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Le frasi più belle del film Le ali della libertà

Le ali della libertà - Aforisticamente

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Le ali della libertà (in lingua originale “The Shawshank Redemption”) è un film capolavoro con protagonisti Tim Robbins (nel ruolo di Andy Dufresne) e Morgan Freeman (nel ruolo di Red, voce narrante). Il film è tratto da un racconto di Stephen King, “Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank”.

La rivista Empire ha collocato Le ali della libertà al quarto posto nella lista dei cinquecento migliori film della storia.

Presento una raccolta delle frasi più belle del film Le ali della libertà. Tra i temi correlati Le 100 migliori frasi e citazioni di film e Le frasi più belle del film L’attimo fuggente.

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Le frasi più belle del film Le ali della libertà

Alcuni uccelli non sono fatti per la gabbia, questa è la verità. Sono nati liberi e liberi devono essere. E quando volano via ti si riempie il cuore di gioia perché sai che nessuno avrebbe dovuto rinchiuderli. Anche se il posto in cui vivi diventa all’improvviso grigio e vuoto senza di loro. Il fatto è che il mio amico mi mancava.
(Red)

Io dico che queste mura sono strane: prima le odi, poi ci fai l’abitudine e se passa abbastanza tempo non riesci più a farne a meno: sei istituzionalizzato. È la tua vita che vogliono ed è la tua vita che si prendono. La parte che conta almeno.
(Red)

La paura può tenerti prigioniero, la speranza può renderti libero.
[Fear can hold you prisoner. Hope can set you free] (Frase promozionale del film

Lei mi ha colpito per la sua freddezza e per la sua incapacità di provare rimorso, signor Dufresne. Mi si gela il sangue soltanto a guardarla.
(Giudice, mentre condanna a due ergastoli Andy Dufresne per l’omicidio della moglie e del suo amante)

Uno come me lo trovate in tutte le prigioni. Vi serve qualcosa? Rivolgetevi a me. Sigarette, spinelli, se è questo il vostro genere, una bottiglia di whisky per festeggiare il diploma di vostro figlio; qualunque cosa, nei limiti del ragionevole. Sissignori, io sono i “grandi magazzini” di questo schifo di posto. Così quando Andy Dufresne venne da me nel 1949 e mi chiese se potevo portargli Rita Hayworth lì in prigione, io gli dissi: «Vediamo che si può fare».
(Red)

Devo ammettere che Andy non mi colpì particolarmente la prima volta che lo vidi, aveva l’aria di uno che sarebbe caduto al primo soffio di vento.
(Red)

Lui è il capitano Hadley, comandante delle guardie, io sono Norton il direttore e voi siete e voi criminali da raddrizzare, per questo vi hanno mandato qui. Regola numero uno: niente bestemmie, non voglio che il nome di Dio sia nominato invano nella mia prigione. Le altre regole col tempo le scoprirete. Qualche domanda?
(Samuel Norton, ai detenuti appena arrivati al carcere tra cui Andy Dufresne)

Io credo in due cose: nella disciplina e nella Bibbia. Qui le conoscerete entrambe. Sappiate che l’anima è del Signore, ma il vostro culo appartiene a me. Benvenuti a Shawshank.
(Samuel Norton, direttore del carcere)

Mangi quando diciamo che mangi. Caghi quando diciamo che caghi e pisci quando diciamo che pisci. Hai capito!
(Hadley, capitano delle guardie carcerarie)

La prima notte è la più dura. Su questo non c’è dubbio. Ti fanno restare nudo, come il giorno in cui sei nato, con la pelle bruciata e mezzo accecato da quella merda anti-pidocchi che ti sparano addosso. E quando ti mettono nella tua cella e senti sbattere il cancello, allora capisci che è tutto vero. L’intera vita spazzata via in quel preciso istante. Non ti resta più niente, soltanto una serie interminabile di giorni per pensare.
(Red)

Molti novizi danno quasi i numeri la prima notte e ce n’è sempre qualcuno che si mette a piangere. Succede ogni volta. L’unica domanda è: chi sarà il primo? È una cosa buona su cui scommettere, come ogni altra, credo. Io avevo puntato su Andy Dufresne.
(Red)

Qui dentro sono tutti innocenti.
(Red)

Ora capivo perché lo consideravano uno con la puzza sotto al naso. Aveva uno strano modo di fare e parlava sempre a voce bassa, una cosa insolita da queste parti. Se ne andava in giro con un’aria spensierata, come se fosse ai giardini pubblici. Sembrava che avesse una corazza invisibile che lo proteggeva dal mondo esterno. E per quel che mi riguarda Andy mi piacque dal primo momento.
(Red)

Questo governo ti mette le mani sotto la camicia e ti strizza le tette finché non esce sangue. (Hadley, capitano delle guardie carcerarie)

Credo che un uomo che lavora all’aperto si senta più uomo se può bere una birra ogni tanto. (Andy Dufresne a Hadley)

Samuel Norton: Leggi la Bibbia, molto bene. Il tuo passo preferito?
Andy Dufresne: «Vigilate dunque, perché non sapete quando il padrone della casa arriverà.»
Samuel Norton: Marco 13, 35. Anche a me è sempre piaciuto. Ma preferisco: «io sono la luce del mondo. Chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita.»
Andy Dufresne: Giovanni, capitolo 8, versetto 12.
Samuel Norton: Vedo che te la cavi con i numeri. Molto bene, io ammiro la gente abile.

