debbano tornare a vivere quello che abbiamo vissuto cent’anni fa, in modo particolar e a mia figlia Lucia.
(Antonio Scurati, dopo la vittoria dello Strega del 2019 con M. Il figlio del secolo)

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Antonio Scurati, M. Il figlio del secolo, 2018, Bompiani, frasi e citazioni

Ecco l’uomo. L’uomo nuovo, l’uomo della giovinezza contro il vecchiume, della rinascita dopo la decadenza, della salute di fronte alla degenerazione. Ecco l’arbitro del caos, l’iniziatore di un’era, l’ostetrico della storia, questo parto difficile. Al suo confronto, i politicanti della vecchia Italia, che ancora si affannano a bamboleggiare con stantie formule parlamentari, quando pure diano scarso segno di vita, fanno l’impressione di larve che escano dai cimiteri della preistoria.

Alle 11.05 del 30 ottobre millenovecentoventidue, nel momento in cui aveva salito le scale del Quirinale per ricevere dal re d’Italia l’incarico di governarla, Benito Mussolini, di origine plebea, zingaro della politica, autodidatta del potere, a soli trentanove anni era il più giovane primo ministro del suo Paese, il più giovane dei governanti di tutto il mondo al momento dell’ascesa, non aveva nessuna esperienza di governo né di amministrazione pubblica, era entrato alla Camera dei deputati soltanto sedici mesi prima e indossava la camicia nera, la divisa del partito armato senza precedenti nella storia. Con tutto ciò, il figlio del fabbro – figlio del secolo – aveva salito le scale del potere.

“La posizione è insopportabile: non si può stare al governo con un morto tra i piedi,” si lamenta il presidente del Consiglio. “L’hai fatto ammazzare tu?” gli chiede l’altro a bruciapelo. “No.” “Allora cosa c’entri? Punisci chi ha commesso questo stupido delitto e non ci pensare più.” Benito si sfoga con Leandro, il vecchio amico leale: non pensarci è impossibile. Lui esce ogni sera verso le sette e sulla strada di casa incrocia sempre una piccola folla che lo guarda passare muta, ostile. È un incubo. La moglie di Matteotti viene quasi ogni giorno a chiedere notizie del marito. Lui le prime volte l’ha ricevuta ma adesso non ha più il coraggio.

Poche cose corrompono tanto un popolo come l’abitudine all’odio.

Ascoltali. “Viva Mussolini! Viva Mussolini!” Gridano il nome del Capo perché nella vita di un uomo un Capo è tutto.

Nella vita la felicità non esiste. Il fascismo non commetterà lo stesso grossolano errore di prometterla.

La terra, dunque, ha reso il cadavere di Giacomo Matteotti. Il cadavere, pur con i suoi pochi lembi di carne, placa il fantasma. L’incubo è finito. La fine è iniziata.

Il progetto da sabotare si chiama Milizia volontaria per la Sicurezza nazionale. È stata annunciata ai vertici fascisti a metà dicembre e approvata dal Consiglio dei ministri il 28 dello stesso mese. Ora il decreto giace da tre settimane sulla scrivania del re che ancora esita a firmarlo. Se lo facesse, battezzerebbe la nascita di un secondo esercito parallelo, partigiano, fazioso, accanto a quello nazionale. Con la Milizia, un corpo di volontari armati inquadrato nell’esercito mediante regolare reclutamento ma legato da giuramento solo al presidente del Consiglio, Mussolini vuole normalizzare la violenza fascista legalizzandola ma vuole anche smobilitare le squadre delle province irreggimentandole nella sua nuova armata personale. Con una sola mossa, si approprierebbe della violenza legittima, che nell’era moderna è solo dello Stato, e metterebbe il guinzaglio a quella squadristica.

