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Le frasi più belle di Alexandre Dumas padre

Alexandre Dumas padre - Aforisticamente

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Alexandre Dumas padre (Villers-Cotterêts 1802 – Puys 1870) è stato uno scrittore e drammaturgo francese, famoso soprattutto per i capolavori Il conte di Montecristo e I tre moschettieri.

Alexandre Dumas guadagnò con la sua attività di romanziere una fortuna, che dilapidò in viaggi, amanti, amici, vini costosi. Abitò al ‘Palazzo Montecristo’, dove era sistematicamente assediato da parassiti, postulanti e creditori.

Alexandre Dumas padre ebbe 2 figli legittimi e 4 illegittimi. Il suo figlio omonimo, Alexandre Dumas, anch’egli scrittore e autore, è noto soprattutto per il romanzo La signora delle camelie.

Presento una raccolta delle frasi più belle di Alexandre Dumas padre. Tra i temi correlati Frasi, citazioni e aforismi di Victor Hugo, Frasi, citazioni e aforismi di Stendhal e Frasi, citazioni e aforismi di Gustave Flaubert.

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Le frasi più belle di Alexandre Dumas padre

Le preoccupazioni e le amarezze sono quasi sempre le uniche ricompense per le persone oneste, colpevoli soltanto di essersi adoperate per gli altri dimenticandosi di se stesse.

Un birbante non ride come un uomo onesto, un ipocrita non piange le stesse lagrime di un uomo di buona fede.
Ogni falsità è una maschera, e per quanto la maschera sia ben fatta, si arriva sempre, con un po’ di attenzione, a distinguerla dal volto.

Tutti per uno, uno per tutti.
[Tous pour un, un pour tous!]

A tutti i mali ci sono due rimedi: il tempo e il silenzio.

Le madri perdonano sempre… è per questo che sono venute al mondo.

L’orgoglio ha quasi sempre una compagna ancora peggiore: l’invidia.

Ci sono servigi così grandi che si possono ripagare soltanto con l’ingratitudine.

La donna è come una buona tazza di caffè: la prima volta che se ne prende non lascia dormire.

Certe donne amano talmente il proprio marito che per non sciuparlo prendono quello delle loro amiche.

Ho nel cuore tre sentimenti con i quali non ci si annoia mai: la tristezza, l’amore e la riconoscenza.

Gli amici che abbiamo perduto non riposano nella terra, sono sepolti nel nostro cuore; è Dio che ha voluto così perché li avessimo sempre con noi.

Negli affari non ci sono amici: soltanto soci.

Il denaro è denaro, non importa in quali mani si trovi. È l’unico potere di cui non discutiamo mai.

In politica, mio caro, lo sapete quanto me, non ci sono uomini ma idee; non sentimenti ma interessi; in politica non si uccide un uomo: si elimina un ostacolo, ecco tutto.

L’odio è cieco, la collera sorda, e colui che vi mesce la vendetta, corre pericolo di bere una bevanda amara.

Mai un uomo veramente innamorato ha permesso agli orologi di compiere in pace il loro cammino.

In amore, chi dubita accusa.

Quel fascino indefinito che in una donna è ciò che il profumo è per il fiore, ciò che il sapore è per il frutto: perché a un fiore non basta essere tale per essere bello, a un frutto per essere buono.

Donna vinta non è sempre donna convinta.

Parlare dei propri mali è già una consolazione.

Ho fatto come si fa spesso in politica e sul mare quando si ha il vento contrario: ho bordeggiato.

Solo un uomo che ha sentito la disperazione finale è capace di sentire la beatitudine finale.

Prima di aver paura, si vede giusto; mentre si ha paura, si vede doppio; dopo aver avuto paura, si vede torbido.

A volte è doloroso fare il proprio dovere, ma non è mai così doloroso come il non averlo fatto.

I pigri sono le persone che si impegnano maggiormente nello stancarsi quando si tratta di divertimento e non di lavoro.

Nel leggere queste righe, d’Artagnan sentiva il suo cuore dilatarsi e stringersi in quel dolce spasimo che tortura e accarezza il cuore degli innamorati.

