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Le più belle frasi di David Foster Wallace

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David Foster Wallace (Ithaca 1962 – Claremont 2008), romanziere statunitense, scrittore di cronaca, saggista e docente di scrittura creativa, è considerato uno degli autori più importanti dei nostri anni.

Secondo il padre di Wallace, David ha sofferto di depressione per oltre vent’anni. Tutta la sua letteratura trasuda di quel mal di vivere che si è cullato dentro senza mai riuscire a sconfiggerlo e che alla fine è esploso. Il 12 settembre 2008, a 46 anni, David Foster Wallace scrisse un messaggio di addio di due pagine, corresse parte del manoscritto di Il re pallido e si impiccò ad una trave di casa sua, a Claremont, in California. Il corpo fu rinvenuto dalla moglie, Karen Green

Il romanzo di David Foster Wallace del 1996 Infinite Jest è stato citato dalla rivista Time come uno dei 100 migliori romanzi in lingua inglese dal 1923 al 2005. L’ultimo romanzo incompiuto di David Foster Wallace, Il re pallido, è stato pubblicato nel 2011 ed è stato un finalista per il Premio Pulitzer 2012 per la narrativa.

Presento una raccolta delle frasi più belle di David Foster Wallace, tratte dai suoi libri più celebri.
Tra i temi correlati Frasi, citazioni e aforismi di Stephen King e Le frasi più belle di Neil Gaiman.

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Le frasi più belle di David Foster Wallace

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Infinite Jest, 1996

La vostra preoccupazione per ciò che gli altri pensano di voi scompare una volta che capite quanto di rado pensano a voi.

Dio potrebbe inserire la questione se crediate nell’esistenza di un Dio o meno piuttosto in basso nella lista della cose sul vostro conto che a lui/lei/esso interessano.

Statisticamente è più facile liberarsi da una dipendenza per le persone con un basso QI che per quelle con un QI più alto.

Per qualche perversa ragione, è spesso più divertente desiderare qualcosa che averlo

Oltre il cinquanta per cento delle persone con una dipendenza da Sostanza è contemporaneamente affetto da qualche altra forma di disturbo psichiatrico

Io sono decisamente antimorte. Dio sembra essere sotto ogni profilo promorte. Non vedo come potremmo andare d’accordo sulla questione, lui e io.

Gli era già successo di perdere la testa per qualcuna, ma mai di sentirsi decapitato.

L’ingiustizia è una maestra rigida ma impareggiabile.

Cercate di vedere voi stessi nei vostri avversari. Vi porteranno a capire il Gioco. Ad accettare il fatto che il Gioco riguarda la gestione della paura.

Voglio essere così. Voglio rimanere seduto in pace e attirare a me la vita, una cosa alla volta.

Ciascuno di noi è nella catena alimentare dell’altro. Tutti. È uno sport individuale. Benvenuti al significato di individuale. Siamo tutti profondamente soli qui. È ciò che tutti abbiamo in comune, la solitudine.

È strano sentire che ti manca qualcuno che forse non conosci neanche.

Credo di non credere più ai mostri tipo le facce sul pavimento o i neonati selvatici o i vampiri o quella roba lì. A diciassette anni penso di credere che i soli veri mostri sono quei bugiardi che non si riesce a smascherare.

La persona che ha una così detta “depressione psicotica” e cerca di uccidersi non lo fa aperte le virgolette “per sfiducia” o per qualche altra convinzione astratta che il dare e avere nella vita non sono in pari. E sicuramente non lo fa perché improvvisamente la morte comincia a sembrarle attraente. La persona in cui l’invisibile agonia della Cosa raggiunge un livello insopportabile si ucciderà proprio come una persona intrappolata si butterà da un palazzo in fiamme. Non vi sbagliate sulle persone che si buttano dalle finestre in fiamme. Il loro terrore di cadere da una grande altezza è lo stesso che proveremmo voi o io se ci trovassimo davanti alla finestra per dare un’occhiata al paesaggio; cioè la paura di cadere rimane una costante. Qui la variabile è l’altro terrore, le fiamme del fuoco: quando le fiamme sono vicine, morire per una caduta diventa il meno terribile dei due terrori. Non è il desiderio di buttarsi; è il terrore delle fiamme

Stavo riflettendo su quella specie di filantropo che sembra repellente sul piano umano non malgrado la sua carità, ma per via di essa: a un certo livello si capisce che lui vede coloro che ricevono la sua carità non come persone, ma piuttosto come strumenti attraverso i quali può sviluppare la sua virtù.

