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Frasi Belle

Scrittori di aforismi su Twitter, Emmebre

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Nella sezione Scrittori di aforismi su Twitter l’articolo di oggi è dedicato a @emmebre (emmebre*). Nella breve nota biografica che mi ha inviato, l’autore scrive di sé: “33 anni all’anagrafe, anche se su Twitter sono quello che scrive da vecchio. Costantemente tra filo spinato e linea gialla, per rubare una parentesi al mondo e tenerla per me”.

@emmebre si è iscritto a Twitter nel gennaio 2012. “Non c’è un motivo definito o definibile del perché scrivo tweet” mi dice l’autore. “Twitter è piuttosto un contenitore di sensazioni, del mio modo di sentire e di vedere, a volte uno scrigno più che un contenitore. D’altronde, si scrive sempre per qualcosa o per qualcuno, fosse anche una motivazione, un’idea, un ideale, una speranza, una realtà, una vita”. E sulla scelta del suo nome “emmebre”, l’autore aggiunge: ” Mi piacerebbe dire che è un acronimo che sta per ‘Era Meglio Mollare; Eppure Brindo, Respiro, Esisto’, ma non è così”.

Quella di @emmebre è una scrittura a forma di “corazza, “quella che dovrebbe proteggere dai draghi ma fa entrare le farfalle”, una scrittura che vorrebbe essere insensibile (“Contiene materiale insensibile. Vuoi continuare?” recita il profilo di Twitter), ma che in realtà ha come soggetto la sensibilità (“La sensibilità è quella cosa per cui avverti uno spillo come se fosse una lama e sprofondi in un sorriso come se fosse un baratro”), una scrittura avvolta dal filo spinato (“La verità è che con il filo spinato ci ho fatto i miei abiti migliori”), ma che finisce per mostrare tutta la fragilità che sta dietro: “polsi che tremano”, “vene che pulsano”, “occhi che brillano”.

In questo mondo in cui è così difficile adattarsi (“Darwin, mi dispiace. Io non mi adatto”), in cui “raccontare a qualcuno le proprie paure e le proprie debolezze è come dargli una pistola già carica puntata verso di te”, @emmebre cerca di seppellire le sue emozioni, ma poi le emozioni si agitano e si rivoltano e vengono in superficie: “Il problema è che quando seppellisci qualcosa dentro di te poi quella comincia a scavare”. Perché la verità “è che cerchi sempre qualcuno con cui perdere te”.

In questa sua scrittura, ondeggiante l’emozione e il distacco, tra i colori e il bianco e nero (“Sogno a colori, credo in bianco e nero”), tra il niente e il fortissimo (“- e poi?- e poi niente, ma fortissimo”) @emmebre racconta schegge di realtà, tra “cocci, il sangue ed un puzzle da ricomporre”. E anche se a volte il diagramma della vita sembra piatto (“Ho il polso della situazione ma non c’è battito”), il cuore continua a pulsare in modo invisibile e lo farà fino alla fine “Morire col cuore che batte per non dare soddisfazione alla morte”.

Presento una raccolta dei migliori tweet di @emmebre

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@emmebre, Tweet scelti

Li chiamano profili perché mostrano solo metà di quello che siamo realmente.
E spesso non sono nemmeno il lato migliore.

Comunque il pesce fuor d’acqua è quello che poi si è evoluto.

Quello che le donne non dicono è niente rispetto a quello che gli uomini non capiscono.

I colpi bassi sono la risposta di chi non arriva alla tua altezza.

C’è chi non è in grado di vedere oltre se stesso.
E poi c’è chi vede l’oceano in una pozzanghera, il cielo in una vetrina, una vita in te.

Perché quando ti stanchi di essere forte non sei debole, sei solo un forte un po’ stanco.

Sogno a colori, credo in bianco e nero.

È online ma non si applica.

Proteggimi se sbaglio.

– Dimmi qualcosa che mi faccia sentire indispensabile.
– Cesso.

Il problema è quando ti parlano col cuore in mano. Il tuo.

Dimmelo che anche tu ogni tanto ti incanti a guardare le nuvole, che non vivi solo di piedi che poggiano per terra.

Ogni mattina un gatto si sveglia e sa che dovrà correre più veloce del suo padrone per non finire su Instagram.

C’è chi sposta un sasso e ne parla come se avesse spostato una montagna.
E poi c’è chi sposta una montagna. In silenzio.

Non la frequenza, ma l’intensità.

Dal settimo cielo si cade meglio.

Tutto si aggiusta.
La differenza la fanno solo le crepe.

Non taglio i ponti, li bombardo.

Infrango sogni e mi rifletto nelle schegge.

Sono sull’orlo del baratro e ci tenevo a farvi sapere che c’è un panorama della madonna.

Un amore che strappi sorrisi, dubbi e vestiti.
Niente di più.
Niente di meno.

Il problema è che quello che ti uccide spesso nemmeno ti fa del male, mentre quello che ti fa vivere ti distrugge in silenzio.

Ho il polso della situazione ma non c’è battito.

In realtà non sono le persone che ti feriscono. Sei sempre tu che ti ferisci con le persone.

