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Poesie sul papà, le 22 più belle da dedicare per la Festa del Papà

Poesie Papà - Aforisticamente

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Presento una raccolta di 22 poesie sul papà, da dedicare a vostro padre in occasione della Festa del Papà.

Tra i temi correlati si veda 22 poesie sulla mamma, Frasi, citazioni e aforismi sul papà e l’essere padre, Frasi e biglietti di auguri per la festa del papà, Frasi di auguri di compleanno per il papà.

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Poesie sul papà, le 22 più belle da dedicare per la festa del Papà

Pam Brown, Tutti i papà hanno il loro fischio speciale

Tutti i papà hanno il loro fischio speciale,
il loro richiamo speciale.
Il loro modo di bussare.
Il loro modo di camminare.
Il loro marchio sulla nostra vita.
Crediamo di dimenticarcene, ma poi, nel
buio, sentiamo un trillare di note
e il nostro cuore si sente sollevato.
E abbiamo di nuovo cinque anni:
stiamo aspettando di udire
i passi di papà sulla ghiaia del vialetto.

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Fabrizio Caramagna, Un padre

Un padre è qualcuno che ti prende in braccio e ti insegna a ridere.
Qualcuno che quando chiudi gli occhi puoi sentire il suo cuore battere nel tuo.
Qualcuno che con la sua mano grande come il cielo ti indica la strada.
Qualcuno che, basta un soffio appena nei polmoni, per toglierti ogni paura.
Che grande forza che ha un padre.

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Camillo Sbarbaro, Padre, se anche tu non fossi il mio

Padre, se anche tu non fossi il mio
Padre se anche fossi a me un estraneo,
per te stesso egualmente t’amerei.
Ché mi ricordo d’un mattin d’inverno
Che la prima viola sull’opposto
Muro scopristi dalla tua finestra
E ce ne desti la novella allegro.
Poi la scala di legno tolta in spalla
Di casa uscisti e l’appoggiasti al muro.
Noi piccoli stavamo alla finestra.
E di quell’altra volta mi ricordo
Che la sorella mia piccola ancora
Per la casa inseguivi minacciando
(la caparbia aveva fatto non so che).
Ma raggiuntala che strillava forte
Dalla paura ti mancava il cuore:
ché avevi visto te inseguir la tua
piccola figlia, e tutta spaventata
tu vacillante l’attiravi al petto,
e con carezze dentro le tue braccia
l’avviluppavi come per difenderla
da quel cattivo che eri il tu di prima.
Padre, se anche tu non fossi il mio
Padre, se anche fossi a me un estraneo,
fra tutti quanti gli uomini già tanto
pel tuo cuore fanciullo t’amerei.

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Antonio Machado, mio padre

Io ho quasi un ritratto
del mio caro padre, nel tempo,
ma il tempo se lo porta via.
Mio padre, cacciatore – sulla riva
del Guadalquivir, in un giorno così chiaro! –
-è la canna blu del suo fucile
e il fumo bianco del tiro preciso.
Mio padre nel giardino di casa nostra
mio padre tra i suoi libri, che lavora.
Gli occhi grandi, la fronte spaziosa,
il viso scarno, i baffi lisci.
Mio padre scrive – caratteri minuscoli –
riflette, sogna, soffre, parla ad alta voce.
Passeggia. Oh, padre mio, ancora
ti vedo e il tempo non ti ha cancellato!
Ormai sono più vecchio di te, padre mio, quando mi baciavi.
Ma nel ricordo
sono ancora il bimbo che tu prendevi per mano.
Tanti anni sono passati senza che ti ricordassi, padre mio!
Dove sei stato tu in tutti questi anni?

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Robin Williams, Mio padre

Si prova veramente una
sensazione meravigliosa,
quando tuo padre non è più
un dio ma un uomo; quando
scende dalla montagna e ti
accorgi che è anch’egli un
uomo con le sue debolezze.
E tu lo ami per com’è nella
sua interezza, e non più
come un essere superiore.

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Lina Schwarz, Il babbo

Povero babbo! Stanco, scalmanato,
tutte le sere torna dal lavoro,
ma per cantar la nanna al suo tesoro
ha sempre un po’ di forza e un po’ di fiato.

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Anonimo, Io avevo un principe azzurro

Io avevo un principe azzurro…
~E com’era?
Era l’uomo più bello del mondo.
~E ti voleva bene?
Si, mi amava dal primo giorno che sono nata.
~Non ti credo.
È vero, lui amava me e io lui.
~Davvero? Come si chiamava?
Aveva un nome, ma io lo chiamavo… papà.

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Roberto Piumini, C’è un uomo grande

C’è un uomo grande:
gli faccio domande.
C’è un uomo grosso:
gli salto addosso.
C’è un uomo attento:
gli soffio il vento.
C’è un uomo quieto:
gli dico il mio segreto.
C’è un uomo in casa mia
che mi fa compagnia.
Chi è? Chissà?
È il mio papà!