La verità ti renderà libero. Ma solo quando avrà finito con te.

Tutti sono identici nella segreta tacita convinzione di essere, in fondo, diversi dagli altri.

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Il re pallido, The Pale King, 2011

La nostra piccolezza, la nostra insignificanza e natura mortale, mia e vostra, la cosa a cui per tutto il tempo cerchiamo di non pensare direttamente, che siamo minuscoli e alla mercé di grandi forze e che il tempo passa incessantemente e che ogni giorno abbiamo perso un altro giorno che non tornerà più e la nostra infanzia è finita e con lei l’adolescenza e il vigore della gioventù e presto anche l’età adulta, che tutto quello che vediamo intorno a noi non fa che decadere e andarsene, tutto se ne va e anche noi, anch’io, da come sono sfrecciati via questi primi quarantadue anni tra non molto me ne andrò anch’io, chi avrebbe mai immaginato che esistesse un modo più veritiero di dire “morire”, “andarsene”, il solo suono mi fa sentire come mi sento al crepuscolo di una domenica d’inverno.

Tutti quelli che mi conoscono o sanno anche solo che esisto moriranno, e poi tutti quelli che conoscono quelle persone e potrebbero anche solo aver sentito parlare di me moriranno, e via dicendo, e le lapidi ei monumenti funebri che paghiamo profumatamente per essere sicuri di restare nel ricordo, quanto dureranno, un centinaio d’anni? Duecento? Dopodiché si sgretoleranno, e l’erba e gli insetti che la mia decomposizione andrà ad alimentare moriranno, ei loro discendenti, o se sarò cremato gli alberi che si nutriranno delle mie ceneri portate dal vento moriranno o verranno abbattuti e marciranno, e la mia urna marcirà, e nell’arco di tre o quattro generazioni sarà come se non fossi mai esistito, non solo me ne andrò ma sarà come se non ci fossi mai stato.

La realtà era che di sicuro nessuno sarebbe stato gentile con me o mi avrebbe trattato con un minimo di rispetto, stava qui il nocciolo della crescita, nel capire questo, e di sicuro nessuno mi avrebbe capito e trattato come avrei voluto, perciò stava a me capirmi e trattarmi come meritavo davvero. Questo è essere responsabili anziché infantili. Le vere responsabilità sono verso me stessa.

E a un tratto gli venne in mente che in realtà gli uccelli, i cui cinguettii e canti ripetuti risultavano tanto graziosi nell’esaltare la natura e l’arrivo del giorno, forse dicevano, in un codice noto solo agli altri uccelli: «Vattene!» oppure: «Questo ramo è mio!» oppure: «Questo albero è mio! Ti uccido! Uccido, uccido!» O cose cupe, brutali e autoprotettive d’ogni genere: forse quelle che si sentivano erano urla di guerra. Il pensiero sorse dal nulla e chissà perché lo mise di pessimo umore.

Immaginò che la seconda lancetta dell’orologio fosse dotata di consapevolezza e sapesse di essere una lancetta e che il suo compito era girare e rigirare all’infinito dentro un cerchio di numeri con la stessa andatura lenta e invariata di una macchina, senza mai andare da nessuna parte se non dove era già stata un milione di volte, e immaginare la seconda lancetta fu così orribile che il fiato gli rimase strozzato in gola.

Ho imparato che il mondo degli uomini così com’è oggi è una burocrazia. (…) La chiave burocratica alla base di tutto è la capacità di avere a che fare con la noia. Di operare efficacemente in un ambiente che preclude tutto quanto è vitale e umano. Di respirare, per così dire, senz’aria. La chiave è la capacità, innata o acquisita, di trovare l’altra faccia della ripetizione meccanica, dell’inezia, dell’insignificante, del ripetitivo, dell’inutilmente complesso. Essere, in una parola, inannoiabile. Ho conosciuto, tra il 1984 e l’85, due uomini così. È la chiave della vita moderna. Se sei immune alla noia, non c’è letteralmente nulla che tu non possa fare.

In sostanza, ero uno di quelli che hanno il terrore di essere in ritardo ma non si sa come sono sempre in ritardo.

Dire la verità è molto più insidioso di quanto la maggior parte delle persone normali non creda.

L’idea che tutti siano come te. Che tu sia il mondo. La malattia del capitalismo consumista. Il solipsismo compiaciuto.