Dove troverete un amore simile al mio, un amore che né il tempo, né la lontananza, né la disperazione possono spegnere; un amore che si accontenta di un nastro smarrito, di uno sguardo perduto, di una parola sfuggita?

Pazzi o eroi, due categorie di imbecilli molto simili tra loro.

Ma avremmo torto se volessimo giudicare le azioni di un’epoca dal punto di vista di un’altra epoca.

Nulla fa passare il tempo e abbrevia la strada come un pensiero in cui si assorbiscano tutte le facoltà intellettive.

L’amore è la più egoistica di tutte le passioni.

Le mani, soprattutto quelle delle donne, hanno bisogno di rimanere oziose per restare belle.

Polvere quale sono, rientro nella polvere. La vita è piena d’umiliazioni e di dolori, tutti i fili che la legano alla felicità si rompono in mano all’uomo uno dopo l’altro, soprattutto i fili d’oro.

Il fondo del carattere di mastro Bonacieux era un profondo egoismo mescolato a una sordida avarizia; il tutto abbellito da una estrema viltà.

Non ci sono folli speranze se non per gli sciocchi.

Io non ho mai le idee così chiare come quando ho bevuto.

Quando chiudo gli occhi, rivedo tutto quello che ho visto. Ci sono due sguardi, quello del corpo e quello dell’anima. Quello del corpo qualche volta può scordare, quello dell’anima ricorda sempre.

Ora l’uomo sarà perfetto solo quando saprà distruggere e creare come Dio, ma distruggere lo sa già: metà della strada è fatta.

Oh, la cattiveria degli uomini è molto profonda, – disse Villefort, – poiché è più profonda della bontà di Dio.

In questo mondo non ci sono né felicità né infelicità, esiste solo il confronto tra una condizione e l’altra, ecco tutto.

Le cose procedono da sole; quando voi non ci pensate, sono loro che pensano a voi, e quando vi girate restate stupito del cammino che hanno fatto.

Il cuore della donna è fatto così: per quanto diventi arido al vento dei pregiudizi o per le esigenze dell’etichetta, c’è sempre un angolo fertile e ridente, quello che Dio ha consacrato all’amore materno.

La giovinezza è un fiore di cui l’amore è il frutto… Felice il vendemmiatore che lo coglie dopo averlo visto lentamente maturare.

Non si ama davvero che una sola volta…

I filosofi hanno un bel dire, ma gli uomini pratici daranno loro sempre una smentita: il denaro consola molte afflizioni

Sono colui che avete venduto, denunciato, disonorato, sono colui al quale avete prostituito la fidanzata; sono colui che avete calpestato per fare fortuna; sono colui al quale avete fatto morire il padre di fame; sono colui che vi aveva condannato a morire di fame e che invece vi perdona, perché egli stesso ha bisogno di perdono: sono Edmond Dantés!

Possiamo dimenticare Dio durante la felicità, ma quando la felicità cede il posto alla sfortuna, è sempre a Dio che dobbiamo tornare.

Dio pesca le anime con la lenza, Satana le pesca con la rete.

A Roma la mia biblioteca conteneva circa cinquemila volumi. A furia di leggerli e rileggerli ho scoperto che con centocinquanta opere ben scelte si possiede, se non l’intero compendio delle conoscenze umane, almeno tutto ciò che è utile a uno studioso.

Che cosa è la morte per me? Un grado di più nella calma, e forse due nel silenzio.

I regni dei monarchi sono circoscritti da montagne, da fiumi, da cambiamenti di costumi o di lingua. Il mio regno, invece, è grande come l’universo perché non sono né italiano, né francese, né indiano, né americano, né spagnolo: io sono cosmopolita. Nessun paese può dire di avermi visto nascere; Dio solo sa quale terra mi vedrà morire.

Le invenzioni umane vanno dal complesso al semplice, e la semplicità è sempre la perfezione.

Parlare dei propri mali è già una consolazione.