Dei piccolo-borghesi odiatori: di questa gente sarà formato il loro esercito. I ceti medi declassati a causa delle speculazioni di guerra del grande capitale, gli ufficialetti che non si rassegnano a perdere un comando per tornare alla mediocrità della vita quotidiana, i travet che più di ogni altra cosa si sentono insultati dalle scarpe nuove della figlia del contadino, i mezzadri che hanno comprato un pezzetto di terra dopo Caporetto e adesso sono pronti a uccidere pur di mantenerla, tutte brave persone prese dal panico, cadute in ansietà. Tutta gente scossa nella propria fibra più intima da un desiderio incontenibile di sottomissione a un uomo forte e, al tempo stesso, di dominio sugli inermi. Sono pronti a baciare le scarpe di qualsiasi nuovo padrone purché venga dato anche a loro qualcuno da calpestare.

L’Italia è davvero un Paese meraviglioso: quarantotto ore di manganellate sono riuscite dove aveva fallito un secolo di lotte: i socialisti sono spezzati. Guarda laggiù quegli uomini, quei giornali, quelle organizzazioni socialiste che fino a ieri innervavano le pianure, le coste, le dorsali di questo magnifico Paese. Guardale adesso… non un gesto, non un grido, non osano nemmeno respirare.

Al livello segreto corrisponde l’azione manifesta di governo che accorda al Vaticano, una dopo l’altra, concessioni mascherate da provvedimenti tecnici: parificazione delle tasse scolastiche, ripristino del crocifisso nelle aule, obbligo dell’insegnamento religioso, scelta degli insegnanti da parte delle autorità ecclesiastiche e, più importante di tutti, esenzione dell’imposta straordinaria sul patrimonio dei seminari. Mussolini è pronto a concedere al papa…

Benito Mussolini, oscuro delegato provinciale della sezione provinciale di Forlì, spazzava via in pochi minuti secoli di eloquenza rotonda e colta, gesticolava come un cinese, malmenava il cappello a tesa larga da mazziniano, bestemmiava Dio dalla tribuna del popolo. Il pubblico era diviso a metà: i ciechi e gli arroganti avevano riso di lui come una macchietta, tutti gli altri ne erano rimasti affascinati e sgomenti.

A Salara un disgraziato operaio di notte sente bussare alla sua porta. Chi è? Domanda. Amici! gli si risponde. Apre e attraverso la fessura venti colpi di fucile lo distendono cadavere. A Pettorazza il capolega sente battere alla sua casa di notte, sempre di notte… A Pincara,piccolo paese in mezzo alla campagna, a mezzanotte arriva un camion davanti all’ufficio di collocamento, una miserabile bicocca, una stanzetta… Ad Adria vanno a mezzanotte alla casa del segretario della sezione socialista, lo prendono, lo legano, lo portano sull’Adige, lo immergono, lo lasciano legato a un palo telegrafico… A Loreo… ad Ariano… a Lendinara… E continua così la storia; ma nessuno interviene, nessuno è scoperto, nessuno sa chi siano i delinquenti. Notte per notte, giorno per giorno, sono così incendi e assassinii che si commettono. Nelle disgraziate campagne del Polesine oramai si sa che quando si batte di notte alla porta di casa, e si dice che è la forza pubblica, è la condanna a morte.
Denuncia di Matteotti in parlamento

La democrazia ha della vita una concezione prevalentemente politica. Il fascismo è tutt’altra cosa. La sua concezione è guerriera. Le gerarchie d’ordine militare devono essere “ferreamente costituite”. La disciplina militare comprende quella politica.

La massa è gregge, il secolo della democrazia è finito, la massa non ha domani.

L’Italia è così: tutta una commedia, sempre la commedia. Ecco il loro destino: il finale comico. Per questo motivo non avevano alcun destino. La commedia o la tragedia. Quasi sempre insieme. La serietà, quella mai.

Gli individui, lasciati a loro stessi, si agglutinano in una gelatina d’istinti elementari e di impulsi primordiali, un gel sanguinolento mosso da un dinamismo abulico, frammentario, incoerente. Sono semplice materia, insomma. Bisogna, dunque, abbattere dagli altari democratici “sua santità la massa”.

Rachele era una donna ignorante. Aveva ventinove anni e stava appena imparando a leggere e a scrivere. Si firmava “bachi” invece di “baci” e sul retro delle lettere si ostinava a precisare “spedisse Rachele Mussolini”, scivolando sulla “s” sibilante del dialetto romagnolo. Lui l’aveva voluta sotto la spinta incontenibile di un impulso sessuale.