La ragazza indossava una vecchia camicia a scacchi di cotone liso con i bottoni automatici color perla e le maniche lunghe abbassate e aveva sempre un buonissimo odore di pulito, quello di chi merita tutta la tua fiducia e il tuo affetto anche se non ne sei innamorato.

Il cane odiava quella catena. Ma aveva una sua dignità. Quello che faceva era non tendere mai la catena del tutto. Non si allontanava mai nemmeno quel tanto da sentire che tirava. Nemmeno se arrivava il postino, o un rappresentante. Per dignità, il cane fingeva di aver scelto di stare entro quello spazio che guarda caso rientrava nella lunghezza della catena. Niente al di fuori di quello spazio lo interessava. Interesse zero. Perciò non si accorgeva mai della catena. Non la odiava. La catena. L’aveva privata della sua importanza. Forse non fingeva, forse aveva davvero scelto di restringere il suo mondo a quel piccolo cerchio. Aveva un potere tutto suo. Una vita intera legato a quella catena. Quanto volevo bene a quel maledetto cane.

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Considera l’aragosta, Consider the Lobster. And other essays, 1994-2005

Confesso di non aver mai capito perché tante persone siano convinte che una vacanza divertente significhi mettersi infradito e occhiali da sole e avanzare come formiche in un traffico infernale fino a stazioni turistiche rumorose, calde e affollate, per assaggiare un sapore locale che è per definizione rovinato dalla presenza di turisti.

Il punto è che Dostoevskij scriveva romanzi sulla roba che conta davvero. Scriveva storie sull’identità, il valore morale, la morte, la volontà, l’amore sessuale vs. l’amore spirituale, l’avidità, la libertà, l’ossessione, la ragione, la fede, il suicidio. E lo faceva senza mai ridurre i suoi personaggi a semplici portavoce oi suoi libri a trattatelli. Il suo pensiero costante era cosa significa essere umani – ovvero, come si fa a essere una vera persona, una la cui vita sia permeata da valori e principî, piuttosto che un semplice animale dotato di istinto di conservazione e particolarmente scaltro.

Il genio vero, quello indiscutibile, è così impossibile da definire e la vera techne così rara visibile (e ancora meno tele-visibile) che forse ci aspettiamo che chi è un genio come atleta sia un genio pure come oratore e scrittore, che sia eloquente , sensibile, sincero, profondo.

Nella percezione pornografica ogni gesto, ogni parola, ogni immagine, è letta innanzitutto in chiave sessuale. Amore o tenerezza, pietà o compassione, vengono incorporati e asserviti a una divinità “superiore” una forza più potente

Buona parte della qualità fredda, morta, meccanica dei film per adulti è attribuibile, in realtà, a tutti i volti degli attori. Sono volti che di solito appaiono annoiate o assenti o competenti, ma in realtà sono semplicemente nascosti, l’anima chiusa a chiave ben oltre gli occhi. Senza dubbio nascondersi è il modo in cui un essere umano che sta dando via le parti in assoluto più private di sé preserva un senso di dignità e autonomia.

Ottenere il massimo a diciassette anni e perderlo a ventuno a causa di eventi che sono al di fuori del tuo controllo è esattamente come morire solo che poi devi continuare a vivere.

Una persona è forse stupida o superficiale perché dice a se stessa che non c’è niente che possa fare rispetto a una disgrazia e che quindi le conviene accettarla, e da lì in poi la accetta senza ulteriori lotte interne? O quella persona è in qualche modo istintivamente saggia e profonda, illuminata nel modo infantile in cui sono illuminati certi santi e monaci? E’ questo, per me, il vero mistero: se una persona del genere sia un’idiota o una mistica o entrambe e/o nessuna delle due.

Non votare è impossibile: si può votare votando, oppure votare rimanendo a casa e raddoppiando tacitamente il valore del voto di un irriducibile.

E’ possibile che le generazioni future guarderanno alle nostre attuali agroindustrie e pratiche mangerecce in modo del tutto simile a come oggi noi vediamo gli spettacoli di Nerone o gli esperimenti di Mengele?

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Di carne e di nulla, Both flesh and not, 2013

Ogni animale è capace di scopare. Ma solo gli umani sanno cos’è la passione sessuale, tutt’altra cosa rispetto all’impulso biologico di accoppiarsi. E la passione sessuale ha resistito per millenni come forza psichica vitale nell’esistenza umana – non nonostante gli intralci ma grazie a loro.

