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Frasi, citazioni e aforismi di Alessandro Manzoni

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A differenza della narrativa, poesia e teatro, l’aforisma è un genere letterario poco studiato nelle scuole. Eppure uno dei romanzi più aforistici della letteratura italiana è il celebre romanzo I Promessi sposi che contiene molte frasi che, nella loro saggezza e riflessione morale, sono dei veri e propri aforismi.

Presento una raccolta di frasi, citazioni e aforismi di Alessandro Manzoni, tratti dalle sue opere principali. Tra i temi correlati si veda Le frasi più celebri e importanti de I promessi sposiFrasi, aforismi e pensieri di Giacomo Leopardi, Frasi, citazioni e aforismi di Lev Tolstoj e Frasi, citazioni, aforismi e pensieri di Sant’Agostino.

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Frasi, citazioni e aforismi di Alessandro Manzoni

Alessandro Manzoni

«Or bene,» gli disse il bravo all’orecchio, ma in tono solenne di comando, «questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai».
(I promessi sposi)

Si dovrebbe pensare più a fare bene che a star bene: e così si finirebbe anche a star meglio.
(I promessi sposi)

Il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune.
(I promessi sposi)

Gli occhi non davan lacrime, ma portavan segno d’averne sparse tante.
(I promessi sposi)

Bisogna sempre dire chiaramente o francamente le cose al proprio avvocato, ci penserà lui, poi, a imbrogliarle.
(I promessi sposi)

Que’ prudenti che s’adombrano delle virtù come de’ vizi, predicano sempre che la perfezione sta nel mezzo; e il mezzo lo fissan giusto in quel punto dov’essi sono arrivati, e ci stanno comodi.
(I promessi sposi)

Il mestiere di molestar le femmine, il più pazzo, il più ladro, il più arrabbiato mestiere di questo mondo.
(I promessi sposi)

Il coraggio uno non se lo può dare.
(I promessi sposi)

L’impunità minacciata e insultata, ma non distrutta dalle gride, doveva naturalmente, a ogni minaccia, e a ogni insulto, adoperar nuovi sforzi e nuove invenzioni.
(I promessi sposi)

Una delle più grandi consolazioni di questa vita è l’amicizia; e una delle consolazioni dell’amicizia è quell’avere a cui confidare un segreto. Ora, gli amici non sono a due a due, come gli sposi; ognuno, generalmente parlando, ne ha più d’uno… Ci sono degli uomini privilegiati che li contano a centinaia.
(I promessi sposi)

Non sempre ciò che viene dopo è progresso.
(Del romanzo storico)

È men male l’agitarsi nel dubbio, che il riposar nell’errore.
(Storia della colonna infame)

Ora sapete come è l’aspettativa: immaginosa, credula, sicura; alla prova poi, difficile, schizzinosa: non trova mai tanto che le basti, perché, in sostanza, non sapeva quello che si volesse.
(I promessi sposi)

Dio… non turba mai la gioia de’ suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande.
(I promessi sposi)

Con l’idee donna Prassede si regolava come dicono che si deve far con gli amici: n’aveva poche; ma a quelle poche era molto affezionata. Tra le poche, ce n’era per disgrazia molte delle storte; e non eran quelle che le fossero men care.
(I promessi sposi)

«Carneade! Chi era costui?» ruminava tra se don Abbondio seduto sul suo seggiolone, in una stanza del piano superiore, con un libricciolo aperto davanti, quando Perpetua entrò a portargli l’imbasciata. «Carneade! questo nome mi par bene d’averlo letto o sentito; doveva essere un uomo di studio, un letteratone del tempo antico: è un nome di quelli; ma chi diavolo era costui?» Tanto il pover’uomo era lontano da prevedere che burrasca gli si addensasse sul capo!
(I promessi sposi)

La sventurata rispose.
(I promessi sposi)

L’innominato era grande, bruno, calvo; bianchi i pochi capelli che gli rimanevano; rugosa la faccia: a prima vista, gli si sarebbe dato più de’ sessant’anni che aveva; ma il contegno, le mosse, la durezza risentita de’ lineamenti, il lampeggiar sinistro, ma vivo degli occhi, indicavano una forza di corpo e d’animo, che sarebbe stata straordinaria in un giovine.
(I promessi sposi)

E’ stata un gran flagello questa peste; ma è anche stata una scopa; ha spazzato via certi soggetti, che, figliuoli miei, non ce ne liberavamo piú
(I promessi sposi)

