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Gino Strada, fondatore di Emergency e medico contro la guerra

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Gino Strada è stato un uomo, un medico, un attivista straordinario che si è sempre messo in gioco. La voce più forte che parla di lui è quella del bene che ha fatto in tutto il mondo.

Gino Strada è stato medico chirurgo e fondatore (assieme alla moglie Teresa Sarti) di Emergency, una ONG ONLUS che dal 1994 ha curato oltre 12 milioni di persone.

Da sempre in prima linea contro la guerra, è famosa una sua frase: “Se l’uomo non butterà fuori dalla storia la guerra, sarà la guerra che butterà fuori dalla storia l’uomo“.

Su questo tema si veda anche Le frasi più belle di Gino Strada sulla guerra, la pace e l’umanità.


La nascita e gli studi

Luigi Strada, detto Gino, nasce il 21 aprile 1948 a Sesto San Giovanni, comune della cintura milanese, la Stalingrado d’Italia con le grandi industrie, gli operai, il partito, il passato partigiano. Dopo aver terminato gli studi superiori presso il liceo classico “Carducci”, Gino Strada consegue la laurea in medicina e chirurgia presso l’Università Statale di Milano nel 1978, all’età di trent’anni. Sulla scelta di diventare medico, Gino Strada commenta: “Sono un chirurgo. Una scelta fatta tanto tempo fa, da ragazzo. Non c’erano medici in famiglia, ma quel mestiere godeva di grande considerazione in casa mia. Fa il dutur l’è minga un laurà, diceva mia madre, l’è una missiùn. Un’esagerazione? Non so, ma il senso di quella frase me lo porto ancora dentro”.

Per completare la formazione da medico-chirurgo, negli anni Ottanta vive per 4 anni negli Stati Uniti, dove si occupa di chirurgia dei trapianti di cuore e cuore-polmone presso le Università di Stanford e di Pittsburgh. Si sposta poi in Inghilterra e in Sud Africa, dove svolge periodi di formazione presso l’ospedale di Harefield e presso il Groote Schuur Hospital di Città del Capo, l’ospedale del primo trapianto di cuore di Christiaan Barnard.


L’attività di chirurgo di guerra e la nascita di Emergency

Nel periodo 1989-1994 lavora con il Comitato internazionale della Croce Rossa in varie zone di conflitto: Pakistan, Etiopia, Perù, Afghanistan, Angola, Somalia e Bosnia-Erzegovina. Racconta Gino Strada: “La chirurgia di guerra era un’attività di nicchia. La faceva la Croce rossa. E i militari, che però erano proprio un altro mondo“.

Grazie a questa esperienza sul campo, Gino Strada, insieme alla moglie Teresa Sarti e un gruppo di colleghi, decidono di fondare Emergency (“il nome lo scelsi io – racconta Gino Strada. “Era l’aggettivo all’inizio d’Emergency-Life Support for Civilian War Victims. Troppo lungo: l’aggettivo diventò sostantivo”), una associazione indipendente e neutrale nata per portare cure medico-chirurgiche di elevata qualità e gratuite alle vittime delle guerre, delle mine antiuomo e della povertà.
Così Gino Strada, in un’intervista al Corriere della Sera, racconta la nascita della fondazione Emergency: “Eravamo tutti scettici. Ci fu una cena al Tempio d’Oro, in viale Monza. Raccogliemmo 12 milioni di lire, ma volevamo cominciare dal genocidio in Ruanda e non bastavano. Ne servivano 250. Io dissi: beh, ragazzi, firmiamo 10 milioni di cambiali a testa… Per fortuna venni invitato da Costanzo e, puf, la tv è questa cosa qui: in un paio di mesi, arrivarono 850 milioni. Gente che mi suonava al campanello di casa, ricordo una busta con dentro duemila lire spillate“.

Il primo progetto di Emergency, che vede Gino Strada in prima linea, è in Ruanda durante il genocidio. Poi Iraq e Cambogia.
Nel 1998 parte per l’Afghanistan: raggiunge via terra il nord del Paese dove, l’anno dopo, Emergency apre il primo progetto nel Paese, un Centro chirurgico per vittime di guerra ad Anabah, nella Valle del Panshir.
Gino Strada rimane in Afghanistan per circa 7 anni, operando migliaia di vittime di guerra e di mine antiuomo e contribuendo all’apertura di altri progetti nel Paese.

A proposito della scelta di operare anche in paesi dove c’è una dittatura, Gino Strada racconta: “Se un regime è oppressivo, la gente sta male. E noi ci andiamo. Quelli che noi chiamiamo dittatori, in Africa sono presidenti“.

Dalla sua fondazione nel 1994 alla fine del 2022 Emergency ha fornito assistenza gratuita a oltre 12 milioni di persone in 18 paesi del mondo. L’utilizzo dei fondi e la ripartizione delle spese nei progetti sono da sempre resi pubblici nel Bilancio di Emergency e nel Bilancio sociale.

