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Frasi BelleL'aforisma in Italia

Nicolino Longo, Aforismi – Nel grano dei giorni

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Negli aforismi di Nicolino Longo si intrecciano in modo profondo aforisma e poesia. Autore di diverse raccolte di aforismi, nell’ultima raccolta (la quarta) dal titolo Nel grano dei giorni il legame aforisma e poesia diventa ancora più stretto tanto che lo stesso autore definisce le sue composizioni “versaforismi”.

E in effetti la scrittura di Nicolino Longo ha la geometria, il paradosso e l’acutezza dell’aforisma e il caos, l’emozione e il ritmo della poesia. Leggendo la raccolta Nel grano dei giorni, l’aforisma di Nicolino Longo sembra freddo, ironico, tagliente, portato a concludere sempre il suo ragionamento, ma poi all’improvviso vira verso il calore, la malinconia e la nostalgia e aspira, anziché alla conclusione, alle possibilità dell’indefinito che sono proprie della poesia. E’ saggio ma al tempo stesso fanciullesco, cinico ma luminoso, moralista ma con una tensione verso l’infinito e la bellezza.

Nella sua introduzione Gino Ruozzi – massimo studioso dell’aforisma in Italia – sottolinea non solo queste nozze ossimoriche tra aforisma e poesia, ma anche il carattere autobiografico della raccolta Nel grano dei giorni: “si tratta di aforismi che portano più dentro che fuori, centripeti anziché centrifughi, essi compongono una specie di autobiografia per frammenti, intensa, critica, costruttiva, che cresce su di sé e tende a un ritratto personale, riassuntivo e ideale”.

Presento una breve raccolta di aforismi di Nicolino Longo, tratti da Nel grano dei giorni (Bastogilibri, 2021, con introduzione di Gino Ruozzi e prefazione di Federico Migliorati)

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Nicolino Longo, Nel grano dei giorni

I fiumi: capezzoli della terra, cui i mari,
eternamente bimbi, poppano.

Non datemi ponti.
Datemi solo e sempre curve e strapiombi.
Accorciandomi la via, mi accorcereste la vita!

Abito il presente. Ma a dovuta distanza dai miei oggi.

Sedersi, quando si è stanchi,
è come fermarsi ad aspettarsi.

Il Sole: fiammifero con cui l’Est accende il giorno.

Quant’eran belli i tempi,
quando pochezza d’ogni cosa, ricchezza era d’ogni casa!

Qualcuno mieté il grano del mio futuro,
prima che lo seminassi. Ma io
ne mangiai il pane, prima che lo mietesse.

Quante volte, per stanchezza,
non potendo passeggiare, mi siedo,
e chiamo le strade a passarmi sotto i piedi!

Ora vado, lasciandoti il domani che vivemmo,
con sempre il centro fuori dal cerchio.
Il perimetro al centro dell’area.

Prima di dare il veleno ai topi,
per essere a posto con la propria coscienza,
si accertava sempre che non fosse già scaduto.

Muratore e poeta: l’uno compone stanze con pietre,
per abitarle da vivo. L’altro, con endecasillabi,
per restarci dopo morto.

Si dice che sia stata fatta coi piedi ogni cosa fatta male.
Non altrettanto, però, poté mai dirsi del vino.

Non ho mai saputo, quale dei miei due piedi,
imboccò la strada sbagliata. Di certo, ora so solo,
che anche l’altro gli è stato complice.

Quando a sera il sole muore,
la notte, per rispetto, accende, per candele, a milioni le sue stelle.

Mio padre, un uomo arato dal tempo, che ancora ara la terra.

Ormai questo io sono: immobil bersaglio
allo sparo degli anni,
che lento m’uccide col piombo dei giorni!

Quante strade mi son lasciate alle spalle.
E quante scarpe ho consumato,
per arrivare al punto verso cui, non sono ancora partito!

I signori politici: loro se le cantano
e a noi ce le suonano.

Inseguirti non fu un errore. Fu il raggiungerti il vero sbaglio!

Il tempo è la tomba di tutte le tombe.

Ogni giorno, io mi vendo l’oggi all’ieri
per comprarmi il domani.

Per farti entrare scenderò con tutte le finestre
al mio piano terra. Saliranno le porte a chiuderti per sempre,
con sola finestra il cielo, nel mio piano più alto!

Tu a rincorrermi con le mie stesse gambe.
Ed io ad attenderti senza mai aspettarti.

Due matti devono dividersi un albero, a farne legna.
Alla fine raggiungono un accordo,
che soddisfa entrambi: uno l’albero. L’altro, l’ombra.

Sulla mia lapide: Fu per tutta una vita
che la morte mi rincorse.
Tante volte, rischiai anche di esserne raggiunto.
Alla fine, la fregai:
nascondendomi in questa tomba.

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Nota bio-bibliografica

Nicolino Longo è nato il 25 novembre 1950 a Praia a Mare, vive a San Nicola Arcella in provincia di Cosenza e ha al suo attivo: undici volumi di poesia ((con apparato pre/post-fatorio di Nino Scalisi (bis), Raoul Maria De Angelis, Tommaso Di Ciaula/ Luigi Reina, Raffaele Nigro, Vincenzo Guarracino, Carmine Chiodo, Stefano Jacomuzzi, Domenico Cara, Carmine Chiodo (bis)); quattro di aforismi (con prefazioni, in ordine cronologico, di Carmine Chiodo, Antonio Castronuovo, Laura Margherita Volante, Gino Ruozzi e Federico Migliorati): Corti circuiti dell’area di Broca (2019); L’alba della sera (2020); Per lanterna il sole (2021) e Nel grano dei giorni (2021); un Volume di matematica, in formato A4, con equazioni e sistemi di equazioni fino a quattro incognite e due volumi di articoli giornalistici, anch’essi in formato A4: Alto Tirreno Cosentino/ Primo volume (2015) e Alto Tirreno Cosentino/Secondo volume (2020). Presente in numerose riviste, saggi e antologie di poesia, le sue opere hanno ricevuto recensioni e lusinghieri giudizi da parte dei più importanti critici letterari in Italia. E’ stato segretario, con diritto di voto, del “San Nicola Arcella-Franco Lo Schiavo”. E’ Premio della Cultura 2005.