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Colazione da Tiffany (Breakfast at Tiffany’s) è un film del 1961 diretto da Blake Edwards, con Audrey Hepburn e George Peppard, tratto dall’omonimo romanzo del 1958 di Truman Capote.
Colazione da Tiffany racconta la storia di una volubile ragazza di Manhattan (Holly Golightly) in lizza per un marito ricco mentre fa amicizia con un aspirante scrittore che ha pubblicato un solo libro nella sua carriera (Paul Varjak).
Il film ha riscosso un così grande successo di pubblico da diventare un vero e proprio cult, e ancora oggi amato e ricordato da tutti gli appassionati delle commedie romantiche con il classico lieto fine.
“Io credo nel rosa. Io credo che ridere sia il modo migliore per bruciare calorie. Io credo nei baci, molti baci. Io credo nel diventare forte quando tutto sembra andare storto” diceva l’attrice Audrey Hepburn a proposito della sua vita e credo che anche la protagonista del film, Holly, l’avrebbe pensata così.
Presento una raccolta delle frasi del film Colazione da Tiffany. Tra i temi correlati si veda Le più belle frasi e citazioni di Audrey Hepburn, Le frasi più belle e romantiche del film Notting Hill e Frasi, citazioni e aforismi sulla moda.
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Frasi del film Colazione da Tiffany, le 30 frasi più belle e famose
L’eleganza è la sola bellezza che non sfiorisce mai.
(Holly)
Non sono capace di leggere un messaggio triste senza prima mettermi il rossetto.
(Holly)
Holly: Io vado pazza per Tiffany: specie in quei giorni in cui mi prendono le paturnie.
Paul: Vuoi dire quando è triste?
Holly: No… Uno è triste perché si accorge che sta ingrassando, o perché piove. Ma è diverso. No, le paturnie sono orribili: è come un’improvvisa paura di non si sa che. È mai capitato a Lei?
Mi sono accorta che per sentirmi meglio mi basta prendere un taxi e farmi portare da Tiffany. E’ una cosa che mi calma subito, quel silenzio e quell’aria superba: non ci può capitare niente di brutto là dentro, non con quei signori vestiti così bene…
(Holly)
Holly: Non permetterò a nessuno di mettermi in gabbia.
Paul: Non voglio metterti in gabbia, io voglio amarti.
Holly: È la stessa cosa.
Tu ti consideri uno spirito libero, un essere selvaggio e temi che qualcuno voglia rinchiuderti in una gabbia. E sai che ti dico? Che la gabbia te la sei già costruita con le tue mani ed è una gabbia dalla quale non uscirai, in qualunque parte del mondo tu cerchi di fuggire, perché non importa dove tu corra, finirai sempre per imbatterti in te stessa”.
(Paul)
Certe luci della ribalta rovinano la carnagione, a una ragazza.
(Holly)
Io e il mio gatto… siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene.
(Holly)
Ti ci vorrebbero almeno quattro secondi per andare di qui alla porta: te ne do due
(Holly)
I diamanti prima dei quaranta fanno volgare!
(Holly)
Non si può dare il proprio cuore a una creatura selvatica: più le si vuole bene, più diventa ribelle. Finché un giorno se ne scappa nelle praterie e poi in cima a un albero, e poi su un albero più alto.
(Holly)
Lascia che dica una cosa, tesoro: se io avessi i suoi quattrini, sarei più ricca di lei.
(Holly)
Non accetto da bere dai gentiluomini che mi disapprovano… e specialmente da quelli che sono mantenuti da altre gentildonne. Perciò ecco qua, [offrendo una banconota a Paul] ormai sarai abituato a prendere soldi dalle signore, no?
(Holly)
Quello che è certo è che avevo sbagliato nel classificarlo. Pensavo che fosse un verme. Invece è un super verme, ecco. Un super verme, sotto spoglie di verme.
(Holly)
Io, signori, negli ultimi due mesi sono stata invitata a cena da ventisei vermi diversi.
(Holly)
Holly: Ti dirò una cosa, Fred, tesoro. Te, per denaro, ti sposerei subito. E tu sposeresti me per denaro?
Paul: Immediatamente.
Holly: Meno male che nessuno dei due è ricco, eh?
Paul: Insomma stai per sposarti.
Holly: Be’, José me l’ha fatto capire anche senza tante parole.
Paul: E cioè quattro.
Holly: Eh?
Paul: Be’, sì, sono quattro, al massimo. Mi… vuoi… sposare… Holly?
Paul: Sono innamorato di te.
Holly: E poi?
Paul: Come? E poi basta. Io ti amo e tu mi appartieni!
Holly: Oh no. Nessuno appartiene a un altro.
Un uomo si giudica dagli orecchini che ti regala… Che orrore questi… li ho comprati io.
(Holly)
Non ricordo di aver mai bevuto champagne di prima mattina. Con la prima colazione in molte occasioni. Ma mai prima della prima.
(Paul)
Qualche volta è bello essere presa per una balorda.
(Holly)
Le cose che ami di più, hai paura di prenderle
(Holly)
Sappi che è il nono uomo più ricco d’America… sotto i cinquanta.
(Holly)
Beh, il libro è uno solo… in dodici copie.
(Paul)
Perché non passiamo la giornata a fare cose mai fatte prima? Sarebbe divertente. Ci sarà qualcosa che non hai mai fatto… e in quanto a me, è un po’ difficile, ma tenteremo di trovarne qualcuna.
(Holly)
Il terribile, Fred, tesoro, è che sono ancora Lula Mae… la Lula Mae che ruba uova di tacchino e che, appena può, scappa nella prateria… solo che adesso lo chiamo avere le paturnie.
(Holly)
È una matta autentica. E sai perché? Perché Holly è convinta di tutte le idiozie che afferma. Intendiamoci, a me è simpatica da morire, su questo non c’è alcun dubbio, ma io ho un’anima da artista, ecco, e se non sei un artista non la puoi apprezzare, perché è un fatto di… fantasia, mi sono spiegato?
(O.J. Berman)
Lui è buono, vero, Gatto? Su, vieni qua, povero amore, povero amore senza nome… ma io penso che non ho il diritto di dargli un nome… perché in fondo noi due non ci apparteniamo, è stato un incontro casuale. E poi non voglio possedere niente, finché non avrò trovato un posto che mi vada a genio… non so ancora dove sarà, ma so com’è.
(Holly)