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Frasi, citazioni e aforismi di Robert Musil

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Robert Musil (Klagenfurt, 6 novembre 1880 – Ginevra, 15 aprile 1942), è stato uno scrittore e drammaturgo austriaco.

La sua opera principale è il romanzo incompiuto L’uomo senza qualità, una dei capolavori della letteratura di tutti tempi.

Presento una raccolta di frasi, citazioni e aforismi di Robert Musil. Tra i temi correlati si veda Le più belle frasi di Franz Kafka, Le frasi più belle di Thomas Mann e Frasi, citazioni e aforismi di Marcel Proust.

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Frasi, citazioni e aforismi di Robert Musil

Varie

Non è il genio a essere cento anni avanti rispetto al proprio tempo, è l’uomo medio a essere cent’anni indietro.

Se avete intenzione di affogare i vostri problemi nell’alcol, tenete presente che alcuni problemi sanno nuotare benissimo.

Un buon aforisma deve sciogliersi sulla lingua come una caramella.

L’istante non è altro che il punto di malinconia tra il desiderio e la memoria.

Se diffidi di una persona, i segni più chiari di fedeltà ti appariranno come indizi di tradimento; se invece ti fidi, le prove più evidenti di tradimento diverranno segni di una smisurata fedeltà.

Il linguaggio dell’amore è un linguaggio segreto, e la sua espressione più alta è un abbraccio silenzioso.

La nobiltà dello spirito, rispetto a quella tradizionale, ha il vantaggio che uno se la può conferire da solo

L’uomo s’aggiusta scrivendo un bel giorno un libro o un opuscolo o almeno un articolo di giornale, e cioè inserendo a verbale la sua protesta negli atti dell’umanità, il che è un gran sedativo, anche se nessuno lo legge.

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L’uomo senza qualità (Mann ohne Eigenschaften, 1930-1942)

Non esiste una sola idea importante di cui la stupidità non abbia saputo servirsi, essa è pronta e versatile e può indossare tutti i vestiti della verità. La verità invece ha un abito solo e una sola strada, ed è sempre in svantaggio.

E lei che cosa farebbe, – chiese Diotima stizzita, – se avesse per un giorno la possibilità di governare il mondo?
– Non mi resterebbe altro, credo, che abolire la realtà!

Da molto tempo un’ombra di disgusto si posava su tutto ciò che egli faceva o subiva, un soffio di impotenza e di solitudine, un’antipatia universale alla quale non sapeva trovare la complementare simpatia. Talvolta gli sembrava addirittura di esser nato con una vocazione per cui al giorno d’oggi non v’era meta.

I filosofi sono dei violenti che non dispongono di un esercito e perciò si impadroniscono del mondo rinchiudendolo in un sistema.

Dinanzi alla legge tutti i cittadini erano uguali, ma non tutti erano, appunto, cittadini.

In fondo mi eccita molto di più leggere la vita in un romanzo dove è semplificata da un’interpretazione; ma se devo viverla in tutte le sue lungaggini, la trovo già antiquata e prolissa e sorpassata come nesso logico.

Bisogna tornare a impossessarsi dell’irrealtà! La realtà non ha più senso!

Idealità e morale sono i mezzi migliori per colmare il gran buco che si chiama anima.

La probabilità di apprendere dal giornale una vicenda straordinaria è molto maggiore di quella di viverla personalmente; in altre parole, oggi l’essenziale accade nell’astratto, e l’irrilevante accade nella realtà.

Gli ideali hanno strane proprietà, fra le altre anche quella di trasformarsi nel loro contrario quando si vuol seguirli scrupolosamente.

Di un uomo importante non si deve sapere quello che fa, ma soltanto i suoi arrivi e le sue partenze.

Un uomo che vuole la verità, diventa scienziato; un uomo che vuol lasciare libero gioco alla sua soggettività diventa magari scrittore; ma che cosa deve fare un uomo che vuole qualcosa di intermedio fra i due?

Anche l’amore era fra quelle esperienze mistiche e pericolose, perché toglie l’uomo dalle braccia della ragione e lo lascia letteralmente sospeso a mezz’aria sopra un abisso senza fondo.

Non è vero che il ricercatore insegue la verità, è la verità che insegue il ricercatore.

Quello che distingue un sano da un malato di mente è appunto che il sano ha tutte le malattie e il malato solo una!

Un uomo politico che per ascendere calpesta mucchi di avversari annientati vien proclamato, secondo il successo, uno scellerato o un grand’uomo.

Non credo nel diavolo, ma se ci credessi me lo immaginerei come l’allenatore che spinge il cielo a sempre nuovi primati.

