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Non sempre per spiegare un argomento occorrono libri, trattati, enciclopedie. A volte basta una pagina, una riga, poche parole.
La poesia M’illumino d’immenso è composta di solo quattro parole. Mi-illumino-di-immenso. Cinque parole se contiamo anche il titolo del componimento, Mattina.
Mattina
M’illumino d’immenso.
(Giuseppe Ungaretti)
Scritta il 26 gennaio 1917 sul fronte del Carso durante la Prima Guerra Mondiale, Mattina è una delle poesie più celebri della letteratura italiana ed anche una tra la poesie più rappresentative dell’Ermetismo, di cui Ungaretti fu uno dei capiscuola.
Qual è il significato della poesia?
Innanzitutto è una poesia? La risposta è sì. Anche se la brevità rende questo componimento simile a un aforisma o a un haiku (genere letterario nato in Giappone), M’illumino d’immenso è a tutti gli effetti una poesia. Perché, come molte poesie, riesce a esprimere una emozione, un senso di infinito e di eterno e anche un brivido di mistero di fronte alla grandezza dell’Universo. Letta la centesima volta, questa poesia consegna ogni volta qualcosa che non offriva in precedenza: è l’ignoto a fiorire continuamente dentro le parole.
Ed è proprio questa è la capacità dei poeti come Ungaretti. Usare una sola immagine per mandare un messaggio di mille parole. Noi ogni volte mettiamo ci poniamo di fronte all’immagine dell’uomo che si illumina di immenso e ogni volta proviamo una emozione nuova.
Ma qual è il significato e la spiegazione della poesia, ammesso che si possa trovare un solo significato in una poesia così profonda come M’illumino d’immenso?
Facciamo un’accurata analisi del testo.
In questo componimento ci sono quattro protagonisti. Il poeta, l’illuminazione, l’immensità e la vita. In realtà c’è anche un quinto protagonista che è il mattino. Se la poesia si fosse intitolata “Sera” o “Tramonto” avrebbe avuto un significato diverso, perché la sera evoca la sensazione malinconica delle cose che finiscono e che si chiudono.
Invece la poesia si intitola Mattina. E non è casuale. La poesia infatti ci racconta un inizio. Un inizio che avviene da milioni di anni: quello del giorno che si affaccia sul mondo.
Potrebbe capitare anche il peggior disastro o la catastrofe più assurda, ma il giorno ogni volta si affaccia sul mondo. Il giorno non tiene conto delle guerre, delle sofferenze e dei mali dell’uomo. Il giorno nasce ogni volta e porta con sé la luce dell’alba. Ci dice che, dopo il buio, le cose possono sempre ricominciare a risplendere.
Ed ecco che entriamo nel nucleo profondo della poesia. Scosso, logorato, distrutto dalla guerra in trincea, il poeta guarda il giorno che nasce e prova un senso di illuminazione. La luce del giorno illumina il suo cuore. La luce esteriore crea una luce interiore.
Di fronte al giorno che rinasce e all’immensità del cielo che si riempie di luce, il poeta sente tutta la fragilità e tutta la bellezza della vita. E’ stato acquattato dentro la trincea per chissà quanti giorni e quante notti, per difendersi dai colpi dei nemici. Si è fatto minuscolo, invisibile, “un’intera nottata /buttato vicino / a un compagno massacrato” come scrive in un’altra poesia, e adesso c’è un nuovo giorno. L’uomo che si era sentito perduto, fragile, annientato, può adesso alzarsi, rinascere e sentire tutta l’immensità di cui è fatto.
Il poeta è ancora vivo, nonostante tutto, ed esprime gratitudine all’universo con queste poche parole: “M’illumino d’immenso”.