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Le frasi più belle di Alice nel Paese delle Meraviglie

Alice nel paese delle meraviglie - Aforisticamente

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Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie, spesso abbreviato in Alice nel Paese delle Meraviglie (titolo originale Alice’s Adventures in Wonderland), è un romanzo fantastico che, tra enigmi da risolvere, giochi di parole, mondi paralleli e personaggi surreali, ci fa tornare tutti un po’ bambini.

Il romanzo nasce Il 24 dicembre 1864 quando il reverendo Charles Lutwidge Dogson donò a una bambina di nome Alice Liddell il manoscritto di quello che sarebbe stato il suo capolavoro. Il reverendo lo aveva inventato per lei durante l’estate e lo aveva intitolato Alice’s Adventures Under Ground (“Le avventure di Alice nel Sotto Suolo”). Il racconto si sviluppava in soli quattro capitoli. Solo più tardi Charles Lutwidge Dogson decise di pubblicare la sua storia con lo pseudonimo di Lewis Carroll, aggiungendo nuovi personaggi e situazioni, con il titolo e la forma che conosciamo ancora oggi.

Presento una raccolta delle frasi più belle di Alice nel Paese delle Meraviglie tratte dal romanzo di Lewis Carroll. Tra i temi correlati si veda Frasi, citazioni e aforismi sulla fantasia e l’immaginazione, Frasi, citazioni e aforismi sulla meraviglia e lo stupore e Le 50 frasi più belle dei cartoni animati.


Le frasi più belle di Alice nel paese delle Meraviglie – Indice dei contenuti

Le frasi più belle di Alice nel paese delle meraviglie
Frasi del Cappellaio Matto
Frasi del film Alice in Wonderland


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Le frasi più belle di Alice nel paese delle meraviglie

– Alice: Per quanto tempo è per sempre?
– Bianconiglio: A volte, solo un secondo.
[- Alice: – How long is forever?
– White Rabbit: – Sometimes, just one second.]

Ultimamente erano successe tante di quelle cose strane che Alice aveva cominciato a credere che di impossibile non ci fosse quasi più nulla.

Quando vide il Coniglio fare il gesto di estrarre un orologio dal taschino del panciotto, guardarlo e riprendere di gran lena il passo, Alice balzò in piedi, perché le era balenato nella mente che non aveva mai visto prima un coniglio con un panciotto né tanto meno con un orologio dentro al taschino, e, bruciata dalla febbre della curiosità, lo inseguì di corsa attraverso il campo dove fece appena in tempo a vederlo sparire dentro una grossa tana sotto la siepe.

“Ho visto spesso un gatto senza un sorriso,” pensò Alice; “ma un sorriso senza gatto! È la cosa più curiosa che abbia mai visto in tutta la mia vita!”.

Un giorno Alice arrivò ad un bivio sulla strada e vide lo Stregatto sull’albero.
– Che strada devo prendere? chiese.
La risposta fu una domanda:
– Dove vuoi andare?
– Non lo so, rispose Alice.
– Allora, – disse lo Stregatto – non ha importanza.
– …basta che arrivi da qualche parte, aggiunge Alice come spiegazione.
– Oh, di sicuro lo farai, se solo camminerai abbastanza a lungo.

Alice capì che era impossibile smentirlo, così fece un’altra domanda.
– Che specie di gente vive in questo posto?
– In quella direzione, disse il Gatto, indicando con una zampa, vive un Cappellaio: e in quella, e indicò con l’altra zampa, vive una Lepre Marzolina. Fa’ visita a chi vuoi: tanto sono matti tutti e due.
– Ma io non voglio andare in mezzo ai matti, protestò Alice.
– Oh, non puoi evitarlo”, disse il Gatto: qui sono tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta.
– Come fai a sapere che sono matta?, domandò Alice.
– Devi esserlo”, rispose il Gatto, “altrimenti non saresti venuta qui.”

Chi sei tu? – disse il Bruco. Non era un bel principio di conversazione.
Alice rispose con qualche timidezza: – Io a questo punto quasi non lo so più, signore – o meglio, so chi ero stamattina quando mi sono alzata, ma da allora credo di essere cambiata più di una volta.

Ma allora – disse Alice – se il mondo non ha assolutamente alcun senso, chi ci impedisce di inventarne uno.

Sognare è l’unica libertà che nessuno potrà ostacolare.

Alice sapeva che sarebbe stato sufficiente aprire gli occhi per tornare alla sbiadita realtà senza fantasia degli adulti.

