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Il 10 giugno 2024 ricorre il centenario dell’uccisione di Giacomo Matteotti.
Nato a Fratta Polesine il 22 maggio 1885, Giacomo Matteotti è stato un politico, giornalista e antifascista italiano, segretario del Partito Socialista Unitario.
Quando, dopo la marcia su Roma, Mussolini conquistò il potere, il deputato socialista Giacomo Matteotti compilò una sorta di libro bianco, dal titolo “Un anno di dominazione fascista” in cui dimostrò, dati alla mano, l’inclinazione alla violenza del partito fascista, gli atti di intimidazione, gli abusi squadristi, l’incompetenza politica. Uscito quasi clandestino all’inizio del 1924, il libro raccolse gli scritti di Matteotti, i discorsi del Duce e un lunghissimo elenco di violenze – in una cronaca dettagliata giorno per giorno e paese per paese – di tutte le azioni squadristiche compiute dalle camicie nere durante il primo anno del governo Mussolini, dal novembre 1922 all’ottobre 1923.
L’assassinio di Matteotti venne profetizzato da Matteotti stesso: “Io il mio discorso l’ho terminato, ora preparate il discorso funebre per me”, è la frase che pronunciò in parlamento il 30 maggio del 1924, dopo aver denunciato i brogli elettorali attuati da Mussolini.
Il 10 giugno 1924, poco dopo le 16, Giacomo Matteotti venne sequestrato da un gruppo di sicari legati al fascismo – Amerigo Dumini, Albino Volpi, Giuseppe Viola, Augusto Malacria e Amleto Poveromo – e caricato a forza su una Lancia Lambda. Dalle 16.30 del 10 giugno 1924 nessuno vide più vivo Matteotti. Tutto fa supporre che fu ammazzato pochi minuti dopo il rapimento, direttamente nella macchina. Il corpo di Matteotti, in avanzato stato di decomposizione, fu ritrovato il 16 agosto 1924, in un bosco vicino a Roma, nei pressi del comune di Riano dal cane di un brigadiere dei Carabinieri in licenza.
Il 3 gennaio 1925, con un discorso alla Camera dei Deputati passato alla storia, Benito Mussolini dichiarò di assumersi “la responsabilità politica, morale e storica” di quanto è accaduto in Italia negli ultimi mesi. Discorso che è ritenuto dagli storici l’atto costitutivo del fascismo come regime autoritario.
Come scrive lo storico Sergio Luzzatto: “Nell’Italia di oggi, il nome di Giacomo Matteotti vive unicamente nella toponomastica: viale Matteotti, corso Matteotti, largo Matteotti, piazza Matteotti. Ma se non fosse per questo, Matteotti sarebbe scomparso dalla nostra vita pubblica e privata”.
Nel suo libro “M. il figlio del secolo“, Antonio Scurati tratteggia molto bene la figura di Matteotti opponendola a quella di Benito Mussolini.
Presento una raccolta di frasi famose di Giacomo Matteotti, nel centenario della sua morte. Tra i temi correlati Frasi, citazioni e aforismi contro il fascismo e Antonio Scurati, frasi e citazioni sul fascismo.
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Frasi famose di Giacomo Matteotti, nel centenario della sua morte
Uccidete me, ma l’idea che è in me non la ucciderete mai.
(La frase di Giacomo Matteotti è stata incisa sul monumento in bronzo che lo scultore Jorio Vivarelli realizzò nel 1974 per il cinquantesimo anniversario dell’assassinio di Giacomo Matteotti)
Voi che oggi avete in mano il potere e la forza voi che vantate la vostra potenza, dovreste meglio di tutti gli altri essere in grado di far osservare la legge da parte di tutti. Voi dichiarate ogni giorno di volere ristabilire l’autorità dello Stato e della legge. Fatelo, se siete ancora in tempo; altrimenti voi sì, veramente rovinate quella che è l’intima essenza, la ragione morale della nazione.
