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Frasi e pensieri di Galileo Galilei

Galileo Galilei - Aforisticamente

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Galileo Galilei (Pisa, 15 febbraio 1564 – Arcetri, 8 gennaio 1642) è considerato il padre della scienza moderna, ed è lo scienziato grazie al quale si diffuse un nuovo modo di fare scienza, fondato su un metodo non più basato sull’osservazione diretta della natura, bensì sull’utilizzazione degli strumenti scientifici: il metodo scientifico sperimentale (detto anche “metodo galileiano”).

Sospettato di eresia, Galileo Galilei fu processato dal Sant’Uffizio e costretto, il 22 giugno 1633, all’abiura delle sue concezioni astronomiche (Galileo aveva sostenuto, come già il collega Copernico, che fosse la Terra a ruotare intorno al Sole e non il contrario). Nel corso dei secoli il valore delle opere di Galilei venne gradualmente accettato dalla Chiesa. Il 31 ottobre 1992 (ben 359 anni dopo), papa Giovanni Paolo II, alla sessione plenaria della Pontificia accademia delle scienze, riconobbe “gli errori commessi” dalla Chiesa.

A Galileo Galilei viene attribuita la celebre frase “eppur si move”. Si dice che la frase sia stata pronunciata da Galileo Galilei uscendo dal tribunale dell’Inquisizione nel 1633. Costretto all’abiura delle sue teorie astronomiche, Galileo avrebbe detto ai giudici: “Con cuor sincero e fede non finta, abiuro, maledico e detesto li suddetti errori et heresie”. Aggiungendo però, nell’atto di andarsene: “Eppur si muove”, riferendosi alla Terra. In realtà, la frase gli fu attribuita più tardi, dallo scrittore Giuseppe Baretti.

Presento una raccolta di frasi, citazioni e pensieri di Galileo Galilei. Tra i temi correlati 200 Frasi, citazioni e aforismi di Albert Einstein, Le frasi più belle di Stephen Hawking, Le frasi più belle di Margherita Hack, Frasi, citazioni e aforismi sulla matematica e Frasi, citazioni e aforismi sulla fisica.

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Frasi e pensieri di Galileo Galilei

Eppur si muove!
(Frase attribuita a Galileo Galilei)

Le cose sono unite da legami invisibili. Non puoi cogliere un fiore senza turbare una stella.

La mathematica è l’alfabeto in cui Dio ha scritto l’Universo.

Le verità scientifiche non si decidono a maggioranza.

Mio caro Keplero, cosa si può dire dei principali filosofi che rifiutano di osservare i pianeti, la luna e perfino il mio telescopio?

Ho amato le stelle troppo profondamente per avere paura della notte.

In questioni di scienza, l’autorità di un migliaio di persone non vale tanto quanto la scintilla di ragione di un singolo individuo.

Volevo sapessero tutti che la natura , che ha dato gli occhi per vedere le opere sue , ha dato anco il cervello per intenderle e capirle.

Se l’uomo non sapesse di matematica non si eleverebbe di un sol palmo da terra.

Parlare oscuramente lo sa fare ognuno, ma chiaro pochissimi.

È sicuramente dannoso per le anime il fare un’eresia del credere ciò che è provato.

Nelle mie scoperte scientifiche ho appreso più col concorso della divina grazia che con i telescopi.

Non basta guardare, occorre guardare con occhi che vogliono vedere, che credono in quello che vedono.

E quindi con la certezza della sensata esperienza chiunque può comprendere che la Luna non è ricoperta da una superficie liscia e levigata

Non si può insegnare niente; si può solo far sì che uno le cose le trovi in se stesso.

Il buon insegnamento è per un quarto preparazione e tre quarti teatro

Tutte le verità sono facili da capire una volta che sono state rivelate. Il difficile è scoprirle.