Lo sport si potrebbe definire il sedimento di un odio universale finissimamente diffuso, che precipita nelle competizioni sportive.

Dalle più violente esagerazioni, se lasciate a sé stesse, nasce col tempo una nuova mediocrità.

Lo specchio originariamente creato per la gioia si era trasformato in uno strumento angoscioso, come l’orologio.

Oggidì solo i criminali osano nuocere al prossimo senza filosofia.

Più disuguale è il valore del compagno, e più l’amore è squilibrato, per non dire sfigurato dalla passione.

Cos’è un’anima? In negativo è semplice da definire: è proprio ciò che velocemente arretra quando sente parlare di serie algebriche.

E perché dovrei scrivere un libro? – obiettò Ulrich – Mi ha partorito mia madre, non un calamaio!

Sotto l’apparente cortesia il disprezzo traspariva con evidenza come una leccornia sotto la gelatina.

La vita coniugale è come un combattimento tra gatti nell’oscurità notturna.

Già da tempo possedere una doppia personalità spirituale non è più un trucco di cui solo i matti sono capaci.

A poco a poco l’uomo probabile e la vita probabile incominciavano ad occupare il posto dell’uomo vero e della vita vera che erano pura immaginazione e illusione.

Il tempo presente è antifilosofico e vile; non ha il coraggio di decidere che cosa ha valore e che cosa non ne ha, e democrazia, per dirlo con la massima concisione, significa: ‘Fai quello che accade!’

Probabilmente anche Dio preferisce parlare del mondo da lui creato servendosi del congiuntivo potenziale [….] perché Dio fa il mondo e intanto pensa che potrebbe benissimo farlo diverso.

Le piccole fatiche quotidiane, nel loro insieme e nella loro predisposizione a essere sommate, immettono nel mondo molta più energia delle azioni eroiche; anzi l’impresa eroica appare addirittura minuscola, come un granello di sabbia che, con enorme illusione, viene posto sulla cima di un monte.

Abbiamo conquistato la realtà e perduto il sogno. Non stiamo più sdraiati sotto un albero a contemplare il cielo tra le dita dei piedi, ma lavoriamo e fatichiamo; del resto non si può starsene trasognati a stomaco vuoto se si vuole essere efficienti: bisogna mangiare bistecche e muoversi.

Se per varie circostanze storiche non fosse sorto a tempo opportuno un sistema burocratico religioso con funzione politica, oggi della fede cristiana non rimarrebbe neanche la traccia…

E un bel giorno ecco il bisogno frenetico: scendere! Saltar giù! Un desiderio di esser ostacolati, di non più evolversi, di restar fermi, di tornare indietro al punto che precede la diramazione sbagliata.

Quello che ci occorre oggi nella vita è la persuasione che le nostre faccende van meglio di quelle del vicino.

Riempivamo gli abissi tra cose opposte, e li aprivamo tra cose affini.

Quello che lo legava a una forma di esistenza solitaria e anonima non era altro che l’impulso coattivo a scomporre e ricomporre la realtà; quell’impulso che, con una parola che non s’incontra volentieri da sola, viene definito spirito.

E poiché possedere delle qualità presuppone una certa soddisfazione di constatarle reali, è lecito prevedere come a uno cui manchi il senso della realtà anche nei confronti di se stesso, possa un bel giorno capitare di scoprire in sé l’uomo senza qualità.

Un uomo senza qualità non dice di no alla vita, dice “non ancora!” e si risparmia.

La superiorità di un uomo che si è liberato dal desiderio di vivere è incredibilmente grande.

La vita non edifica niente senza cavare le pietre altrove.

Vi sono innamorati che guardano nell’amore come nel sole, e divengono semplicemente ciechi; mentre ve ne sono altri che con stupore scoprono per la prima volta la vita quando l’amore la illumina.

Molto prima dei dittatori la nostra epoca ha prodotto la venerazione spirituale dei dittatori.

I migliori e più evidenti successi dell’intelletto umano si sono avuti quasi solo quando esso sta alla lontana da Dio. Ma il pensiero che lo tentava disse: “E se questa libertà da Dio non fosse altro che la via moderna verso Dio?”.

Forse era proprio il suo talento quello di passare per un grande talento.

Se dal di dentro la stupidità non assomigliasse tanto al talento, al punto da poter essere scambiata con esso, se dall’esterno non potesse apparire come progresso, genio, speranza o miglioramento, nessuno vorrebbe essere stupido e la stupidità non esisterebbe.

