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Il Tevere è stato, durante l’epoca romana e per tutto il medioevo, la più grande arteria della civiltà. I romani lo chiamavano “flavus Tiber”, il biondo Tevere.
Presento una raccolta di frasi, citazioni e aforismi sul Tevere. Tra i temi correlati si veda Frasi, citazioni e aforismi su Roma, Frasi, citazioni e aforismi sul Colosseo, Proverbi e detti romaneschi e Frasi, citazioni e aforismi sul fiume.
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Frasi, citazioni e aforismi sul Tevere
La magia di Roma è nel vedere San Pietro riflesso nel tevere.
(Anonimo)
E lungo il Tevere che andava lento lento,
noi ci perdemmo dentro il rosso di un tramonto.
(Claudio Baglioni)
Si apre come un’aurora
Roma, dietro le spirali del Tevere,
gonfio di alberi splendidi come fiori.
(Pier Paolo Pasolini)
La magia di Ponte Umberto, la magia del cupolone, la magia del Tevere, la magia di Roma.
(Anonimo)
Roma non è immota ma scorre, come il Tevere che l’attraversa.
(Andrea Carandini)
Regna il Silenzio i luoghi. Nel vespro il Tevere splende:
l’onda perenne ei reca della sua pace al mare.
Guardano il padre fiume le querci immote.
(Gabriele D’Annunzio)
Il mormorio del fiume è certo più bello di quello delle grandi fontane di San Pietro.
(Sandro Penna)
Tevere. Lei seduta sul muretto con le gambe in aria verso il fiume scatta fotografie.
Bisognerebbe vivere ogni attimo così.
(ptkdev, Twitter)
Tevere per credere.
(Anonimo)
Ma sto fiume ce serve o nun ce serve? Perché se ce serve lo voglio vivere e lo voglio navigare ma se nun ce serve, ed io dico che nun ce serve!
(Dal film Gallo cedrone)
Mi nonno racconta che da ragazzino
Ner fiume più antico der monno latino
Quanno coceva l’afa ar mattino
Er ponte de Sisto era ‘n trampolino.
Piccoli e grossi, donne e vecchietti
Tutti giù ar fiume dar cielo protetti
Dalle borgate venivan gruppetti
Felici i più piccoli come uccelletti.
(Poeti der Trullo)
Poi ch’è successo? Er fiume è cambiato
S’è fatto d’un tratto color cioccolato
Grigio cemento bloccato a ogni lato
Cor pianto der monno ce s’è mescolato.
Durante la storia mille e più vorte
Er flusso der fiume ha ‘nghiottito la sorte
Dell’anime deboli tristi ed assorte
Che in fondo al riflusso han visto la morte.
(Poeti der Trullo)
A Roma ho visto che il Tevere non è bello, ma trascurato nelle banchine, da dove spuntano rive a cui non c’è chi metta mano.
(Ingeborg Bachmann)
Dal Cupolone, dietro Ponte Sisto, all’Isola Tiberina dietro Ponte Garibaldi, l’aria era tesa come la pelle di un tamburo. In quel silenzio, tra i muraglioni che al calore del sole puzzavano come pisciatoi, il Tevere scorreva giallo come se lo spingessero i rifiuti di cui veniva giù pieno
(Pier Paolo Pasolini)
Il Tevere scivola più lento del miele.
Maggio va adagio. La luce d’oro
trabocca dalle cime.
Biondo e morbido l’olio della luce
si riversa quaggiù.
(Leonardo Sinisgalli)
Allora Enea dal mare vede un ingente bosco.
In mezzo ad esso con corso ameno il Tevere
con salti rapidi e biondo di molto limo
si getta in mare
(Virgilio, Eneide)
Quell’anno rimase memorabile per l’inverno che fu così gelido e nevoso da bloccare le strade e impedire la navigazione sul Tevere – Insignis annus hieme gelida ac niuosa fuit, adeo ut uiae clausae, Tiberis innauigabilis fuerit.
(Tito Livio, Ab Urbe Condita)
C’imbarcammo sul Tevere, e vi bevemmo ottimo vino di Spagna.
(Goethe)
La vita non è che un passaggio episodico e impercettibile su quelle vaste piazze sepolcrali, lungo quelle vie larghe e selciate che s’inarcano e si sprofondano all’infinito, presentando indescrivibili prospettive, e hanno l’aria storica e costernante dei luoghi dove ci si vede. Talvolta, sopra pensiero, si sente il gorgoglìo del Tevere.
