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Presento la più ampia raccolta in lingua italiana di frasi, citazioni e aforismi sulla Liguria. Tra i temi correlati si veda Frasi, citazioni e aforismi sul Piemonte, Frasi, citazioni e aforismi su Genova, Frasi, citazioni e aforismi sulla Toscana e Frasi, citazioni e aforismi sul mare.
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Frasi, citazioni e aforismi sulla Liguria
La Liguria d’estate è l’odore di basilico, il caldo, la luce che scivola dalla finestra, gli ulivi allineati come pensieri, il mare che veste ogni cosa di blu.
(Fabrizio Caramagna)
– Dove sei?
-In una terra che sa di basilico e mare, le colline sembrano voler sfiorare le nuvole e i colori sono pennellate di luce e incanto.
(Fabrizio Caramagna)
La Liguria, come tutti sanno, è la più piccola delle regioni italiane. Parte dalla Toscana, sfiora l’Emilia, orla il Piemonte ed è interrotta dal confine francese. Ma il carattere ligure è più netto di quanto non farebbe supporre la varietà delle regioni che gravano sopra una striscia così esigua di terra. La diversità maggiore si scorge passando da Genova alla zona più occidentale. Qui sulla Liguria chiusa, laconica, commerciale, riservata con gli stranieri, scarsa di fantasie, soffia l’aria della Provenza.
(Guido Piovene)
La Liguria è tutta in una strada che si chiama Aurelia, un lungo filo che si snoda da Levante a Ponente. E da una parte c’è il mare, dall’altra ci sono case dai colori disuguali e colline lavorate dall’uomo e ulivi.
(Fabrizio Caramagna)
Amo la Liguria che profuma di voci, vento e basilico. La Liguria dei vicoli e dei carrugi, in cui nulla è scontato.
(Fabrizio Caramagna)
Il blu dell’acqua di uno dei mari più belli d’Italia lambisce la costa, fatta di rocce, macchia e dei colori pastello dei cento paesi orgogliosi della tradizione marinara ligure. Alle loro spalle le colline – brulle o argentate di ulivi – salgono ripide verso l’Appennino che separa la Liguria dalle altre regioni del nord.
(Anonimo)
Se allora mi avessero domandato che forma ha il mondo avrei detto che è in pendenza, con dislivelli irregolari, con sporgenze e rientranze, per cui mi trovo sempre in qualche modo come su un balcone, affacciato a una balaustra, e vedo ciò che il mondo contiene disporsi alla destra e alla sinistra a diverse distanze, su altri balconi o palchi di teatro soprastanti o sottostanti, d’un teatro il cui proscenio s’apre sul vuoto, sulla striscia di mare alta contro il cielo attraversato dai venti e dalle nuvole.
(Italo Calvino)
Il mondo di cui sto parlando ha questo di diverso da altri possibili mondi, che uno sa sempre dove sono il levante e il ponente in tutte le ore del giorno e di notte […] ogni orientamento per me comincia da quell’orientamento iniziale, che implica sempre l’avere sulla sinistra il levante e sulla destra il ponente, e solo a partire di lì posso situarmi in rapporto allo spazio, e verificare le proprietà dello spazio e le sue dimensioni
(Italo Calvino)
Dietro la Liguria dei cartelloni pubblicitari, dietro la Riviera dei grandi alberghi, delle case da gioco, del turismo internazionale, si estende, dimenticata e sconosciuta, la Liguria dei contadini.
(Italo Calvino)
Liguria. Il mare nei capelli, l’odore dell’estate nelle vene, e le bougainville negli occhi.
(Fabrizio Caramagna)
La Liguria è quel luogo dove il blu del mare si mescola con l’argento degli ulivi, e il tuo sguardo è pieno di stupore e gratitudine.
(Fabrizio Caramagna)
La Liguria, forse più di ogni altra regione italiana, ha un’identità schizofrenica, compresa fra un paesaggio litoraneo troppo visibile agli occhi dei viaggiatori che ne hanno sempre apprezzato, sin dai tempi di Petrarca, la sua bellezza pittoresca, da cartolina, ed una Liguria interna, che sfugge all’occhio superficiale dell’osservatore, cocciutamente attaccata a una terra dura e cattiva.