L’uomo, fin che sta in questo mondo, è un infermo che si trova su un letto scomodo più o meno, e vede intorno a sé altri letti, ben rifatti al di fuori, piani, a livello: e si figura che ci si deve star benone. Ma se gli riesce di cambiare, appena s’è accomodato nel nuovo, comincia, pigiando, a sentire, qui una lisca che lo punge, lì un bernoccolo che lo preme: siamo insomma, a un di presso, alla storia di prima.
(I promessi sposi)

Una feroce
Forza il mondo possiede,
e fa nomarsi
Diritto.
(Adelchi)

A saper ben maneggiare le gride, nessuno è reo, e nessuno è innocente
(I promessi sposi)

Don Abbondio, sorpreso, messo in fuga, spaventato, mentre attendeva tranquillamente a’ fatti suoi, parrebbe la vittima; eppure, in realtà, era lui che faceva un sopruso. Così va spesso il mondo… voglio dire, così andava nel secolo decimo settimo.
(I promessi sposi)

La maldicenza rende peggiore chi parla e chi ascolta, e per lo più anche chi n’è l’oggetto
(Osservazioni sulla morale cattolica)

Il vero male per l’uomo non è quello che soffre, ma quello che fa.
(Osservazioni sulla morale cattolica)

La modestia è una delle più amabili doti dell’uomo superiore: si osserva comunemente che essa cresce a misura della superiorità
(Osservazioni sulla morale cattolica)

Il sospetto e l’esasperazione, quando non sian frenati dalla ragione e dalla carità, hanno la trista virtù di far prender per colpevoli degli sventurati, sui più vani indizi e sulle più avventate affermazioni.
(Storia della colonna infame)

Quelli che fanno il bene, lo fanno all’ingrosso: quand’hanno provata quella soddisfazione, n’hanno abbastanza, e non si voglion seccare a star dietro a tutte le conseguenze; ma coloro che hanno quel gusto di fare il male, ci mettono più diligenza, ci stanno dietro fino alla fine, non prendono mai requie, perché hanno quel canchero che li rode.
(I promessi sposi)

Le parole fanno un effetto in bocca, e un altro negli orecchi.
(I promessi sposi)

Il linguaggio è stato lavorato dagli uomini per intendersi tra loro, non per ingannarsi a vicenda.
(La Rivoluzione francese del 1789 e la rivoluzione italiana del 1859)

Cui fu donato in copia,
doni con volto amico,
con quel tacer pudico
che accetto il don ti fa.
(La Pentecoste)

La passione è pur troppo abile e coraggiosa a trovar nuove strade, per iscansar quella del diritto, quand’è lunga e incerta.
(Storia della colonna infame)

La falsa coscienza trova più facilmente pretesti per operare, che formole per render conto di quello che ha fatto.
(Storia della colonna infame)

Noi uomini siam in generale fatti così: ci rivoltiamo sdegnati e furiosi contro i mali mezzani e ci curviamo in silenzio sotto gli estremi; sopportiamo, non rassegnati ma stupidi, il colmo di ciò che da principio avevamo chiamato insopportabile.
(I promessi sposi)

Spegnere il lume è un mezzo opportunissimo per non veder la cosa che non piace, ma non per veder quella che si desidera
(Storia della colonna infame)

C’è talvolta, nel volto e nel contegno d’un uomo, un’espressione così immediata, si direbbe quasi un’effusione dell’animo interno, che, in una folla di spettatori, il giudizio sopra quell’animo sarà un solo.
(I promessi sposi)

Il nostro Abbondio non nobile, non ricco, coraggioso ancor meno, s’era dunque accorto, prima quasi di toccar gli anni della discrezione, d’essere, in quella società, come un vaso di terra cotta, costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro.
(I promessi sposi)

La ragione e il torto non si dividon mai con un taglio così netto, che ogni parte abbia soltanto dell’una o dell’altro.
(I promessi sposi)

Neutralità disarmata in tutte le guerre che scoppiavano intorno a lui, dalle contese, allora frequentissime, tra il clero e le podestà laiche, tra il militare e il civile, tra nobili e nobili, fino alle questioni tra due contadini, nate da una parola, e decise coi pugni, o con le coltellate. Se si trovava assolutamente costretto a prender parte tra due contendenti, stava col più forte, sempre però alla retroguardia, e procurando di far vedere all’altro ch’egli non gli era volontariamente nemico: pareva che gli dicesse: ma perché non avete saputo esser voi il più forte?
(I promessi sposi)

Addio, monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l’aspetto de’ suoi più familiari; torrenti, de’ quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana!
(I promessi sposi)

