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Le frasi più belle di Maurizio Costanzo

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Maurizio Costanzo (Roma, 28 agosto 1938 – Roma, 24 febbraio 2023) è stato giornalista, conduttore tv, autore, sceneggiatore e scrittore.

Maurizio Costanzo ha firmato decine di programmi radiofonici e televisivi e di commedie teatrali. Ha raggiunto la grande popolarità nel 1976, conducendo in Rai il talk-show Bontà loro. Ma il suo nome è legato anche al Maurizio Costanzo show, in onda dal 1982 su Mediaset. Tra i suoi programmi più noti, anche Buona domenica.

A proposito di Maurizio Costanzo Pippo Baudo disse: “Maurizio Costanzo usava un tono felpato, piazzando anche le domande più scomode con dolcezza, era impossibile dribblare la risposta. Costanzo, da confessore laico, non emetteva sentenze, ma lasciava tutto al giudizio del telespettatore“.

Presento le frasi più belle di Maurizio Costanzo. Tra i temi correlati Le frasi più belle di Giorgio Gaber e Le frasi più belle di Federico Fellini.

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Le frasi più belle di Maurizio Costanzo

Sarò un romantico, ma per me il dono più bello che ho ricevuto dalla vita è di avere incontrato Maria [De Filippi] e di essere rimasto con lei tutti questi anni.
Noi festeggiamo ogni giorno per la fortuna che entrambi abbiamo avuto. Dopo tanti anni le coppie scoppiano, l’amore scompare. Io e Maria siamo una sola forza e ci regaliamo energia a vicenda.
Voglio ripetere una cosa che dissi a lei prima di sposarci. Le dissi, tu sei la donna nella mano della quale vorrei morire.

Mi sono sposato 4 volte prima di capire quella giusta. Mi è andata bene.
(Ultima intervista rilasciata a Verissimo a gennaio 2023).

Il segreto di un rapporto così profondo e solido con Maria [De Filippi] sono l’affetto e il rispetto. L’affetto che non è l’amore, è una cosa più seria. Il rispetto che non è il parlare bene ma il rispettare l’altra persona. Sono orgoglioso di lei, è la testimonianza che ci ho visto giusto.
(Ultima intervista rilasciata a Verissimo a gennaio 2023)

Bisogna prenderla sempre di tre quarti e mai di fronte. Sempre di sguincio, perché la vita è più forte
(Ultima intervista rilasciata a Verissimo a gennaio 2023)

Uno dei miei figli fa il regista, la femmina ha scritto ma ora fa più che altro la madre. Il terzo [Gabriele, adottato con Maria De Filippi] è qui con me perché mi segue nelle cose che faccio in tv ed è quello che di più ha vissuto la mia vita. Mi sono emozionato quando mi ha chiamato papà per la prima volta, lui non lo sa ma è vero.
(Ultima intervista rilasciata a Verissimo a gennaio 2023)

L’unica cosa che ferma la caduta dei capelli è il pavimento.

Una volta l’onestà era il minimo che si richiedesse a un individuo. Oggi è un optional.

Boni, state boni…
[Tipico richiamo al pubblico rumoreggiante del Maurizio Costanzo Show]

“Chi poco sa, presto parla.

In Italia non ci si deve mai dimettere da nulla. Ne sono pronti, sempre, altri sette.

Io non odio. È troppo faticoso ricordarsi giorno dopo giorno chi e perché.

Sono anche un grande produttore di malinconie, e meno male. La malinconia mi ha sempre salvato dalla depressione.

Un governo dura meno di una gravidanza.

Mio padre era impiegato al Ministero dei trasporti, mamma casalinga. Non avevo giornalisti in famiglia, forse un nonno materno pare che in gioventù scribacchiasse da qualche parte. Ho cominciato facendo un giornalino scolastico alle medie. A quattordici anni scrissi una lettera a Indro Montanelli, per me un mito: mi telefonò a casa e mi invitò a visitare la redazione del Corriere della Sera.

Devo alle donne della mia vita lo stimolo ad andare avanti, l’entusiasmo del cominciare e quello, ancora più gustoso, del ricominciare. Ho bisogno, se non di una musa, di uno sprone, di un’ispirazione.

Come conquistare le donne? Esserci, prima cosa. Seconda, farle ridere. Noi uomini siamo noiosi di solito. Ma ripeto: esserci.

Io al matrimonio ci credo. Per quanto mi riguarda, espressioni alternative come: è la mia compagna, o la mia fidanzata – che a una certa età fa ridere – non sono valide. Ho bisogno di chiarezza, e la parola “moglie” mi appaga.

I nemici bisogna conservarseli per la vecchiaia, mi disse Enzo Biagi. Basilare. Il giorno che non ne avessi più sarebbe la fine. Così li ho conservati quasi tutti.

Il futuro della tv è nel web.

[Sui personaggi portati al successo grazie al Maurizio Costanzo Show] Andrea Camilleri: una sera venne a presentare un suo romanzo che avevo letto e mi era piaciuto molto. Mi rivolsi al pubblico mostrando il libro e dicendo compratelo, se non vi piace vi ridò i soldi. Nessuno mi chiese i soldi indietro. Sono orgoglioso anche di Paolo Villaggio: quando lo conobbi a Genova, era un impiegatuccio che si esibiva in un piccolo locale. Lo scritturai per un cabaret romano a Trastevere. Lui venne e, siccome non pensava di fermarsi a lungo, non si era portato nemmeno i vestiti di ricambio.

Mi dispiace che Totò non abbia mai potuto partecipare ad alcuno dei miei programmi televisivi o radiofonici, perché quando l’ho conosciuto ero un giornalista della carta stampata. Penso che si debba essere orgogliosi, in Italia, per aver avuto un attore come Antonio de Curtis, in arte Totò.