(Massimo Quaini)
A guardarlo dalle nostre colline, della Liguria occidentale, il mediterraneo sale all’orizzonte come un immenso edificio di luce. Fa sognare partenze, voli supremi. A volte è bianco e fa l’effetto di una nuvola; più spesso è di un azzurro che sconfina; se il vento lo ghermisce, appare solcato di cammini, specie di sera.
(Francesco Biamonti)
Punte argentee di mare entravano nel cielo, quasi in risposta al richiamo degli ulivi.
(Francesco Biamonti)
Da noi il mare sale per rocce e per dirupi col suo respiro.
(Francesco Biamonti)
Spotorno, Finale, Loano, Albenga, Alassio, Andora, Diano Marina, Imperia, Arma di Taggia, Sanremo, Ospedaletti, Bordighera, Ventimiglia.
Pochi chilometri dividono un paese dall’altro eppure in ognuno di essi il mare ha odori diversi e il suo modo di frangersi mostra forme particolari e persino la luce del cielo non è mai la stessa da golfo a golfo.
(Fabrizio Caramagna)
E c’era quella Liguria di roccia, più severa, appena più lontana, che portava traccia di campagna e d’oliveti, di boschi, lecci e castagni. Paesi appesi, fiori di roccia, Apricale, Taggia, Pigna, Triora, Perinaldo, votati al sole dei campanili e all’umido dei carrugi, dove odore di mulo e capra, degli umili di questa terra, colpivano narici e gole di sconosciuta, antica memoria.
(Nico Orengo)
I terrazzamenti liguri, fatti di pietre e ulivi e braccia d’uomo e colline a picco sul mare, sono un’opera di storia e civiltà altrettanto importante che le piramidi o le cattedrali del medioevo.
(Fabrizio Caramagna)
Lenta e rosata sale su dal mare
la sera di Liguria, perdizione
di cuori amanti e di cose lontane.
Indugiano le coppie nei giardini,
s’accendon le finestre ad una ad una
come tanti teatri.
Sepolto nella bruma il mare odora.
Le chiese sulla riva paion navi
che stanno per salpare.
(Vincenzo Cardarelli)
Quando cammino sulle alture di Genova, ci sono momenti in cui avverto bagliori ed emozioni simili a quelle che sentì Colombo, forse negli stessi luoghi, lanciato verso il mare e il futuro
(Friedrich Nietzsche)
Ed ecco, all’improvviso, scoprirsi un’insenatura nascosta, di ulivi e castani. Un piccolo villaggio, Portofino, si allarga come un arco di luna attorno a questo calmo bacino. Attraversiamo lentamente lo stretto passaggio che unisce al mare questo magnifico porto naturale, e ci addentriamo verso l’anfiteatro delle case, circondate da un bosco di un verde possente e fresco, e tutto si riflette nello specchio delle acque tranquille, ove sembrano dormire alcune barche da pesca.
(Guy de Maupassant)
Con la sua baia ed il suo piccolo porto, che verso oriente ha un’altra baia, Paraggi, a occidente, girato il promontorio in cui la roccia si alterna all’olivo e al pino selvaggio, il porticciolo medievale di San Fruttuoso, Portofino è il paesaggio più perfetto di tutta la Riviera tra La Spezia e Marsiglia. In una Riviera, come la ligure, bella ma di linee incerte, ha la precisione di linee e la purezza di contorni di un disegno cinese.
(Guido Piovene)
(Lady Sidney Morgan)
È la Liguria terra leggiadra.
Il sasso ardente, l’argilla pulita,
s’avvivano di pampini al sole.
È gigante l’ulivo. A primavera
appar dovunque la mimosa effimera.
Ombra e sole s’alternano
per quelle fondi valli
che si celano al mare,
per le vie lastricate
che vanno in su, fra campi di rose,
pozzi e terre spaccate,
costeggiando poderi e vigne chiuse.
In quell’arida terra il sole striscia
sulle pietre come un serpe.
Il mare in certi giorni
è un giardino fiorito.
Reca messaggi il vento.
(Vincenzo Cardarelli)
Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.
Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
(Eugenio Montale)
Portofino. Una piazzetta intima e accogliente che ti riempie gli occhi di emozioni.