Il sesso importante è sia vittoria sia resa, trascendenza e trasgressione, trionfante, terribile, estetico e triste. Tartarughe e moscerini sono capaci di accoppiarsi ma solo la volontà umana sa sfidare, trasgredire, vincere, amare: scegliere.

Per quanto (potesse sembrare) scontato, la vera sessualità riguarda lo sforzo di stabilire un contatto fra noi, di erigere ponti sui baratri che separano un io dall’altro. La sessualità riguarda, in definitiva, l’immaginazione.

Nessun direbbe che un’epidemia letale è una cosa buona. Niente di quanto viene dalla natura è buono o cattivo. Le cose naturali sono e basta; le uniche cose buone o cattive sono le scelte delle persone poste di fronte a ciò che è

Scrivere narrativa diventa un modo per penetrare a fondo dentro te stesso e illuminare proprio le cose che non vuoi vedere o non lasci vedere a nessuno.

La più grande attrattiva della televisione è che avvince senza pretendere nulla.

E niente è cambiato sul perché gli scrittori che non lo fanno per soldi scrivano: è arte, e l’arte è significato, e il significato è potere: il potere di colorare i gatti, di mettere ordine nel caos, di trasformare il vuoto in terreno solido e il debito in tesoro.

Scrittorialmente parlando, la narrativa fa più paura, ma la saggistica è più difficile – perché la saggistica si basa sulla realtà, e la realtà che percepiamo oggi è schiacciante, talmente enorme e complessa da far saltare tutti i circuiti. La narrativa invece sgorga dal nulla.

Cominciamo a diventare più consapevoli di quanti subappalti, esternalizzazioni e sottomissioni ad altri Decisori siamo ormai costretti a fare, che è una minaccia alla concezione di noi stessi come spiriti liberi intelligenti. Eppure non esiste un’alternativa visibile a queste esternalizzazioni e sottomissioni. Può anche darsi che l’acume e il gusto nello scegliere a quali Decisori sottomettersi dia ormai la vera misura della maturità informata.

L’alternativa è avere a che fare con enormi quantità super entropiche di informazioni, ambiguità, conflitto e fluttuazione; è scoprire di continuo nuovi panorami di ignoranza e illusione personali. In sostanza, cercare davvero di essere informati e colti oggi significa sentirsi quasi sempre stupidi, e aver bisogno di aiuto.

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Brevi interviste con uomini schifosi, Brief Interviews with Hideous Men, 1999

Come risaputo, è difficilissimo fare un bel gesto per qualcuno senza volere, disperatamente, che quel qualcuno sappia che l’identità dell’individuo che l’ha fatto è la tua, e che senta gratitudine e approvazione nei tuoi confronti, e che dica a una miriade di altre persone che tu hai “fatto” quella cosa per lui, di modo che tutti sappiano che sei una brava persona.

Se sei davvero capace di vedere un altro soltanto come una cosa allora sei capace di fargli qualsiasi cosa, non si accettano più scommesse, umanità e dignità e diritti e correttezza.

Si credono generosi a letto. No, la fregatura è che hanno l’egoismo di essere generosi. Non sono meglio del porco, sono solo più subdoli.

Succedono cose davvero terribili. L’esistenza e la vita spezzano continuamente le persone in tutti i cazzo di modi possibili e immaginabili.

Lei disse di aver capito all’istante in fondo all’anima che quel tipo aveva intenzione di violentarla brutalmente, torturarla e ucciderla, disse. E in questo le credevo, che uno può capire intuitivamente gli epifenomeni del pericolo, avvertire la psicosi nell’aspetto di qualcuno – non c’è bisogno di sottoscrivere i campi di energia o le percezioni extrasensoriali per ammettere l’intuizione mortale.

E come tutti sanno un motivo primario che spinge l’omicida prototipico a stuprare e uccidere è che considera lo stupro e l’uccisione come l’unico mezzo possibile per stabilire un contatto significativo con la vittima. Che è un bisogno umano basilare. Voglio dire un contatto di qualche tipo naturalmente. Ma anche terrorizzante e soggetto a manie e psicosi. È il suo modo di aver un, tra virgolette, rapporto. I rapporti convenzionali lo terrorizzano. Ma con una vittima, stuprando e torturando e uccidendo, lo psicotico sessuale riesce a creare una sorta di aperte e chiuse virgolette contatto grazie alla facoltà di farle sentire paura e un dolore intensi, mentre l’esaltante sensazione di totale controllo divino su di lei – su quello che prova, se lo prova, se respira, se vive – questo gli consente un certo margine di sicurezza nel rapporto.

