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Frasi Belle

Frasi, citazioni e aforismi sulla cattedrale di Notre-Dame

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Patrimonio dell’umanità, simbolo del cattolicesimo e della storia di Francia, la cattedrale di Notre-Dame de Paris è il monumento storico più visitato d’Europa.

Il 15 aprile del 2019 la cattedrale di Notre-Dame è stata devastata da un improvviso incendio scoppiato sul tetto.

Presento una raccolta di frasi, citazioni e aforismi sulla cattedrale di Notre-Dame. Tra i temi correlati si veda Frasi, citazioni e aforismi su Parigi, Frasi, citazioni e aforismi sulla cattedrale e Frasi, citazioni e aforismi sul Colosseo.

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Frasi, citazioni e aforismi sulla cattedrale di Notre-Dame

Si emozionava al ricordo di una frase di Beethoven o di una vetrata di Notre-Dame.
(Jules Romains)

Notre-Dame sorge dall’acque come un magnete – Notre-Dame sort des eaux comme un aimant.
(Louis Aragon)

L’acqua della Senna riflette ogni dettaglio delle lunghe facciate che la costeggiano. Notre-Dame veglia da lontano.
(Inès Bayard)

Parigi si sveglia e si sentono già le campane a Notre Dame.
Il pane è già caldo e c’è gente che va per le vie della città.
Le campane dai forti rintocchi come canti risuonano in ciel,
e tutti lo sanno il segreto è nel lento pulsar delle campane a Notre Dame.
(Dal film Il gobbo di Notre Dame)

Trecentoquarantotto anni, sei mesi e diciannove giorni or sono, i Parigini si svegliarono al frastuono di tutte le campane che suonavano a distesa nella triplice cinta della Città Vecchia, dell’Università e della Città Nuova.
(Victor Hugo, Incipit di Notre Dame de Paris)

L’immensa chiesa di Notre-Dame stagliando contro il cielo stellato la sagoma nera delle sue due torri, dei suoi fianchi di pietra e della sua groppa mostruosa, sembrava un’enorme sfinge a due teste seduta al centro della città.
(Victor Hugo, Notre Dame de Paris)

Vasta sinfonia di pietra, per così dire; opera colossale di un uomo e di un popolo, unica e al tempo stesso complessa come l’Iliade e i Romanceros di cui è sorella; prodotto prodigioso del contributo di tutte le energie di un’epoca, ove su ogni pietra si vede impressa in cento modi diversi la fantasia dell’operaio disciplinata dal genio dell’artista; sorta di creazione umana, in poche parole, potente e feconda come la creazione divina a cui sembra aver strappato il suo duplice carattere: la varietà e l’eternità.
(Victor Hugo, Notre Dame de Paris)

Ogni faccia, ogni pietra del venerabile monumento è una pagina non solo della storia del paese, ma anche della storia della scienza e dell’arte.
(Victor Hugo, Notre Dame de Paris)

I grandi edifici, come le grandi montagne, sono opera dei secoli. (…) L’uomo, l’artista, l’individuo svaniscono su queste grandi masse senza nome d’autore; l’intelligenza umana vi si riassume e vi si totalizza. Il tempo è l’architetto, il popolo è il muratore.
(Victor Hugo, Notre Dame de Paris)

Labirinto irruente, bosco impenetrabile,
Dell’anima gotica ragionevole abisso,
Potenza egizia e cristiana timidezza,
Un giunco e una quercia, e ovunque il re e il piombino.
Ma quanto più attento, rocca di Notre Dame,
Io studiavo le tue costole mostruose, –
Tanto più spesso pensavo: da una cattiva gravezza
Anch’io un giorno creerò belle cose.
(Osip Mandel’štam, poesia su Notre Dame)

L’aspetto interiore di Notre-Dame è molto imponente. Il carattere un po’ pesante dell’architettura non ha nuociuto all’effetto generale; al contrario, gli ha impresso qualcosa di più grave e maestoso.
(Ferdinand de Guilhermy, ‎Eugène Emmanuel Viollet-Le-Duc)

Notre-Dame è bella: con i suoi colori fiammeggianti che fanno assomigliare la sua facciata alla pagina di un manoscritto illuminato, con la sua struttura solida e serena, con la sua massa potente e con la leggerezza delle sue colonne.
(Régine Pernoud)