(Fabrizio Caramagna)
Mi cade in cuore Noli. Sdegnosa della terra, guarda il mare come un gabbiano ferito. La montagna arcigna non ha a primavera il biancore d’un melo. Solo l’ulivo vi attecchisce. Anche il mare è una fredda lavagna infinita, percorsa da brividi di vento.
Qui Dante discese e Bruno insegnò a’ putti la grammatica.
Di qui i navigatori partirono a doppiare il capo di Buona Speranza, quando il mare era pieno di meraviglioso.
(Camillo Sbarbaro)
Mi sovviene il muretto sopra Noli dove indugiai un pomeriggio a prendere il sole. Il mare non s’udiva. Sulla spiaggia i pescatori rammendavano le reti. Mi pareva dolce finire la vita in una di quelle casette screpolate. Da un orticello lì sotto saliva l’odorino dei chinotti in fiore.
(Camillo Sbarbaro)
Spotorno, terra avara. Vi imbianca l’olivo, il sorbo vi si carica di mazzetti duri.
Ti siedi e taci sulla spiaggia sterposa di contro a un pallido mare. Vi tremola a volte una manciata di zecchini; al largo passa il guscio rossastro della petroliera.
Il greto abbacina. La montagna mostra bianche ferite.
Negli orti le casette screpolate rosee trasaliscono al passaggio del direttissimo. Allaga l’abitato la voce della maretta. Spotorno, paesaggio dell’anima; cielo che a guardarlo si beve.
(Camillo Sbarbaro)
Cervo è salite e scale, vicoli stretti e vento che sfiora la pelle, sorrisi e colori inaspettati.
(Fabrizio Caramagna)
A Diano Marina, le preoccupazioni, i tormenti e le frenesie
si perdono
nel profumo degli ulivi e degli aranci.
L’azzurro del mare pulsa
sotto una coltre di eterno,
mentre Cervo guarda da distante
e benedice ogni cosa.
(Fabrizio Caramagna)
Portovenere, presso La Spezia, è una muraglia di case addossate alla roccia ed alte come torri, quasi uno scenario di torri accostate l’una all’altra. Traforano questa muraglia, conducendo ai vicoli interni, passaggi alti come un tunnel, al centro dei quali pende una vecchia lanterna; le donne alle finestre degli ultimi piani sembrano evocazioni di un negromante. Da quell’altezza piombano e si sfasciano in terra cartocci contenenti cibo per i gatti. Ma basta salire dal porto alla chiesetta di San Pietro, esterno gotico dipinto a fasce orizzontali, una scura e una chiara, secondo l’usanza ligure, e interno siriaco, per ritrovarsi in uno splendido e solitario panorama di rocce, di qui si scorgono, di sbieco, le Cinque terre.
(Guido Piovene)
(Guido Piovene)
Vigneti terrazzati delle Cinque Terre, di Riomaggiore, battuti dal Libeccio, riarsi dal sole. Vigneti dei Magnati, della Donega, di Serra, sassi dei muretti a secco fatti da uomini in bilico come capretti. Terra sassosa impastata di sudore antico sparso per amore e non per castigo.
(Siro Vivaldi)
Da qui vigneti illuminati dall’occhio benefico del sole e dilettissimi a Bacco si affacciano a Monterosso e sui gioghi di Corniglia. ovunque celebrati per il dolce vino.
(Francesco Petrarca)
Fioritissime sono le strade di Bordighera, rifugio d’inglesi e scandinavi, centro importante di studi paleontologici.
(Guido Piovene)
Per conoscere veramente San Remo bisogna abbandonare la passeggiata a mare e arrampicarsi sulle colline alle spalle. E’ il regno dei floricoltori. Si troverà un villaggio come Bussana vecchia, abbandonato in seguito a un terremoto, i ruderi circondati dalle terrazze dei garofani.
(Guido Piovene)
Una volta c’era una Liguria, fatta di confine, con clandestini, contrabbandieri più solitari e Guardia di Finanza impegnata in controlli e rincorse in bianco e nero. Allora, sotto i Balzi Rossi, dove ci si arrivava con un ascensore che era per ingegneria e immagine una piccola Torre Eiffel capovolta, c’era una trattoria sul mare, proprio sopra la spiaggia delle uova, a fianco di una delle grandi caverne, le Balme, degli uomini primitivi, si chiamava da Arturo
(Nico Orengo)
I giardini Hanbury sono un paesaggio universale, la sintesi di tutti i paesaggi.
