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Le frasi più belle di Francis Scott Fitzgerald

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Francis Scott Fitzgerald (Saint Paul, 24 settembre 1896 – Los Angeles, 21 dicembre 1940) è stato uno scrittore e sceneggiatore statunitense, autore di romanzi e racconti, tra cui Il grande Gatsby (The Great Gatsby).

Presento una raccolta delle frasi più belle di Francis Scott Fitzgerald, tratte dai suoi romanzi più celebri. Tra i temi correlati si veda Le frasi più belle di Ernest Hemingway, Le frasi più belle di Charles Bukowski, Le frasi più belle di Jack Kerouac, Le frasi più belle e famose di Lev Tolstoj e Frasi, citazioni e aforismi di Gabriel Garcia Marquez.

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Le frasi più belle di Francis Scott Fitzgerald

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Il grande Gatsby, 1925

Negli anni più vulnerabili della giovinezza, mio padre mi diede un consiglio che non mi è mai più uscito di mente. “Quando ti vien voglia di criticare qualcuno” mi disse “ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu”.

Così remiamo, barche controcorrente, risospinti senza sosta nel passato – So we beat on, boats against the current, borne back ceaselessly into the past.

Non vi capita mai di aspettare il giorno più lungo dell’anno per poi non accorgervene? Io aspetto sempre il giorno più lungo e poi quando arriva non me ne accorgo.

Al tocco delle sue labbra Daisy sbocciò per lui come un fiore e l’incarnazione fu completa.

Ma in Gatsby c’era stato un cambiamento semplicemente sconcertante: splendeva, né più né meno: senza una parola né un gesto di trionfo, un benessere nuovo emanava da lui riempiendo la stanza.

Non erano mai stati più vicini nel loro mese d’amore, mai avevano comunicato così profondamente, di quando lei sfiorò le labbra silenziose contro la sua spalla o di quando lui le sfiorò la punta delle dita, delicatamente, come se lei dormisse.

Ero dentro e fuori, contemporaneamente affascinato e respinto dalla inesauribile varietà della vita – I was within and without, simultaneously enchanted and repelled by the inexhaustible variety of life.

Mi piacciono le grandi feste, sono così intime. Nelle feste piccole, invece, non c’é spazio per la privacy.

Per un momento una frase cercò di formarsi sulle mie labbra, socchiuse come quelle di un muto, come se stessero lottando con più di un filo d’aria allarmata. Ma non emisero nessun suono, e quello che avevo quasi ricordato diventò inesprimibile per sempre.

Ci dovevano essere stati momenti, perfino in quel pomeriggio, in cui Daisy non era stata al’altezza dei suoi sogni – non per colpa sua, ma per la colossale vitalità della sua illusione. Era andato oltre lei, oltre tutto.

Il suo cuore batté sempre più forte quando il viso bianco di Daisy s’avvicinò al suo. Sapeva che baciando quella ragazza, e unendo per sempre quelle indicibili visioni al mortale respiro di lei, la sua mente non avrebbe più spaziato come quella di Dio. Perciò aspettò. Ascoltando ancora per un momento il diapason che aveva battuto su una stella. Poi la baciò. Al tocco delle sue labbra, Daisy sbocciò per lui come un fiore e l’incantesimo fu completo.

C’era un’eccitazione nella sua voce che gli uomini che l’avevano amata facevano fatica a dimenticare: un irresistibile desiderio cantato, un “Ascoltami” bisbigliato, una promessa che le cose allegre ed eccitanti che aveva appena fatto le avrebbe rifatte di lì a poco.

Era il tipo di voce che le orecchie seguono come se ogni parola fosse un arrangiamento di note che non verrà mai più suonato.

Il viso era triste e bello, pieno di cose luminose, occhi luminosi e una luminosa bocca appassionata.

Era visibilmente passato attraverso due stadi e stava entrando in un terzo. Dopo l’imbarazzo e la gioia che non ragiona, era divorato dallo stupore per la presenza di lei. Era stato così a lungo pieno di quest’idea, l’aveva sognata in tutto il suo svolgimento e aspettata a denti stretti, per così dire, arrivando a un livello inconcepibile di intensità. Ora, per reazione, si stava scaricando come un orologio dalla molla troppo tesa.

La trovai sdraiata sul letto nel suo vestito a fiori bella come una notte di giugno e ubriaca come una scimmia.

Quando si perde la capacità di vivere i propri miti, si perdono anche i propri dei.

Che cosa facciamo dopo pranzo? E che cosa facciamo domani? E nei prossimi trent’anni?

Sono molto lento di pensiero e pieno di regole interiori che agiscono come freni sui miei desideri.