Totò era un uomo malinconico e, forse, non si rendeva conto della sua grandezza. Quando interpretò “Uccellacci uccellini” diretto da Pasolini non capì l’importanza e mi disse: “Noi attori siamo come i tassisti, andiamo dove vuole il cliente”.

Mi risulta dai magistrati di Firenze che Messina Denaro sia venuto al Teatro Parioli durante il Maurizio Costanzo Show per vedere se si poteva fare lì l’attentato, sarebbe stata una strage. Hanno deciso di farlo quando uscivo dal Parioli.

[Sulle accuse di fare Tv spazzatura] Certa critica è spazzatura ed esiste anche un pubblico spazzatura.

I talk sono diversi. È un genere che si adatta a come lo vuol fare il conduttore, un abito su misura.

Il pettegolezzo diverte solo noi giornalisti: ce la cantiamo e ce la suoniamo.

Ho coscienza dei miei limiti e credo che la cosa sia stata un punto di forza nel mio percorso di vita, perché chi non ne ha coscienza si butta in avventure che non domina e che dunque presto si rivelano sventure.

Non amo essere considerato un maestro, ma ho cercato sempre di trasmettere quello che credo sia il meglio nel nostro mestiere (e anche nella vita); ascoltare gli altri, non prepararsi ossessivamente come per un esame, e cercare di essere presenti anche emotivamente, non solo con la testa.

Il talk non è talk se segui pedissequamente una sceneggiatura. Le domande, per esempio, si fanno in base alle risposte, si ascolta, non si va lì con dieci domande pronte da sparare comunque, qualsiasi cosa accada.

Oggi i talk sono quasi esclusivamente politici.

Ora le interviste che vedi in tv sono per lo più promozionali. Il ‘grandissimo’ libro di Tizio, il ‘magnifico’ film di Caio… Ma il talk non è questo. Il talk è la vita, non la promozione.

È un momento particolare, la televisione soffre sicuramente. Io ad esempio ho fatto un’operazione sui contenuti per portare pubblico giovane. Perché la platea di una certa età vive di memoria, quella giovane vive di scoperta.

La mia grande passione è sempre stata la radio, dove tuttora mi sento completamente a mio agio perché è pura parola. Sin da piccolo, prima di addormentarmi, la ascoltavo: a casa ne possedevamo una enorme, per trasportarla bisognava essere in due.

Ricordatevelo sempre: gli animali sono esseri di grande dignità e hanno l’anima.

È paradossale ma gli animali sono avanti anni luce rispetto a noi in materia di relazione affettiva.

Rientra nell’indolenza del gatto la strategia dell’indifferenza. Del resto, si dice: ferisce di più l’indifferenza. Il gatto ha preso alla lettera questo modo di dire, infatti, a fronte di un cane che in casi di ostilità ringhia e mostra i denti, il gatto ti guarda con disprezzo e va via. Come dire “non mi spreco nemmeno”. È un comportamento tipicamente femminile: sarà quella stessa indifferenza crudele delle unghie.

Il cane si sente simile all’uomo e più vicino all’uomo [rispetto al gatto]. Alcuni cani ritengono che alcuni uomini, e nella fattispecie il sottoscritto, siano in parte cani pure se camminano eretti. Il gatto no, ci tiene alla sua specificità felina, e per questo mantiene una certa distanza e non mostra alcuna volontà di assumere atteggiamenti umani, come può invece capitare a un cane.

Io sono uno che quando chiude, chiude, un po’ come le donne che ponderano e quando arrivano alla decisione di lasciarti, questa è irrevocabile e non ammette ripensamenti. Gli uomini, al contrario, lasciano sempre una porta aperta: non si sa mai.

Io detesto litigare, mi sfinisce. Vada per l’occasionale battibecco, inevitabile in ogni relazione, ma se quella diventa la cifra del rapporto, non reggo.

Nella longevità di una serie tv, più che di un talk o di qualsiasi altro programma, si avvera al massimo della sua forza il meccanismo d’identificazione: è rassicurante, per esempio, vedere come i protagonisti invecchino con te che guardi, con lo spettatore, come veri compagni di viaggio.

L’uomo è un animale al quale l’esperienza non serve a niente,

L’uomo passa la vita a fare cose che non avrebbe dovuto fare eppure seguita a farle, tende a perdonarsi, a cancellare gli errori nascondendoli anche a se stesso e ad andare avanti come un mulo, senza offesa per il mulo.

Meglio vivere che raccontarsi.

Anche in amore, l’esperienza insegna quel che può, cioè quasi nulla.

Molte storie d’amore, a distanza di anni, risultano incomprensibili. Si capisce sempre perché ci si lascia, meno perché ci si mette insieme.

Non ho mai investito in finanza speculativa; per me la parola “borsa” è uno di quegli orpelli femminili atti al trasporto di oggetti che, una volta finiti lì dentro, non si trovano più.

Sarà banale, ma è utile ripeterlo: senza la salute non si fa niente. Anche se sei l’uomo – o la donna – più potente della Terra, che inoltre sarebbe ora fosse una donna.

Tra le più dolorose esistenze sfiorite, rammento quella del grandissimo Massimo Troisi. Ancora oggi ci penso e sorrido, perché mi ricordo che devo morire anch’io e rispondo: “Sì, sì, mo’ me lo segno”.

Di sbagli ne ho commessi. Per fortuna la memoria ti salva, perché cancella molti brutti ricordi. A volte penso che si avvicina il momento del congedo: la morte è una liberazione, il dispiacere è di lasciare le persone che ami.