(Nico Orengo)
Immaginate sulla riva del mare una via dritta interminabile, fiancheggiata di case bianche, tutte lucenti di botteghe signorili, la quale dia a chi arriva in quel piccolo comune della Liguria l’illusione d’entrare in una grande città della Sicilia
(Edmondo De Amicis su Bordighera)
Iddio prese un musico mare
E lo spinse a sospirare
Contro ciottoli d’argento
E poi prese un molle vento
Sonnolento
E lo spinse a dondolare
Palme e palme in lunghe file
E giacinti gigli e rose
Che in discreti orti nascose.
Con in mezzo un campanile
Fece un semplice paese
Ed al sole lo distese,
E lo chiuse al mondo vile
E lo chiuse al mondo vano:
Formò in terra un Paradiso
Piccoletto, umile, piano
Poi su lastra d’oro inciso
Scrisse il nome di Diano
(Angiolo Silvio Novaro su Diano Marina)
O chiese di Liguria, come navi
disposte a esser varate!
O aperti ai venti e all’onde
liguri cimiteri!
Una rosea tristezza vi colora
quando di sera, simile ad un fiore
che marcisce, la grande luce
si va sfacendo e muore.
(Vincenzo Cardarelli)
La mattina andavo verso sud, salendo per la splendida strada di Zoagli, in mezzo ai pini, con l’ampia distesa del mare sotto di me; il pomeriggio, tutte le volte che me lo consentiva la salute, facevo il giro di tutta la baia di Santa Margherita, arrivando fin dietro Portofino. Questo luogo e questo paesaggio sono diventati ancora più vicini al mio cuore per il grande amore che l’indimenticabile imperatore tedesco Federico III ha avuto per essi; per caso mi trovavo di nuovo su questa costa nell’autunno 1886, quando egli visitò per la prima volta questo piccolo dimenticato mondo di felicità. – Su queste due strade mi venne incontro tutto il primo Zarathustra, e soprattutto il tipo di Zarathustra stesso: più esattamente, mi assalì…
(Friedrich Nietzsche)
Quasi ogni frase del libro Ecce Homo è stata ideata, pescata in quel guazzabuglio di scogli vicino a Genova, dove io stavo solo e scambiavo ancora segreti col mare
(Friedrich Nietzsche)
Fuori dei villaggi c’erano vigneti. Il terreno era scuro e le viti scabre e fitte. Le case erano bianche e gli uomini, nei loro vestiti della domenica, giocavano a bocce in mezzo alla strada.
(Ernest Hemingway descrivendo la zona limitrofe La Spezia)
Un paziente mi prega di consigliargli un luogo di cura in Riviera. Conosco un luogo adatto vicinissimo a Genova, ricordo anche il nome del collega tedesco che vi esercita, ma non riesco a nominare il luogo per quanto sia certo di conoscerlo bene. Non mi resta che chiedere al paziente di attendere e ricorrere alle donne di casa: ‘Come si chiama quel posto vicino a Genova dove il dottor N. ha una piccola clinica dove è stata in cura per tanto tempo la signora Tal dei Tali?’. ‘Naturalmente proprio tu dovevi dimenticare questo nome: si chiama Nervi’. Devo riconoscere che coi nervi ho abbastanza a che fare.
(Sigmund Freud)
Finiti gli orti, cominciava l’oliveto, grigio-argento, una nuvola che sbiocca a mezza costa. In fondo c’era il paese accatastato, tra il porto in basso e in su la rocca; ed anche lì, tra i tetti, un continuo spuntare di chiome di piante […] Sopra gli olivi cominciava il bosco. I pini dovevano un tempo aver regnato su tutta la plaga, perché ancora s’infiltravano in lame e ciuffi di bosco giù per i versanti fino sulla spiaggia del mare […] Più in su i pini cedevano ai castagni, il bosco saliva la montagna, non se ne vedevano confini. Questo era l’universo di linfa entro il quale noi vivevamo…
(Italo Calvino)