Stavamo lì seduti, il sole ci picchiava sulle spalle e ci sentivamo liberi. Era come se stessimo asfaltando il tetto di casa nostra, eravamo i signori dell’intero creato. Quanto a Andy, rimase tutto il tempo seduto in disparte, con uno strano sorriso stampato in faccia e ci guardava bere le sue birre. Voi potreste pensare che lo fece per ingraziarsi i secondini o magari per farsi qualche amico tra di noi; invece io penso che l’abbia fatto per sentirsi di nuovo come tutti gli altri, anche se solo per poco tempo.
(Red)

Miei cari amici, è incredibile come vadano veloci le cose qua fuori. Ricordo che una volta quando ero ragazzo vidi una macchina, ma adesso sono dappertutto. Sembra che all’improvviso il mondo abbia una gran fretta. Il comitato per la libertà condizionata mi ha trovato una camera in un posto che si chiama “Il birraio” e un lavoro: sono inserviente in un supermercato. È un lavoro duro. Io faccio del mio meglio ma le mani mi dolgono in continuazione.
(Brooks, lettera d’addio)

Brooks è stato qui
[Brooks was here] (Scritto sul muro da Brooks poco prima di suicidarsi)

In prigione il tempo scorre lentamente e allora ti inventi qualcosa per passarlo: certa gente colleziona francobolli, altri fanno costruzioni con i fiammiferi. In prigione un uomo deve fare di tutto per tenere la mente occupata.
(Red)

Aspetta, aspetta, aspetta! C’è la scena che mi piace. Non capisco più niente quando fa quella mossa con la testa!
(Red, riferendosi al film con Rita Hayworth)

– Andy Dufresne: Questo libro parla di un uomo che scappa da un carcere.
– Red: Allora lo dobbiamo inserirlo nelle letture didattiche?

La cosa strana è che fuori ero un uomo onesto, dritto come una freccia. Qui in prigione sono diventato un diavolo!
(Andy Dufresne)

Ancora oggi non so cosa dicessero quelle due donne che cantavano, e a dire la verità non lo voglio sapere.
Ci sono cose che non devono essere spiegate. Mi piace pensare che l’argomento fosse una cosa così bella da non poter essere espressa con delle semplici parole. Quelle voci si libravano nell’aria a un’altezza che nessuno di noi aveva mai osato sognare. Era come se un uccello meraviglioso fosse volato via dalla grande gabbia in cui eravamo, facendola dissolvere nell’aria, e per un brevissimo istante tutti gli uomini di Shawshank si sentirono liberi.
(Red)

Andy Dufresne [dopo due settimane nel buco]: C’era il signor Mozart a tenermi compagnia.
Heywood: Perché, quelli ti hanno fatto portare il giradischi là dentro?
Andy Dufresne [indica la sua testa]: Ce l’avevo qui. [indica il suo cuore] E qui. Questo è il bello della musica: nessuno… nessuno può portartela via. A voi la musica non fa lo stesso effetto?

– Andy Dufresne: C’era il signor Mozart a farmi compagnia… questo è il bello della musica: nessuno può portartela via. A voi la musica non fa lo stesso effetto?
– Red: Beh, quand’ero giovane mi divertivo con l’armonica, ma ho perso interesse col tempo. Qui dentro poi che senso ha?
– Andy Dufresne: È proprio qui dentro che la musica ha senso. Serve per non dimenticare.
Red: Dimenticare?
Andy Dufresne: Sì, per non dimenticare che… che ci sono posti, a questo mondo, che non sono fatti di pietra e che… c’è qualcosa, dentro di te, che nessuno ti può toccare… né togliere, se tu non vuoi.
Red: Ma di che parli?
Andy Dufresne: Di speranza.
Red: Di speranza? Mettitelo bene in testa. La speranza è una cosa pericolosa. La speranza può far impazzire un uomo. Non c’è speranza qua dentro. Sarà meglio che ti ci abitui a quest’idea.