Perché si portava il lavoro a casa. La faccia che metteva su nella toilette per uomini. Non riusciva a togliersela. Il cranio si era modificato per adattarsi. Quell’espressione o meglio mancanza di espressione. Presente e nient’altro. Attento ma assente. La sua faccia. Molto più che riservata. Come se si conservasse eternamente per un’eventuale prova.

Giunse così alla conclusione che qualcosa in lei non andava: o in lei c’era qualcosa che non andava per via del timore irrazionale che qualcosa in lei non andasse

Sul letto di morte
È questa la vera malvagità, non sapere nemmeno che si è malvagi, no?

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Il tennis come esperienza religiosa

Quasi tutti gli amanti del tennis che seguono il circuito maschile in televisione hanno avuto, negli ultimi anni, quello che si potrebbero definire «Momenti Federer». Certe volte, guardando il giovane svizzero giocare, spalanchi la bocca, strabuzzi gli occhi e ti lasci sfuggire versi che spingono tua moglie ad accorrere da un’altra stanza per controllare se stai bene. I Momenti sono tanto più intensi se un minimo di esperienza diretta del gioco ti permette di comprendere l’impossibilità di quello che gli hai appena visto fare.

Impossibile da descrivere concretamente la bellezza di un fuoriclasse. O evocarla. Il dritto di Federer è una possente scudisciata liquida, il rovescio è un colpo a una mano che lui sa tirare di piatto, caricare di topspin o tagliare – quello tagliato ha un tale nerbo che la palla cambia forma nell’aria e rasenta l’erba più o meno all’altezza della caviglia. Il servizio ha una velocità e un grado inarrivabile di varietà e precisione; i movimenti del servizio sono flessuosi e sobri, si distinguono (in tv) solo per il guizzo anguillaceo dell’intero corpo al momento dell’impatto. L’intuizione e il suo senso del campo sono portentosi, il gioco di gambe non ha eguali nel tennis.

La spiegazione metafisica è che Roger Federer è uno di quei rari atleti preternaturali che sembrano essere esenti, almeno in parte, da certe leggi fisiche. Validi equivalenti sono Michael Jordan, che non solo saltava a un’altezza sovraumana ma restava a mezz’aria un paio di istanti in più di quelli consentiti dalla gravità, e Muhammad Ali, che sapeva davvero «aleggiare» sul ring e sferrare due o tre jam nel tempo richiesto da uno solo. Dal 1960 in qua ci saranno altri cinque o sei esempi. E Federer rientra nel novero: nel novero di quelli che si potrebbero definire geni, mutanti o avatar. Non è mai in affanno né sbilanciato. La palla che gli va incontro rimane a mezz’aria, per lui, una frazione di secondo più del dovuto.

La particolarità di Federer è che è Mozart e i Metallica allo stesso tempo, e l’armonia è sopraffina.

Con Federer la scelta non si pone. Lo svizzero ha tutta la velocità di Lendl e Agassi nel palleggio, durante l’oscillazione si solleva da terra e con i tiri da fondocampo batte perfino Nadal.

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La ragazza dai capelli strani, Girl with Curious Hair, 1989

Ma giusto o sbagliato non sono parole, – disse – Sono sensazioni. Le senti nelle budella, negli intestini e da tutte le parti. Non sono parole. Non sono canzoni per chitarra. Le hai dentro. Nel cuore e nell’intestino. Come le persone che ami con tutto te stesso -.

L’intera trasmissione si nutre della ridicolaggine di tutti. È il fatto che il pubblico capisce che lui sceglie consapevolmente di rendersi ridicolo a renderlo immune dall’essere ridicolo, quel figlio di puttana non è scemo.

Fa i soldi mettendo in ridicolo proprio quelle cose che gli hanno permesso di fare i soldi mettendole in ridicolo.

«La sincerità è passata di moda», disse Ron. «Adesso si ride proprio della gente che è sincera».

È convinta che due persone innamorate attraversino tre fasi distinte prima due arrivare a conoscersi davvero. All’inizio si raccontano aneddoti e gusti personali. Poi ciascuno dei due dice all’altro in che cosa crede. E poi ciascuno osserva la relazione che c’è fra quello in cui l’altro ha detto di credere e quello che in effetti fa.