Ognuno pensa di possedere almeno una delle virtù cardinali, anche la più piccola, e questa è la mia: sono una delle poche persone oneste che io abbia mai conosciuto.

Sono rimasto ubriaco per almeno una settimana, e allora pensai che mi avrebbe reso sobrio il fatto di sedermi in una biblioteca.

Non c’è fuoco né gelo tale da sfidare ciò che un uomo può accumulare nel proprio cuore.

Fece un sorriso comprensivo – molto più che comprensivo. Era uno di quei rari sorrisi con il carattere di un eterno incoraggiamento, in cui puoi imbatterti quattro o cinque volte nella vita. Per un attimo affrontava – o sembrava di farlo – tutto il mondo esterno, e poi si concentrava su di te con un irresistibile pregiudizio favorevole

Ti capiva fin dove volevi essere capito, credeva in te fin dove ti sarebbe piaciuto credere in te, e ti assicurava di avere ricevuto da te esattamente l’impressione migliore che speravi di dare.

Non c’è confusione così confusa come quella di una mente semplice.

La sua vita era stata disordinata e confusa da allora, ma se riusciva una sola volta a ritornare a un certo punto di partenza e ricominciare lentamente tutto daccapo, sarebbe riuscito a capire qual era la cosa che cercava.

Trent’anni – la promessa di un decennio di solitudine, una lista sempre meno numerosa di scapoli da conoscere, un entusiasmo sempre minore, capelli sempre più radi.

Ma a ogni parola lei si chiudeva maggiormente in se stessa, finch Gatsby rinunciò, e solo il suo sogno morto continuò a lottare mentre il pomeriggio scivolava via, cercando di toccare quello che non era più tangibile, arrancando con mestizia, non disperando, verso quella voce perduta in fondo alla stanza.

Forse alzò gli occhi a un cielo estraneo tra foglie paurose, e rabbrividì nello scoprire che cosa grottesca sia una rosa, e come il sole sia crudo sull’erba quasi non ancora creata.

Impariamo a mostrare nostra amicizia ad un uomo da vivo e non quando lui è morto.

E mentre meditavo sull’antico mondo sconosciuto, pensai allo stupore di Gatsby la prima volta che individuò la luce verde all’estremità del molo di Daisy. Aveva fatto molta strada per giungere a questo prato azzurro e il suo sogno doveva essergli sembrato così vicino da non poter più sfuggire. Non sapeva che il sogno era già alle sue spalle, in quella vasta oscurità dietro la città dove i campi oscuri della repubblica si stendevano nella notte. Gatsby credeva nella luce verde, il futuro orgastico che anno per anno indietreggia davanti a noi. C’è sfuggito allora, ma non importa: domani andremo più in fretta, allungheremo di più le braccia… e una bella mattina… Così remiamo, barche controcorrente, risospinti senza sosta nel passato.

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Tenera è la notte, 1934

La gente crede quasi sempre che tutti provino per essa sensazioni molto più violente di quelle che provano in realtà: crede che l’opinione degli altri oscilli sotto grandi archi di approvazione o disapprovazione.

La guardia più forte è posta ai cancelli del nulla. Forse perché la condizione di vuoto è troppo vergognosa per venir divulgata.

Quando la gente si prodiga tanto esternamente non è forse perché manca di un’intensità interiore?

Non ti chiedo di amarmi sempre così ma ti chiedo di ricordartelo. Da qualche parte dentro di me ci sarà sempre la persona che sono stasera.

«Sai, sei un pochino complicata dopo tutto». «Oh, no», lo rassicurò lei in fretta. «No, per niente, sono solo… tante diverse persone semplici».

Tutto il mio bellissimo mondo sicuro è saltato per aria qui, in un turbinio d’amore esplosivo.

La guardò per un momento e per un attimo lei visse nel luminoso azzurro del mondo dei suoi occhi, con curiosità e fiducia.

Erano ancora nella fase più felice dell’amore. Erano pieni di coraggiose illusioni nei riguardi l’uno dell’altra, illusioni tremende, tanto che la comunione dell’io con l’io era molto più importante di tutte le altre relazioni umane. Pareva a entrambi di essere arrivati fin lì con un’innocenza straordinaria, come se fossero stati spinti insieme da una pura serie di coincidenze, così tante coincidenze che alla fine erano stati costretti a concludere di essere fatti l’uno per l’altra-

Si scrive di cicatrici guarite, un comodo parallelo con la patologia della pelle, ma non esiste una cosa del genere nella vita di un individuo. Ci sono ferite aperte, a volte ridotte alle dimensioni di una punta di spillo, ma rimangono ferite.