Sul sito di Emergency, a riassumere il senso dell’assistenza prestata in tutti questi anni, compare questa: “Quel che facciamo per loro, noi e altri, quel che possiamo fare con le nostre forze, è forse meno di una gocciolina nell’oceano. Ma resto dell’idea che è meglio che ci sia, quella gocciolina, perché se non ci fosse sarebbe peggio per tutti. Tutto qui. È un lavoro faticoso, quello del chirurgo di guerra. Ma è anche, per me, un grande onore.”


Gino Strada e la politica italiana

In Italia, Gino Strada ha assunto negli anni posizioni critiche nei confronti dei governi guidati da Massimo D’Alema, Romano Prodi, Silvio Berlusconi, Mario Monti, Enrico Letta, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni e Giuseppe Conte per le loro scelte a sostegno della guerra, per la partecipazione dell’Italia a diversi conflitti recenti, per l’aumento continuo delle spese militari da questi sostenute, per le politiche sull’immigrazione ed i respingimenti.

Alla domanda se fosse un “pacifista utopista” Gino Strada rispose: “Utopista va bene: secoli fa, era utopia abolire la schiavitù. Pacifista, no: lo sono anche i parlamentari che poi votano per le guerre“.

A proposito dell’Italia Gino Strada afferma: “In Italia Emergency ha diversi progetti. Un’Italia sconosciuta. Castel Volturno, Polistena, questi bei posticini. Povertà, degrado, schiavismo, situazioni che non ho mai visto neanche in Sudan. Quando abbiamo aperto a Marghera, pensavamo d’essere nel ricco Nord Est e d’avere solo stranieri. Invece il primo paziente fu uno di Mestre, un bell’uomo. Era stato un campione italiano alle Olimpiadi. Ma poi aveva perso il lavoro e i denti, mangiava male. E non poteva pagarsi una protesi”.

Il 13 aprile 2013 Gino Strada viene eletto tra i dieci possibili candidati alla Presidenza della Repubblica alle cosiddette “quirinarie” del Movimento 5 Stelle. Giunto secondo alle spalle di Milena Gabanelli, in seguito alla rinuncia della stessa, diviene un possibile candidato. Poco dopo decide tuttavia di ritirarsi, in favore del terzo possibile candidato, Stefano Rodotà.

Famosa è una frase di Gino Strada del 2019, dove commentando l’emergenza immigrazione, dice: “Quando alla fine si è governati da una banda dove una metà sono fascisti e l’altra metà sono coglioni non c’è una grande prospettiva per il Paese“.


Premi e riconoscimenti

Nel 2015 Gino Strada ha ricevuto il Right Livelihood Award con la seguente motivazione: “per la sua grande umanità e la sua capacità di fornire assistenza medica e chirurgica di eccellenza alle vittime dei conflitti e dell’ingiustizia, affrontando senza timore le cause della guerra”. Nello stesso anno viene candidato alla successione al Quirinale da parte del Movimento 5 Stelle.

Il 3 febbraio 2017 a Seul ha ricevuto il riconoscimento del “SunHak Peace Prize”, un premio assegnato ogni anno a individui e organizzazioni che si sono distinti per l’importante contributo alla pace e allo sviluppo umano. Gino Strada è stato vincitore assieme a Sakena Yacoobi. Nella cerimonia di ringraziamento Gino Strada ha denunciato le ingiustizie sociali e l’indifferenza dell’umanità di fronte al dolore dei migranti:
Secondo stime recenti, ‘otto persone nel mondo possiedono la stessa ricchezza della metà più povera della popolazione mondiale, ovvero 3,6 miliardi di persone. Nel frattempo, ogni giorno, una persona su nove va a letto affamata’. E ci sorprendiamo ancora del fatto che sempre più persone decidano di intraprendere viaggi pericolosi in cerca di un futuro migliore. Lo scorso anno, oltre 60 milioni di persone sono state costrette a lasciare le proprie case in cerca di protezione e sicurezza. Inseguivano il sogno di vivere in pace, ma noi ci siamo mostrati sordi di fronte alle loro speranze. ‘Cosa ho fatto di male?’ – mi ha chiesto una volta un ragazzo somalo appena approdato in Sicilia. Non sono stato in grado di dargli una risposta“.

In suo onore è stato intitolato l’asteroide 248908 Ginostrada, scoperto per la prima volta nel 2006. Commentando scherzosamente, Gino Strada disse: “Una volta ho fatto i conti sulla superficie: potrebbe venirci fuori un bilocale. Un buon rifugio per il weekend. Però è a otto milioni di anni luce, un po’ lunga: ho ancora troppo da fare, qui“.