(Vincenzo Cardarelli)
Non avevo mai visto gabbiani sulle rive del Tevere
cangianti in questa fine d’inverno le penne e le acque.
Mi sono appoggiato al granito come fanno quelli
che vegliano sulla propria vita o morte usando
un’intenta pazienza ma i miei occhi distratti
seguivano le planate rapinose degli uccelli plumbeoargentei
(Attilio Bertolucci)
Donna: Aò! Ma che te butti [nel Tevere] co’ tutto l’oro addosso? ‘N t’a levi ‘a catenina e li bracciali?
Accattone: None! Vojo morì co’ tutto l’oro addosso, come i faraoni!
Uomo: Ma daccelo a noi!
Accattone: Si volete l’oro v’o venite a pesca!
(Dal film Accattone, di Pier Paolo Pasolini)
i romani il Tevere l’hanno sempre amato a modo loro, con la loro violenza e la loro fame da orsi sui salmoni: volendosene cibare e sbarazzare. Il Tevere ha opposto resistenza: una vegetazione ostile e solitaria, l’acqua carica di sabbia che lo faceva biondo (adesso è più un cenere) e pesante, una corrente spietata, una fauna carnivora e poco acquatica (le nutrie, i topi, i gabbiani)
(Simonetta Sciandivasci, Il foglio)
Il Tevere pescoso e una comunità fluviale che gli campa e prospera intorno esiste, non ha argini, muove verso la periferia della città, ed è fatto di baracche identiche a quelle in cui viveva Nino Manfredi, con una famiglia mostruosa e spietata e pure una concubina grottesca, in “Brutti, sporchi e cattivi”. Lì non arriva neppure il sospetto che, molti chilometri più avanti, lungo lo stesso fiume, ci sia l’esclusivissimo Circolo dei Canottieri sul quale affacciava l’ultima casa di Alberto Moravia, a Prati, il solo quartiere di Roma i cui abitanti, ogni tanto, dicono di abitare “in” e non “a”-
(Simonetta Sciandivasci, Il foglio)
La sfida che il Tevere tende a Roma è una partita aperta da quando sul fiume transitavano, risalendolo, le merci che sbarcavano nel porto di Traiano, oggi un lago esagonale bellissimo e inutile. Ci siamo affrancati dall’acqua, la nostra è una civiltà che trasporta per terra e per aria e per etere, e di tornare al Tevere navigabile non importa a nessuno, ma quella sfida all’impiego e al senso tra la capitale e il suo fiume, è lì che incombe, ancora, sempre più irrisolta e obesa.
(Simonetta Sciandivasci, Il foglio)
Vale più un bicchiere de Frascati, che tutta l’acqua der Tevere.
(Proverbio romano)
-Voglio fare l’amore con te!
-Sul serio?
-Sul Serio, sul Tevere, sull’Arno… ovunque!
(ilgemelloraro, Twitter)
Ce sta un detto de Combucio che dice siedete sur fiume e aspetta il cadavere del tuo nemico. Però se er fiume è il Tevere il cadavere è il tuo perché te se magnano li sorci.
(Corrado Guzzanti)
Il Tevere è più un pugno nell’occhio che un tesoro.
(Tom Kington, Times, giugno 2018)
I romani ignorano il Tevere, perché non possono vederlo, essendo isolato, chiuso dai muraglioni edificati dai piemontesi.
(Tom Kington, Times, giugno 2018)
Un anno prima che Roma diventasse ufficialmente la capitale d’Italia, nel 1871, il Tevere esondò per l’ennesima, catastrofica volta (è la piena più ricordata dalle lapidi che si trovano sulle facciate di molti palazzi). Il re Vittorio Emanuele II colse l’occasione al volo, si precipitò in città (già allora si portava molto l’afflizione delle alte cariche pubbliche presso i luoghi delle tragedie) e addossò tutte le colpe al papato, che non s’era mai impegnato per contenere le piene del Tevere.
(Simonetta Sciandivasci, Il foglio)
Quell’inondazione fece buon gioco alla monarchia e alla fine essa riuscì a incanalare il fiume vivo con quegli orribili muraglioni. Ci sarebbero riusciti anche i papi, magari facendo qualcosa di meno brutto
(Dolores Prato)
Restituire il Tevere ai cittadini resta una nostra priorità.
(Virginia Raggi, luglio 2018)
– Il Tevere è un fiume ubriaco, sbanda continuamente, non sa andare dritto.
– Ma no, non è ubriaco, è solo parecchio fantasioso.
(Dialogo tra il pittore Corrado Cagli e il critico Emilio Villa)