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Antonio Tabucchi (Pisa, 24 settembre 1943 – Lisbona, 25 marzo 2012), è stato narratore, autore di teatro, saggista, docente di letteratura portoghese e traduttore. Ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti in Italia e all’estero, dove i suoi libri sono stati tradotti in più di quaranta lingue. Oltre che uno degli scrittori italiani più significativi del secondo Novecento, è stato il curatore italiano dell’opera di Pessoa, che ha contribuito a far conoscere in Italia dedicandogli gran parte della sua attività di studioso.
Presento una raccolta delle frasi più belle di Antonio Tabucchi. Tra i temi correlati Le frasi più belle di Fernando Pessoa e Frasi, citazioni e poesie di Jorge Luis Borges.
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Le frasi più belle di Antonio Tabucchi
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Sostiene Pereira (1994)
la filosofia sembra che si occupi solo della verità, ma forse dice solo fantasie, e la letteratura sembra che si occupi solo di fantasie, ma forse dice la verità.
Le ragioni del cuore sono le più importanti, bisogna sempre seguire le ragioni del cuore, questo i dieci comandamenti non lo dicono, ma glielo dico io.
È difficile avere una convinzione precisa quando si parla delle ragioni del cuore.
Non si sentì rassicurato, sentì invece una grande nostalgia, di cosa non saprebbe dirlo, ma era una grande nostalgia di una vita passata e di una vita futura.
La smetta di frequentare il passato, cerchi di frequentare il futuro.
Si chiese: in che mondo vivo? E gli venne la bizzarra idea che lui, forse, non viveva, ma era come fosse già morto.
Io non mi sento colpevole di niente eppure ho desiderio di pentirmi, sento nostalgia del pentimento.
Noi abbiamo varie anime dentro di noi, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.
Credere di essere ‘uno’ che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un’illusione, peraltro ingenua, di un’unica anima di tradizione cristiana.
Se loro avessero ragione la mia vita non avrebbe senso, non avrebbe senso aver studiato lettere a Coimbra e avere sempre creduto che la letteratura fosse la cosa più importante del mondo, non avrebbe senso che io diriga la pagina culturale di questo giornale del pomeriggio dove non posso esprimere la mia opinione e dove devo pubblicare racconti dell’Ottocento francese
Tu credi ancora nell’opinione pubblica?, ebbene, l’opinione pubblica è un trucco che hanno inventato gli anglosassoni, gli inglesi e gli americani, sono loro che ci stanno smerdando, scusa la parola, con questa idea dell’opinione pubblica, noi non abbiamo mai avuto il loro sistema politico, non abbiamo le loro tradizioni, non sappiamo cosa sono le trade unions, noi siamo gente del Sud, Pereira, e ubbidiamo a chi grida di più, a chi comanda.
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Piccoli equivoci senza importanza (1985)
Per conoscere un luogo non è sempre necessario esserci stati.
A volte una soluzione sembra plausibile solo in questo modo: sognando. Forse perché la ragione è pavida, non riesce a riempire i vuoti fra le cose, a stabilire la completezza, che è una forma di semplicità, preferisce una complicazione piena di buchi, e allora la volontà affida la soluzione al sogno.
Anche l’odio è una cosa diffusa, non si lascia imprigionare dalle parole, ha molteplici forme di vivere, sfumature, frange, chiaroscuri impercettibili, flussi, andamenti. Fa si che di una persona si arrivi a desiderare la morte.
Come vanno le cose. E cosa le guida. Un niente. A volte può cominciare con un niente, una frase perduta in questo vasto mondo pieno di frasi e di oggetti e di volti.
Penso: sono qui e nessuno mi conosce, sono un volto anonimo in questa moltitudine di volti anonimi, sono qui come potrei essere altrove, è la stessa cosa, e questo mi dà un grande struggimento e un senso di libertà bella e superflua, come un amore rifiutato.
Forse lei non ci crederà ma a studiare le automobili si capiscono tante cose, la vita è un ingranaggio, una rotella qua, una pompa là, e poi c’è una cinghia di trasmissione che collega tutto e trasforma l’energia in movimento, proprio come nella vita, un giorno mi piacerebbe capire come funziona la cinghia di trasmissione che lega tutti i pezzi la mia vita, il concetto è lo stesso.