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Giovanna Sicari, Vorrei farti felice con questo niente

Babbo, vorrei comprarti
tutte queste piccole cose
esposte al mercato,
cose piccole, inutili:
arnesi, cianfrusaglie, biglietti.
Vorrei farti felice con questo niente
che colma il vuoto
con quest’amore che ripara,
tu solo annaffi le piante lievi
lavi e curi ogni cosa
e scavi nella compostezza
della vita, con decisione
raccogli foglioline e altro
tu solo puoi entrare nell’infinito.

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Vincenzo Riccio, Prima che nascessero i papà

Prima che nascessero i papà
il mondo era quadrato:
non c’erano le piante,
neppure un albero di cioccolato.
Il sole non riusciva neppure a tramontare
visto che ancora non sapeva rotolare.
I prati non avevano l’erba dipinta,
e i petali dei fiori avevano una faccia stinta.
Se guardavi il cielo vedevi solo nero,
tutto il mondo era scuro e serio serio.
Ma poi è arrivato il mio papà.
Ha arrotolato il cielo intorno al mondo,
ha insegnato al sole a rincorrere le stelle,
e perché la notte non facesse poi paura al suo bambino
ha acceso in cielo un faro e qua e là qualche lumino.
Ha regalato note anche agli uccelli,
e tra i rami degli alberi ha legato solo sogni belli.
Tutto questo ha fatto per me il mio papà.
Ma so, che per il mio amore,
sta costruendo un mondo ancora migliore.

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Anonimo, Il mio papà

Il mio papà è difficile da raccontare,
come un cielo o come il mare.
Non si misura il bene che mi vuole,
come non si contano i raggi del sole.
Quando mi prende in braccio
salgo al quarto piano,
se mi lancia nel vuoto
viaggio in aeroplano.
Giocare assieme
è il nostro passatempo preferito.
Il mio papà…
che ci posso fare?
Troppo fantastico
da raccontare.

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L. Musacchio, Il papà non è solo

Il papà non è solo
l’amico delle capriole sul letto grande,
non è solamente l’albero al quale mi arrampico
come un piccolo orso,
non è soltanto chi tende con me l’aquilone nel cielo.
Il papà è il sorriso discreto che fa finta di niente,
è l’ombra buona della grande quercia,
è la mano sicura che mi conduce nel prato
e oltre la siepe.

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Maria Luisa Spaziani, Papà, radice e luce

Papà, radice e luce,
portami ancora per mano
nell’ottobre dorato
del primo giorno di scuola.
Le rondini partivano,
strillavano:
“fra cinquant’anni
ci ricorderai”.

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Victoria Secunda, Mio padre

Con mio padre la vita diventava un’avventura
Di sera, nell’ attimo in cui valcava la soglia,
persino la casa sembrava acquisire nuova energia,
come un’ondata di elettricità. Tutto diventava più
carico, più brillante, più colorato, più eccitante
Inizialmente tutti i padri sono eroi per le figlie,
anche quando sono tutto tranne che eroici.

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Jesús Diaz Armas, Benedetto tu sia padre per i giorni

Benedetto tu sia padre per i giorni
che hai dedicato a me per i giocattoli
fatti con le tue mani e col tuo ingegno
gli strani aggeggi che imitavano
quelli che gli altri compravano nei negozi
per la fiaba che tante volte
mi hai raccontato con pazienza
quella degli animali nella casa
il gatto il cane il gallo e dei ladri
bambino come me sempre disposto
a fare insieme i giochi
per sparare sulla terrazza
col fucile a pallini o la balestra
e grazie soprattutto per il giorno
luminoso e lontano perduto ormai per sempre
che facesti ballare la carota
davanti allo stupore dei miei occhi
un eroe fui quel giorno a scuola
arrotolando il filo intorno
a quella strana trottola
e adesso che mi sforzo di trovare
un senso ai mondi che mi accerchiano
mi volgo a quel momento
e lì mi riconosco in quel centro
girando su me stesso
eseguendo lo stesso ballo assurdo
essendo io adesso la carota
che inizia il giro appena lascia il filo.

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Alfonso Gatto, A mio padre

Se mi tornassi questa sera accanto
lungo la via dove scende l’ombra
azzurra già che sembra primavera,
per dirti quanto è buio il mondo e come
ai nostri sogni in libertà s’accenda
di speranze di poveri di cielo
io troverei un pianto da bambino
e gli occhi aperti di sorriso, neri
neri come le rondini del mare.
Mi basterebbe che tu fossi vivo,
un uomo vivo col tuo cuore è un sogno.
Ora alla terra è un’ombra la memoria
della tua voce che diceva ai figli:
– Com’è bella notte e com’è buona
ad amarci così con l’aria in piena
fin dentro al sonno – Tu vedevi il mondo
nel plenilunio sporgere a quel cielo,
gli uomini incamminati verso l’alba.

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Sibilla Aleramo, Ricordo del padre

Sempre che un giardino m’accolga
io ti riveggo, Padre, fra aiuole,
lievi le mani su corolle e foglie,
vivo riveggo carezzare tralci,
allevi rose e labili campanule,
silenzioso ti smemorano i giacinti,
stai fra colori e caldi aromi, Padre,
solitario trovando, ivi soltanto,
pago e perfetto senso all’esser tuo.