Ci si riunisce in gruppi, perché l’obbedienza permette di fare tutto quello di cui per convinzione propria non si sarebbe più capaci, e l’inimicizia di quei gruppi dona agli uomini la sempre operante reciprocità della vendetta, mentre l’amore ben presto si addormenterebbe.

Moltissimi uomini sentono oggi di trovarsi in un deplorevole contrasto con moltissimi altri. È una caratteristica fondamentale della civiltà che l’individuo nutra una profonda diffidenza per l’individuo che si trova al di fuori del suo ambiente particolare, così che non solo un teutone considera un ebreo come un essere incomprensibile e inferiore, ma anche un giocatore di calcio giudica allo stesso modo un pianista.

Sono state donate a questo nostro secolo grandi idee in quantità, e per uno speciale favore della sorte ogni idea ha pure la sua contro-idea, di modo che individualismo e collettivismo, nazionalismo e internazionalismo, socialismo e capitalismo, imperialismo e pacifismo, razionalismo e superstizione vi si trovano tutti egualmente bene come a casa loro.

Nessun oggetto, nessun Io, nessuna forma, nessun principio è sicuro,tutto subisce un’invisibile e incessante trasformazione, vi è nell’instabile una maggior porzione d’avvenire che nello stabile, e il presente non è che un’ipotesi non ancora superata.

Non si sa bene come avvenga quel mutamento che in certe circostanze trasforma degli uomini coscienti in una massa consenziente, capace di qualunque eccesso nel bene come nel male, e incapace di ragionare, anche quando gli uomini di cui è formata non han coltivato nulla nella vita quanto la misura e la ponderatezza.

L’abitante di un paese ha almeno nove caratteri: carattere professionale, carattere nazionale, carattere statale, carattere di classe, carattere geografico, carattere sessuale, carattere conscio, carattere inconscio, e forse anche privato, li riunisce tutti in sé, ma essi scompongono lui, ed egli non è che una piccola conca dilavata di quei rivoli, che v’entrano dentro e poi tornano a sgorgare fuori per riempire insieme ad altri ruscelletti una conca nuova. Perciò ogni abitante della terra ha ancora un decimo carattere, e questo altro non è se non la fantasia passiva degli spazi non riempiti.

La nostra civiltà è un tempio di ciò che non sorvegliato sarebbe chiamato follia, ma è anche il luogo dov’è tenuto sotto sorveglianza.

Tutti i giorni per suo piacere andava un po’ a zonzo in città; quand’era in casa leggeva; sbrigava le sue faccende: godeva con lieta riconoscenza quella dolce insignificante attività di vivere.

E quantunque quel bacio fosse stato null’altro che uno scherzo galante, aveva in comune con un’infedeltà il gusto amaro lasciato dal piacere, l’essersi piegato su un’altra persona, come per bere da essa, e non vedere più riflessa nell’acqua la propria immagine.

Supporre che i partiti della fede siano composti da gente religiosa pare altrettanto esagerato quanto il pretendere che un impiegato postale sia un filatelico.

Questa bellezza? – si pensa, – sì, va bene, ma è poi la mia? Questa verità che sto scoprendo, è davvero la mia verità? Gli scopi, le voci, la realtà, tutte queste cose seducenti che allettano e guidano, che noi seguiamo, in cui ci buttiamo, sono la vera verità, o invece non se ne coglie che un soffio inafferrabile, posatosi sulla realtà?

Quel segreto consiste nel fatto che non è lecito permettersi tutto. Un’epoca in cui tutto è permesso ha sempre reso infelici coloro che vivevano in essa. Onestà, continenza, cavalleria, musica, la morale, la poesia, la forma, il divieto, tutto ciò non ha altro scopo più profondo che dare alla vita una forma limitata e precisa. La felicità senza limiti non esiste. Non v’è grande felicità senza grandi divieti.

Nessuno si considera interamente un vigliacco, perché se qualcosa gli fa paura ne corre via lontano, esattamente fino al punto dove si considera di nuovo un eroe!

Dio non intende che si prenda il mondo alla lettera: il mondo è un’immagine, un’analogia, un modo di dire del quale egli deve servirsi per un motivo qualunque, e naturalmente è sempre approssimativo; non dobbiamo prenderlo in parola, tocca a noi stessi trovare lo scioglimento del quesito ch’egli ci impone.

Chi voglia varcare senza inconvenienti una porta aperta deve tener presente che gli stipiti sono duri.

In tutto quel che intraprendeva – e cioè passioni fisiche come passioni spirituali – egli aveva finito per considerarsi prigioniero di preparativi che non ottenevano il loro vero scopo, e con l’andar degli anni era quindi venuto a mancare alla sua vita il senso della necessità, come l’olio in una lampada

La morale è coordinare ogni stato momentaneo della nostra vita con uno stato durevole!