La chiesa di Notre-Dame di Parigi è certamente ancora oggi un maestoso e sublime edificio. Ma, per quanto bella si sia conservata col passare del tempo, è difficile non sospirare e non indignarsi di fronte alla degradazione e alle innumerevoli mutilazioni che il tempo e gli uomini alternativamente hanno inferto al venerabile monumento, senza rispetto per Carlomagno che ne aveva posto la prima pietra, né per Filippo Augusto che ne aveva posto l’ultima,
(Victor Hugo, Notre Dame de Paris)

Sul volto di questa vecchia regina delle nostre cattedrali, accanto ad una ruga si trova sempre una cicatrice. Tempus edax, homo edacior, espressione che tradurrei volentieri così: il tempo è cieco, l’uomo è stupido.
(Victor Hugo, Notre Dame de Paris)

Notre-Dame di Parigi non è per niente quel che si può dire un monumento completo, definito, classificato. Non è più una chiesa romanica, non è ancora una chiesa gotica. Questo edificio non è un tipo esemplare di architettura. Notre-Dame di Parigi non ha per nulla, come l’abbazia di Tournus, la grave e massiccia quadratura, la volta ampia e rotonda, la glaciale nudità, la semplicità maestosa degli edifici che hanno l’arco a tutto sesto come principio generatore. Non è, come la cattedrale di Bruges, il prodotto magnifico, leggero, multiforme, ridondante, denso, lussureggiante dell’ogiva. Impossibile classificarla in quell’antica famiglia di chiese tetre, misteriose, basse e come schiacciate dall’arco a tutto sesto.
(Victor Hugo, Notre Dame de Paris)

Notre-Dame è un edificio della transizione. L’architetto sassone aveva appena eretto i primi pilastri della navata, quando l’ogiva che arrivava dalla crociata è venuta a posarsi da conquistatrice su quei larghi capitelli romanici che avrebbero dovuto sostenere solo archi a tutto sesto. L’ogiva, padrona da quel momento, ha costruito il resto della chiesa. Tuttavia, all’inizio inesperta e timida, essa si svasa, si allarga, si contiene, e non osa ancora slanciarsi in guglie e pinnacoli come farà più tardi in tante meravigliose cattedrali. Sembra risentire della vicinanza delle pesanti colonne romaniche.
(Victor Hugo, Notre Dame de Paris)

Esistono sicuramente poche pagine architettoniche più belle di questa facciata sulla quale, successivamente e insieme, i tre portali incavati ad ogiva, il cordone ricamato fiancheggiato dalle sue due finestre laterali come il prete dal diacono e dal sottodiacono, l’alta e fragile loggia di archi trilobati che sostiene una pesante piattaforma sulle sue sottili colonnette, infine le due nere e massicce torri con le loro tettoie di ardesia, parti armoniose di un magnifico insieme, sovrapposte in cinque giganteschi piani, si sviluppano sotto lo sguardo, in gran numero ma ordinatamente, con i loro multiformi particolari di statuaria, di scultura e di cesellatura, potentemente armonizzati alla tranquilla grandezza dell’insieme.
(Victor Hugo, Notre Dame de Paris)

Tutta Parigi era sotto i suoi piedi, con le mille guglie dei suoi edifici ed il suo orizzonte circolare di molli colline, con il suo fiume che serpeggia sotto i ponti e la sua folla che ondeggia per le strade, con la nuvola dei suoi fumi, con la catena montuosa dei suoi tetti che stringe Notre-Dame con doppie maglie.
(Victor Hugo, Notre Dame de Paris)

Per quelli che sanno che Quasimodo è esistito, Notre-Dame è oggi deserta, inanimata, morta. Si avverte che qualcosa è scomparso. Questo corpo immenso è vuoto; è uno scheletro; lo spirito l’ha abbandonato e se ne vede il posto che ha lasciato. ecco tutto. È come un cranio in cui ci sono ancora i fori per gli occhi, ma non c’è più sguardo.
(Victor Hugo – Notre Dame de Paris)

Con il tempo, si era formato non so quale intimo legame che univa il campanaro alla chiesa. Completamente separato dal mondo dalla doppia fatalità della sua nascita ignota e della sua natura deforme, imprigionato fin dall’infanzia in questa doppia barriera insuperabile, il povero infelice si era abituato a non vedere niente in questo mondo al di là delle sacre mura che lo avevano accolto sotto la loro ombra. Man mano che egli cresceva e si sviluppava, Notre-Dame era stata successivamente per lui l’uovo, il nido, la casa, la patria, l’universo.
(Victor Hugo – Notre Dame de Paris)