(Discorso pronunciato da Matteotti in parlamento il 30 maggio del 1924, qualche giorno prima della sua morte, per denunciare i brogli elettorali attuati da Mussolini)
Se la libertà è data ci possono essere errori, eccessi momentanei, ma il popolo italiano, come ogni altro, ha dimostrato di saperseli correggere da sé medesimo. Noi deploriamo invece che si voglia dimostrare che solo il nostro popolo nel mondo non sa reggersi da sé e deve essere governato con la forza. Molto danno avevano fatto le dominazioni straniere. Ma il nostro popolo stava risollevandosi ed educandosi, anche con l’opera nostra. Voi volete ricacciarci indietro. Noi difendiamo la libera sovranità del popolo italiano al quale mandiamo il più alto saluto e crediamo di rivendicarne la dignità, domandando il rinvio delle elezioni inficiate dalla violenza alla Giunta delle elezioni.
(Discorso pronunciato da Matteotti in parlamento il 30 maggio del 1924, qualche giorno prima della sua morte, per denunciare i brogli elettorali attuati da Mussolini)
Io, il mio discorso l’ho fatto. Ora, voi preparate il discorso funebre per me.
(Frase pronunciata da Matteotti in parlamento il 30 maggio del 1924, qualche giorno prima della sua morte, quando tenne un discorso per denunciare i brogli elettorali attuati da Mussolini)
Ho una dichiarazione sola da farvi: che non vi faccio dichiarazioni.
(Frase ironica rivolta ai fascisti che lo minacciavano)
Ogni libertà è soppressa, ogni persecuzione è consumata e le violenze fasciste avvengono impunemente per la connivenza delle autorità.
Mussolini stesso con grande energia ha creato una forma di governo sorretta dalla spada, dalla violenza e dal pervertimento politico. Il vigore delle sue vedute, la potenza dei suoi sradicati seguaci hanno soppresso la democrazia in Italia.
Nessuno può collaborare agli inganni capitalistici della più trista fata Morgana.
(Articolo pubblicato sul giornale socialista L’Avanti)
L’economia e la finanza italiana nel loro complesso hanno continuato quel miglioramento e quella lenta ricostruzione delle devastazioni della guerra, che erano già cominciati ed avviati negli anni precedenti; ma ad opera di energie sane del paese, non per gli eccessi o le stravaganze della dominazione fascista; alla quale una sola cosa è certamente dovuta: che i profitti della speculazione e del capitalismo sono aumentati di tanto, di quanto sono diminuiti i compensi e le più piccole risorse della classe lavoratrice e dei ceti intermedi, che hanno perduta insieme ogni libertà e dignità di cittadini.
(Dall’introduzione al libro “Un anno di dominazione fascista”)
Dicembre 1922. Avezzano. Il dottore Ettore Tramazza, svegliato nottetempo dai fascisti, è costretto a recarsi alla sede del Fascio. Sulla porta trova donne piangenti in attesa e alla ricerca dei loro mariti trasportati prima di lui nella stessa sede. Tutti sono costretti a ingoiare una forte dose di olio di ricino; ad alcuni vengono tagliati i capelli in segno di sfregio. Alcuni giorni dopo, alle 9 della sera, il dottore è di nuovo condotto al Fascio, e alla risposta che voleva querelarsi per le precedenti violenze subite, è di nuovo percosso violentemente. Recatosi alla caserma dei carabinieri per denunziare il fatto, all’uscita è nuovamente bastonato.
(Giacomo Matteotti, descrivendo nel libro “Un anno di dominazione fascista” l’azione delle squadracce fasciste)
Oggi in Italia esiste una organizzazione pubblicamente riconosciuta e nota nei suoi aderenti, nei suoi capi, nella sua composizione, nelle sue sedi, di bande armate, le quali dichiarano apertamente (hanno questo coraggio, che io volentieri riconosco) che si prefiggono atti di violenza, atti di rappresaglia, minacce, violenze, incendi, e li eseguono non appena avvenga, o si pretesti che avvenga, alcun fatto commesso dai lavoratori a danno dei padroni o della classe borghese. È una perfetta organizzazione della giustizia privata.
(Discorso di Giacomo Matteotti in Parlamento, il 31 gennaio 1921)
Chiedo che nessuna rappresentanza della milizia fascista sia di scorta al treno: nessun milite fascista di qualunque grado o carica comparisca, nemmeno sotto forma di funzionario di servizio. Chiedo che nessuna camicia nera si mostri davanti al feretro e ai miei occhi durante tutto il viaggio, né a Fratta Polesine, fino a tanto che la salma sarà sepolta.
(La vedova di Giacomo Matteotti, il giorno prima del funerale)