Il problema di quando accendi il cervello è che spesso ti si spegne l’entusiasmo.

Il problema è che quando seppellisci qualcosa dentro di te poi quella comincia a scavare.

Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto ti frastorna.

– e poi?
– e poi niente, ma fortissimo.

Si aspettano da te che precipiti per poter parlare dello schianto, del fragore e dei danni.
E tu invece cadi volteggiando come una piuma.

Il vero altruismo è muto.

Morire col cuore che batte per non dare soddisfazione alla morte.

Cosa te ne fai di tutta questa intelligenza che poi ti si aggrappa ai sentimenti e li rende tristi?

Brindo a questa vita zoppa, ai vetri opachi di condensa, agli equilibristi con la labirintite, ai determinati con le mani che tremano.

Si sta come sempre, tra l’inquietudine e il martello.

Degli incubi, rispetto ai sogni, ho sempre apprezzato l’onestà intellettuale.

I silenzi, in realtà, nella maggior parte dei casi portano solo ad incomprensioni enormi.
Ma voi continuate pure a credere che siano magici.

I silenzi, in realtà, nella maggior parte dei casi portano solo ad incomprensioni enormi.
Ma voi continuate pure a credere che siano magici.

Il vero dramma è che ormai va di moda la donna guerriera e il maschio minchione.
Sulla prima nulla da eccepire.

La criniera del leone la pettina solo il vento.

Sono di larghe vedute e di strettissime intese.

Darwin, mi dispiace. Io non mi adatto.

Il sole bacia i belli, ma la luna fa l’amore con i dannati.

Il brutto di avere un’anima di carta è che può essere stropicciata.
Il bello è che puoi farne un aeroplanino e affidarla al vento.

Una volta che indossi il tuo sorriso migliore puoi andare a morire dentro dove vuoi.

Tranquillo, è un periodo buio. Basterà un incendio per fare luce.

A volte hai il diritto di rimanere in silenzio, altre volte il dovere.

Chiusa una porta, l’errore più grande è restare a guardare dal buco della serratura.

Le chiamano cerchie di amicizie.
Ma è negli angoli che trovi le persone migliori.

Perennemente delusi dalle persone in carne ed ossa ma prontissimi a mitizzare perfetti sconosciuti.
È perverso.

– Posizione preferita?
– A riccio.

È che quando parli sono pugnalate e quando taci sono muri.

Pochi sono e molti sembrano.

Quanti sentimenti spontanei hai ammazzato per essere in grado di sorridere in quel modo?

Il piacere è singolare, la felicità è plurale.

Prima il dovere, poi il dovere successivo.

La sensibilità è quella cosa per cui avverti uno spillo come se fosse una lama e sprofondi in un sorriso come se fosse un baratro.

Se si fa duro è il gioco giusto.

La verità è che non volete il vero, ma il verosimile.

Assicuratevi sempre che la vostra commedia non sia la tragedia di qualcun altro.

Tremare per credere.

E poi c’è chi impara ad amarla la tua corazza, quella che dovrebbe proteggere dai draghi ma fa entrare le farfalle.

Un giorno quello che non pensavi mai incontrerà quello che credevi e ti sposterà l’orizzonte.

A volte fumo semplicemente per vedere qualcosa bruciare: tabacco, carta, catrame, pensieri, sogni, desideri, ambizioni, futuro.

Cadere in tentazione senza alcuna intenzione di rialzarsi.

Brindo ai cavalieri con sia macchie che paure, alle lance spezzate, agli ubriachi astemi, ai sentieri senza indicazioni, alla notte puttana.

Verso l’infinito e offro da bere.

Il problema è che l’attenzione va sempre al quadro, a ciò che appendi, e mai al chiodo che lo sostiene.

Questo è l’unico posto in cui quando uno scompare è perché vive e non perché è morto.

D’altronde, se ci pensi, le pugnalate solo da vicino te le possono infliggere.

Come quando tutto intorno è polvere da sparo e tu in mano hai solo un fiammifero.

Ognuno pulsa come può.

Il problema è che spesso devi romperlo per capire come funziona.

Tra giusto e sbagliato ci scorre tutto il sangue che hai in corpo.

Alcune sigarette hanno il solo scopo di interporre una nuvola di fumo denso tra te e ciò da cui ti stai allontanando.

La verità sta sempre dove c’è meno rumore.

In fondo chiedevamo solo di poterci accartocciare mentre bruciavamo.

La fiducia, in fondo, è il maggiore dei rischi possibili.

Che sia semplice, ma non banale. O, in alternativa, che sia complesso. Ma non complicato.

Per ogni equilibrio raggiunto c’è sempre un baratro non visitato e un cielo non goduto.

La vita, in fondo, è solo un desiderio grande in tazza piccola.

Ti invidieranno la serenità dello sguardo più di tutto il resto.
Perché quella sicuramente l’hai costruita da solo e con le tue forze.

– Posizione preferita?
– Sulla fiducia.

Tu accadi pure, ti prendo io.

Scambio filo da torcere con filo logico. Chiamare ore pasti.

Se ti riducono a pezzi, tu prova a ricordare loro di cosa è capace una scheggia.