Fra la vecchia chiesa e Quasimodo c’era una simpatia istintiva così profonda, tante affinità magnetiche, tante affinità materiali, che in un certo modo aderiva ad essa come la tartaruga alla sua corazza. La rugosa cattedrale era il suo carapace.
(Victor Hugo – Notre Dame de Paris)

La cattedrale sembrava nella sua mano una creatura docile ed ubbidiente; essa aspettava la sua volontà per innalzare la sua potente voce; era posseduta e riempita da Quasimodo come da un genio familiare. Si sarebbe detto che lui faceva respirare l’immenso edificio.
(Victor Hugo – Notre Dame de Paris)

L’arcidiacono era stato preso da una passione singolare per il portale simbolico di Notre-Dame, quella pagina di libro magico scritta in pietra dal vescovo Guglielmo di Parigi, che è stato senza dubbio dannato per aver apposto un frontespizio così infernale al santo poema che il resto dell’edificio canta per l’eternità.
(Victor Hugo – Notre Dame de Paris)

c’è un’ora precisa in cui bisogna ammirare il portale di Notre-Dame. È il momento in cui il sole, che si appresta a tramontare, guarda quasi in faccia la cattedrale. I suoi raggi, sempre più orizzontali, si ritirano lentamente dal selciato della piazza e risalgono lungo lo strapiombo della facciata sulla quale fanno risaltare in un gioco di chiaroscuro le mille rientranze della scultura, mentre il grande rosone centrale fiammeggia come un occhio di ciclope infiammato dai riverberi della fucina.
(Victor Hugo – Notre Dame de Paris)

Finché ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finché ancora tempo, mio amore
finché il mio cuore è sul suo ramo
vorrei una notte di maggio
una di queste notti
sul lungosenna Voltaire
baciarti sulla bocca
e andando poi a Notre-Dame
contempleremmo il suo rosone
e a un tratto serrandoti a me
di gioia paura stupore
piangeresti silenziosamente
e le stelle piangerebbero
mischiate alla pioggia fine.
(Nazim Hikmet)

Di Notre-Dame di Parigi
C’è un mendicante che non ne può più
Di portarsi Notre-Dame sulle spalle.
Crede di essere Quasimodo
(Edith Piaf)

Attorno a Notre-Dame
Ci sono viaggi a buon mercato
E questi angolini dove la felicità
Impedisce alle case di crescere.
(Edith Piaf)

Con i suoi otto secoli di vita, diceva il grande storico transalpino Jules Michelet, Notre Dame è essa stessa un libro di storia. Lì i parigini hanno vegliato il re Luigi il Santo. Lì Filippo il Bello nel 1302 inaugurò i primi Stati Generali del regno di Francia, lì Enrico IV ha sposato Margerita di Valois nel 1572. Ed è sempre sotto quelle volte maestose che Papa Pio VII ha incoronato Napoleone I imperatore di Francia nel 1804
(Marino Niola, La Repubblica)

Non solo la storia dei grandi eventi è passata davanti alla cattedrale imponente di Notre Dame, con quella sagoma familiare che alterna la calma olimpica dei santi che svettano sulla facciata al ghigno demoniaco delle chimere che guardano la strada di sottecchi. Perché da più di un secolo su quel sagrato si è fatta la storia di noi tutti. Turisti, fidanzati, devoti, patrioti, amanti del bello, tutti ci siamo raccontati, fotografati o selfeggiati, o anche solo immaginati davanti a quella facciata per monumentalizzare un po’ anche la nostra vita
(Marino Niola, La Repubblica)

Notre-Dame è uno di quei monumenti così celebri che ognuno di noi, anche chi non c’è mai entrato, ne ha un’immagine, un ricordo, magari soltanto un flash.
(Alberto Mattioli)

Notre-Dame è una culla di fede dove si è fatta la storia.
(Alberto Mattioli)

Notre-Dame brucia ma le lacrime non sono abbastanza numerose per spegnere l’incendio.
(Anonimo)

Dopo più di 9 ore di furioso combattimento, quasi 400 pompieri hanno domato l’incredibile incendio.
(Pompiers de Paris, comunicato in cui annunciano di aver spento l’incendio della cattedrale di Notre-Dame)

I simboli non muoiono. E se si piegano è per insegnarci a rialzarci.
(Anonimo)

Notre-Dame è molto vecchia: tuttavia la vedremo forse seppellire Parigi che ha visto nascere.
(Gerard de Nerval)