Vuole del vino? – disse la Lepre-marzolina con modo attraente.
Alice guardò sulla tavola, e vide che non c’era altro che tè. – Non vedo vino – osservò essa.
– Non ce n’è – replicò la Lepre-marzolina.
– Ma allora non è stato molto gentile da parte vostra, offrirmi da bere quel che non ha – disse Alice sdegnosamente.
– Come non fu molto educato da parte tua di sedersi qui senz’essere invitata – osservò la Lepre-marzolina.
– Non sapevo che la tavola appartenesse a voi – rispose Alice, – è apparecchiata per più di tre.

– Tanti auguri per il tuo non-compleanno. Vuoi del tè?
– Cos’è un non-compleanno?
– Una festa che puoi festeggiare 364 volte all’anno.
“Questi sono matti” pensò Alice, vedendo che il Cappellaio le versava del tè… che non esisteva.

Il Ghiro aveva chiuso gli occhi e stava per addormentarsi, ma, pizzicato dal Cappellaio, si risvegliò con un gridolino, e riprese
– Sai quando diciamo molto moltissimo? Hai mai assaggiato una torta così molto moltissimo moltissimissimo semplicissima e buona buonissima? –

“Mai e poi mai tornerò in quel posto!” disse Alice avviandosi verso il bosco. “È il tè più stupido al quale abbia mai partecipato in vita mia!”

– Alice ma tu ogni tanto impari qualcosa dalle tue esperienze passate o cosa?
– Cosa.

Disse la regina – Qui devi correre più che puoi per restare nello stesso posto. Se vuoi andare da qualche parte devi correre almeno il doppio.

Alice rise: – È inutile che ci provi, disse; non si può credere a una cosa impossibile.
– Oserei dire che non ti sei allenata molto – ribatté la Regina. – Quando ero giovane, mi esercitavo sempre mezz’ora al giorno. A volte riuscivo a credere anche a sei cose impossibili prima di colazione.

– Ma qui ci si sente soli! – disse Alice con voce malinconica; e al pensiero della propria solitudine due lacrimoni le scesero per le guance.
– Oh non fare così! – esclamò la povera Regina, torcendosi le mani dalla disperazione. – Pensa che sei una bambina grande. Pensa a quanta strada hai fatto oggi. Pensa a che ore sono. Pensa a quello che vuoi ma non piangere!
A questo Alice non potè fare a meno di ridere, anche così, in mezzo alle lacrime. – Perché lei riesce a non piangere pensando a qualcosa – domandò.
– E’ così che si fa – disse la Regina con gran decisione – Nessuno può fare due cose per volta.

– Sei capace a fare le somme? – chiese la Regina Bianca. – Quanto fa uno più uno più uno più uno più uno più uno più uno più uno più uno più uno?
– Non so, rispose Alice. Ho perso il conto.

Bianconiglio – Povero me! Povero me! Arriverò in ritardo!

– Allora, quando parli, dovresti dire ciò che intendi dire, soggiunse il Leprotto Marzolino.
– Certo replicò prontamente Alice; perlomeno – perlomeno io intendo dire proprio ciò che dico – che è poi la stessa cosa, no?
– No che non è la stessa cosa! esclamò il Cappellaio. A questa stregua, potresti sostenere che “Vedo ciò che mangio” sia la stessa cosa di “Mangio ciò che vedo”!
– A questa stregua aggiunse il Leprotto Marzolino, potresti sostenere che “Mi piace quello che prendo” sia la stessa cosa di “Prendo quello che mi piace!”

Bada al senso, e i suoni baderanno a se stessi.
[Look after the senses and the sounds will look after themselves.]

– A che serve un libro senza dialoghi né figure? – disse Alice.

– Non so dirti, così sui due piedi, che morale ci sia in tutto ciò, ma me lo ricorderò tra poco.
– Forse non c’è una morale, si arrischiò a dire Alice.
– Piano, piano, piccina! replicò la Duchessa. C’è sempre una morale, basta saperla trovare.

La scelta è solo tua, non si vive per accontentare gli altri.

– E se smettesse di sognare di te, dove credi che tu saresti? Dove credi che il tuo io esisterebbe?
– Dove io sono ora , naturalmente, qui! In questo preciso posto in questo istante. E questo basta – rispose Alice.
– Niente affatto, mia povera Alice – , disse Piripipù sprezzante – Tu non saresti e non esisteresti in nessun luogo. Perché tu sei ed esisti realmente dal profondo del tuo intimo solo perché sei qualcosa dentro il suo sogno.