Raccontami ancora della frenesia degli amanti, della razionalità di chi progetta insieme e della follia di chi decide di non distruggersi.

Tutti in cerca di visibilità, ed io in cerca solo di te.

Sono sul treno che passa una sola volta nella vita.
Vi assicuro che quando salite dovete spalare carbone se volete che continui a correre.

A volte si è pesanti solo per evitare di essere trascinati dalla corrente.

Forse nella vita incontreremo una sola persona capace di farci provare freddo nelle ossa e bollore nel sangue. Sempre se saremo fortunati.

Chissà che rumore fa un salto nel vuoto.

Puoi dirlo forte.
Ma se lo dici piano è sempre più bello.

È solo con le incomprensioni che riconosci chi ti sa comprendere.

Quelli sempre sulle nuvole, quelli che ogni tanto devi dargli uno strattone per tirarli giù. Quelli.

– “Alzati!”, disse la sveglia.
– “Fanculo, Snooze”, rispose il dito.
– “Sgbrjfjcnfbavb”, mugugnò il cervello.

Drammi interiori in commedie esteriori.

Sempre tutto liscio come l’ovvio.

Il problema è quando il lume della ragione ti acceca più della rabbia.

Raccontare a qualcuno le proprie paure e le proprie debolezze è come dargli una pistola già carica puntata verso di te.

Se volete che cada nelle vostre braccia prima assicuratevi di avere spalle abbastanza forti per sorreggere il peso delle sue inquietudini.

Quando l’importante non è capirsi, ma capitarsi.

Sacrificatevi per un fine, non per un principio.

La differenza la fa sempre la sensibilità personale, quella radice che germoglia in ciascuna persona e che fiorisce in pochi.

A volte posso anche decidere di sorvolare, ma solitamente è per bombardare meglio.

Potrei e Vorrei, ora sedetevi lì e cercate di fare pace.

– Posizione preferita?
– Al di là di ogni ragionevole dubbio.

Non piangere, che ti si arrugginisce quella volontà di ferro.

La verità è che cerchi sempre qualcuno con cui perdere te.

Difficile imparare a stare da soli.
Forse di più difficile c’è solo imparare a stare in due.

La verità è che con il filo spinato ci ho fatto i miei abiti migliori.

Accanto non è sempre sinonimo di vicino.

Parlami delle cose che non vedi, di quelle che ti fanno tremare i polsi e di quello che vorresti che ti dicessi. Parlami e non smettere mai.

Tanto alla fine rimani solo tu, i cocci, il sangue ed un puzzle da ricomporre.

21 grammi e non sentirli.

Siamo quelli capaci di detonare senza far rumore. Elegantemente distruttivi anche nell’implosione.

Il tempo passa, visualizza, non risponde, se ne fotte e ti sotterra.
Il tempo vince sempre.

– L’amo.
– Esca.

C’è un momento per tutto, ma spesso tutto non ne è al corrente.

Dovremmo avere sempre più cose da tenere che da temere.

Se non affronti la paura che blocca il salto non meriti l’altro lato del palco.

La bellezza è negli occhi di chi con quegli occhi ci ha visto il baratro.

Proteggili questi polsi che tremano, queste vene che pulsano, questi occhi che brillano.
Abbine cura e non farli vedere a nessuno.

Il silenzio assenso non esiste. Esiste solo il silenzio assenza.

Tutti speciali ma nessuno sa in quale specialità.

L’ultimo chiuda la sorte.

Il problema è che alcuni sono troppo vuoti persino per essere pieni di sé.

Quando si incontrano due vittime è solo questione di tempo.
Si evolveranno in due magnifici carnefici.

Si parla sempre di avere le palle, ma avere le ovaie è molto più faticoso.

Ti andrebbe di fondere i nostri sogni per farne una realtà?

E quando senti che ti stai sgretolando fallo in silenzio, o troverai sempre qualcuno pronto a darti la spallata decisiva per farti crollare.

Tra il dire e il fare, dove nuotano i mediocri.

Ora che ho la tua attenzione possiamo farci del male seriamente?

Che poi è sempre una questione di prospettiva, un po’ come per il fiato sul collo.

Le persone che si tengono tutto dentro le riconosci da quel velo nostalgico negli occhi, da quella richiesta di aiuto fatta con discrezione.

Non hai nulla da temere, quello che ti fa paura oggi sarà sostituito dalla paura di domani.
E quello che ti faceva paura ieri l’hai già dimenticato.

Ti donerò tutti i miei mentre, per arrivare ai tuoi nonostante.

Rischiate.
La vita, il tutto per tutto, un rapporto, la pelle, la verità, di perdere, a volte di vincere, di aver paura.
Ma non adagiatevi.

Tu e il contrario di tutto.

Ancora, legami, impari, occupati, ambito, altero, subito, e quanto cazzo sanno essere drammatici gli accenti..

Datemi un violino che suoni fuori tempo rispetto all’orchestra, capace di fottersene e continuare anche con l’archetto spezzato e le dita piene di tagli che sanguinano.

Perdona la polvere dentro, le sassate sui denti, l’armatura che cigola, il cassetto che scricchiola.