Ho sperato… L’uomo è una povera e miserabile creatura! Che cosa ho sperato! Non lo so, qualche cosa d’ignoto, d’assurdo, d’insensato… un prodigio! E quale? Può dirlo Dio solo, che ha mischiato alla nostra ragione il sentimento della speranza.

La morte è, a seconda delle cure che poniamo nel metterci in buona o cattiva armonia con essa, un’amica che ci culla dolcemente come una nemica che strappa violentemente l’anima dal corpo.

Sì, sì, la terra, il cielo, gli astri, l’infinito! Ci si sente schiacciare. Ma c’è un infinito ancora più stupefacente: quello della stupidità umana.

Per bene che si parli, quando si parla troppo, si finisce sempre per dire delle bestialità.

Non viviamo di ciò che mangiamo, ma di ciò che digeriamo.

Il sonno è una divinità capricciosa e proprio quando lo si invoca, si fa aspettare.

In tempi in cui la canaglia veste come i principi, credo che questi diano prova di buon gusto vestendosi, per distinguersi, come la canaglia.

C’è una donna in ogni caso; appena mi portano un rapporto, io dico: “Cherchez la femme”.

Più un figlio è costato lacrime agli occhi della madre, e più caro è al suo cuore.

Il vino è la componente intellettuale di un pasto; le carni ne sono soltanto la parte materiale.

Vi sono esseri che hanno sofferto tanto, e che non solo non sono morti, ma hanno edificato una nuova fortuna sulla rovina di tutte le promesse di felicità che il cielo aveva loro fatte.

E’ solo col proprio coraggio, mettetevelo ben in mente, che ai nostri giorni un gentiluomo può farsi strada. Chiunque abbia un solo attimo di paura lascia forse sfuggire l’esca che, proprio in quell’attimo, la fortuna gli tendeva.

In generale, si chiedono consigli solo per non seguirli o, se si seguono, è per avere qualcuno da rimproverare per averli dati.

La felicità è come quei palazzi delle isole incantate alle cui porte stanno a difesa i draghi: bisogna combattere per conquistarli.

Imparare non è sapere; ci sono gli eruditi e i sapienti: è la memoria a fare i primi, ma è la filosofia che fa i secondi.

Mi sento incatenato, e nello stesso tempo mi sento così debole che queste catene mi sembrano un sostegno, e ho paura di spezzarle.

Non dimenticate mai che, fino al giorno in cui Dio si degnerà di svelare all’uomo i segreti dell’avvenire, tutta la più alta sapienza d’un uomo consisterà in queste due parole: “Attendere e sperare”.

Dantès, che tre mesi prima non aspirava ad altro che alla libertà, ora non si accontentava più della libertà e aspirava alla ricchezza; la colpa non era di Dantès ma di Dio che, limitando la potenza dell’uomo, ha suscitato in lui desideri infiniti!

E’ una delle forme di orgoglio della nostra povera umanità che ognuno si creda più infelice di un altro che piange e geme accanto a lui.

L’immaginazione ha il volo dell’angelo e del lampo: varca i mari dove noi rischiammo di naufragare, le tenebre in cui si perdettero le nostre illusioni, i pregiudizi in cui fu sommersa la nostra felicità.

La vita è un rosario di piccole miserie, che il filosofo sgrana ridendo. Siate filosofi come me signori: mettevi a tavola e beviamo: l’avvenire non sembra mai così roseo, come quando lo si guarda attraverso un bicchiere di Chambertin.

I curiosi bevono le nostre lacrime, come le mosche succhiano il sangue di un cerbiatto ferito.

Fino al giorno in cui Dio si degnerà di svelare all’uomo l’avvenire, tutta la saggezza umana consisterà in queste due parole: attendere e sperare!

L’uomo nasce senza denti, senza capelli e senza illusioni, e muore lo stesso, senza capelli, senza denti e senza illusioni.

Il mondo è dunque popolato di tigri e coccodrilli? Sì, solo che le tigri e i coccodrilli a due gambe sono più pericolosi di quelli veri.