– Hai perfettamente ragione convenne la Duchessa, e la morale è “Sii ciò che vorresti sembrare di essere”, ovvero, se vuoi che te lo dica più semplicemente “Non immaginarti mai di non essere altro da quello che potrebbe sembrare agli altri che ciò che eri o potevi essere stata non fosse altro da ciò che eri stata e che avrebbe potuto loro sembrare essere altrimenti”.

La Regina diventò di porpora per la rabbia e, dopo di averla fissata selvaggiamente come una bestia feroce, gridò: – Tagliatele la testa, subito!…
– Siete matta! – rispose Alice a voce alta e con fermezza; e la Regina tacque.
Il Re mise la mano sul braccio della Regina, e disse timidamente: – Rifletti, cara mia, è una bambina.

– È una marmellata ottima, disse la regina.
– Tanto oggi non ne voglio.
– Anche se tu ne avessi voluta, non avresti potuto averne, ribatté la regina. La regola è marmellata domani e marmellata ieri, ma non marmellata oggi.
– Ma prima o poi ci potrà essere marmellata oggi!, obiettò Alice.
– No. replicò la Regina. La marmellata c’è negli altri giorni; e oggi non è un altro giorno, come dovresti sapere.
– Non vi capisco, disse Alice. È spaventosamente confuso.

Io lo so che pensi – disse Tweedledum; – ma non è così, nossignora.
– Se viceversa – continuò Tweedledee – così fosse, potrebbe essere; e se così fosse, sarebbe; ma dato che non è, non si dà. E’ logico.

In un Paese delle Meraviglie essi giacciono,
Sognando mentre i giorni passano,
Sognando mentre le estati muoiono;
Eternamente scivolando lungo la corrente
indugiando nell’aureo bagliore…
Che cos’è la vita se non un sogno?

– Prendi più tè.
– Non ne ho ancora preso niente, non posso prenderne di più.
– Vuoi dire non puoi prenderne di meno. È facile prendere più di niente.

L’immaginazione è l’unica arma nella guerra contro la realtà.

– Tagliatele la testa! urlò la Regina con quanta voce aveva. Ma nessuno si mosse.
– Chi si cura di te? – disse Alice, (allora era cresciuta fino alla sua statura naturale.); – Tu non sei che la Regina d’un mazzo di carte.
A queste parole tutto il mazzo si sollevò in aria vorticosamente e poi si rovesciò sulla fanciulla: essa diede uno strillo di paura e d’ira, e cercò di respingerlo da sé, ma si trovò sul poggio, col capo sulle ginocchia di sua sorella, la quale le toglieva con molta delicatezza alcune foglie secche che le erano cadute sul viso.
– Risvegliati, Alice cara,- le disse la sorella, – da quanto tempo dormi, cara!
– Oh! ho avuto un sogno così curioso! – disse Alice, e raccontò alla sorella come meglio poté, tutte le strane avventure che avete lette; e quando finì, la sorella la baciò e le disse:
– È stato davvero un sogno curioso, cara ma ora, va subito a prendere il tè; è già tardi. – E così Alice si levò; e andò via, pensando, mentre correva, al suo sogno meraviglioso.

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Frasi del Cappellaio Matto

La gente vede la follia nella mia colorata vivacità e non riesce a vedere la pazzia nella loro noiosa normalità.
(Il Capellaio matto)

Ho una malattia si chiama fantasia: porta quasi all’eresia è considerata pazzia…
(Il cappellaio matto)

– Cappellaio Matto: Credi ancora che sia un sogno, non è vero?
– Alice: Ma certo, è solo un’invenzione della mia mente.
– Cappellaio Matto: Questo vorrebbe dire che non sono reale?
– Alice: Temo di sì, ma non mi sorprende che io sogni un mezzo matto.
– Cappellaio Matto: Ma dovresti essere mezza matta anche tu per sognare uno come me.
– Alice: Evidentemente lo sono… mi mancherai quando mi sveglierò.