I mari sono mari solo quando si muovono» sussurra Julie. «Sono le onde a impedire che i mari sembrino semplicemente delle enormi pozzanghere. I mari sono fatti soltanto dalle loro onde. E ogni onda del mare alla fine è destinata a incontrare ciò verso cui si muove, e a infrangersi.

Forse a questo punto potremmo semplicemente ammettere insieme che se uno usa un’altra persona soltanto come un puro ricettacolo per i propri organi, fluidi ed emozioni, se uno non la considera mai qualcosa di superiore e indipendente rispetto ai sentimenti e alla qualità che è disposto a Proiettare su di lei da una certa distanza, poi è sbagliato fare marcia indietro e dipendere dai suoi sentimenti per una qualunque parte significativa del proprio senso di benessere.

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Questa è l’acqua, 2009

La stessa identica esperienza può significare due cose completamente diverse per due persone diverse che abbiano due diverse impostazioni ideologiche e due diversi modi di attribuire un significato all’esperienza.

Siccome l’unica conoscenza che si ha del mondo intero passa attraverso le varie parti del corpo – tipo gli organi sensoriali, la mente, ecc. – e siccome queste parti hanno una nausea da morire, il mondo intero che voi percepite, conoscete e abitate vi arriva filtrato da questa brutta nausea e diventa brutto. E tutto diventa brutto in voi, tutto il bello esce dal mondo come l’aria esce da un pallone rotto.

Perché la Cosa Brutta attacca non solo te facendoti sentire male e mettendoti fuori uso, ma attacca in special modo, fa sentire male e mette fuori uso proprio le cose che ti servono a combattere la Cosa Brutta, a sentirti magari meglio, a restare vivo.

Ci sono due tizi seduti a un bar nel cuore selvaggio dell’Alaska. Uno è credete, l’altro è ateo, e stanno discutendo l’esistenza di Dio con quella foga tutta speciale che viene fuori dopo la quarta birra. L’ateo dice: – Guarda che ho le mie buone ragioni per non credere in Dio. Ne so qualcosa anch’io di Dio e della preghiera. Appena un mese fa mi sono lasciato sorprendere da quella spaventosa tormenta di neve lontano dall’accampamento, non vedevo niente, non sapevo più dove ero, c’erano quarantacinque gradi sottozero e così ho fatto un tentativo: mi sono inginocchiato nella neve e ho urlato:«Dio, sempre ammesso che Tu esista, mi sono perso nella tormenta e morirò se non mi aiuti!» – A quel punto il credente guarda l’ateo confuso: – Allora non hai più scuse per non credere, – dice. – Sei qui vivo e vegeto -. L’ateo sbuffa come se il credente fosse uno scemo integrale: – Non è successo un bel niente, a parte il fatto che due eschimesi di passaggio mi hanno indicato la strada per l’accampamento.

Qui la morale, la religione, il dogma o le grandi domande stravaganti sulla vita dopo la morte non c’entrano. La Verità con la V maiuscola riguarda la vita prima della morte. Riguarda il fatto di toccare i trenta, magari i cinquanta, senza il desiderio di spararsi un colpo in testa. Riguarda il valore vero della vera cultura, dove voti e titoli di studio non c’entrano, c’entra la consapevolezza pura e semplice: la consapevolezza di ciò che è così reale ed essenziale, così nascosto in bella vista sotto gli occhi di tutti da costringerci a ricordare di continuo a noi stessi: «Questa è l’acqua. Questa è l’acqua; dietro questi eschimesi c’è molto più di quello che sembra». Farlo, vivere in modo consapevole, adulto, giorno dopo giorno, è di una difficoltà inimmaginabile.

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Tennis, tv, trigonometria, tornado (e altre cose divertenti che non farò mai più), 1997

Gli scrittori tendono a essere una razza di guardoni. Tendono ad appostarsi e a spiare. Sono osservatori nati. Sono spettatori. Sono quelli sulla metropolitana il cui sguardo indifferente ha qualcosa dentro che in un certo senso mette i brividi. Qualcosa di rapace. Questo è perché gli scrittori si nutrono delle situazioni della vita. Gli scrittori guardano gli altri esseri umani un po’ come gli automobilisti che rallentano e restano a bocca aperta se vedono un incidente stradale: ci tengono molto a una concezione di se stessi come testimoni.