Pensa come è falsa la scrittura, con quella sua prepotenza implacabile fatta di parole definite, di verbi, di aggettivi che imprigionano le cose, che le scandiscono in una fissità vitrea, come una libellula restata in un sasso che mantiene ancora la parvenza di libellula ma che non è più una libellula.
L’abitudine è un rito, si crede di fare qualcosa come se fosse un piacere e in realtà si sta ubbidendo a un dovere che ci si è imposti.
Ho capito che noi eravamo lì a causa di una cosa che si chiama Complicazione, e che per secoli, per millenni, per milioni di anni essa ha condensato, strato su strato, circuiti sempre più complessi, fino a formare ciò che ora noi siamo e ciò che stiamo vivendo.
La vita è un appuntamento, lo so di dire una banalità Monsieur, solo che noi non sappiamo mai il quando, il chi, il come, il dove. E allora uno pensa: se avessi detto questo invece di quello, o quello invece di questo, se mi fossi alzato tardi invece che presto, o presto invece che tardi, oggi sarei impercettibilmente differente. O sarebbe lo stesso, e io non potrei saperlo.
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Requiem (1992)
La notte è calda, la notte è lunga, la notte è magnifica per ascoltare storie
Chiaro che sì, rispose lui, sono egocentrico, ma che ci vuol fare, tutti i poeti sono egocentrici, e il mio ego ha un centro molto speciale, d’altronde se volessi dirle dove si trova questo centro non lo saprei.
La simpatia è il miglior regalo che si possa fare a una persona che neanche si conosce.
Le mie emozioni mi vengono solo attraverso la finzione vera, il suo genere di onestà la considero una forma di miseria, la verità suprema è fingere, questa è la convinzione che ho sempre avuto.
Così non può andare, non puoi vivere da due parti, dalla parte della realtà e dalla parte del sogno, così ti vengono le allucinazioni, sei come un sonnambulo che attraversa un paesaggio a braccia tese e tutto quello che tocchi entra a far parte del tuo sogno, anch’io mi sento dissolvere nell’aria a toccarti la mani, come se anch’io facessi parte del tuo sogno.
Penso che l’herpes sia un po’ come il rimorso, se ne sta addormentato dentro di noi e un bel giorno si sveglia e ci attacca, poi torna a dormire perché noi siamo riusciti ad ammansirlo, ma è sempre dentro di noi, non c’è niente da fare contro il rimorso.
Buonanotte, dissi, o meglio: addio.. A chi o a che cosa stavo dicendo addio? Non lo sapevo bene, ma era quel che mi andava di dire ad alta voce. Addio e buonanotte a tutti, ripetei. Reclinai il capo all’indietro e mi misi a guardare la luna.
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Viaggi e altri viaggi (2010)
Ma forse mancano i viaggi più straordinari. Sono quelli che non ho mai fatto, quelli che non potrò mai fare. Restano non scritti, o chiusi in un loro segreto alfabeto sotto le palpebre, la sera. Poi arriva il sonno, e si salpa.
Un luogo non è mai “solo” quel luogo: quel luogo siamo un po’ anche noi. In qualche modo, senza saperlo, ce lo portavamo dentro e un giorno, per caso, ci siamo arrivati.
Capitare in un luogo: nascere significa anche questo. Ma poi qualcosa comincia ad andarci stretto; allora partiamo. Ma non è così facile trovare un luogo che ci basti. Ecco: “farsi bastare i luoghi”. Da dove cominciare?
E oggi non è il luglio di oggi, è il luglio di qualche anno fa, perché questo è il privilegio concesso a chi sta scrivendo questa pagina: passeggiare nel tempo.
Posare i piedi sul medesimo suolo per tutta la vita può provocare un pericoloso equivoco, farci credere che quella terra ci appartenga.