Il guaio è che quando si è sobri non si ha voglia di veder nessuno, e quando si è sbronzi nessuno ha voglia di vedere noi.

Non si sa mai esattamente quanto spazio si occupi nella vita della gente.

Il corpo aleggiava delicatamente sull’estremo limite della fanciullezza: aveva diciotto anni, quasi compiuti, ma era ancora coperta di rugiada.

Sono una donna e il mio compito è di tener unite le cose.

A volte è più difficile privarsi di un dolore che di un piacere.

Buona notte, bambina. È un gran peccato. Dimentichiamo tutto questo… Tanta gente si innamorerà di te e sarà più bello incontrare il tuo primo amore tutta intatta, anche emotivamente. È un’idea antiquata, vero?

Le buone maniere sono un’ammissione che tutti siano così teneri da essere trattati coi guanti. Ora, il rispetto umano… Non si da del bugiardo o del vigliacco a un uomo con leggerezza, ma se si passa la vita a non offendere i sentimenti della gente e ad alimentare la loro vanità, si arriva al punto che non si sa più distinguere ciò che si dovrebbe rispettare in loro.

La paura senza nome che precede le emozioni, gioiose o tristi, inevitabile come il brontolio del tuono precede una tempesta.

Fra i trenta e i quarant’anni sentiamo il bisogno di amici. Dopo i quaranta sappiamo che non ci salveranno più di quanto ci abbia salvati l’amore.

Aveva il viso duro, quasi severo, tranne che per un morbido raggio di dubbio pietoso che le sgorgava dagli occhi verdi.

La gioia sul viso di Nicole – essere una piuma invece che un piombo, galleggiare e non essere trascinata. Era una festa da guardare – a volte riservata, atteggiata, piena di smorfie e gesti – a volte la maschera cadeva e la dignità della vecchia sofferenza tornava a fluire sulla punta delle sue dita.

I segni della sofferenza sono più paragonabili con la perdita di un dito o della vista di un occhio. Potremmo non sentirne la mancanza anche solo per un minuto l’anno, ma se succedesse non potremmo farci niente.

O pensi oppure altri lo faranno per te e ti toglieranno il potere, ti pervertiranno e disciplineranno i tuoi gusti naturali, ti civilizzeranno e ti sterilizzeranno.

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Di qua dal Paradiso, 1920

Io non voglio indietro la mia giovinezza. Voglio il piacere di perderla di nuovo – I don’t want to repeat my innocence. I want the pleasure of losing it again.

Per tenere un uomo, la donna deve rivolgersi a quanto c’è di peggio in lui.

Il bacio di Gloria fu un ruscello fresco che sgorgava dal cuore.

Capì ciò che desiderava, ciò che aveva sempre desiderato e che sempre avrebbe desiderato: non l’essere ammirato, come aveva temuto, non l’essere amato, come si era spinto a credere, ma l’essere necessario alla gente, l’essere indispensabile.

Per quanto l’intelligenza e le capacità degli uomini possano differire tra di loro, la pancia è essenzialmente uguale per tutti.

La vita era un pasticcio della malora… Una partita di rugby con tutti fuori gioco e senza arbitro:ognuno persuaso che l’arbitro sarebbe stato dalla sua parte.

non c’è bellezza senza emozioni e non c’è emozione senza la sensazione che tutto passa, uomini, nomi, libri, case… destinati alla polvere… mortali.

Era questa, evidentemente, la sostanza della vita: un trionfo confuso che li accecava tutti, sirena nomade che li faceva accontentare di uno stipendio magro e dell’improbabilità aritmetica di un successo finale.

Condannarono i libri che leggevo e le cose che pensavo chiamandole immorali; più tardi la moda cambiò e le condannarono chiamandole intelligenti.

Che debole cosa è l’intelligenza, coi suoi passi brevi, le sue incertezze, i suoi andirivieni, le sue ritirate disastrose! L’intelligenza è un semplice strumento delle circostanze. C’è chi sostiene che dev’essere stata l’intelligenza a creare l’universo: ma l’intelligenza non ha creato neanche la locomotiva! Sono state le circostanze a creare la locomotiva.

Uno che preferisce la prima edizione di un libro all’ultima edizione del giornale.

Si incomincia a vedere che dal passato non si può imparare nulla che serva ad affrontare il futuro: così si smette di essere impulsivi, malleabili, attratti da ciò che entro vasti margini è moralmente vero, si sostituiscono le idee di onestà con regole di condotta, si dà più valore alla sicurezza che all’amore, si diventa, in modo del tutto inconscio, pragmatisti.

