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Frasi BelleNatale

15 poesie sull’albero di Natale

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Le poesie sull’albero di Natale sono moltissime. Qui di seguito riporto una selezione di 15 poesie sull’albero di Natale, scritte da poeti di tutto il mondo, da Gianni Rodari a Nazim Hikmet, da Vivian Lamarque a E E Cummings. Tra i temi correlati Frasi, aforismi e battute divertenti sull’albero di Natale e Le più belle poesie sul Natale.

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15 poesie sull’albero di Natale


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Gianni Rodari, Un abete speciale

Quest’anno mi voglio fare
un albero di Natale
di tipo speciale,
ma bello veramente.
Non lo farò in tinello, lo farò
nella mente,
con centomila rami,
e un miliardo di lampadine
e tutti i doni
che non stanno nelle vetrine.
Un raggio di sole
per passero che trema,
un ciuffo di viole
per il prato gelato,
un aumento di pensione
per il vecchio pensionato.
E poi giochi,
giocattoli, balocchi
quanti ne puoi contare
a spalancare gli occhi:
un milione, cento milioni
di bellissimi doni
per quei bambini
che non ebbero mai
un regalo di Natale,
e per loro un giorno
all’altro è uguale,
e non è mai festa.
Perché se un bimbo
resta senza niente,
anche un solo, piccolo,
che piangere non si sente
Natale è tutto sbagliato.

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Gianni Rodari, L’albero magico

Non cercarlo nel libro
di scienza naturale:
l’albero di Natale
è l’albero della magia.
Vi crescono in compagnia
arance, mandarini,
caramelle, cioccolatini,
torroni, lumini…
Ma i frutti più buoni
sono i frutti a sorpresa
che maturano a mezzanotte
nei loro pacchetti,
mentre tu aspetti a letto,
fingendo di dormire,
che ti vengano a chiamare
per farteli scoprire

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Takis Varvitsiotis, Dicembre

Dicembre
e il cielo ritorna
con una mangiatoia
e con un albero di Natale
addobbato.

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Fabrizio Caramagna, La magia del Natale

A volte bastano un albero addobbato,
un po’ di luce soffusa,
una manciata di gratitudine
e una spruzzata di sogni
per creare la magia del Natale.

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Gianni Rodari, L’abete di Natale

Chi abita sull’abete
tra i doni e le comete?
C’è un Babbo Natale
alto quanto un ditale.
Ci sono i sette nani,
gli indiani, i marziani.
Ci ha fatto il suo nido
perfino Mignolino.
C’è posto per tutti,
per tutti c’è un lumino
e tanta pace per chi la vuole,
per chi sa che la pace
scalda anche più del sole.

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Gianni Rodari, L’albero dei poveri

Filastrocca di Natale,
la neve è bianca come il sale,
la neve è fredda, la notte è nera
ma per i bambini è primavera:
soltanto per loro, ai piedi del letto
è fiorito un alberetto.

Che strani fiori, che frutti buoni
Oggi sull’albero dei doni:
bambole d’oro, treni di latta,
orsi dal pelo come d’ovatta,
e in cima, proprio sul ramo più alto,
un cavalo che spicca il salto.

Quasi lo tocco… Ma no, ho sognato,
ed ecco, adesso, mi sono destato:
nella mia casa, accanto al mio letto
non è fiorito l’alberetto.

Ci sono soltanto i fiori del gelo
Sui vetri che mi nascondono il cielo.
L’albero dei poveri sui vetri è fiorito:
io lo cancello con un dito.

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Gianni Rodari, Il pianeta degli alberi di Natale

Dove sono i bambini che non hanno
l’albero di Natale
con la neve d’argento, i lumini
e i frutti di cioccolata?
Presto, presto, adunata, si va
nel Pianeta degli alberi di Natale,
io so dove sta.

Che strano, beato pianeta…
Qui è Natale ogni giorno.
Ma guardatevi attorno:
gli alberi della foresta,
illuminati a festa,
sono carichi di doni.

Crescono sulle siepi i panettoni,
i platani del viale
sono platani di Natale.
Perfino l’ortica,
non punge mica,
ma tiene su ogni foglia
un campanello d’argento
che si dondola al vento.

In piazza c’è il mercato dei balocchi.
un mercato coi fiocchi,
ad ogni banco lasceresti gli occhi.
E non si paga niente, tutto gratis.
Osservi, scegli, prendi e te ne vai.
Anzi, anzi, il padrone
ti fa l’inchino e dice: “Grazie assai,
torni ancora domani, per favore:
per me sarà un onore…”

Che belle le vetrine senza vetri!
Senza vetri, s’intende,
così ciascuno prende
quello che più gli piace: e non si passa
mica alla cassa, perché
la cassa non c’è.

Un bel pianeta davvero
anche se qualcuno insiste
a dire che non esiste…
Ebbene, se non esiste esisterà:
che differenza fa?

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Nazim Hikmet, L’albero di Natale

A sud del golfo di Finlandia la notte
vicino al mare brumoso
l’albero di Natale scintilla
tra oscure torri gotiche
corazze di cavalieri teutoni
e ciminiere di fabbriche
l’albero di Natale
l’albero di Natale canta
sulla piazza bianca di neve
canzoni dell’Estonia
lunghissimo scintillante
pagliuzzato d’oro
l’albero di Natale

tu sei nella palla di vetro rosso
i tuoi capelli son paglia gialla le ciglia azzurre
sono io che l’ho appesa
mettendotici dentro
il tuo collo bianco è lungo e rotondo
ti ho messa nella palla di vetro rosso
con i miei dubbi
con le mie ansietà con le mie parole
le mie speranze le mie carezze
a tutti gli alberi di Natale a tutti gli alberi
a tutti i balconi le finestre i chiodi le nostalgie
ho appeso la palla di vetro rosso.