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Tristano muore (2004)
La vita non è in ordine alfabetico come credete voi. Appare… un po’ qua e un po’ là, come meglio crede, sono briciole, il problema è raccoglierle dopo, è un mucchietto di sabbia, e qual è il granello che sostiene l’altro? A volte quello che sta sul cocuzzolo e sembra sorretto da tutto il mucchietto, è proprio lui che tiene insieme tutti gli altri, perché quel mucchietto non ubbidisce alle leggi della fisica, togli il granello che credevi non sorreggesse niente e crolla tutto.
Che strano, pensaci un po’, mio padre studiava le vite vicinissime col microscopio, mio nonno cercava quelle lontanissime col cannocchiale, entrambi con le lenti. Ma la vita si scopre a occhio nudo, né troppo lontana né troppo vicina, ad altezza d’uomo.
La vita non si racconta, te l’ho già detto, la vita si vive, e mentre la vivi è già persa, è scappata.
Ti ho cercato, amore mio, in ogni atomo di te che è disperso nell’universo. Ne ho raccolti quanti mi era possibile, nella terra, nell’aria, nel mare, negli sguardi e nei gesti degli uomini.
Insomma non è propriamente nostalgia, è come una vaga inquietudine che diventa anche una forma di paura, però mescolata a un senso di assurdità, e dentro questo senso di assurdità c’è un terrore intenso che mi annienta, come se nel mio corpo si producesse una crisi che stesse per disintegrarlo.
Prova a vivere in una sfumatura, vedrai che intensità… ma lui a quel tempo intendeva il mondo in un modo binario, sai, la natura ci ha abituati al binario, e noi ci siamo lasciati convincere come tanti stupidi, bianco e nero, caldo e freddo, maschio e femmina.
La storia è come l’amore, è una musica, E tu sei il musicista, e mentre la suoni sei di un’abilità enorme, un interprete che soffia a pieni polmoni nella sua trombetta o sfrega con rapimento il suo archetto sulle corde… magnifico, un’esecuzione perfetta, applausi. Ma non conosci lo spartito. Quello lo capisci dopo, molto più tardi, ma ormai la musica e svanita.
Non credo nella scrittura, la scrittura falsa tutto, voi scrittori siete dei falsari.
La trasmissione della carne serve a dare un senso alle rotazioni intorno all’asse su cui gira questo pianetino del quale siamo condomini, ma non ti illudere, il mondo non gira, è solo l’idea di uno scienziato ateo che si fidò di un’illusione ottica, è tutto fermo, è tutto fermo fin dall’inizio, nel senso che è tutto tale e quale, Tolomeo era un genio, è tutto fisso, come fu creato o come scoppiò da solo, tutto nacque e restò fermo, siamo noi che passiamo e crediamo che tutto segua la nostra deambulazione, ma è tutto fermo dai tempi dei tempi, immobile come questo meriggio, che è immobile anche lui dai tempi dei tempi.
Sai qual’e’ la vera natura del tradimento? E’ che e’ traditore, tradisce anche colui che tradisce, e non ha confini, come l’ombra sul paesaggio, cominci col tradire un amore, o un amoruccio, voglio dire una cosa da nulla, e poi finisci con l’arrivare a tradire te stesso.
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Si sta facendo sempre più tardi (2001)
Parlare, e soprattutto scrivere, è sempre un modo di venire a patti con la mancanza di senso della vita.
Come si può raccontare una vita che della morte assunse le sembianze, nascondendosi dalla vita?
La lettera è un equivoco messaggero.
Il passato è un disastro e il presente non ci basta mai.
Può succedere che il senso della vita di qualcuno sia quello, insensato, di cercare delle voci scomparse, e magari un giorno di crederle di trovarle, un giorno che non aspettava più, una sera che è stanco, e vecchio, e suona sotto la luna, e raccoglie tutte le voci che vengono dalla sabbia.
Ecco, ora è giorno pieno, il sole d’inverno getta un raggio sulla coperta raggrinzita in fondo al letto, è ora di alzarsi, è ora di uscire, è ora di pensare chi non sei.
Io, al contrario, ti scrivo da un tempo rotto. Tutto è in frantumi, mia Cara, i frammenti sono volati da una parte all’altra e mi è impossibile raccoglierli se non in questo circolo forzato in cui continuo a girare fino alla nausea e all’idiozia, finché esso non si aprirà in un punto ignoto.