Libri pubblicati

Gino Strada ha pubblicato due libri che hanno ottenuto un certo successo di pubblico e critica.
Il primo libro è Buskashì. Viaggio dentro la guerra (Feltrinelli, 2003), dove Gino Strada racconta la storia del viaggio in Afghanistan iniziato il 9 settembre 2001, due giorni prima dell’attentato terroristico di New York. L’autore firma questo diario di viaggio che è al tempo stesso una testimonianza della guerra che ha portato alla disfatta dei talebani, la conquista della capitale da parte dell’Alleanza del nord e la “liberazione” di Kabul.
Il secondo libro è Pappagalli verdi: cronache di un chirurgo di guerra (Feltrinelli, 2015) dove Gino Strada mette a nudo le immagini più vivide, talvolta i ricordi più strazianti, le amarezze continue della sua esperienza di medico militante, stretto continuamente tra le politiche ufficiali dell’ONU e dei padroni della guerra e le pratiche del volontariato internazionale.
Postumo esce presso Feltrinelli, nel 2022, Una persona alla volta, un libro che racconta l’emozione e il dolore, la fatica e l’amore di una grande avventura di vita, porta Gino Strada a stare dalla parte delle vittime.


Vita privata

Gino Strada conosce Teresa Sarti nel 1971 a Milano: lui era un giovane studente di Medicina, lei un’insegnante di scuola media in quartiere Bicocca. Teresa Sarti diventa sua moglie nello stesso anno (sarà anche cofondatrice e presidente di Emergency). Il loro è stato un legame solidissimo che è durato tutta la vita. I due hanno avuto una figlia nel 1979, Cecilia. Quando Teresa muore nel 2009, per un tumore al pancreas, durante la commemorazione pubblica, Gino Strada dice commosso: “Me l’avevi detto che saresti partita ma ho sempre sperato che tu cambiassi idea, che avresti cancellato questo viaggio, invece te ne sei andata, sorridendo. Io sono arrabbiato perché questa volta mi hai fregato davvero: mi hai fregato perché l’unico modo che mi resta per continuare a restituirti amore è di lavorare di più e meglio. Ti prego Tere, apri gli occhi ancora un secondo, guarda quanto amore ti sta intorno“.

Nel giugno 2021, Gino Strada sposa Simonetta Gola, responsabile per Emergency della comunicazione e delle campagne di raccolta fondi. La cerimonia si svolge in forma intima, non più di una decina di persone, Massimo Moratti a fare da testimone per Gino, il sindaco di Milano Giuseppe Sala a celebrare il matrimonio.


Curiosità

Gino Strada era ateo. In un’intervista al Corriere della Sera racconta: “Non ne sento alcun bisogno. Penso che il significato delle cose stia nelle cose stesse, non al di fuori o al di sopra. Questo non m’ha precluso l’amicizia con don Gallo, Alex Zanotelli, don Ciotti, a parte qualche bestemmia che ogni tanto mi scappava. Mi piacerebbe incontrare Papa Bergoglio, parlare dell’abolizione della guerra. Una volta era un tema, oggi è dimenticato“.

Nel 2013 ha dichiarato di non votare alle elezioni da circa trent’anni, per esprimere la propria disapprovazione verso la politica italiana, ma nel 2014 ha dichiarato di sostenere la coalizione italiana di sinistra L’Altra Europa con Tsipras.

Sulla sua candidatura al premio Nobel per la Pace Gino Strada ha detto: “Accade ogni anno. Ci sono delle regole, il candidato non sa mai chi lo candida. Accettarlo? Mah, l’hanno talmente svilito: Obama l’ebbe per un semplice discorso, Kissinger con tutti i golpe che ha organizzato, l’Ue che tira su muri e nei Balcani fece una guerra tra le più sanguinose del secolo“.


Morte

Gino Strada muore improvvisamente a Honfleur, durante una breve vacanza in Normandia, all’età di 73 anni, il 13 agosto 2021 dopo aver sofferto da tempo di problemi cardiaci. Ventiquattro ore prima della morte, in un editoriale rilasciato su La Stampa, Gino Strada, commentando gli ultimi fatti provenienti dall’Afganisthan con l’avanzata dei talebani, aveva scritto: “quando si bombarda si chiama guerra. Poi si possono utilizzare tutti gli aggettivi che si vuole, ma rimane sempre guerra“.

Il 2 novembre 2021 il suo nome viene iscritto sulla lapide del famedio del cimitero monumentale di Milano.


Omaggi

Il 10 gennaio 2022, ad Andria, gli viene intitolata la prima Scuola Statale: il CPIA BAT “Gino Strada”, una scuola per adulti. La stessa Istituzione Scolastica gli dedica, nei pressi dell’ingresso alla sede centrale, nel quartiere San Valentino, un murales su una parete di 12 metri per 10 per raccogliere e ricordare la sua eredità culturale. Sul murales si leggono le parole di Gino: «I diritti degli uomini devono essere di tutti, proprio di tutti, altrimenti chiamateli privilegi»