In amore come in affari, nella scienza come nel salto in lunghezza è necessario credere prima di guadagnare e di vincere, e come non dovrebbe esser lo stesso anche per la vita in genere?

C’è qualcosa di singolare nelle amicizie giovanili: sono come un uovo che nel tuorlo già percepisce il suo magnifico futuro d’uccello, ma di fronte al mondo mostra solo una linea ovale alquanto inespressiva, indistinguibile da qualsiasi altra.

Io sostengo che la morale non esiste perché non la si può dedurre da qualcosa di stabile, ma che vi sono soltanto delle regole per l’inutile conservazione di condizioni transitorie.

Negli anni della maturità pochi uomini sanno, in fondo, come son giunti a se stessi, ai propri piaceri, alla propria concezione del mondo, alla propria moglie, al proprio carattere e mestiere e loro conseguenze, ma sentono di non poter più cambiare di molto. Si potrebbe sostenere persino, che sono stati ingannati; infatti è impossibile scoprire una ragione sufficiente per cui tutto sia andato proprio così come è andato; avrebbe anche potuto andare diversamente; essi hanno influito pochissimo sugli avvenimenti, che per lo più sono dipesi da circostanze svariate, dall’umore, dalla vita, dalla morte di tutt’altri individui; e solo in quel dato momento si sono abbattuti su di loro. Quand’erano giovani la vita si stendeva loro dinanzi come un mattino senza fine, colmo di possibilità e di nulla, e già al meriggio ecco giungere all’improvviso qualcosa che pretende di essere ormai la loro vita; e tutto ciò è così sorprendente come vedersi davanti tutt’a un tratto una persona con la quale siamo stati vent’anni in corrispondenza, senza conoscerla, e ce la siamo immaginata completamente diversa.

La vita di una singola persona forse non è altro che una piccola oscillazione intorno al più probabile valore medio di una serie.

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I turbamenti del giovane Törless (Die Verwirrungen des Zöglings Törleß, 1906)

Lo affascinava dover spezzare tutti i limiti entro i quali era rinchiuso, lasciarsi dietro la sua posizione di privilegio, i pensieri e i sentimenti che gli erano stati inoculati, tutte le cose che l’opprimevano e non gli davano nulla.

Ma era proprio quello che Törless non capiva. I progetti pazienti che per l’adulto legano impercettibilmente le giornate in mesi ed anni gli erano ancora ignoti. E anche quell’ottusità di percezione, per cui una giornata che volge alla fine non è più un problema. La sua vita era puntata su ogni singolo giorno. Per lui ogni notte era un nulla, una tomba, un’estinzione. Non aveva ancora acquistato la capacità di mettersi giù a morire ogni sera senza darsene pensiero.

Allora era anche possibile che dal mondo chiaro e diurno, l’unico da lui conosciuto finora, una porta immettesse in un altro mondo bieco, tempestoso, appassionato, nudo e distruttivo. E che fra quegli uomini la cui vita si muoveva ordinata come in una casa trasparente e solida di vetro e di ferro fra lavoro e famiglia, e gli altri, i reietti, i macchiati di sangue, i dissoluti e gli sporchi, quelli che erravano in un labirinto pieno di voci mugghianti, non soltanto c’è un ponte ma le due frontiere si toccano, segrete e vicine, e ad ogni istante si possono varcare.

Quanto più esattamente egli circoscriveva coi pensieri i suoi sentimenti e se li rendeva familiari, tanto più sembravano divenirgli, allo stesso tempo, estranei e incomprensibili; sicché non pareva neanche più che fossero quelli a ritrarsi da lui, ma che se ne allontanasse egli stesso, pur non potendo distruggere l’illusione di avvicinarvisi.

Sotto tutti i miei pensieri, io ho in me qualcosa di oscuro che non posso misurare razionalmente, una vita con può essere espressa con le parole e che tuttavia è la mia vita.

È certo che un uomo lo si comprende assai meglio dagli occhi che non dalle parole.

I giovani con un grande avvenire possiedono per lo piú un passato ricco di umiliazioni.

La passione è una fuga, in cui il ritrovarsi in due ha solo il significato di una solitudine raddoppiata.

La prima passione di un adolescente non è amore per quell’una, ma odio per tutte. Il sentirsi incompresi, il non comprendere il mondo non accompagnano la prima passione, ne sono se mai l’unica e non casuale origine. Ed essa non è che una fuga in cui l’essere in due altro non è che una solitudine raddoppiata.