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E E Cummings, Alberello

Alberello
piccolo zitto alberello natalizio,
sei così piccolo
assomigli più a un fiore

chi ti trovò nella verde foresta
e ti è tanto dispiaciuto andartene?
vedi ti consolerò
perché hai un dolce profumo

bacerò la tua fresca scorza
e t’abbraccerò forte e stretto
come farebbe tua madre,
ma non aver paura

guarda la laminetta
che dorme tutto l’anno in una scatola scura
sognando di poter uscire a brillare,
le palle le catenelle rosse e oro e fili di neve,

solleva le piccole braccia
e te le darò tutte da tenere
ogni dito avrà il suo anello
e non vi sarà angolo scontento o buio

poi quando sarai vestito
starai alla finestra e tutti ti vedranno
e che occhi faranno!
oh ma tu sai molto orgoglioso

e la mia sorellina ed io ci daremo la mano
e guardando il nostro bell’albero
balleremo e canteremo
«Noel Noel»

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Vivian Lamarque, L’albero di Natale

Era un albero piccolino,
ma si vedeva
da lontano lontano…
Era sul cucuzzolo
di una montagna
da tutta la valle
guardavano in su
da tutto il cielo
guardavano in giù…
Non aveva fili d’oro,
né lucine,
né puntale.
Non aveva niente di niente:
era un albero neonato,
nato il giorno di Natale
era un albero
di Natale.

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Vivian Lamarque, L’albero di Natale in casa

Aiuto! Aiuto!
Ma dove sono?
Sarà solo un brutto sogno?
Questa mattina
mi sono svegliato
ma dove sono capitato?
Non c’è più la mia pineta
e dei miei amici
nemmeno uno
nemmeno un cielo
nemmeno un prato
dove, aiuto!
mi sono svegliato?
E la sera
nessun firmamento,
si accende una scatola
con dentro una luce
che loro chiamano tivù:
è il loro cielo
ma è senza luna
e di stelle nemmeno una.

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Mario Faustinelli, L’albero di Natale

C’è un misterioso alberello
venuto chissà da quali foreste,
Che tutti gli anni sotto le feste
spunta in un angolo del tinello.
È inverno, e gli alberi fuori dormono tutti
ma questo, al caldo di casa, dà fiori e dà frutti:
son mele lucenti, cristalli di neve, stelline d’ottone
rimaste sepolte un anno dentro una scatola di cartone.
L’albero adesso è come un re vestito da festa
che ha per corona una stella cometa in cima alla testa.
Nel bosco dei rami, tra dolci e dolcetti, svolazzano senza fine
uccelli, angioletti e le lucciole di mille minuscole lampadine.
Quando poi viene la notte delle notti, lustrini, mele, stelle d’argento,
nell’albero che fa da cielo formano un piccolo firmamento…
…sopra un presepio disperso dove un bambino, giocando,
nel gran silenzio dell’universo torna a venire al mondo.

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Lawrence Ferlinghetti, Cristo è smontato

Cristo è smontato
dal Suo Legno nudo
quest’anno
ed è scappato in un posto dove
non c’erano alberi di Natale dorati
né alberi di Natale di lustrini
né alberi di Natale di stagnola
né alberi di Natale di plastica rosa
né alberi di Natale d’oro
né alberi di Natale neri
né alberi di Natale blu cobalto
con appese candele elettriche
e circondati da trenini elettrici di stagno
e da stucchevoli parenti sapientoni

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Thomas Stearns Eliot, La coltivazione degli alberi di Natale

Vari gli atteggiamenti verso il Natale,
e possiamo alcuni trascurarne:
il mondano, l’apatico e quello commerciale,
il triviale (le bettole aperte tutta la notte),
e il bambinesco – ma non quello del bambino
per cui la candelina è una stella e l’angelo
dorato ad ali tese in cima all’albero
non è ornamento soltanto, ma è un angelo.
Guarda il bambino all’albero di Natale:
fate che in lui continui questo spirito
del Prodigio, evento e non pretesto;
sicché il fulgente rapimento, il fascino
di quando lo scoprì la prima volta,
le sorprese, delizia dei suoi nuovi
possessi (ognuno col suo proprio odore).
l’attesa dell’anatra e del tacchino
e il previsto stupore quando apparvero,
sicché la deferenza e la gaiezza
non dimentichi nell’età adulta
nella grigia abitudine, nel logorio, nel tedio,
nel sapere la morte, nel conoscere
d’esser fallito,
o nella devozione del convertito
che può guastarsi d’una vanità
che spiace a Dio e offende i bambini
(e qui io ricordo pure con dolcezza
Santa Lucia, la sua canzone e la corona di fuoco);
sicché prima della fine, al Natale ottantesimo
(intendendo per tale quello ultimo)
l’emozione degli anni accumulata
nella memoria si raccolga in una
grande gioia che sia grande timore,
come nell’occasione che discese
il timore nell’anima di tutti:
perché il principio ci farà ricordare della fine
e il primo avvento del secondo avvento.

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Tomás Garcés, L’albero di Natale

La Grotta, pietra viva;
la via dei Re il deserto.
Sotto una luce fredda
l’albero di Natale.

Lo sfiorano ali d’angelo,
vi cantano gli uccelli.
Oh tenda e prateria!
oh ramo verde al vento!

I rami di questo albero
la grotta fredda han chiuso.
Non lasciano fuggire
l’alito caldo del bue.

Appendiamoci i nostri sogni
ché li vedrà il Bambino.
Arance d’oro fa
l’albero di Natale.