Come donna Prassede diceva spesso agli altri e a sé stessa, tutto il suo studio era di secondare i voleri del cielo: ma faceva spesso uno sbaglio grosso, ch’era di prender per cielo il suo cervello.
(I promessi sposi)

È una tendenza generale degli uomini, quando sono agitati e angustiati, e vedono ciò che un altro potrebbe fare per levarli d’impiccio, di chiederglielo con istanza e ripetutamente e con ogni sorte di pretesti; e i furbi, quando sono angustiati e agitati, cadono anche loro sotto questa legge comune. Quindi è che, in simili circostanze, fanno per lo più una così meschina figura.
(I promessi sposi)

Ma cos’è la storia senza la politica? Una guida che cammina, cammina, con nessuno dietro che impari la strada, e per conseguenza butta via i suoi passi; come la politica senza la storia è uno che cammina senza guida.
(I promessi sposi)

È uno dei vantaggi di questo mondo quello di poter odiare ed esser odiati senza conoscersi.
(I promessi sposi)

L’arbitrio non si deve intender libero e assoluto, ma legato dal diritto e dall’equità.
(Storia della colonna infame)

Prendendo il metodo proposto da tanto tempo, d’osservare, ascoltare, paragonare, pensare, prima di parlare. Ma parlare, questa cosa così sola, è talmente più facile di tutte quell’altre insieme, che anche noi, dico noi uomini in generale, siamo un po’ da compatire.
(I promessi sposi)

Chi ha l’assunto di provvedere, e non n’ha la volontà, o non ne trova il verso, alla lunga acconsente che altri provveda da sé, fino a un certo segno, a’ casi suoi; e se non acconsente espressamente, chiude un occhio.
(Promessi sposi)

Fate del bene a quanti più potete, e vi seguirà tanto più spesso d’incontrare dei visi che vi mettano allegria.”
(I promessi sposi)

Così quell’uomo sul quale, se fosse caduto, sarebbero corsi a gara grandi e piccoli a calpestarlo; messosi volontariamente a terra, veniva risparmiato da tutti, e inchinato da molti.
(I promessi sposi)

A giudicare per induzione e senza la necessaria congiunzione dei fatti, si fa alle volte gran torto anche ai birbanti.
(I promessi sposi)

La vita non è già destinata ad essere un peso per molti, e una festa per alcuni, ma per tutti un impiego, del quale ognuno renderà conto.
(I promessi sposi)

A un galantuomo, il quale badi a sé e stia ne’ suoi panni, non accadono mai brutti incontri.”
(I promessi sposi)

Se l’uomo promette troppo spesso più che non sia per mantenere, minaccia anche non di rado, più che non s’attenti poi di commettere. L’iniquità non si fonda soltanto sulle sue forze, ma anche sulla credulità e sullo spavento altrui.
(I promessi sposi)

La ragione e il torto non si dividon mai con un taglio così netto, che ogni parte abbia soltanto dell’una o dell’altro.
(I promessi sposi)

L’Historia si può veramente deffinire una guerra illustre contro il Tempo, perché togliendoli di mano gl’anni suoi prigionieri, anzi già fatti cadaueri, li richiama in vita, li passa in rassegna, e li schiera di nuovo in battaglia
(I promessi sposi)

Del senno di poi ne son piene le fosse.
(I promessi sposi)

Ben di rado avviene che le parole affermative e sicure d’una persona autorevole, in qualsivoglia genere, non tingano del loro colore la mente di chi le ascolta.
(I promessi sposi)

L’operar senza regole è il più faticoso e difficile mestiere di questo mondo.
(Storia della colonna infame)

L’orgoglio, che tacitamente ci fa supporre la nostra superiorità nell’abbassamento degli altri, ci consola de’ nostri difetti col pensiero che gli altri ne abbiano de’ simili o de’ peggiori.
(Osservazioni sulla morale cattolica)

Il delitto è un padrone rigido e inflessibile, contro cui non divien forte se non chi se ne ribella interamente.
(I promessi sposi)

L’uomo caduto nella colpa ha pur troppo una tendenza a persisterci; e l’esser privato del testimonio della buona coscienza l’affligge senza migliorarlo. Anzi è cosa riconosciuta che il reo aggiunge spesso colpa a colpa per estinguere il rimorso.
(Osservazioni sulla morale cattolica)

La collera aspira a punire: e, come osservò acutamente, a questo stesso proposito, un uomo d’ingegno, le piace più d’attribuire i mali a una perversità umana, contro cui possa far le sue vendette, che di riconoscerli da una causa, con la quale non ci sia altro da fare che rassegnarsi.
(I promessi sposi)