Mi sento di affermare che il tennis è lo sport più bello che esista e anche il più impegnativo. Richiede controllo sul proprio corpo, coordinazione naturale, prontezza, assoluta velocità, resistenza e quello strano miscuglio di prudenza e abbandono che chiamano coraggio. Richiede anche intelligenza. Anche un singolo colpo in un dato scambio di un punto di un incontro professionistico è un incubo di variabili meccaniche

Guardate Agassi da vicino qualche volta – per essere un uomo così piccolo e un giocatore così grande, è sorprendentemente privo di finezza, con movimenti che assomigliano più a quelli di un musicista heavy-metal che a quelli di un atleta.

John McEnroe non era tanto alto, eppure si può ragionevolmente affermare che sia stato il miglior giocatore di serve and volley di tutti i tempi; ma d’altronde, McEnroe era un’eccezione rispetto a tutti o quasi gli schemi di prevedibilità esistenti. Al suo apice (diciamo dal 1980 al 1984) è stato il più grande tennista di sempre – e il più dotato, il più bello, il più tormentato: un genio. Per me, guardare McEnroe che indossa una giacca blu in sintetico e fa quelle ignobili telecronache colorite, zeppe di luoghi comuni idioti, è come guardare Faulkner che fa uno spot pubblicitario per una catena di negozi di abbigliamento

I colpi di Agassi sembrano più quello che sarebbero stati i colpi di Borg se Borg si fosse sottoposto per un anno a un trattamento di steroidi e metanfetamine, e avesse colpito ogni cazzo di palla quanto più forte poteva – Agassi dà dei colpi su rimbalzo più forti di chiunque altro abbia mai giocato a tennis, tanto forti che stenti a crederci, se sei proprio lì a bordo campo.

Una delle cose che rendono Agassi tanto forte è che riesce a mettere a segno colpi vincenti da ogni parte del campo – non ha restrizioni geometriche.

I nervi e gli intoppi sono importantissimi in uno sport basato sulla precisione e il tempismo, come il tennis, e il «perdere la testa» spazza via tennisti juniores dall’agonismo più di qualunque altro tipo di mancanza di talento o di motivazione.

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Una cosa divertente che non farò mai più, A Supposedly Fun Thing I’ll Never Do Again, 1997

In queste crociere extralusso di massa c’è qualcosa di insopportabilmente triste. Come la maggior parte delle cose insopportabilmente tristi, sembra che abbia cause inafferrabili e complicati ed effetti semplicissimi: a bordo della Nadir – soprattutto la notte, quando il divertimento organizzato, le rassicurazioni e il rumore dell’allegria cessavano – io mi sentivo disperato. Ormai è una parola abusata e banale, disperata, ma è una parola seria, e la sto usando seriamente. Per me indica una semplice combinazione – uno strano desiderio di morte, mescolato a un disarmante senso di piccolezza e futilità che si presenta come paura della morte

Perché i datori di lavoro e i superiori costringono i loro inferiori ad allenarsi nel Sorriso Professionale? Sono forse l’unico cliente in cui grandi dosi di sorrisi del genere stanno per scomparire? Sono l’unica persona al mondo a essere convinta che la causa del numero crescente di fatti di cronaca in cui persone assolutamente normali cominciano a sparare con pistole automatiche nei centri commerciali, nelle agenzie di assicurazione, nelle cliniche private e nei McDonald’s dipende anche dal fatto che posti del genere sono ben noti vivai di propagazione del Sorriso Professionale? Chi crede di prendere in giro con il Sorriso Professionale?

Ora, io ho trentatré anni, e sento di aver già vissuto tanto e che ogni giorno passa sempre più velocemente. Ogni giorno sono costretto a compiere una serie di scelte su cosa è bene o importante o divertente, e poi devo convivere con l’esclusione di tutte le altre possibilità che quelle scelte mi precludono. E comincio a capire che verrà un momento in cui le mie scelte si restringeranno e quindi le preclusioni si moltiplicheranno in maniera esponenziale finché arriverò a un qualche punto di qualche ramo di tutta la sontuosa complessità ramificata della vita in cui mi ritroverò rinchiuso e quasi incollato su di un unico sentiero e il tempo mi lancerà a tutta velocità attraverso vari stadi di immobilismo e atrofia e decadenza finché non sprofonderò per tre volte, tante battaglie per niente, trascinato dal tempo. E’ terribile.

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Verso Occidente l’impero dirige il suo corso, Westward the Course of the Empire, 1989

Uno di quei tipi dolorosamente brillanti la cui evidente cecità rispetto alla propria brillantezza rende soltanto più doloroso l’acuto bagliore della luce che emana.

Sembra, ogni anno, che la violenza si riveli sempre meno come la capacità, e sempre più come la pura e semplice opportunità, di fare del male.

