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Frasi Belle

Frasi, citazioni e aforismi di Theodor W. Adorno

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Theodor W. Adorno (Francoforte sul Meno, 11 settembre 1903 – Visp, 6 agosto 1969), esponente della Scuola di Francoforte, è considerato uno dei più importanti filosofi del Novecento. La sua opera più importante è Minima Moralia (dal sottotitolo significativo “Riflessioni sulla vita offesa”), libro in cui, attraverso centocinquantatre aforismi, Adorno ricompone l’intero orizzonte della vita sociale, politica, culturale dell’uomo occidentale, senza rinunciare mai all’idea di un suo possibile riscatto.

Presento una raccolta di frasi, citazioni e aforismi di Theodor W. Adorno. Tra i temi correlati si veda Le frasi più belle di Friedrich Nietzsche, Frasi, citazioni, aforismi e poesie di Bertolt Brecht e Frasi, citazioni e aforismi di Arthur Schopenhauer.

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Frasi, citazioni e aforismi di Theodor W. Adorno

Auschwitz inizia ogni volta che qualcuno guarda a un mattatoio e pensa: sono soltanto animali.

Scrivere una poesia dopo Auschwitz è un atto di barbarie.

La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta.
[Freiheit wäre, nicht zwischen schwarz und weiß zu wählen, sondern aus solcher vorgeschriebenen Wahl herauszutreten].

Il compito attuale dell’arte è di introdurre caos nell’ordine.

L’amore è la capacità di avvertire il simile nel dissimile.

Sei amato solo dove puoi mostrarti debole senza provocare in risposta la forza.

L’arte è magia liberata dalla menzogna di essere verità.

Anche l’uomo più miserabile è in grado di scoprire le debolezze del più degno, anche il più stupido è in grado di scoprire gli errori del più saggio.

Quel che temiamo più di ogni cosa, ha una proterva tendenza a succedere realmente.

Il lusso consente alle persone più danarose di provare a sé e agli altri il proprio stato sociale, piuttosto che di soddisfare i propri bisogni.

La felicità è come la verità: non la si ha, ci si è. Ecco perché nessuno che sia felice può sapere di esserlo. Per vedere la felicità, ne dovrebbe uscire.

La decadenza del dono si esprime nella penosa invenzione degli articoli da regalo, che presuppongono già che non si sappia che cosa regalare, perché, in realtà, non si ha nessuna voglia di farlo.

Nel migliore dei casi uno regala quello che gli piacerebbe per sé, ma di qualità lievemente inferiore.

Il diritto è la vendetta che rinuncia.

L’intolleranza all’ambiguità è il segno distintivo di una personalità autoritaria.

Se la mano non tremasse più, allora non ci sarebbe volontà.

La cortesia di Proust sta tutta nel risparmiare al lettore la vergogna di credersi più intelligente dell’autore.

In molti individui appare già come una sfrontatezza che abbiano il coraggio di pronunciare la parola “io”.

L’ironia confuta l’oggetto in quanto lo rappresenta come ciò che pretende di essere.

La bugia, un tempo strumento liberale di comunicazione, è diventata oggi una tecnica della sfrontatezza, con cui ciascuno spande intorno a sé il gelo di cui ha bisogno per vivere e prosperare.

L’occultismo è la metafisica degli stupidi.

Basta ascoltare la voce di una donna al telefono per capire se essa è bella. Nel timbro della voce si concentrano e si riflettono, assumendo l’aspetto della sicurezza di sé, della naturalezza e della disinvoltura, dell’abitudine e della capacità di ascoltarsi, tutti gli sguardi di ammirazione e di desiderio che le sono stati rivolti nel corso degli anni. Essa esprime il doppio significato della parola latina “grazia”, che designa insieme la riconoscenza e il favore.

La vera felicità del dono è tutta nell’immaginazione della felicità del destinatario: e ciò significa scegliere, impiegare tempo, uscire dai propri binari, pensare l’altro come un soggetto: il contrario della smemoratezza. Di tutto ciò quasi nessuno è più capace.

C’è un criterio quasi infallibile per stabilire se un altro ti è veramente amico: il modo in cui riporta giudizi ostili o scortesi sulla tua persona. Questi ragguagli sono, per lo più, superflui, pretesti per lasciar trapelare la malevolenza senza assumere la responsabilità, anzi in nome del bene.

Comunque agisca, l’intellettuale sbaglia.

Dire noi e intendere io è una delle offese più raffinate.

Di uomini molto cattivi non si può neppure immaginare che muoiano.

Gli uomini celebri sono sempre di cattivo umore. Si trasformano in articoli di mercato, diventano estranei e incomprensibili a se stessi e – immagini viventi di sé – tali e quali come morti.

Il fragore senza suono che ci è noto da sempre dall’esperienza del sogno, ci viene incontro di giorno dai titoli dei giornali.