Infinita è la turba degli sciocchi, cioè di quelli che non sanno nulla; assai son quelli che sanno pochissimo di filosofia; pochi son quelli che ne sanno qualche piccola cosetta; pochissimi quelli che ne sanno qualche particella; un solo Dio è quello che la sa tutta.

Il sole, con tutti quei pianeti che gli girano attorno e da lui dipendono, può ancora far maturare una manciata di grappoli d’uva come se non avesse nient’altro da fare nell’universo.

La mente umana è finita, dunque non può trattare con l’infinito.

La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l’universo), ma non si può intendere se prima non s’impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne’ quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola.

Non mi sento obbligato a credere che lo stesso Dio che ci ha dotato di sensi, ragione ed intelletto abbia inteso permetterci di rinunciare al loro utilizzo.

Grandissima mi par l’inezia di coloro che vorrebbero che Iddio avesse fatto l’universo più proporzionato alla piccola capacità del lor discorso.

Chi non conosce la verità è sciocco, ma chi pur conoscendola la chiama menzogna è un criminale.

Io stimo più il trovar un vero, benché di cosa leggiera, che ‘l disputar lungamente delle massime questioni senza conseguir verità nissuna.

Sì come nell’apprension de’ numeri, come si comincia a passar quelle migliaia di milioni, l’immaginazion si confonde né può più formar concetto, così avvenga ancora nell’apprender grandezze e distanze immense.

La Galassia infatti non è altro che un ammasso di innumerabili stelle disseminate a mucchi.

Conta ciò che si può contare, misura ciò che è misurabile e rendi misurabile ciò che non lo è.

Chi mira più in alto si differenzia più altamente.

Altro il vino non è se non la luce del sole mescolata con l’umido della vite.

Il voler trattare le quistioni naturali senza geometria è un tentar di fare quello che è impossibile ad esser fatto.

Sono spaventato dal destino del nostro maestro Copernico che, pur avendo conquistato fama immortale fra pochi, fu deriso e condannato da innumerevoli altri (tanto grande è il numero degli stolti)

Il metodo che seguiremo sarà quello di far dipendere quel che si dice da quel che si è detto, senza mai supporre come vero quello che si deve spiegare. Questo metodo me l’hanno insegnato i miei matematici, mentre non è abbastanza osservato da certi filosofi quando insegnano elementi fisici… Per conseguenza quelli che imparano, non sanno mai le cose dalle loro cause, ma le credono solamente per fede, cioè perché le ha dette Aristotele. Se poi sarà vero quello che ha detto Aristotele, sono pochi quelli che indagano.

Ma per trovar il bene io ho provato
Che bisogna proceder pel contrario:
Cerca del male, e l’hai bell’e trovato;
Però che ‘l sommo bene e ‘l sommo male
S’appaion com’i polli di mercato.

Ma sopra tutte le invenzioni stupende, qual eminenza fu quella di colui che s’immaginò di trovar modo di comunicare i suoi più reconditi pensieri a qualsivoglia altra persona, benché distante per lunghissimo intervallo di luogo e di tempo? parlare con quelli che son nell’Indie, parlare a quelli che non sono ancora nati né saranno se non di qua a mille e dieci mila anni? e con qual facilità? con i vari accozzamenti di venti caratteruzzi sopra una carta

Io vi dico che quando uno non sa la verità da per sé, è impossibile che altri gliene faccia sapere; posso bene insegnarvi delle cose che non son né vere né false, ma le vere, cioè le necessarie, cioè quelle che è impossibile ad esser altrimenti, ogni mediocre discorso o le sa da sé o è impossibile che ei le sappia mai.

Questi che esaltano tanto l’incorruttibilità, l’inalterabilità, etc., credo che si riduchino a dir queste cose per il desiderio grande di campare assai e per il terrore che hanno della morte; e non considerano che quando gli uomini fussero immortali, a loro non toccava a venire al mondo. Questi meriterebbero d’incontrarsi in un capo di Medusa, che gli trasmutasse in istatue di diaspro o di diamante, per diventar piú perfetti che non sono.