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Frasi di Antonio Scurati sulla scuola e la società tratte da interviste e articoli

Gli Ucraini stanno combattendo anche per noi, forse non per ciò che siamo diventati ma per ciò che fummo e che ancora potremmo essere. Nelle periferie di Kiev, nelle steppe sconfinate del Nipro, lungo le rive del Mar Nero, combattono idealmente i nostri nonni, quelle donne e quegli uomini estinti che, nella loro giovinezza, pur consapevoli della forza preponderante del nemico, presero le armi contro la violenza nazi-fascista.
(Corriere della sera, 2022)

Fermo restando le dovute differenze storiche Putin è più simile a Hitler che a Mussolini. Sul piano della propaganda è ricorso al pretesto della difesa delle minoranze germanofone nei Sudeti e a Danzica per giustificare l’aggressione a Cecoslovacchia e Polonia. Lo stesso schema che Putin ha applicato invadendo l’Ucraina. Inoltre, Putin come Hitler, se incontra resistenza rade al suolo le città.
(Repubblica 2022)

Vorrei che Milano tornasse la città insorta del 1848 [cinque giornate di Milano], piena di virgulti e voglia di cambiamento, una Milano dove l’interesse privato e particolare venisse messo da parte per fare spazio al bene comune.
(Corriere della sera, 2005)

Non ti puoi sottrarre al presente quando il passato e il futuro sono stati cancellati, quando il presente è l’unica cosa che rimane.
(da Berlino capitale del ventesimo secolo)

Molti altri sfiorarono Jacopo e Aspasia mentre si baciavano, ma quel bacio non ebbe testimoni perché non ce ne sono mai del bacio degli amanti. Come ogni altro atto d’amore, anche quell’istante bruciò sugli altari della dissipazione, sacrificato agli dei lussureggianti della vita. Nessuno avrebbe potuto dire di quel bacio: “Io c’ero, lo vidi, lo ricordo”. Perché lo scandalo, l’insurrezione dell’amore, è vivere per ciò che non rimane, in ciò che non ritorna.
(Una storia romantica)

Una scuola senza fondi non conta niente. E mi pare che la politica non abbia intenzioni in questo senso. Sono d’accordo con il 5 in condotta, è giusto che siano sanzionati atteggiamenti violenti, irrispettosi. Ma mi sembra un’operazione demagogica: non si può chiedere alla scuola di andare in una direzione opposta rispetto alla società. In più, oggi i genitori percepiscono la scuola come un negozio, dove il figlio è il cliente da soddisfare. Sempre.
(Corriere della sera, 2008)

In Italia c’è stato un crollo dell’istituzione scolastica, che ha perso tutta la sua autorità. E allora, l’unica arma rimasta al docente è la seduzione. Che poi è il grande tema di questa società dello spettacolo: i politici sono seduttivi prima di ogni altra cosa. Agli insegnanti, questo non è concesso.
(Educare è anche sedurre, Corriere della sera, 2015)

I nostri insegnanti sono reclutati con un sistema perverso, con migliaia di precari catapultati tra i banchi senza selezione né controlli. La scuola italiana va alla deriva. E questo caso ne è il sintomo lampante.
(Educare è anche sedurre, Corriere della sera, 2015)

Le nuove generazioni non sono più educate dalla scuola o dalla famiglia; esistono altre “agenzie educative” – tv, pubblicità – profondamente e perversamente seduttive. Il ragazzo, andando a scuola, vede decine di tette e culi ovunque, sembra che sesso e seduzione siano la chiave per capire il mondo.
(Educare è anche sedurre, Corriere della sera, 2015)

Non c’è epoca della nostra storia più dimenticata del Risorgimento. In rapporto alla sua importanza, l’oblio è tanto insistente da far sospettare una rimozione.

Se il Risorgimento è dimenticato lo è perché la sua idea guida – la libertà attiva, intesa come libertà di fare e rifare politicamente il mondo in modo tale che si adatti meglio all’esistenza umana – è oggi un’idea morta.