La giovinezza è un fiore di cui l’amore è il frutto… Felice il vendemmiatore che lo coglie dopo averlo visto lentamente maturare.

Viaggiare significa vivere in tutta la pienezza del termine; è dimenticare il passato e l’avvenire per il presente; è respirare completamente, godere di tutto, impadronirsi della creazione come di una cosa che ti appartiene, è cercare nella terra miniere d’oro che nessuno ha scavato, nell’aria meraviglie che nessuno ha visto.

Dico che l’amore è una lotteria; e chi vince, vince la morte. Dovete credermi, d’Artagnan, è una fortuna per voi aver perduto. E se vi posso dare un consiglio, perdete sempre.

I grandi criminali recano con s una specie di predestinazione grazie alla quale sormontano tutti gli ostacoli e che li sottrae a ogni pericolo fino al momento in cui la Provvidenza, stanca di loro, non segna lo scoglio contro cui naufraga la loro empia fortuna.

Era una di quelle rare, splendide giornate d’inverno nelle quali anche l’Inghilterra si ricorda che c’è un sole.

I piaceri ai quali non si è abituati danno più fastidio dei dolori a cui s’è fatta l’abitudine.

Chi legge la storia, se non gli storici quando correggono le loro bozze?

Dio, nella sua previdenza, non ha dato la barba alle donne perché esse non sarebbero state capaci di tacere mentre venivano rasate.

E’ già abbastanza faticoso difendere i propri amici e ricompensarli, perché ci si debba occupare anche dei nemici.

Il coraggio incute rispetto anche ai nemici.

Fai vedere che ti dai importanza, e ti sarà data importanza, assioma cento volte più utile nella nostra società di quello dei greci “conosci te stesso”, rimpiazzato ai giorni nostri dall’arte meno difficile e più vantaggiosa di conoscere gli altri.

Per l’uomo felice la preghiera rimane un insieme monotono e privo di senso fino al giorno in cui il dolore viene a spiegare all’infelice questo linguaggio sublime per mezzo del quale si rivolge a Dio.

Il vecchio prigioniero era uno di quegli uomini la cui conversazione, come sempre nelle persone che hanno molto sofferto, contiene numerosi insegnamenti e suscita un interesse continuo.

Gli uomini veramente generosi sono sempre pronti a diventare misericordiosi quando la disgrazia del loro nemico oltrepassa la loro collera.

Non è necessario conoscere il pericolo per essere spaventati, in effetti i pericoli sconosciuti sono quelli che ispirano più paura.

Più felice ancora dell’uomo più felice è colui che può rendere felici gli altri.

Qual è la differenza tra la figura del conquistatore e quella del pirata? La stessa che c’è tra l’aquila e l’avvoltoio.

Il popolo è un fanciullone e ha bisogno di essere accarezzato.

Se volete scoprire il colpevole, cercate anzitutto di capire a chi risulta utile il crimine commesso.

Quando si pensa che con questa carta si può ammazzare un uomo con più facilità che se si attendesse all’angolo di un bosco per assassinarlo. Ho sempre avuto più paura di una bottiglia di inchiostro, di una penna e di un calamaio, che non di una spada o di una pistola.

Ciò che viene offerto di cuore, col cuore deve essere accettato.

Ogni dolore ha la propria sacralità.

Che cos’è l’attesa, se non una specie di follia? E che cos’è la follia, se non un eccesso di speranza?

Ecco un grande imbecille al quale vien tolta la sua bella di sotto al naso, e si contenta di piangere e di lamentarsi come un ragazzo: nonostante abbia occhi fulminanti come gli spagnoli, i siciliani e i calabresi, i quali sanno vendicarsi così bene.

A volte si è talmente sofferto da essere in diritto di non dover mai dire: “Sono troppo felice”.

È piuttosto raro che Dio, in un particolare momento, abbia a portata di mano un grand’uomo in grado di compiere un’azione di vasto respiro; ed ecco perché, quando per caso accade che si realizzi una tale provvidenziale combinazione, la Storia registra all’istante il nome dell’eletto trasmettendolo in eredità all’ammirazione dei posteri.