Cominciarono soltanto a frequentarsi, in quel territorio crepuscolare che sta fra l’essere solo amici e quello che, qualunque cosa sia, non è amicizia.

È infelice, ma è l’infelicità relativamente lucida e agevole di chi è almeno abbastanza sicuro del motivo per cui è infelice, e sa che cosa maledirebbe da qui all’eternità.

Certe persone riescono a chiedere se c’è qualche problema in un modo che assicura un’appropriata risposta negativa.

L’industria pubblicitaria sarà finalmente arrivata alla morte che è stata il suo obiettivo fin dall’inizio. E, nella Morte, ovviamente diventerà Vita. L’ultimo spot di tutti i tempi. La cultura d massa, la grande ninna-nanna che culla gli Stati Uniti d’America col suo affettato la la la, la grossa lavagnetta per i messaggi appiccicata sul frigorifero dove conserviamo le Cose In Cui Credere, privata per sempre di sponsor precipiterà al suolo, un suolo accuratamente ricoperto di sale. Il pubblico, quell’unica grande massa di bisogno, non sentirà la mancanza di qualcuno che gli ricordi in che cosa crede. Dubiteranno delle proprie paure; crederanno ciò che desiderano.

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La scopa del sistema – The Broom of the System, 1987

Ironia della sorte, un uomo, il cui istinto d’amore è quanto più forte e naturale e istintivo possibile, è incapace di trovare qualcuno da poter veramente amare.

Un bacio con Lenore è una sequenza in cui io pattino con scarpe imburrate sull’umida pista del suo labbro inferiore, protetto dalle intemperie grazie all’aggetto madido e tiepido di quello superiore, per infine riparare tra labbro e gengiva e rimboccarmi il labbro fin sul naso come un bimbo la coperta e da lì scrutare con occhi lustri e ostili il mondo esterno a Lenore, del quale non voglio più far parte.

Io non conosco una Lenore allo stato orizzontale. Lenore nel suo letto è qualcosa di ultraterreno e proteiforme. Sdraiata su un fianco, definita dalla curva di un seno e da quella di un fianco, essa è una S. Dapprima un vago riccio intorno al cuscino che si stringe al ventre, quindi variamente mutantesi in punto interrogativo, in virgola, in parentesi. Infine spalancata davanti a me, aperta , madida, completamente ed eccezionalmente vulnerabile, i suoi occhi agganciati ai miei,

Ehi, non volevo metterti tristezza. Questa è una tristezza mia, non è una tristezza tua.

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Tutto e di più – storia compatta dell’infinito, Everything and More: A Compact History of Infinity, 2003

È in aree come la matematica e la metafisica che incontriamo uno degli attributi più strani della mente umana media: la capacità di concepire cose che, in senso stretto, non siamo in grado di concepire

Non dimenticate che un linguaggio è sia una mappa del mondo sia un mondo in sé, con le proprie zone d’ombra e i propri orridi, luoghi dove persino le affermazioni che sembrano obbedire a tutte le regole del linguaggio sono impossibili da gestire.

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Varie

Se le esperienze passate contano qualcosa, probabilmente scriverò per un’ora al giorno e passerò tipo le restanti otto ore al giorno mordendomi le nocchie preoccupato di non star scrivendo [Sul suo anno sabbatico]

A me sembra che quasi tutte le cose interessanti e vere nella mia vita e in quella dei miei amici implichino doppi vincoli o trappole in cui ti vengono offerte due alternative che si escludono a vicenda e tutt’e due implicano sacrifici che sembrano inaccettabili.

Infinite Jest è stato immaginato come un libro triste. Non so come sia per voi e i vostri amici, ma so che la maggior parte degli amici miei è molto infelice

Non sembrava una difficoltà fine a sé stessa; sembrava una difficoltà enorme spesa perché era necessario dire qualcosa di importante su quanto sia diventato difficile essere umani, e che non ci fossero altri modi per dirlo [su Infinite Jest]

E la cosa che mi fa paura è che, quando arriveremo noi al potere, quando saremo noi quelli di quarantacinque, cinquant’anni, non ci sarà nessuno… nessuno più anziano… non ci saranno persone più anziane di noi che si ricorderanno la Grande Depressione, o la guerra, persone che hanno alle spalle sacrifici considerevoli. E non ci sarà nessun limite ai nostri, come dire, appetiti. E anche alla nostra smania di sperperare le cose.