Niente ricerca dell’io più profondo, di quello più nascosto negli abissi della nostra coscienza, come vorrebbero certi palombari delle nostre anime. Solo una concentrazione sul ricordo più nascosto, quello che ci rese felici in passato e che vorremmo fosse la nostra vita futura, ammesso che essa esista.
E niente, sai, davvero niente basta, nemmeno le ginestre che fioriscono a maggio per chi sa vederle e che io guardavo senza vedere, come di solito facciamo tutti, fino a cadere nella nostalgia dell’irreversibile, che è la tomba definitiva di tutti quelli come noi.
Le finestre a volte non hanno imposte, si aprono su orizzonti ben più larghi di quelli reali.
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Il tempo invecchia in fretta (2009)
I sogni non sono tanto ciò che succede ma l’emozione che provi nel vivere ciò che succede.
L’inevitabile non succede mai, l’imprevisto sempre.
I ricordi di quando si è bambini li hanno quelli che allora erano già adulti.
Cosa fanno le persone importanti in un cimitero? Dormono, anche loro dormono uguale uguale alle persone che non contarono un cazzo. E tutti nella stessa posizione: orizzontali. L’eternità è orizzontale.
Le parve di essere quel bambino che all’improvviso si ritrovava con un palloncino floscio tra le mani, qualcuno glielo aveva rubato, ma no, il palloncino c’era ancora, gli avevano soltanto sottratto l’aria che c’era dentro. Era dunque così, il tempo era aria e lei l’aveva lasciata esalare da un forellino minuscolo di cui non si era accorta?
E il posto giusto bisogna andarlo a cercare chissà dove, perché il posto dove ci si trova non è mai il posto giusto.
Sai, figliolo, continuò, hai voglia di raccontare i tuoi ricordi agli altri, quelli stanno a sentire il tuo racconto e magari capiscono tutto anche nelle minime sfumature, ma quel ricordo resta tuo e solo tuo, non diventa un ricordo altrui perché lo hai raccontato agli altri, i ricordi si raccontano, ma non si trasmettono.
Pensò ai venti della vita, perché ci sono venti che accompagnano la vita: lo zefiro soave, il vento caldo della gioventù che poi il maestrale si incarica di rinfrescare, certi libecci, lo scirocco che accascia, il vento gelido di tramontana. Aria, pensò, la vita è fatta d’aria, un soffio e via.
Come può essere presente la notte. Fatta solo di sé stessa, è assoluta, ogni spazio è suo, si impone di sola presenza, della stessa presenza del fantasma che sai che è lì di fronte a te ma è dappertutto, anche alle tue spalle, e se ti rifugi in un piccolo luogo di luce di esso sei prigioniero perché intorno, come un mare che circonda il tuo piccolo faro, c’è l’invalicabile presenza della notte.
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Varie
Le fotografie di una vita sono un tempo segmentato in più persone o la stessa persona segmentata in più tempi?
(Per Isabel. Un mandala)
La fotografia, come la musica, coglie l’attimo che non riusciamo a cogliere, ciò che siamo stati, ciò che avremmo potuto essere.
(Per Isabel. Un mandala)
Oggi per scrivere racconti bisogna essere un pigro personaggio che preferisce raccontare in dieci pagine ciò che un volenteroso scriverebbe in cento.
Il racconto è il romanzo di un pigro.
Siamo produttori di muri, anche invisibili, anche internamente.
Questo è il grande problema di coloro che sentono troppo e capiscono troppo: che potremmo essere tante cose, ma la vita è una sola e ci obbliga a essere solo una cosa, quella che gli altri pensano che noi siamo.
(Prefazione a Marilyn Monroe)
Il sogno è una dimensione ignota e indecifrabile che noi abitiamo ogni notte ma nella quale siamo stranieri come povere creature smarrite, privati di volontà e di ragione; un paese contiguo dove continuiamo a essere noi senza esserlo più e dove parliamo una lingua che conosciamo ma che non capiamo, una lingua che non è più la nostra.
(Di tutto resta un poco: Letteratura e cinema)