Il segreto cara Alice, è circondarsi di persone che ti facciano sorridere il cuore. È allora, solo allora, che troverai il Paese delle Meraviglie.
(Il Cappellaio Matto)

C’è un posto che non ha eguali sulla terra… Questo luogo è un luogo unico al mondo, una terra colma di meraviglie mistero e pericolo. Si dice che per sopravvivere qui bisogna essere matti come un cappellaio. E per fortuna… io lo sono.
(Il Cappellaio Matto)

Se io avessi un mondo come piace a me, là tutto sarebbe assurdo: niente sarebbe com’è, perché tutto sarebbe come non è, e viceversa! Ciò che è, non sarebbe e ciò che non è, sarebbe…
(Il cappellaio matto)

– Alice: È impossibile…
– Il Cappellaio Matto: Solo se pensi che lo sia.

Prima eri molto più moltosa. Hai perso tanta della tua moltezza.
(Il Cappellaio Matto ad Alice)

Deliranza! Che Bellanza!
(Il cappellaio matto)

– Hai i capelli troppo lunghi, disse il Cappellaio. Era un po’ che fissava Alice con grande curiosità e queste erano le prime parole che pronunciava.
– Dovresti imparare a non fare commenti personali, – disse Alice con una certa severità – è proprio da maleducati.
All’udir ciò il Cappellaio sbarrò gli occhi ma si limitò a dire: – Cos’hanno in comune un corvo imperiale e una scrivania?
Alice ebbe un sospiro di sconforto. – Dovreste imparare a usare un po’ meglio il vostro tempo disse, invece di sprecarlo con degli indovinelli senza soluzione.
– Se tu conoscessi il Tempo come lo conosco io replicò il Cappellaio, non oseresti parlarne con tanta disinvoltura; lui è un Signor Tempo.
– Non capisco cosa intendi dire, disse Alice.
– Certo che non capisci! esclamò il Cappellaio, con un cenno sprezzante del capo. Ci scommetto che non hai mai provato a parlarci assieme, col Tempo!

Alice intanto lo guardava, con un poco di curiosità, di sopra le spalle, e disse,
– Che buffo orologio! disse Alice. – Ti dice il giorno del mese ma non l’ora del giorno!
– Perché dovrebbe? borbottò il Cappellaio. – Il tuo orologio ti dice che anno è?
– Certo che no, replicò Alice: – ma questo perché resta lo stesso anno per un sacco di tempo.
– Che è proprio il mio caso – disse il Cappellaio.

– L’orologio non ha voluto più far quel che io gli chiedo! Segna sempre le sei
Un’idea luminosa colpì Alice, e domandò: – È questa forse la ragione per cui vi sono tante tazze apparecchiate?
– Proprio così – rispose il Cappellaio, con un sospiro: – è sempre l’ora del tè, e non abbiamo mai tempo di risciaquare le tazze negli intervalli.

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Frasi del film Alice in Wonderland

Alice: “Papà, credi che io sia diventata matta??”
Padre: “Temo di sì, sei pazza, folle, assolutamente svitata, hai perso la zucca… ma ti svelo un segrato: tutti i migliori sono matti!”

Se una persona ha il potere di farti cambiare umore, allora è veramente importante.

Regina Bianca: Non si vive per accontentare gli altri. La scelta deve essere solo tua. Perché quando andrai ad affrontare quella creatura, ci dovrai andare da sola.

Prima di fare colazione penso a sei cose impossibili… Contale Alice: 1. C’e una pozione che ti fa rimpicciolire; 2. E una torta che ti fa ingrandire; 3. Gli animali parlano; 4. I gatti evaporano; 5. Esiste un Paese delle Meraviglie; 6. Posso uccidere il Ciciarampa!

Brucaliffo: “Chi sei tu?”
Alice: “Brucaliffo?”
Brucaliffo: “Tu non sei il Brucaliffo, io sono il Brucaliffo! La domanda è: chi sei tu?”
Alice: “Alice!”
Brucaliffo: “Questo si vedrà!”
Alice: “Non capisco, che vuol dire? lo dovrei sapere chi sono!”
Brucaliffo: “Certo, dovresti stupidina!”

Regina Bianca: Hai ragione, forse è meglio essere temuti che amati.

Stregatto: Come pensi di poter scappare da ciò che è dentro la tua testa?

Alice: Il tempo è bizzarro nei sogni.

– Fante: Maestà, spero non emaniate condanne anche per me?
– Regina: Soltanto una: ti unirai alla Regina di Cuori nel suo esilio, da quest’oggi fino alla fine di Sottomondo!
– Fante: Maestà vi prego, uccidetemi! Vi prego, Tagliatemi la testa!
– Regina: Ma io non vi devo alcuna cortesia!.