La ragione sfida alle volte la forza con una specie di coraggio disperato, come per farle sentire che, a qualunque segno arrivi, non arriverà mai a diventar ragione.
(Storia della colonna infame)

Gli uomini, generalmente parlando, quando l’indegnazione non si possa sfogare senza grave pericolo, non solo dimostran meno, o tengono affatto in sé quella che sentono, ma ne senton meno in effetto.
(I promessi sposi)

O rimettete in onore l’astrologia, o bandite dal linguaggio i vocaboli: influsso, ascendente, disastro, e altri derivati dalla stessa fonte.
(Sul romanticismo)

Il principio, di necessità tanto più indeterminato quanto più esteso mi sembra poter essere questo: che la poesia e la letteratura in genere debba proporsi l’utile per iscopo, il vero per soggetto e l’interessante per mezzo.
(Lettera sul romanticismo a Cesare D’Azeglio)

Gli ambasciatori non sono che spie messe a origliare nelle anticamere di quelle potenze che si chiamano amiche.
(Lettere)

Certo non è cosa ragionevole l’opporre la compassione alla giustizia, la quale deve punire anche quando è costretta a compiangere, e non sarebbe giustizia se volesse condannar le pene dei colpevoli al dolore degli innocenti.
(Storia della colonna infame)

Dio perdona tante cose, per un’opera di misericordia.
(I promessi sposi)

Oh! mi parea,
Pur mi parea che ad altro io fossi nato,
Che ad esser capo di ladron; che il cielo
Su questa terra altro da far mi desse,
Che senza rischio, e senza onor, guastarla.
(Adelchi)

Il forte si mesce col vinto nemico,
col nuovo signore rimane l’antico;
l’un popolo e l’altro sul collo vi sta.
Dividono i servi, dividon gli armenti;
si posano insieme sui campi cruenti
d’un volgo disperso che nome non ha.
(Adelchi)

Ei fu. Siccome immobile,
dato il mortal sospiro,
stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro,
così percossa, attonita
la terra al nunzio sta,
muta pensando all’ultima
ora dell’uom fatale;
né sa quando una simile
orma di piè mortale
la sua cruenta polvere
a calpestar verrà.
(Il cinque maggio)

Fu vera gloria? Ai posteri | l’ardua sentenza.
(Il cinque maggio)

Tutto ei provò: la gloria
maggior dopo il periglio
la fuga e la vittoria | la reggia e il tristo esiglio
due volte nella polvere
due volte sull’altar.
Ei si nomò: due secoli,
l’un contro l’altro armato,
sommessi a lui si volsero,
come aspettando il fato;
ei fe’ silenzio, ed arbitro
s’assise in mezzo a lor.
(Il cinque maggio)

Il Dio che atterra e suscita,
Che affanna e che consola.
(Il cinque maggio)

S’ode a destra uno squillo di tromba;
A sinistra risponde uno squillo.
(Il conte di Carmagnola)

Il santo Vero
Mai non tradir; né proferir mai verbo
Che plauda al vizio o la virtù derida.
(In morte di Carlo Imbonati)

Le abitudini temperate e oneste recano anche questo vantaggio, che, quanto più sono inveterate e radicate in un uomo, tanto più facilmente, appena appena se n’allontani, se ne risente subito; dimodoché se ne ricorda poi per un pezzo; e anche uno sproposito gli serve di scola.
(I promessi sposi)

Si racconta che il principe di Condé dormì profondamente la notte avanti la giornata di Rocroi: ma, in primo luogo, era molto affaticato; secondariamente aveva già date tutte le disposizioni necessarie, e stabilito ciò che dovesse fare, la mattina. Don Abbondio in vece non sapeva altro ancora se non che l’indomani sarebbe giorno di battaglia; quindi una gran parte della notte fu spesa in consulte angosciose.
(I promessi sposi)

Gran segreto è la vita, e nol comprende Che l’ora estrema.
(Adelchi)

Persuaso che la vita non è già destinata ad essere un peso per molti, e una festa per alcuni, ma per tutti un impiego, del quale ognuno renderà conto, cominciò da fanciullo a pensare come potesse render la sua utile e santa.
(I promessi sposi)

Conclusero che i guai vengono bensì spesso, perché ci si è dato cagione; ma che la condotta più cauta e innocente non basta a tenerli lontani; e che quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore. Questa conclusione, benché trovata da povera gente, c’è parsa così giusta, che abbiamo pensato di metterla qui, come il sugo di tutta la storia.
(Promessi sposi)