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Fabrizio Caramagna, Tu che rendi il futuro più chiaro

Papà, tu che rendi il futuro più chiaro
semplicemente nominandolo.
Tu che parli la lingua degli elfi per capire quello che dico
quando nessun altro mi capisce.
Tu che che inventi re, navi e pirati,
così che insieme attraversiamo mille mari.
Tu che mi porti sulle spalle
e non c’è sostegno più grande.
Tu che mi hai dato quasi tutto
e quasi tutto è poco rispetto a quello che ho ricevuto.

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Salvatore Quasimodo, Al padre

Dove sull’acque viola
era Messina, tra fili spezzati
e macerie tu vai lungo binari
e scambi col tuo berretto di gallo
isolano. Il terremoto ribolle
da due giorni, è dicembre d’uragani
e mare avvelenato. Le nostre notti cadono
nei carri merci e noi bestiame infantile
contiamo sogni polverosi con i morti
sfondati dai ferri, mordendo mandorle
e mele dissecate a ghirlanda. La scienza
del dolore mise verità e lame
nei giochi dei bassopiani di malaria
gialla e terzana gonfia di fango.
La tua pazienza
triste, delicata, ci rubò la paura,
fu lezione di giorni uniti alla morte
tradita, al vilipendio dei ladroni
presi fra i rottami e giustiziati al buio
dalla fucileria degli sbarchi, un conto
di numeri bassi che tornava esatto
concentrico, un bilancio di vita futura.
Il tuo berretto di sole andava su e giù
nel poco spazio che sempre ti hanno dato.
Anche a me misurarono ogni cosa,
e ho portato il tuo nome
un po’ più in là dell’odio e dell’invidia.
Quel rosso del tuo capo era una mitria,
una corona con le ali d’aquila.
E ora nell’aquila dei tuoi novant’anni
ho voluto parlare con te, coi tuoi segnali
di partenza colorati dalla lanterna
notturna, e qui da una ruota
imperfetta del mondo,
su una piena di muri serrati,
lontano dai gelsomini d’Arabia
dove ancora tu sei, per dirti
ciò che non potevo un tempo – difficile affinità
di pensieri – per dirti, e non ci ascoltano solo
cicale del biviere, agavi lentischi,
come il campiere dice al suo padrone:
“Baciamu li mani”. Questo, non altro.
Oscuramente forte è la vita.

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Riccardo Cocciante, A mio padre

Poi le cose si confondono
e non vedi dentro te
le illusioni non si avverano
e non ti chiedi più perché
mentre i giorni tuoi che passano
non li conti quasi più
mentre i giorni che ti aspettano
non sai cosa farne più
e i capelli poi s’imbiancano
e non sembri neanche tu
e le forze ti abbandonano
non combatti neanche più
e i tuoi figli che ti accusano
senza chiedersi perché
mentre i loro sogni volano
vanno in alto ma senza di te
e li vedi mentre scappano
e raggiungerli non puoi
e li senti che combattono
e lo fanno anche per te
loro adesso non capiscono
ch’eri giovane anche tu
che le cose che ora chiedono
gliele hai preparate tu
non ti devi ancora arrendere
c’è bisogno anche di tè
perché gli anni tuoi che passano
non ritorneranno più
perché gli anni che ti restano
non ti basteranno più
non ti basteranno più

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Patrizia Valduga, Requiem

Oh padre padre che conosco ora,
soltanto ora dopo tanta vita,
ti prego parlami, parlami ancora:
io fallita come figlia, fuggita
lontano un giorno, e lontana da allora,
non so niente di te, della tua vita,
niente delle tue gioie e degli affanni,
e ho quarant’anni, padre, quarant’anni!

Per otto giorni, otto notti nere,
immobile, schiacciato sulla schiena…
Più giù, ancora più devi cadere,
non ci sono più limiti alla pena…
Tu non potevi più nemmeno bere
e chiedevi come era la mia cena,
quel po’ di vita ancora di doveri
era per noi, per noi i tuoi pensieri.

Oh quanta vita in così poca vita…,
che sono qui e ho cuore di guardare…
che ci cerchi con gli occhi… che la vita
sola si strema in spasmo a conquistare
la morte, che si vince con la vita…,
io sono qui e ascolto il tuo ansimare…
Anima sola senza più parole,
parli la luce lucida del sole.

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John Steewart, I padri sono figli

Una delle cose più belle dell’essere padre è
che non bisogna smettere di essere figli.
In effetti non c’è scelta.
I padri sono figli: entrambi soggetto e predicato,
che si godono il privilegio di essere due, in uno.
II padre-e-figlio fortunato può trovare
sostegno in due direzioni: saggezza, forza
e compassione nel padre, intuito e gioia nei figli.
Il bambino può essere padre dell’uomo, e se guardi
da vicino negli occhi di tuo figlio, probabilmente
vedrai gli occhi di tuo padre che ti restituiscono lo sguardo.