Quasi ogni prima passione è di breve durata e lascia dietro di sé un gusto d’amaro.

Le visite a quella donna erano divenute negli ultimi tempi la sua unica e segreta gioia. Verso la fine della settimana già montava in lui l’irrequietezza, l’attesa spasmodica della domenica sera, quando si sarebbe introdotto furtivo da lei. Questo introdursi furtivo era ciò che più di tutto lo occupava.

Anch’io son legato a due fili. A questo, indefinito, che, in contraddizione con il mio chiaro convincimento, mi costringe a una compassionevole inazione, ma anche ad un altro, che va dritto alla mia anima, alle mie più intime conoscenze, e mi avvince al cosm

Esseri autentici sono soltanto quelli che sanno penetrare in se stessi, esseri cosmici in grado di immergersi fino al nesso profondo che li lega al grande processo dell’universo. Costoro compiono miracoli a occhi chiusi perché sanno utilizzare tutta l’energia dell’universo, la quale è in loro come fuori di loro.

Si dice che il mondo consista in leggi meccaniche, in nulla modificabili. Non è affatto vero, è roba che sta solo nei libri di scuola! Effettivamente il mondo esterno è ostinato, e, fino a un certo punto, le sue cosiddette leggi non si lasciano influenzare; eppure ci sono stati uomini a cui è riuscito. Sta scritto in libri santi e di provata verità, completamente ignorati dai più. Da essi ho appreso che ci sono stati uomini capaci di muovere le pietre, l’aria e le acque con un semplice moto della loro volontà, uomini dinanzi alla preghiera dei quali nessuna forza della terra era salda abbastanza. Ma anche questi non sono che trionfi esteriori dello spirito. Infatti, colui che riesca a contemplare ‘del tutto’ la propria anima ottiene che la sua vita corporale, che è solo casuale, si dissolva; è scritto nei libri che costui perviene direttamente a un più eccelso regno delle anime.

Törless dunque sedeva immobile, in perfetto silenzio, non distoglieva lo sguardo da Basini ed era completamente immerso nel folle vortice che si muoveva nel suo intimo. E da quello incessantemente emergeva la domanda: che cos’è questa qualità particolare che io possiedo? A poco a poco non vide più né Basini, né le lampade incandescenti, non sentì più il calore animale intorno a sé e nemmeno il brusio rumoreggiante che sale da una moltitudine di persone, quand’anche sussurrino. Come una massa ardente e oscura tutto questo vorticava indistinto intorno a lui. Solo sentiva un bruciore nelle orecchie e un freddo gelido nelle punte delle dita. Si trovava in quello stato di febbre, più interiore che fisica, che tanto amava.

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La casa incantata (Das verzauberte Haus, 1909)

I bambini non hanno ancora l’anima. Anche i morti. Non sono ancora o non sono più niente, possono ancora diventare tutto o esserli stato. Sono simili a recipienti che danno forma ai sogni, sono il sangue con cui imbellettano di vita i desideri dei solitari

Cos’era quella beatitudine sottile e rodente che malgrado la sua preoccupazione le scavava il corpo fino a lasciarlo morbido e carezzevole come una capsula sottile? Desiderò spogliarsi. Solo per farlo, soltanto per la sensazione di sentirsi più vicina, di rimanere sola con se stessa in una stanza oscura.

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Il compimento dell’amore (Die Vollendung der Liebe, 1911)

Era un oscuro sentimento del mondo intorno a loro, che li stringeva l’uno all’altro, era un senso fantastico di freddo da tutti i lati tranne quello dove erano uniti, si scaricavano, si davano appoggio come due metà meravigliosamente coincidenti, ch e, combinate insieme, diminuiscono le loro superfici verso l’esterno mentre l’interno si espande in se stesso. Talvolta erano infelici perché non potevano metter in comune tutto fino in fondo.

Nell’arte c’è una finezza che apprezzo: il lieto fine che ci consola dell’esistenza quotidiana. La vita è delusione, tanto spesso ci defrauda dell’atto finale. Ma questa non è forse la stupidità della naturalezza?

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Conferenza sulla stupidità (1937)

Chiunque voglia parlare o utilmente partecipare al discorso sulla stupidità, deve presupporre di non essere egli stesso stupido. Così facendo, fa vedere che si considera intelligente, anche se fare così è in generale considerato segno di stupidità.

Sarà stupido vantarsi di essere intelligente, ma non è sempre intelligente farsi la fama di stupido.

Nessuno si comporta sempre in modo così intelligente come dovrebbe e, anche se non sempre, ognuno di noi di tanto in tanto è stupido.

Ogni intelligenza ha la sua stupidità.