Il semplice rifiuto di servirsi dell’astuzia è – in determinate circostanze – una forma superiore di astuzia.

Il tedesco è una persona che non può dire una bugia senza crederci.

Le atrocità sollevano un’indignazione minore, quanto più le vittime sono dissimili dai normali lettori, quanto più sono “more”, “sudice”.

Il tutto è il falso.
[Parafrasi della celebre espressione hegeliana “Das Wahre ist das Ganze”, il vero è il tutto]

La volontà di aver ragione, fin nella sua forma logica più sottile, è espressione di quello spirito di autoconservazione che la filosofia ha appunto il compito di dissolvere.

Il bello è inaccessibile a uno sguardo a cui non sia strettamente associata l’indifferenza, per non dire addirittura il disprezzo, per tutto ciò che non rientra nell’oggetto contemplato.

Tutte le cose buone sono state un tempo cose cattive. Anche le cose più delicate, abbandonate alla loro forza di gravità, tendono a sfociare nella brutalità senza limiti.

La conoscenza si attua in una fitta rete di pregiudizi, intuizioni, nervature, correzioni, anticipi ed esagerazioni.

L’antisemitismo sono le dicerie sul conto degli ebrei.

L’argomento corrente della tolleranza, per cui tutti gli uomini, tutte le razze sarebbero uguali, è un boomerang, in quanto si presta alla facile confutazione dei sensi.

Il senso angoscioso dell’impotenza della teoria diventa un pretesto per consegnarsi all’onnipotente processo di produzione, e riconoscere così definitivamente l’impotenza della teoria.

L’elemento storico nelle cose non è che l’espressione della sofferenza passata.

L’intelligenza è una categoria morale.

L’umano è nell’imitazione; un uomo diventa uomo solo imitando altri uomini.

La bellezza è diventata, più che mai, un mito. Belle sono le star, ma, appunto per questo, tutte le altre donne non lo sono.

La pagliuzza nel tuo occhio è la migliore lente d’ingrandimento.

La logica della storia è distruttiva come gli uomini che produce: e dovunque tende la sua forza di gravità, riproduce l’equivalente del male passato. Normale è la morte.

La violenza su cui si basa la civiltà significa persecuzione di tutti a opera di tutti.

Prima regola di prudenza dello scrittore: esaminare ogni testo, ogni brano, ogni periodo chiedersi se il motivo centrale emerge con sufficiente chiarezza. Uno è talmente preso da quello che vuole dire, che si lascia trasportare senza riflettere: è troppo vicino all’intenzione, è troppo «nei suoi pensieri», e dimentica di dire quello che vuole.

Chi con la pretesa di sacrificare tutto alla cosa, rinuncia alla purezza dell’espressione, tradisce anche la cosa.

Invecchiato è solo ciò che è fallito, la promessa inadempiuta del nuovo che non si è realizzato.

Il talento non è forse altro che rabbia felicemente sublimata.

Nei movimenti che le macchine esigono da coloro che le adoperano c’è già tutta la violenza, la brutalità, la continuità a scatti dei misfatti fascisti.

Non c’è correzione, per quanto marginale o insignificante, che non valga la pena di effettuare. Di cento correzioni, ognuna può sembrare meschina e pedante; insieme, possono determinare un nuovo livello del testo.

Primo e unico principio dell’etica sessuale: l’accusatore ha sempre torto.

La filosofia è riflessione al quadrato.

Quando il tempo è denaro, sembra normale risparmiare tempo, specialmente il proprio.

Sparisce il confine tra lavoro e tempo libero, e il primato del rendimento penetra nelle reazioni più sottili.

Tra gli scaltriti pratici di oggi, la menzogna ha perso da tempo la sua onorevole funzione di ingannare intorno a qualcosa di reale. Nessuno crede più a nessuno, tutti sanno il fatto loro. Si mente solo per fare capire all’altro che di lui non ci importa nulla, che non ne abbiamo bisogno, che ci è indifferente che cosa pensi di noi.

Veri sono solo i pensieri che non comprendono se stessi.

E’ sufficiente ascoltare il vento per sapere se si è felici.

La sospensione del tempo, intesa come fine di ogni coercizione, è l’ideale della musica.

Un matrimonio dignitoso sarebbe solo quello in cui l’uno e l’altro avessero una vita indipendente, senza la fusione prodotta dalla comunità d’interessi che è imposta dalla necessità economica, e si assumessero – in perfetta libertà – la responsabilità l’uno dell’altro.

L’insetticida, che sin dall’inizio tende implicitamente al campo di sterminio, diventa il prodotto finale del dominio dell’uomo sulla natura, dominio che liquida se stesso.

La comunicazione, legge universale della convenzione, annuncia che non è più possibile alcuna comunicazione.