C’era sempre il dolore del ricordo; il rimpianto per la gioventù perduta, eppure… non avrebbe saputo dire perché la battaglia valeva la pena di essere combattuta… tese le braccia al cielo cristallino, splendente. “Conosco me stesso” esclamò “ma nient’altro!”

Era schiavo dei propri umori e sentiva che pur essendo capace di temerarietà e di audacia non possedeva né coraggio né perseveranza né dignità. La vanità, temperata dal sospetto se non dalla nozione di sé, il senso che la gente fosse costituita da tanti automi al suo volere, il desiderio di “passare avanti” al maggior numero possibile di ragazzi e giungere a una imprecisa cima del mondo… fu questo lo sfondo sul quale Amory entrò nell’adolescenza.

Non sono sentimentale… sono romantico. Il fatto è che i sentimentali credono che le cose durino… I romantici hanno una fiducia disperata che non durino

Ma non gli piaceva non essere ubriaco. Quando non era ubriaco si accorgeva della gente che lo circondava, di quell’atmosfera di lotta, di ambizione avida, di speranza più sordida della disperazione, di spostamenti incessanti in alto o in basso che nelle metropoli sono soprattutto evidenti nella borghesia instabile. nell’impossibilità di stare cosi ricchi pensava che avrebbe scelto di vivere coi poverissimi. Qualunque cosa era preferibile a questa coppa di sudore e di lacrime.

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Belli e dannati, 1922

Non c’è bellezza senza malinconia e non c’è malinconia senza la cognizione che tutto è destinato – uomini, nomi, libri, case – a andare in polvere.

La routine cala come il crepuscolo su un passaggio sgradevole, addolcendolo fino a renderlo sopportabile.

La felicità è soltanto la prima ora successiva al sollievo da un dolore molto intenso.

La vita colpisce di rado ma logora sempre.

Fra loro era l’aria di autunno, e i tetti e le voci velate. Eppure per un attimo non del tutto spiegato, in un unisono perverso, il suo sentimento era stato vicino all’adorazione più di quanto lo fosse mai stato nel bacio più profondo.

Ella era incomprensibile, perché il lei l’anima e lo spirito erano una cosa sola: la bellezza del corpo era l’essenza dell’anima. Era l’unità cercata dai filosofi per secoli e secoli. In questa sala d’aspetto di venti e di stelle, ella stava seduta da cento anni, tranquilla nella contemplazione di se stessa.

Era abbagliante, accesa; un’angoscia, cogliere la sua bellezza in uno sguardo solo. I capelli, pieni di un bagliore divino, erano lieti nel colore invernale della stanza.

La biografia di tutte le donne incomincia col primo bacio importante e finisce quando le vien messo tra le braccia l’ultimo figlio.

Le cose belle si fanno sempre più belle fino a un certo loro apice e poi decadono e infine svaniscono, sfiatando ricordi mentre marciscono.

L’intimità si crea così. Prima si dà il miglior ritratto di se stesso, un prodotto splendente e rifinito, ritoccato di vanterie e falsità e umorismi. Poi diventano necessari i particolari e si dipinge un secondo ritratto e poi un terzo… In breve i lineamenti migliori si cancellano… e finalmente si rivela il segreto: i piani dei ritratti si sono mescolati e ci hanno tradito, e per quanto continuiamo a dipingere non riusciamo più a vendere un quadro.

Non per quella sera soltanto ma per i giorni e le settimane che seguirono i libri sarebbero stati per lui semplice oggetto di arredamento e gli amici soltanto gente che viveva e camminava in un nebuloso mondo esterno dal quale egli tentava di evadere: quel mondo era freddo e pieno di vento gelido, e per un attimo egli aveva visto l’interno di una casa calda dove splendevano fuochi.

Non chiamarmi moglie. Sono la tua amante. Moglie è una parola così brutta. La tua “amante fissa” è così tangibile e piacevole…

Le cose diventano più dolci quando sono perdute. Lo so: perché una volta volevo qualcosa e l’ho ottenuta. È stata la sola cosa che abbia mai voluto davvero, Dot.E quando l’ho ottenuta mi si è ridotta in polvere fra le mani.

Le cose diventano più dolci quando sono perdute. Lo so: perché una volta volevo qualcosa e l’ho ottenuta. È stata la sola cosa che abbia mai voluto davvero, Dot.E quando l’ho ottenuta mi si è ridotta in polvere fra le mani…

Anthony era lieto di non dover lavorare al suo libro. L’idea di sedere a pensare non soltanto parole di cui rivestire i pensieri, ma pensieri degni di essere rivestiti di parole, tutta questa storia assurda era lontana dai suoi desideri.