Non è finito niente. Niente! Altrimenti te la vedrai molto brutta d’ora in poi: niente più protezione dalle guardie, ti mando via da quell’albergo a camere singole e ti sbatto nella fossa dei sodomiti, sarà come essere violentati da un treno. E la biblioteca? Chiusa. La farò tornare un magazzino pieno di topi. Prepareremo un bel falò con tutti quei libri in cortile, si vedranno le fiamme per chilometri e ci danzeremo intorno come indiani selvaggi. Mi hai capito? Ti sono chiare le mie intenzioni? Ti sembro insensibile, vero?
(Il direttore del carcere Samuel Norton, rivolgendosi ad Andy Dufresne)

Certe notti sono interminabili in prigione, quando sei solo nell’oscurità con i tuoi pensieri il tempo si allunga come una lama. Quella fu la notte più lunga della mia vita.
(Red)

Andy Dufresne: La sfortuna vola nell’aria e ogni tanto piomba su qualcuno; è toccato a me quella volta. Mi trovavo lì e mi ha beccato! Ah… quello che non mi aspettavo è che la tempesta potesse durare così a lungo. Tu credi che uscirai mai da qui?
Red: Io? Sì… un giorno quando avrò una lunga barba bianca e qualche rotella fuori uso nel cervello mi lasceranno andare.
Andy Dufresne: Sai io dove andrei? A Zihuatanejo!
Red: Zihu… cosa?
Andy Dufresne: Zihuatanejo. È nel Messico, un piccolo porto sull’Oceano Pacifico. Sai che dicono del Pacifico i messicani?
Red: No.
Andy Dufresne: Dicono che non ha memoria. È lì che voglio vivere il resto della mia vita: in un posto caldo senza memoria. Voglio aprire un piccolo hotel, davanti alla spiaggia, prendere una vecchia barca senza valore e rimetterla a nuovo e farla usare ai clienti che vogliono pescare.

Ogni uomo ha il suo punto di rottura.
(Red, prima della fuga di Andy Dufresne)

Responsabile della riabilitazione: Be’, vuol dire essere pronti a rientrare nella società e contribuire…
Red: Lo so cosa significa per lei, figliolo. Ma per me è solo una parola vuota. Una parola inventata dai politici, in modo che un giovane come lei possa indossare un vestito, una cravatta, e avere un lavoro. Che cosa volete sapere? Se mi dispiace per quello che ho fatto?
Responsabile della riabilitazione: Sì, certo.
Red: Non passa un solo giorno senza che io provi rimorso. Non perché sono chiuso qui dentro o perché voi pensate che dovrei. Mi guardo indietro e rivedo com’ero allora. Un giovane, stupido ragazzo che ha commesso un crimine terribile. Vorrei parlare con lui. Vorrei cercare di farlo ragionare, spiegargli come stanno le cose. Ma non posso. Quel ragazzo se n’è andato da tanto e questo vecchio è tutto quello che rimane. E nessuno può farci niente. Riabilitato? Non significa un cazzo. Quindi scriva pure quello che vuole nelle sue scartoffie, figliolo, e non mi faccia perdere altro tempo. Perché, a dirle la verità, non me ne frega niente.

Per quarant’anni ho chiesto il permesso di pisciare, non mi viene se non lo chiedo. Devo guardare in faccia alla realtà: non riesco ad abituarmi alla vita di fuori. Penso continuamente al modo di farmi togliere la libertà condizionata così magari mi rimandano indietro. È terribile vivere nella paura. Brooks Hatley lo sapeva. Lo sapeva anche troppo bene. Io voglio solo tornare dove le cose hanno un senso… dove non devo avere paura tutto il tempo. Una sola cosa mi trattiene: una promessa che ho fatto a Andy.
(Red)

Caro Red, se leggerai questa lettera vorrà dire che sei uscito e se sei arrivato fin qui, forse hai voglia di andare un po’ più lontano. Ricordi il nome della città, vero?” Zihuatanejo[6] “Mi servirebbe un uomo in gamba per aiutarmi nel mio progetto. Spero proprio che tu venga; c’è anche una scacchiera che ti aspetta. Ricorda, Red: la speranza è una cosa buona, forse la migliore delle cose, e le cose buone non muoiono mai. Spero che questa lettera ti trovi e ti trovi bene. Il tuo amico Andy.
(Andy Dufresne, lettera a Red)

Così anche Red – So was Red
(Scritto sul muro da Red poco prima di partire)

“O fai di tutto per vivere, o fai di tutto per morire”. Io ho scelto di vivere. E per la seconda volta in vita mia ho commesso un crimine: ho violato la libertà condizionata. Non credo che metteranno dei posti di blocco per questo, non per un vecchio come me. Sono così eccitato che non riesco a stare seduto, né a concentrarmi su qualcosa. Credo sia l’emozione che solo un uomo libero può provare. Un uomo libero all’inizio di un lungo viaggio la cui conclusione è incerta. Spero di farcela ad attraversare il confine. Spero di incontrare il mio amico e stringergli la mano. Spero che il Pacifico sia azzurro come nei miei sogni. Spero.
(Red)